un 111ese di u an o Una città allo stremo, al gelo, senza luce, senza pane, dove ogni giorno si infittisce la pioggia di granate. L'unica possibilità per salvare i bosniaci resta quella di un intervento internazionale per disarmare i banditi. Una persecuzione razzista, sostenuta dalla disgustosa incapacità e complicità dei paesi occidentali, trasmessa in diretta nel pianeta, che ha distrutto tutto il senso che i bosniaci avevano della loro storia, del loro passato, dei presunti valori dell'Europa in cui loro avevano creduto. Intervista a Adriano Sofri. Adrano Sofri è da un mese a Sarajevo. L'abbiamo intervistato per telefono domenica 4 dicembre e domenica I I. Le interviste quindi sono due. Intanto, com'è la situazione lì dopo le ultime prese di posizione internazionali, anche di Boutros Ghali, secondo cui.non c'è più nulla da fare e i serbi .hanno vinto? Mi pare che non ci sia dubbio che nell'ultimo periodo il cosiddetto realismo, la realpolitik, abbia guadagnato moltissimo terreno nell'atteggiamento internazionale, delle potenze occidentali in particolare. E mi pare che la grande novità e anche la più grande ragione di rammarico, di disinganno e di delusione, per molti qui, derivi dall'atteggiamento degli Stati Uniti. Pare, cioè, che esponenti americani abbiano detto qualcosa di simile a quello che tu adesso attribuivi a Boutros Ghali e che, secondo molti qui, Boutros Ghali pensa da sempre: lacontroffensivacetnica nellazonadi Bihac mostrava che praticamente i cetnici avevano vinto la guerra sul campo e che quindi bisognava assecondare unaqualunque conélusione. L'amarezza e la delusione qui sono particolarmente forti perché, dopo le elezioni americane con la vittoria del repubblicani e il credito che Dole si era guadagnando venendo qui, avevano fatto sperare in un atteggiamento diverso. E anche i raid della Nato, benché qui fossero visti obiettivamente come una burletta, come azioni, cioè, che avevano ottenuto il massimo di procurare una pozzanghera riparabile nel giro di 5 minuti sulla pista di un aeroporto o di colpire altri obiettivi telefonando prima quali sarebbero stati, tuttavia sembravano segnalare un atteggiamento diverso. il supplizio del popolo bosniaco. sta culminando nel momento in cui Sarajevo e la Bosnia affrontano il terzo inverno in questa tragedia. Tu sull'Unità hai addirittura paventato una cosa impensabile, terribile: la caduta di Sarajevo. Una cosa impensabile come la caduta di Sarajevo a questo punto diventa possibile. Ed è necessario che questa possibilità sia sottoposta ali' attenzione di tutti, che se ne parli apertamente. Questa possibilità c'è non solo per la situazione del quadro internazionale a cui abbiamo accennato, ma perché tutta la storia della ex-Jugoslavia è una storia di cose impensabili che sono diventate fatto compiuto. Dopodiché non penso affatto che sia imminente una caduta di Sarajevo. La caduta di Sarajevo resta impensabile, uno scenario di cui non si può immaginare se non l'orrore indicibile, totale. Dell'andamento delle operazioni militari so poco e sono pochissimo competente. Per esempio qua, nell'ultima ora, c'è stato un grande bombardamento, con raffiche, granate, ma continuo a non distinguere le nostre dalle loro, per così dire, e continuo a non distinguere un rombo dall'altro, un crepitio dall'altro. Le uniche cose che distinguo sono le pallottole che si piantano nella casa di fronte perché dei vicini con cui ho fatto amicizia me le hanno portate da tenere come ricordo. Sono proiettili antiaerei che vengono usati abbondantemente ad altezza d'uomo e sulle case della città. Alla domanda perché mai usino i proiettili antiaerei in questo modo e con tale dilapidazione, i tecnici mi rispondono che ne hanno talmente tanti che non sanno che farne e li usano, per la loro caccia serale e quotidiana, come fossero normali proiettili di fucile da caccia. Sul piano delle operazioni militari, i repubblicani bosniaci sostengono di avere fermato la controffensiva cetnica su Bihac. Ma l'opinione che avevo prima e incui mi sono confermato è che Ia speranza, coltivala e nutrita nell'estate dai bosniaci, di una presunta, sperata, ritrovata compattezza ed efficienza militare dell'esercito bosniaco fosse in gran parte illusoria e alimentata questo punto la storia dell'embargo sulle armi diventa anch'essa molto pretestuosa, perché ormai non c'è una possibilità di rifornimento di armi tale da modificare i rapporti di forza. Il che mi fa credere fortemente che sia un'altra strada cercata per disimpegnarsi, per preparare l'abbandono internazionale della Bosnia da parte delle Nazioni Unite e della Nato. Resto dell'idea che non ci sia soluzione se non attraverso un diverso impegno internazionale. E siccome sono del tutto pessimista, più che pessimista, disgustato dal1 'atteggiamento internazionale e da quello che si può prevedere che sia, penso che non ci sia soluzione. Detto questo, segnalo anche che qui, invece, ci sono molte persone che hanno fiducia nella combattività delle truppe bosniache, che sono convinte, anche con buone ragioni, che dal punto di vista dell'attaccamento ai valori, della combattività sul campo, della fermezza, le persone bosniache siano più forti dei loro aggressori. D'altra parte, perfino quando lo squilibrio di forze era clamoroso, come nel primo periodo della catastrofe di Sarajevo quando ci fu il primo assalto, qui andavano a mani nude o coi fucili da caccia contro i cannoni. Poi c'è un diverso fondamento della ragione che spinge gli uni e gli altri e c'è una molto tenace tradizione di attaccamento al proprio valore storico: i bosniaci sono convinti di essere stati più combattivi durante la guerra, durante la resistenza, attribuiscono a questi cetnici un'ubriachezza vile, codarda e così via. Stereotipi che sono largament'e inaccettabili da qualunque parte vengano, ma che qui forse hanno qualche fondamento nella tradizione storica. Del resto Sarajevo è una situazione palese da questo punto di vista. C'è una grande città che sta in basso come l'agnello della storia, e inalto, di gran lunga più inalto, sta il lupo. Il lupo però è una minoranza. una piccola minoranza armata fino ai denti. che può giocare al tiro a segno dalla mattina alla sera e dalla sera alla mattina senza Del viaggio del segretario generale del- !' Onu, quel loche è importante è iI fatto che un viaggio di tale rilievo sia andato totalmente a vuoto. Boutros Ghali non ha incontrato Karadzic, come era previsto che incontrasse, per una questione ridicola di puntiglio secentesco -se lui doveva andare a Paleo quello doveva venire ali' aeroportoe così il suo viaggio si è concluso con un altro schiaffo dato da Karadzic in faccia alla principale autorità internazionale e, anche, con uno schiaffo morale datogli dal presidente Izetbegovic che gli ha detto molto seccamente, davanti alla stampa, che si trattava di scegliere fra la democrazia e il fascismo e che Boutros Ghali e le Nazioni Unite quella scelta non I·avevano fatta. L'impressione che ho è che tutto questo possa segnare un altro passo molto negativo, non già per il suo apparente fallimento, ma perché questo fallimento era messo in programma da Boutros Ghali per poter dire al mondo: "le ho provate tutte, adesso sono anche andato a Sarajevo, ma non c'è niente da fare, bisogna rassegnarsi al fatto compiuto''. dai mezzi di comunicazione internaziona- •· li. Quando sono partito dall'Italia si leggevano titoli come")' irresistibile controffensiva mussulmana'', inparticolare dopo Kupres. La mia impressione è che non ci sia né Mi dicono che in questo periodo anche in Italia, nella penuria di prese di posizione su Sarajevo e la Bosnia, sono usciti degli articoli -ad esempio uno su Repubblica di Caracciolo- che esprimono lo stesso concetto: l'Italia, cioè, deve rassegnarsi a riconoscere il fatto compiuto della grande Serbia, della grande Croazia e così via. Così tutto questo andazzo, tutto questo rilancio della geopolitica, della realpolitik, che negli ultimi anni ha seguito, assecondandolo. ci possa essere un riequilibrio dei rapporti di forza perché il retroterra militare di cui dispone il governo cetnico di Pale, nella Serbia, nella Russia molto più di quanto si potesse temere, è fortissimo. incomparabilmente superiore. Anche tutta la storiella americana su cui si sono barcamenai i così a Iungo, della caduta dell'embargo sulle armi. da tempo è stata superata. Ammesso. cioè. che fosse una questione cruciale, lo era nel primo periodo della guerra quando la partita non era ancora giocata dal punto di vista delle conquiste territoriali e della supremazia militare. E se nel primo periodo, per chiarire le posizioni. le responsabilità reciproche. era sacrosanto sostenere la necessità di togliere l'embargo delle armi alla Bosnia perché la comunit~tinternazionale, in pratica. stava tenendo ferma la vittima mentre l'aggressore la massacrava, diventando così complice dell'aggressione, a In copertina. Mezzo chilo di fagioli. Un chilo di farina. Una scatoletta di carne. Un etto di zucchero. Un etto di sale. Un etto di strutto. Cinquanta grammi di lievito. E' la razione alimentare mensile di un adulto distribuita dalle organizzazioni umanitarie. A Sarajevo, al settembre del 1994. Finiranno anche quelle, come tante altre cose. Ci eravamo illusi, ma sembra proprio che il secolo si chiuderà sotto il segno dell'atroce martirio delle città bosniache e della vittoria dei fascisti, dei nazionalcomunisti, dei razzisti e delle loro soluzioni finali. Siamo colpevoli. Che altro dire? Che vorremmo augurare ai bosniaci un buon anno nuovo, ma non si può fare. Auguriamo a noi e a tutti di poter fare B I anco a g a~c~~r ancora Fls6temp .■••• 0 alcun disturbo, che può decidere, dal punto di vista militare come da quello civile, qualunque cosa senza avere la minima opposizione da parte di nessuno. Qualunque bersaglio, a Sarajevo, può essere colpito. Semplicemente con una cartina millimetrata, un qualunque piccolo graduato di questa banda cetnica può dire: ·'oggi colpisco il Ministero degli Interni nella tale finestra". Negli ultimi due giorni hanno centrato per due volte la stessa finestra del Ministero degli Interni di Sarajevo, iIche, ovviamente, non è casuale, è spettacolo. Gli stessi esponenti del Ministero degli Interni ieri mi dicevano: ·'Jo fanno perché pensano che ci sia sempre una nuova troupe straniera che rimane impressionata dalla cosa". In questi giorni hanno ripetutamente colpito la presidenza della Repubblica. una volta con un missile che è arrivato in vicinanza di Akashi. Se lo avesse beccato finalmente la Bosnia, grazie a un giapponese, sarebbe tornata nelle prime pagine di tutti i giornali del mondo. Hanno colpito il Ministero degli Interni ripetutamente, colpiscono le sedi istituzionali della Repubblica bosniaca. Stanno facendo una specie di gioco sportivo del tiro a segno, una dimostrazione dell'efficienza della loro mira. Quando fra poco rifaranno la strage dei civili questa strage non potrà essere attribuita da nessuno, neanche dai più ipocriti e codardi, al caso, all'errore, all'incertezza sulle fonti. Ugualmente possono decidere. con la loro cartina millimetrata, di colpire la finestra della tua stanza da letto. Molti sarajevesi dormono nel corridoio o nei bagni nonostante la scomodità e il freddo perché le stanze da letto e i soggiorni, dalle finestre più esposte, sono quelle dove si muore. Si muore dom1endo. Conosco una persona il cui padre è morto a letto mentre sua moglie si è salvata perché dormiva in bagno. nella vasca nella quale aveva messo un materasso di fortuna. Mi dicono che i giornali non ne parlano, ma a Sarajevo ogni giorno si incrementa il tasso di fuoco contro la città, il numero di granate, di bombe di mortaio, di missili antiaerei. Si prepara, cioè, esattamente come previsto e annunciato, un inverno in cui la città sarà martellata fino a farla stramazzare materialmente, se non moralmente. Moralmente Sarajevo è al di qua e al di là di qualunque resistenza ulteriore, perché in parte anestetizzata e in parte incapace di una resi tenza di cui non si vede più il limite. Contemporaneamente queste stesse persone che tengono in pugno una grande città - i calcoli più megalomani arrivano a pensare che ci siano 20 mila persone a tenere in scacco una città che prima era di più di mezzo milione di abitanti e che ora ne avrà ancora 300 mila- si possono permettere di togliere il gas, la luce, l'acqua quando vogliono. E ora che dopo un novembre straordinariamente tiepido e senza pioggia l'inverno è arrivato di brutto, gli assedianti l'hanno inaugurato chiudendo completamente il gas agli assediati. In montagna è nevicato, in città non è nevicato e questo rende ancora più rigido il freddo, la notte scorsa c'erano 8 gradi sotto zero, c'è ghiaccio dappertutto, maormai da una settimana tutta Sarajevo è senza gas e quindi senza quasi mai la luce elettrica. lo ho una casa normale in un quartiere normale, sono qui da 21 giorni, in tutto questo periodo ho avuto la luce 3 o 4 ore una notte e 3 o 4 ore un'altra notte. In 21 giorni. Il gas era la principale fonte di riscaldamento e di alimentazione, anche se solo per qualche ora al giorno, per la grande maggioranza delle case di Sarajevo. E' stato tolto il gas in coincidenza, anche qui millimetrica, con l'arrivo dell'inverno e la città è piombata nel gelo assoluto. E se l'infittirsi delle granate nei giorni scorsi aveva veramente spaventato i sarajevesi perché abituarsi a una tregua, a una situazione estiva più calma e confortevole, a una specie di vacanza dal lager, dall'aspetto più rigido del lager, indebolisce di molto le coscienze e i corpi, ora le granate che continuano a infittirsi giorno
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