Una città - anno IV - n. 33 - giugno 1994

! za che come rappresentazione ... Certamente. Il punto è che noi siamo ancora a chiederci che senso ha Alleanza Nazionale nel governo, ma non ha nessun senso perché non deve più aver senso. Non ha senso An, non ha senso il federalismo, non ha senso questa cosa che viene chiamata liberalismo: ha senso il fatto che c'è r auto-trasformazione di un blocco storico di interessi in politica; un blocco storico composto dal grande capitale, dalla borghesia media dell'imprenditoria e delle professioni e dalla sterminata platea dei piccolo borghesi. Questo blocco storico, che era grosso modo il blocco democristiano, adesso esiste senza bisogno di essere messo in forma dalla rappresentanza politica, da un'ideologia, dal sistema dei partiti, dalla mediazione della Chiesa, adesso basta la televisione. Berlusconi ha capito che il desiderio di liberarci dalla politica corrotta produceva dei voti che non erano ideologici e che ci si voleva liberare non tanto della politica corrotta quanto della politica tout court. Berlusconi ha capito che la politica, nella sua forma tradizionale, è sempre più residuale, le istituzioni sono sempre più residuali ... Con la perfetta saldatura fra rappresentanza e società Berlusconi potrebbe diventare invincibile ... Berlusconi al momento è invincibile per almeno tre motivi. Primo, perché è topologicamente indispensabile a far sì che questa coalizione di forze si esprima elettoralmente, lui è il mediatore, il padrone dei media; in secondo luogo è invincibile perché è lo snodo fra l'alta finanza, la grande industria e la borghesia italiana; terzo, è invincibile perché ha intercettato e anticipato la fine della politica. Quando Michele Serra, riferendosi a Berlusconi. dice che tutti i dittatori adoperano il calcio si sbaglia: un dittatore normale, come il nostro Mussolini, faceva politica e poi politicizzava il calcio, mentre Berlusconi fa il calcio e poi spende in politica la legittimazione così acquisita. In Berlusconi c'è un elemento poderoso di continuità col passato, il blocco storico egemone è assolutamente lo stesso, ma c'è anche una rivoluzione nella forma e rivoluzione della forma vuol dire rivoluzione della tradizionale messa in forma del sociale e questa messa in forma erano, ahimè, le istituzioni. Berlusconi non è un eversore delle istituzioni, semplicemente sta facendo politica al di fuori delle istituzioni, ma non è un extraparlamentare nel senso classico del termine: sta facendo quello che gli italiani vogliono ... Temo che la distruzione del Parlamento, operata dalla prima repubblica, dai partiti, sia irreversibile e nobile e patetico, nel senso buono del termine, è chi dice che questo non è... Tutto questo può favorire uno sviluppo di tipo autoritario? Berlusconi è portatore di un'aura che non è carismatica -anche questa è una categoria vecchia- ma è un'aura mediatica, che realizza quel che i vecchi carismatici realizzavano una volta con la parola, cioè di far sognare le folle. Ogni carismatico è questo, Hitler, Martin Luther King erano questo: "Io sono colui che vi fa sognare il vostro sogno", ma in realtà ci fa sognare il suo, che, guarda caso, è costruito in modo da esprimere ciò che dalla gente proviene: "Io sono voi, voi siete me. Io sono il modello che voi avete già dentro". Berlusconi fa questo con la tv, non soltanto veicolando in via subliminale l'idea che il mondo è il mondo della tv, ma, appunto, anche come gestore e proprietario dei media che in essi si dissolve. Da questo punto di vista ha un '·carisma" invincibile, perché lui non si serve della mediazione: è lui stesso la mediazione in atto. Nel momento in cui è entrato in politica aveva già vinto, perché l'Italia era già diventata un teatro televisivo, la legittimità nella forma tradizionale non c'era più. Certo nel risultato elettorale ha giocato anche il fatto che gli italiani sono un popolo più anticomunista che antifascista, forse proprio perché il fascismo 1·abbiamo prodotto noi, lo conosciamo bene, sappiamo che in quella forma non torna più. Non credo ci siano pericoli di svolte autoritarie, perlomeno non nella forma tradizionale. Perché mai distruggere, in forma visibile, la libertà politica e perdere anche del tempo a teorizzare che è giusto distruggerla? Il fascismo era questo: distruggeva la libertà politica e ci costruiva sopra un'ideologia. Ma perché fare tutto questo quando l'obsolescenza delle istituzioni può essere tranquillamente aggirata attraverso altre forme di legittimazione? E' chiaro che adesso c'è maggiore visibilità, maggiore spazio, per coloro che in vario modo non hanno un'attitudine antifascista -si definiscano poi fascisti, postfascisti, a-fascisti, chiaramente non sono antifascisti-; ma i politici di Anche sono diventati ministri non faranno niente di diverso da quello che farebbe un normale ministro democristiano doroteo; io proprio non sento che ci sia alcun pericolo imminente o remoto. Semplicemente è successo che la legittimazione antifascista delle istituzioni non c'è più: adesso può governare un fascista, un antifascista, un afascista, un post fascista, che non importa più niente a nessuno, perché nessuno ripropone né il fasciche sta succedendo oggi. Tutto è cominciato con la repubblica. perché ci voleva un presidente e allora: un presidente tutsi o hutu? Lì è cominciata questa storia di massacrare gli uni e gli altri. Prima, quando c'era la monarchia, prima della colonizzazione belga e anche dopo, prima dell'indipendenza, queste cose non sono mai successe. Potete andare a cercare in tutta la storia del Rwanda o del Burundi, perché sono due paesi con gli stessi problemi: vi sfido a trovare dei massacri; mai sano, ci vuole una certa organizzazione. F. Alla radio e alla tv ruandese c'è sempre l'incitamento a massacrare gli altri: massacrate!, massacrate!, ma non si può responsabilizzare un intero popolo, perché gli assassini li conosciamo e non si deve permettere che questa gente se la cavi. Basterebbe una complicità internazionale -cioè fare le trattative che i ribelli hanno rifiutato perché avevano già firmato un accordo, fare qualcosa che assomigli alla pacificazione- perché i colpevoli rimangano al potere e senza essere puniti. Dopo la morte del presidente, infatti, hanno preso il potere, non hanno fatto un governo di transizione, e hanno approfittato di questo potere. successo. Ma c'era una aristocrazia tutsi dominante? F. Ce n'erano due, anzi tre, perché tutti parlano di due etnie, ma ci sono anche i pigmei, che erano originari del paese. Poi, per via delle migrazioni, arrivò il popolo bantu, quelli che adesso chiamano hutu, e poi i tutsi, che erano pastori e soprattutto cacciatori. Ovviamente bisognava difendere il territorio e chi aveva il coraggio di difenderlo? Chi era più disposto a dare battaglia? Erano i tutsi, perché erano guerrieri, e gli altri li lasciavano governare. Il re da noi non era come un re occidentale, che aveva una casa bellissima mentre gli altri 1·avevano povera, da noi il re viveva in modo quasi uguale agli altri, aveva sempre quella capanna, non c'erano differenze economiche. Era un'aristocrazia molto diversa da quella cieli' Europa. Sono stati i belgi che hanno cambiato tutto. S. Bisogna, però riconoscere che questa aristocrazia è esistita e si è lasciata strumentalizzare. Per controllare il Rwanda i belgi si sono basati su questa aristocrazia tutsi, anzi sull'oligarchia che c'era fra i tutsi. Nonostante i massacri vengano indirizzati contro i tutsi, sarebbe però ingiusto dire che sono gli hutu quelli che stanno massacrando: ci sono dei manovali del crimine, aizzati da una oligarchia hutu che sa quello che fa e che è la responsabile di quello che sta succedendo. E' per que~to che insistiamo a chiedere un tribunale di guerra, una Norimberga, che indaghi e valuti le responsabilità, che condanni quelli che hanno programmato questi eccidi. Perché queste cose, al livello in cui stanno accadendo, non si improvviUn intervento internazionale potrebbe servire? F. L'intervento internazionale potrebbe, al massimo, risolvere il problema nel modo più sbagliato. Infatti favorirebbe il governo ufficiale. da tutti considerato il responsabile della situazione. L'intervento dell'Onu ci andrebbe a genio per aiutare la gente, per aiutare i feriti e i rifugiati. Quello che ci vorrebbe è da mangiare, ma una soluzione politica sarebbe sbagliata. E se l'intervento ci fosse stato prima? F. L'Onu aveva tutte le carte in mano: c'era un accordo -che tutti applaudivano. "Finalmente qualcosa è stato fatto"'- che il presidente e l'opposizione avevano firmato in agosto dell'anno scorso e che prevedeva un governo di transizione composto da tutti i partiti politici. compresa l'opposizione che avrebbe avuto tre o quattro ministri. 11presidente convocava queste frazioni, però poi rimandava sempre la formazione del governo al giorno dopo. fino a quando è mono (e tutti sanno che ad ucciderlo è stata la sua gente. proprio per non cedere il governo), ha sempre fatto così. L'Onu era lì, ma non è riuscita a fare niente; se il presidente non fosse mono sarebbe intervenuta? Il presidente in quel momento cercava un modo per eliminare i ribelli e continuare come prima, faceva vedere in tutti i modi che non voleva collaborare, ma tutti -Mitterand, tutti gli altri-lo aiutavano, lo lasciavano lì, a B1oliotecaGino Bianco smo né l'antifascismo. perché nessuno pensa più le istituzioni democratiche a partire dalla loro origine di conOitto. Chi ha votato questa maggioranza di fatto afferma, e questo è il punto, che la democrazia -intendendo per democrazia la rivalità di partiti, la pluralità di opzioni praticabili a prescindere dalla loro reale efficacia- non è un problema: come c'è una pluralità di merci così c'è, già data. una pluralità di idee; noi siamo nati dentro la democrazia come dentro il benessere. La maggior parte degli italiani dà per scontata l'esistenza della democrazia -come un ragazzino dà per scontalo il fatto che il mondo è pieno di supermercati pieni di merci comperabili- e che, se c'è un pericolo, questo sono i comunisti che, dove sono stati al governo, hanno massacrato, distrutto economie, paesi, culture e hanno ancora la pretesa di volerci insegnare qualche cosa ... Berlusconi ha capito al volo che gli italiani hanno paura di perdere quello che hanno. Del fascismo nessuno ha paura, perché in fondo l'abbiamo fatto noi dunque ... l'abbiamo fatto una volta e non lo rifaremo più, mentre il comunismo viene ancora percepito come una entità estranea, oscura, che può sempre entrare in casa se non stiamo attenti e allora spranghiamo le porte e le finestre e accendiamo la tv. Questo è quello che è successo. Si dà per scontato che la democrazia è un dato naturale, che non ha alcuna radice e che se ha un nemico quello viene dall'esterno, è l'antinatura, checché ne dicano questi seccantissimi professori che ci fanno la lezione. Gli intellettuali ci metterannocent'anni a riprendere un po' del prestigio sociale che avevano prima di queste elezioni che sono state il rifiuto della tradizione, delle radici, delle istituzioni e della cultura "pedagogica", cioè della funzione del l'intellettuale. Per questo tutti gli intellettuali sono antiberlusconiani: Berlusconi li ha sconfitti in modo clamoroso ... Può la sinistra combattere Berlusconi su questo suo terreno? Non a caso Cacci ari ha spazio solo oggi, se ce l'ha. Ha sempre detto che la politica è gestione tecnica della potenza: adesso questo si vede e spiazza tutti, particolarmente coloro che della cultura politica fanno l'essenza del loro agire politico, per cui la politica è tradurre nella prassi una cultura, cioè la sinistra. Grazie a Dio non spetta a me risolvere il problema perché io non riesco a pensare ad altro che alla riproposizione, un po' professorale, della necessità di non lasciare che il reale si dissolva nel virtuale. Il punto è che, come ho già detto, bisogna sempre tenere conto che c'è una continuità sostanziale e una assolutamente rivoluzionaria discontinuità formale: la produzione continua ad esistere, gli interessi continuano ad esistere anche se vengono percepiti, e gestiti, in modo diverso. Il sogno si spezzerà solo quando ci sarà una forte discrasia fra questi due aspetti, see quando si romperà l'icona. Anche i tedeschi si sono svegliati dal loro sogno con Hitler, l'ultimo giorno di guerra hanno scoperto che forse si erano sbagliati. Berlusconi non è Hitler, sia chiaro -lui è un carismatico di nuovo tipo ed i contenuti che veicola sono assolutamente rassicuranti- ed in questa situazione credo che la sinistra, prima di tutto, debba fare un discorso sulla propria cultura politica, anche perché io non credo alla opposizione sociale: non lo credo per cultura e non lo credo perché, se viene intercettata la ripresa economica, con la opposizione sociale non si conclude niente. Certamente la sinistra deve essere infinitamente più spregiudicata di quanto sia stata fino ad ora, deve purgarsi degli errori del passato, dei consociativismi, delle facilonerie; deve essere, contemporaneamente, rigorosa e fantasiosa, che è come dire che non so che cosa debba fare. Rigorosa, comunque, deve esserlo perché altrimenti sembra veramente che solo Berlusconi possa far funzionare le cose e fantasiosa deve esserlo perché non può più affidarsi soltanto alle splendide figure di professori alto borghesi che insegnano agli italiani che bisogna cominciare a fare le persone per bene, essere parchi, probi, lavoratori, pagare le tasse. Queste sono figure che fanno onore alla nostra cultura e alla nostra cultura politica, però sono assolutamente perdenti. La sinistra, che è sempre stata portatrice del pensiero radicale, cioè che si afferra alle radici, non afferrava più niente. Anche se ha abiurato formalmente il marxismo, il punto è che la sinistra continuava a credere che in Italia esistessero due cose che non ci sono più: la borghesia italiana come classe uni versale e il ceto operaio come classe universale. La prima repubblica era costruita sull'esistenza di ORl'I queste due entità, debole l'una, ma la debolezza della borghesia era surrogata della potenza della chiesa e poi dai partiti, e forte l'altra. La nostra Costituzione è fatta sulla base cieli' esistenza di due universali che devono coesistere, ma adesso di universale ce n'è uno, mediatico, che non ha alcun bisogno di avere un supporto di classe, non ci sono più le classi e non c'è più l'uni versale che passa attraverso le classi. L'universale è l'essere senza forma che non ha alcun bisogno di definire un confine, non ha alcun bisogno di dire "tu stai qua, l'altro di là"; il sogno di Berlusconi è che alla fine tutti votino per lui. La vittoria di Berlusconi, è interpretabile come una americanizzazione della scena italiana? Attenzione alla americanizzazione, gli americani sono un popolo serio. Non sto dicendo che noi non siamo seri, ma loro non rinnegano per nulla le loro radici di conOitto, se le tengono ben care e quando è ora vengono fuori. Noi siamo molto impressionati da certe consuetudini elettorali americane, quindi da certi modi di condurre la lotta politica, ma queste nascono dal fatto che loro non hanno tradizioni, sono un paese essenzialmente ex contadino, dove non c'è stata differenza tra cultura alta e cultura bassa, per cui ciascuno si sente legittimato a essere ciò che è senza vergognarsi. Gli americani non sono un popolo stupido, sono diversi dagli europei perché hanno una cultura politica diversa, delle istituzioni politiche diverse. L'attenzione alla politica come universale gli americani non ce l'hanno, però hanno ben chiaro che esistono soltanto alcuni, pochi, modi per far coesistere i particolari e uno di questi l'hanno imbroccato e lo difendono, anzi, pensano vada allargato. Tutte le tematiche sul multiculturalismo sono, in realtà, l'antidoto alla "waspizzazione", come dicono loro, dell'America. L'America deve essere il luogo, lo spazio politico, in cui si danno le pluralità in conflitto, non deve diventare uno Stato-nazione. I liberal che producono l'ideologia del "politicamente corretto", che pare un'ideologia dell'uniformità, in realtà vogliono invece lasciare essere le differenze, solo che le vogliono lasciare essere in modo che siano tutte sullo stesso piano, che ciascun gruppo sia quello che vuol essere, al di là di chi ha ragione e di chi ha torto. Lì c'è ancora una vitalità politica perché c'è una radice, che chiamano democrazia, che però, nel loro caso, è una democrazia che consiste nel dare spazio a tutti -a tutti come singoli e a tutti come cultura- per essere ciò che ciascuno è, senza nessuna dominanza e la libertà non dominata loro se la vogliono tenere. Il presidente degli Stati Uniti non è eletto da un popolo di cretini, neanche Berlusconi è stato eletto da un popolo di cretini, non voglio che si dica che gli italiani sono un popolo di cretini, è solo successa una cosa a cui nessuno, tranne lui, aveva pensato. - continuare. L'Onu prima ha mancato all'appuntamento politico di spingere il presidente a dimettersi e poi -dopo che il presidente è morto, dopo che sono cominciati i massacri e la maggior parte della popolazione si è rifugiata dove c'era l'Onu perché avevano pensato che l'Onu avrebbe almeno impedito i massacri- se ne è andato. Se torna adesso, cosa può fare? DI GUERRA F. E' troppo tardi. Le persone che dovevano morire, e' erano le liste, sono già morte. Adesso è solo tempo che questi criminali li prenda l'opposizione, li giustizi, e poi ci saranno le elezioni, ci sarà la democrazia. Si dice che i ribelli sono in maggioranza tutsi, ma se fosse veramente così non avrebbero neanche la speranza di governare attraverso le elezioni perché i tutsi. in Rwanda, non esistono più, li hanno ammazzati quasi tutti. Coi ribelli ci sono anche gli hutu moderati e, se si faranno le elezioni, una volta che l'opposizione avrà vinto, anche se i tutsi non possono sperare di andare al governo, almeno avranno portato la democrazia. Tanti giovani che stanno combattendo. che arrivano a casa loro e trovano i cadaveri della madre, del padre, devono continuare, almeno per giustificare questi morti. Hanno perso i genitori, tutto, e se sci l'unico della tua famiglia a sopravvivere devi continuare perché almeno quelli che hanno ammazzato i tuoi non vincano così facilmente. E soprattutto non continuino ad ingannare tutti. S. Si dice che i morti siano più di 500.000. ma sicuramente sono almeno 800.000 o un milione: tutsi e hutu civili e quelli che stanno morendo per la fame e le epidemie. Sono bilanci che non vogliamo neanche dirci perché ci spaventano. Avrà ancora senso parlare di democrazia? F. E' la cosa sperata. Dopo che, come speriamo, i IFronte di Liberazione Ruandese avrà vinto. speriamo che I'opinione pubblica internazionale si renda conto che in questa vittoria. in un discorso di democrazia che non escluda nessuno, c'è il futuro del paese, di tutti quanti. - Delicato come una canzone dei Kinks, ironico come una nuvola, Robespierre vegetariano, avevo deciso di filare a letto appena terminate le fucilazioni in televisione, ma ecco che tutti i geni uscirono dalle lampade cominciando a fare miracoli e imitazioni di personaggi difficili da indovinare se uno non ha presente quel racconto che cominciava più o meno così: "Vorrei scrivere una storia facile secondo lo schema ragazzo-incontraragazza, dove tutti i geni escono da tutte le lampade senza una ragione e le foto si mettono a fuoco sul bordo del cestino ... L'inizio dell'amore è tanto strano che spesso non si capisce e può finire «subito» così, da un minuto all'altro, con un colore di lenti che non è giusto e scherma la luce, ma anche tutto ciò che viene illuminato". La copertina non mi piaceva e non l'avevo comprato per evitare altre scuse: eppure so che quella storia mi sarebbe piaciuta, mi avrebbe commosso, mi avrebbe fatto addormentare facilmente nel letto riempito a metà. O forse si trattava di un libro prestato. lo ora vivo coi fantasmi della televisione, non mi abbandonano mai, come i corpi buttati nel fiume cento chilometri più in su passano solo adesso che la guerra è finita da un pezzo. Edoardo Albinati UNA ClffA' 3

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