di un libro L'odissea di un ragazzo di estrema sinistra che in un lontanissimo 7 6 si trovò sul posto di un delitto. Un processo durato 11 processi e 18 anni. La latitanza che guasta la vita quotidiana e gli affetti. Il mondo, in Francia, degli esiliati politici, esponenti di una generazione bella e sfortunatissima. Un Messico orribile dove scompaiono i bambini. La solidarietà che serve a sopravvivere e a perseguire una "giustizia giusta". Il lento avvitamento in un epilogo tragico, evitato in extremis. Intervista a Massimo Carlotto. Il libro di cui si parla nell'intervista è Il fuggiasco, edizioni E.IO. In esso Massimo Carlotto racconta soprattutto il periodo e i Luoghi della sua Latitanza. Partiamo dalla fine di questa storia che è stata lieta ma il cui . epilogo stava per essere tragico. Nel libro racconti di come ormai tutto era pronto per il suicidio. Unatto di guerra. L'ho vissutocosì, l'ho preparato per bene, non è stato facile, però alla fine tutto ormai era pronto. Non ero affatto contento, ma la prospettiva di farmi un altro giorno di carcere, di tornare in carcere e legittimare la sentenza era proprio fuori da qualsiasi discussione, volevo essere intransigente fino all'ultimo. E' stata una delle tante passeggiate nella follia, però ero costretto a farla e l'ho fatta. Poi anche lì si è innescato il meccanismodella stessa professionalitàche devi avere nella latitanza: organizzare la cosa in maniera scientifica, # perché guai se fallisci; farlo combaciare coi tempi della giustizia; preoccuparsi di come l'evento verrà scoperto, che sia pronto undocumento, la scelta del luogo. Avevo organizzato tutto per concedermi un mese di tempo da dedicare alla mia vita. E quando tutto era pronto ho preso un aereo per Cagliari, portando con me i miei film, i miei libri, c'erano ancora dei libri che volevo leggere, e lì, quando mancavano 34 giorni al giorno in cui sarei dovuto rientrare in carcere, è arrivata la notizia della grazia. Era poi un periodo in cui stavo sempre piùmale fisicamente,prendevouna quantità impressionante di medicine, i medici mi avevano detto che ero in condizioni disperate e che poteva capitarmi di avere un ictus. Il 20 gennaio 1976 viene uccisa a Padova,nellasua abitazione,una-studentessadi 25 anni,MargheritMa agelio,concinquantanovecoltellate. MassimoCartottod, iciannovaenni,studente e militantedi LottaContinua, scoprecasualmentela vittima,insanguinatae morente,e si recadaiCarabinieriper raccontareilfatto;vienefermato,arrestatoe imputatodiomicidio. Il 5 maggio 1978, MassimoCarlotto, dopo oltre un anno di istruttoriae a seguitodi tre dibattiment(iilprimoterminacon un'ordinanzache disponeil rifacimentodelleperiziee un supplementodi istruttoria,ii secondoviene interrottopermalattiadelPresidente) è assoltoper insufficienzdaiprovedalla CortediAssisedi Padova. 1119dicembre 1979 laCorted'Assise d'AppellodiVeneziarovesciailverdetto e condannaMassimoCartottoa diciottoannidi reclusione. 1119novembre 1982 laCortediCassazionerespingeilricorsodelladifesae confermala condanna. Il 2 febbraio 1985 MassimoCarlotto tornadal Messicoe si costituiscealle autoritàitaliane. 1112novembre 1987, MassimoCarlottodopounaseriediperizie udienzedi frontealTribunalediSorveglianzao, ttieneildifferimentdoellapenapergravi motivdi isalute. 1120giugno 1988 idifensoria, ltermine di un lungoiterpropedeuticodifronte alla Corted'Appellodi Venezia,presentanol'istanzadirevisioneallaCorte diCassazione. 1130gennaio 1989 laCassazioneconcede la revisionedel processo sulla base di tre nuove prove.Annullala sentenza di condannae rinviagliatti alla Corted'Appellodì Veneziaper il nuovogiudizio. 1120ottobre 1989, quattrogiorniprima dell'entratainvigoredelnuovocodice diprocedurapenale,ha inizioilnuovo processo davantialla Corted'Assise B d'AppellodiVetzia. r;i. ~ Così avevo paura di morire per non potermi suicidare, che morire non avesse più significato. E pensavo anche che in caso di ictus sarei stato costretto comunque a ritornare dinnanzi a un giudice. Allora andai da un amico galeotto per ç;lirgli:"guarda, in tribunale, comÙnqueio non ci voglio più mettere ·piede; nel caso, potrai aiutarmi... ?". Era una dimensione della follia che però dentro allamia storia aveva una sua logica. Che altro mi rimaneva da fare per sancire comunque la mia innocenza, la mia diversità dal ruolo che mi avevano imposto? Tra me e la giustizia si era innescato un meccanismo perverso per cui vinceva sempre chi rilanciava più in alto la posta. il primo viaggio da Padova alla Gare de Lyon Quando alla fine sono stato condannato da una Corte, che era I' ultima, dopo laquale nonmi restavano altre possibilità giuridiche perché avevo fatto tutti i processi possibili e immaginabili, compresa la CorteCostituzionale,allafinel'unica cosa che mi permetteva di rilanciare la posta, di ribadire la mia innocenza al di là di tutto e distinguere tra giustizia e arbitrio, verità e menzogna, era mettere ingioco la mia vita. Né fuga né galera. Altrimenti essermi battuto per tutti questi anni non avrebbe avuto più alcun senso. Mi sarei fermato solo di fronte alla grazia, per il significato particolare che avrebbe assunto all'interno di una grande mobilitazione, per il significato, nel mio caso, dichiaraIl 22 dicembre 1990, dopoquattordici mesidi istruttoridaibattimentalleaCortenonemetteunasentenzabensìun'ordinanzache rimettegliatti alla Corte CostituzionaleR. itenendopienamente provatauna delle tre provenuove e sostenendo,come giudiziofinaleche l'imputatodovrebbeessere assoltoper insufficienzdaiprove,laCortedichiara dinonsapere qualecodiceapplicare. 115 luglio 1991 consentenzainterpretativapubblicatasullaGazzettaUfficiale,laCorteCostituzionalsetabilisceche la Corte di Venezia avrebbe dovuto applicareal caso ilnuovocodicee assolvereMassimoCarlottocon formula pienagià il 22 dicembre 1990. Il 21 febbraio 1992, tornaligliattidella CorteCostituzionaleh,a inizioilsecondogiudiziodifrontea unanuovaCorte d'Assised'Appelloperchénelfrattempo ilPresidenteeraandatoinpensione.La Cortedecidedi non procederea una nuovaistruttoriadibattimentale di recuperarela precedentetramitelettura degliatti. Il 27 marzo 1992 la Corteconfermala sentenzadi condannadel 1979, ribaltandoleconclusiondiellaCorteprecedente. Il 28 marzo 1992, laProcuraGenerale di Veneziaemette l'ordinedi carcerazioneper l'esecuzionedellapena. 1113maggio 1992, dopoquarantasette giornidicarcere,MassimoCarlottoviene nuovamentescarcerato per gravi motivdi isalutee glivieneconcessoun annodidifferimentdoellapena. 1124 novembre 1992, la CortediCassazioneconfermala sentenzadi condanna. 1114dicembre 1992 igenitordi iMassimoCarlottopresentanoladomandadi graziaalTribunaldeiVeneziaperl'istruttoriaformale. 117 aprile 1993, ilPresidentedellaRepubblicaOscarLuigSi calfaroc, oncede lagraziaa MassimoCarlotto. La cronologia è tratta dal libro il fuggiasco, edizioni E/O._ ~ tamente correttivo, perché lamagistraturanon lavoleva assolutamente, avevano detto chiaramente di no. Ma se non veniva fuori... Ero ormai al fondodell'imbuto, findal- !' inizio della storia, via via, la mia posizione era diventata sempre più stretta. Una storia che è durata 18anni. .. Ho 38 anni. 18 anni di processo sono metà della vita... La mia esistenza è stata come mancata, la mia formazione come persona è avvenuta in maniera abbastanza strana, per la solidarietà, per quello che ho fatto all'estero, per le persone che ho conosciuto, ma comunque sempre segnata dal processo, da un processo interminabile. Sono finito in galera che ero un ragazzino, avevo appena 19anni, il viaggio in treno da Padova alla Gare de Lyon era il primo viaggio dellamia vitae lo facevoda latitante, non sapevo nulla, ero il classico studente medio di Lotta Continua, nulla di più. Nel libro racconti di questo mondo di esiliati in cui hai trovato tanti amici ... Mi sono sempre un po' vergognato di essere arrivato in Francia gridando: "sono vittima di un errore giudiziario!". Il tempo di guardarmi intorno, di conoscere curdi, iraniani, cileni e mi sono subito zittito: il mio era un piccol9 dramma in quel mare terribile che sono le dittature nel mondo. Ho imparato che c'era di peggio, c'erano gli orrori che hanno vissuto le comunità degli esuli nei loro paesi, in Sudamerica, nell'Iran di Khomeini, inTurchia... A quegli esuli che ho conosciuto ingiro per ilmondo, aquesto circuito di una generazione sfortunatissima ma anche molto bella di rivoluzionari del terzo mondo che, dalla Francia al Messico, mi hanno accolto, aiutato, protetto, coccolato, a loro devo gran parte della mia formazione. Il libro vuole essere un omaggio a queste persone ormai sparse per il mondo. Ogni tanto ricevo qualche brutta notizia, quando muore qualcuno. Quando sento il telefono che suona di notte o quando vedo queste lettere sgualcite che arrivano da qualche posto strano... Non esistono solo i latitanti di tangentopoli alle Bahamas, esiste anche chi è diventato latitante per caso o per difesa della propria vita. Esiste chi sceglie di scappare per dignità. E la fuga ha tutta una serie di costi umani che meritavano di essere raccontati. Mi ha colpito molto lamortedel!' avvocatoSpazzali, secondo me morto proprio di esilio: aspettava la prescrizione dei reati per tornare in Italia. li libro poi è dedicato a Silvia Baraldini, GROUP INTERNATIONAL che mi sembra un po' il simbolo di questi italiani che sono in giro per il mondo. Sarebbe tutta da serivere la storia dell'esilio politico italiano, dei tantissimi italiani sparsi per il mondo. Molti sono morti, alcuni a Beirut, altri in Nicaragua, in Salvador. E al di là delle scelte su cui non sono mai stato d'accordo e su cui già a Cuneo erano sempre grandi discussioni, perché provenendo da Lotta Continua ero contrarissimo alla lotta armata, pure mi sembra che inquesto paese si potrebbe girare pagina sugli avvenimenti degli anni '70 ... Ma perché ti avevano mandato al carcere speciale? Il reato di cui eri accusato era comune. Perché ero di Lotta Continua. Mi ritrovai a Cuneo come pericoloso terrorista, insieme a quelli delle Br edi Prima Linea, avevo20anni. E' stata un'esperienza allucinante, perché, a differenza degli altri che sapevano bene a cosa andavano incontro, io non ero pronto psicologicamente a determinate cose. E anche lì sono stato protetto e coccolato e per quello ho un ricordo molto bello, ma il resto è stato terribile. Qualcuno mi teneva sempre, mi parlava, mi diceva "stai attento, rivolgiti in questo modo qui", "devi trovare dentro te stesso la forza per resistere" ... Poi alla fine, dopo sei mesi mi hanno mandato in un carcere normale dove mi sembrava di essere in un collegio di educande. D'altra parte anche durante il processo hanno cercato sempre lacorrispondenza fra il tipo d'autore e il tipo di delitto. Ero il militante di Lotta Continua denunciato perché aveva tirato un sasso alla polizia in una situazione di scontro coi fascisti e questo dimostrava che ero un violento, che potevo fare anche altro. C'è tutta una pagina della sentenza di condanna che parla di manifestazionipubbliche.Fotografavo per Lotta Continua quindi ero uno che schedava i nemici, i fascisti, i poliziotti quindi avevo una predisposizione al crimine... Fu detto che "faceva politica e non andava mai a scuola", si parlò di "questo ambiente, l'amore libero..." Questecose giocanomolto in Corte d'Assise, sui giudici popolari, il postino, il macellaio veneto. Tutto questo, poi, veniva detto mentre dall'Istituto di Medicina legale casomai scomparivano i reperti che potevano inchiodare I' assassino. Noi ce ne siamo accorti dopo anni che all'Istituto di Medicina legalevenivanoconservati dei capelli che erano stati trovati sotto leunghie della vittima e delle macchie di sangue che non appartenevano né a me né alla vittima né ad FORLI' P.zza del Lavoro, 30/31 Tel. 0543/3 1363 Fax 34858 Corriere Executive: già consegnato. alcun abitante della casa. E quando abbiamo detto: "facciamo il confronto incrociato del Dna, oggi si può fare, verifichiamo tutti quelli che frequentavano la casa e vediamo chi è stato", la Corte ci ha dato ragione ma i reperti erano scomparsi, non li hanno più trovati. Allora 40 parlamentari incazzatissimi hanno fatto un'interrogazione al ministro Vassalli, lui ordina un'inchiesta e l'inchiesta dice che non si sa quando, come e perché tutto è scomparso. In realtà, come dice giustamente Garzotto nel suo libro, era il primo processo per un reato grave a un rosso in Veneto e non vedevano l'ora di condannare. Poi il clima non era dei più propizi: il mio primo processo a Padova era finito con scontri dentro il tribunale. Il terzo processo, nel '79, venne subito dopo il 7 aprile: c'erano le "notti di fuoco", questi attentati che accadevano in tutto il Veneto. lo ero il primo che capitava. Nel frattempo Lotta Continua si era sciolta ... Fra l'altro. Ho vissuto dal carcere lo scioglimento di Lotta Continua ed è stato un trauma senza fine perché stando lì mi sentivo proprio perso senza l'organizzazione ... In carcere, poi, c'erano unmucchio di tentazioni politiche e per me rimanere ancorato a Lotta Continua era veramente importante. Poi, quando sono uscito nel '78 i compagni mihanno spiegato...Maancoraoggi i miei amici scherzano sul fattoche io sono ancora pre-scioglimento, sono l'ultimo militante di Lotta Continua rimasto in Italia. E' a Cuneo che ti ammali? Stare in carcere non avendo fatto nulla non è il massimo e la bulimia è una malattia di chiara origine psicosomatica. Sì, è iniziata a Cuneo. Trovarsi lì, nel carcere speciale, con quel clima di violenza. Sai, loro per spingere al pentitismo ne facevano di tulli i colori, non ti facevano dormire, pisciavano dentro il mangiare... almeno ora per bulimia altri possono uscire Abbiamo fallo una lotta disperata di IO giorni, uno sciopero della fame e dopo ho cominciato a mangiare, a mangiare e non ho più smesso. Nei momenti di crisi, nel carcere e nella latitanza mangiare mi permetteva di scaricare l'angoscia, la tensione. All'inizio è stata anche un fallore di equilibrio in una situazione abbastanza folle, ma poi è diventata una malattia vera e propria. Nella seconda tranche di carcere che ho fatto, dal 1985 alla fine del 1987, avevo i trigliceridi a 3000 quando di solito il massimo sono 200,250: è l'equivalente di 4etti di burro per litro di sangue. Stavo male. Esi è aggravata, si è aggravata, alla fine stavo morendo. Due giorni dopo la grazia ero già in ospedale dove sono stato a lungo, poi, piano piano, sono dimagrito di 30 chili, adesso ne devo dimagrire ancora 20, ma comunque sono sulla buona strada. Non dovrei fumare ma fumo, dovrei fare un tipo di vita molto controllata, non lo faccio perché non ci riesco, ma comunque va molto meglio.. Hai avuto danni irreversibili? C'è stato un invecchiamento precoce a livello arterioso. Ma adesso sembra abbastanza bloccato perché è cambiata la mia situazione psicologica. Mi consola il fatto che essere riuscito ad uscire dal carcere per bulimia ha creato unprecedente e adesso, per una malattia che una volta non era riconosciuta, escono anche altri. Il libro è in gran parte il racconto della tua vita da latitante. La latitanza è un carcere a cielo aperto, è un'esistenza spezzata, tutto si rovina, i rapporti affettivi si guastano, tutto diventa legato alla quotidianità, tutti i momenti sono in funzione del fatto di non essere catturato. Più sei paranoico più ti senti al sicuro, si innescano veri e propri meccanismi di autodistruzione. Per me è stata la bulimia. Sei anni di carcere non sono stati simpatici, ma la latitanza è l'esperienza che più mi ha segnato. Forse non ero pronto, perché già troppo provato fisicamentee psicologicamentedalla mia vicenda, però la latitanza è stata una fatica di vivere, una lotta giorno per giorno. Ho visto tanti esuli politici che hanno preferito tornare e farsi il carcere piuttosto che continuare la latitanza. Lacosa che oggi poi mi fa ridere, la cosa assurda, è che nessuno mi cercava. Ho vissuto da latitante,mi sono nascosto, vivevo nell'ossessione della sicurezza e nessuno mi cercava. Avevano stilato questo mandato di cattura, poi lo avevano imbucato in un cassetto, ben contenti che ionon tornassi più: infatti, quando sono tornato in Italia e mi sono consegnato all'aeroporto di Milano, una volta a San Vittore ci sono voluti 13 giorni per scovare il mandato di cattura. Non lo trovavano! Ho vissuto come un pazzo in giro per il mondo e questi non erano venuti mai neanche a casa mia a cercarmi ... E mi ero fatto l'idea di Dovepuoitrovare: GAIA Erboristeria, Alimentinaturali, Verduredemeter e biologiche, Prodottifreschi, Frtocosmesi Inun nuovoampio locale in viaGiorgioRegnali,67- Forlì tel. 0543-34777
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