Una città - anno IV - n. 32 - maggio 1994

.,. smaliziati, e ci si limita a sollolinearc il peso delle condizioni naturali sull'azione degli uomini. Questa è una prima accezione. Una seconda accezione ra battere invece di più l'accento sulla progettualità. e allora si usa il termine "geopolitico", come sostantivo o come aggettivo. nel senso del propugnare la necessità di avere ·'una visione geopolitica·· o ··una geopolitica": cioè una politica (in particolare una "politica estera") relativa a fenomeni che hanno anche a che fare con la geografia, e che sono rappresentabili su carte. Quindi, per esempio. ogni connitto che abbia a che vedere con la collocazione clipopolazioni nello spazio. e quindi con rivendicazioni su territori, frontiere, ccc., è un conflitto cli natura geopolitica. E questo non solo nei rapporti clipolitica di potenza tra gli stati, ma anche al loro interno. Per esempio, le rivendicazioni di autonomia regionale. i fenomeni tipo il leghismo ecc.. possono essere considerati anche fenomeni attinenti alla geopolitica. C'è una tendenza. oggi, ad abusare (forse proprio per reazione all'eclissi precedente) di questa terminologia, e di questo mondo concettuale. Tullavia, molti fenomeni possono essere inquadrati in una visione geopolitica. Si può dire che una persona. un gruppo operi un progetto geopolitico quando si propone una ristrullurazione cli un territorio e una diversa dislocazione inesso di popolazioni e di poteri. Ci sono molti altri significati di "geopolitica", più o meno celati tra le righe di chi se ne occupa (io devo essere qui necessariamente schematico): ma vorrei ribadire che una definizione precisa e univoca è. per ora almeno. introvabile. Lacoste si è divertito ad anelare a cercare i significati che vengono auribuitiali' cspresva. L'esempio è interessante perché. secondo me, il modo incui lo si è scoperto ha a che fare con le discussioni su modernità e tradizione. su tecnologie avanzate e arretrate. ccc. A quanto ho letto, una spedizione italo-svizzera è andata lìtdisponendo di strumenti moclcrnissimi. laser. sateli itiecc. Ma poi qualcuno ha pensato bene di tirar via la neve che stava sulla cima (e che era molta), e così r Everest è passato ufficialmente eia8848 a 8846 metri... Comunque sia, e premesso dunque che nulla è immobile. considerare la geografia significa attirare l'aucnzionc su fenomeni mollo duraturi nel tempo, su tempi lunghi e lenti. il lago Arai che era al quarto, ora è al sesto posto Ali' altro estremo ci sono i tempi brevi della politica, che brucia rapidamente i propri eventi. E in mezzo. lutto un ventaglio di tempi diversi (di diverse velocità, se si preferisce). Ora, amc pare ci sia un nesso tra la geopolitica e la considerazione di tendenze profonde, di lungo periodo. nella vita e nella storia dei popoli. Per esempio? L'esempio più evidente, forse. l'ho già accennato: è quello della Russia. ella storia della Russia c'è una 1cndcnzaquan10 meno secolare ali' espansione in più direzioni: verso est, verso sud, verso ovest. Verso sud, questa tendenza (che aura versa i diversi regimi politici: l'impero zarista. Urss, la Russia postcomunista) ha portato r impero zarista a conquistare i territori abitati dalle popolazioni in prevalenza turche e musulmane del!' Asia centrale (quelli sione nei dizionari francesi più diffusi. Lo che formano oggi le cinque repubbliche di si può fare, naturalmente, anche con quelli Uzbekistan, Kazakistan, Kirgizistan, Taitaliani: ma non vi si trova grande chiarez- gikistan, Turkmenistan e poi a tentare di za, così come non si trova grande chiarezza espandersi in direzione delr Afghanistan, nell'ampio uso che ormai cliquesta espres- scontrandosi con gli inglesi che venivano sione si fa nella pubblicistica corrente, da sudest. Non occorre essere particolarnegli scritti dei giornalisti. mente esperti: basta aver letto Ki111 di KiCiò nonostante, la geopolitica invita al- pling per sapere cos'era il "grande gioco" l'uso di categorie di analisi un tempo tra russi e inglesi in quest'area. E' abbatrascurate... stanza evidente che la pressione verso sud, Certamente. E per questo, iocredo, non c'è verso l'Oceano Indiano, è la stessa che ha bisogno di aspettare una purezza teorica portato i sovietici a intervenire nel!' Afforse irraggiungibile. Iovorrei fareunesem- ghanistan. Oggi, in Asia Centrale, c'è uno pio. Segnalare la necessità di una maggio- scontro aperto o sotterraneo fra russi e re attenzione ai dati naturali significa, ov- turcofoni o iranofoni, fra cristiani ortodosviamente, porre il problema dei tempi sto- si e musulmani, fra integralisti e neocomurici, della diversità dei tempi storici. Penso nisti (con partecipazione dall'esterno di che oggi siamo tulli convinti che non c'è Turchia, Iran, Afghanistan, Pakistan e pernulla di immobile, che neppure la natura lo sino Arabia Saudita). Questo scontro è un è. La natura si costruisce e si modifica per nuovo capitolo di una vicenda secolare. proprio conto, figuriamoci sollo l'azione Cosa vuol dire tulio questo? Vuol dire che degli uomini. Che la geografia sia la scien- ci sono tendenze di lungo periodo che, za dell'immobile è ormai solo un vecchio ripeto, attraversano i diversi regimi; che e superato pregiudizio. Vent'anni fa, il sono più forti delle ideologie, delle econoLago d'Arai era il quarto lago del mondo: mie, ecc., e che ritornano regolarmente oggi è passato al sesto posto, superato da nella storia dei popoli. Verso est, la storia Huron e Michigan. Certo, potrebbe ancora della Russia appare come un continuo ancontenere centodieci Laghi del Garda, ma dirivieni, un succedersi di tensioni espansi sta progressivamente (e velocemente) sioniste e di ritiri, di fasi di coesistenza e di inaridendo per una serie di ragioni che affrontamenti. Pietro il Grande fonda San hanno a che fare con campi d'indagine Pietroburgo esprimendo la voglia di occimolto diversi: il clima, le scelte economi- dentalizzare questo paese semiasiatico che e produttive di regimi politici diversi, (come ancora Lenin lo considerava); altre la mafia uzbeka, ecc. Un altro esempio è tendenze cercano centri più orientali. assolutamente banale, ma a suo modo di- Oggi la Russia sembra tornare a una vertente. L'anno scorso è stata rimisurata vocazione imperiale ... l'altezza dell'Everest, e si è scoperto che è Certamente. Nell' 89, quando ci fu la crisi Bdl oi 2 oldecauaG rrr ode li' irnl~r ntc·olti pensarono che ormai nel mondo era rimasta una sola superpotenza. in grado cli fare il bello e il cattivo tempo (la sinistra. per lo più, ne fu atterrita. e in un'ennesima reincarnazione dell'antiamcricanismo rimpianse i russi. saivo ricredersi più di recente ...). Ci fu chi scrisse addirittura che la Storia era finita. Altri si limitarono a dire che, travolta dalla crisi economica e politica. la Russia scompariva dal l'arena internazionale. Aquesto. per la verità. io non ho mai creduto: e lo scrissi (come altri. cielresto). Nel senso che la vocazione imperiale del più esteso tra i paesi del mondo (e del meglio armato) può conoscere un momentaneo declino. ma non ceno cancellarsi dall'oggi al domani (proprio perché è una tendenza geopolitica. di lungo periodo). In più, conosciamo casi di crisi economiche che non ostacolano gli imperialismi: anzi! Incffclli. dopo di allora, abbiamo avuto Zhirinovskij. che vuole recuperare gli antichi confini dell'impero. minaccia di sganciare bombe atomiche su Germania e Giappone. intende restaurare l'egemonia russa sull'Europa centro-orientale e balcanica ecc. Zhirinovskij (il --pagliaccio", come lo chiama ormai abitualmente la stampa europea) rappresenta tuttavia l'esasperazione tragicamente parodistica e ''Stranamore" di tendenze ampiamente presenti nella società russa (e assai preoccupanti). Non sono su posizioni molto lontane dalle sue (condivise peraltro da un elettore russo su quattro) buona parte degli alti gradi clell'cscrcito e dei paleo-neo-comunisti. Lo stesso Eltsin deve tener conto sia cliuna forte destra, sia della cambiale firmata nei confronti clel1·esercito al momento del!'assalto al Parlamento. Così, oggi, a quattro anni dalla fine delr Urss, truppe russe sono intervenute massicciamente in alcuni paesi (Georgia, Tagikistan), sono presenti nel Caucaso, chiedono all'Onu -e in parte la ottengonomano libera nei contlilli ai propri confini. La Russia mortifica l'Ucraina nel Mar Nero. La Georgia è stata costreua (con il ricallo delle armi su Shevarnadze) ad entrare nella Csi. la Russia mai come ora così vicina all'Adriatico E, sopraltutto, la Russia ha compiuto una speltacolare rentrée al fianco dei serbi, in nome di una comunanza slava e cristianoortodossa. Molti hanno osservato (ed è strano che se ne siano poco preoccupati) che la Russia non era mai arrivata così vicina ali' Adriatico. Possiamo fare qualche altro esempio di come le ragioni della geopolitica tendano oggi a modificare il quadro internazionale? Un altro esempio, di tult'altro genere, è quello dell'India. L'India non è mai stata un paese unificato prima degli inglesi, non ha una storia unitaria. Oggi, a parte le divisioni già presenti nel cosiddelto subcontinente indiano (che comprende, oltre all'India, Pakistan, Bangla Dcsh, Nepal, Bhutan, Sri Lanka), l'India vera e propria, nata nel '47 con l'indipendenza, vede minacciata la propria unità statale da una moltitudine di tendenze centrifughe dinatura etnica, linguistica, religiosa (Sikh del Panjab, Kashmir, musulmani, ecc.). Diceva Renanche la nazione è un plebiscito che si rinnova di giorno in giorno: nel caso dell'India è proprio così, nel senso che ogni giorno ci si stupisce che esista ancora una nazione così minacciata e solloposta da anni al logorio di guerre endemiche, interne ed esterne. Sulle montagne più alle del mondo, nel nord del Kashmir, indiani e pakistani si scambiano quotidianamente cannonate senza che nessuno ci faccia più caso ... o·a11ra pane. ci sono anche una serie di elementi (dai recenti successi economici alla forza cl'inerzia) che giocano in favore cieli'unità e della sua sopravvivenza. La natura geopolitica di questa situazione mi pare evidente. E lo è più ancora se si pensa al vuoto di potere che si creerebbe nell'Oceano Indiano se l'India dovesse cedere e dividersi. Ingenerale. lacrisi delle grandi emità statali mi pare uno dei fenomeni più tipici dei nostri giorni: ma questo argomento richiederebbe una chiacchierata a sé. Un altro caso che si potrebbe ricordare è quel lodel Pacifico, che si avvia -secondo molti osservatori- a diventare il cuore del mondo. Cosa vuol dire Pacifico? Vuol dire innanzitutto coste occidentali del Canada e degli Stati Uniti, con città come San Francisco e Los Angeles e altre in grande ascesa come Vancouver e Seattle. Quesl 'ultima è una cillà-porto che rappresenta la principale finestra degli Usa sul Pacifico. E' una cillà in cui ci sono la Bocinge la Microsoft, incui c'è una società giapponese, la Nintendo, che gestisce la grande maggioranza del mercato nordamericano dei videogiochi, in cui ci sono moltissime fabbriche a capitale asiatico, specie giapponese. E' anche una città multietnica, con moltissimi lavoratori asiatici immigrati. Ma sul Pacifico, sempre da est, si affacciano anche il Messico e, in prospelliva, altri paesi latino-americani. Passando dall'altra parte di questo grandissi-· mo lago, troviamo i cosiddetti "quatlro dragoni'' asiatici (Corea del Sud, Hong Kong, Taiwan, Singapore), protagonisti di una strepitoso decollo economico negli ultimi anni. E, ovviamente, troviamo il Giappone e la Cina. A sud c'è l'Australia, che dopo essere stata a lungo una colonia e poi uno stato indipendente a intonazione europea, e prevalentemente britannica, negli ultimi anni invece si sta asiatizzando, indue sensi: sta ricevendo una forte immigrazione da Hong Kong, dall'Asia sudorientale. dall'India ecc.; sta trasformando la propria economia orientandola in direzione cieli'Asia. Infine, eia nord, anche la Russia si affaccia sull'Asia. Dal punto di vista economico, questo insieme di paesi (esclusi soltanto la Russia e la Corea del Nord) sta conoscendo uno sviluppo a ritmi incomparabilmente più elevati di ogni altra area del mondo, e in condizioni di controllo politico sconosciute altrove: cose che spiegano l'interesse crescente che gli Stati Uniti portano a questa parte del mondo, a scapito (quanto meno potenzialmente) dell'Atlantico e dell'Europa. Contemporaneamente, l'intera area presenta una magmatica ricerca clinuovi equilibri politici internazionali. C'è il Giappone che ha goduto per decenni dell'ombrello americano, ma che viene sempre più invitalo dagli Usa ad assumersi maggiori responsabilità (incontrando però le resistenze di russi e cinesi): non si dimentichi che il Giappone potrebbe avere l'atomica, grazie al suo livello tecnologico, il giorno che lo volesse, e forse ce l'ha già. C'è laCina, che ambisce a unire a una crescita economica senza precedenti l'assunzione di un ruolo internazionale adegualo. C'è la mina vagante rappresentata dalla Corea del Nord. E ci sono, accanto ai molti progelli di cooperazione, rivalità e connitti incrociati. Anche i conflitti che agitano il mondo islamico. dal Marocco all'Indonesia, hanno aspetti geopolitici non trascurabili. In che misura una visione geopolitica dei conflitti può aiutare a gestirli? on c'è dubbio che la rinascita della geopolitica rappresenti un invito molto importante a guardare alla realtà con un paio d' occhiali più allento a non trascurare condizionamenti naturali e storici di lunga durala, fenomeni profondi la cui importanza, a lungo trascurata, si impone oggi con evidenza. i rischi di determinismo, ma anche la possibilità di capire in tempo Tuuavia, io credo che esista un pericolo nella geopolitica, o quanto meno in una sua i111erpretazionesuperficiale e banalizzan-- le. Il pericolo èquellodi cadere in una sorta di nuovo determinismo o giustificazionismo, in un'accettazione pura e semplice dei fenomeni profondi e duraturi, in una visione cinica e ispirata a Realpolitik. E' anche il pericolo di sottovalutare il nuovo, di inscrivere tutto ciò che accade sono il sole in una storia già scritta, lenta e immutabile. In altre parole, il non tener conto della geopolitica significa non essere realisti; il tenerne troppo conto significa cadere in un realismo eccessivo, che mortifica la capacità degli uomini di costruire cose nuove e che tende a eliminare ogni considerazione etica dalle relazioni internazionali. Inoltre, assai spesso, la geopolitica tende di fatto a privilegiare le visioni unilaterali e a trascurare la ricerca di organismi internazionali (fino a un'eventuale polizia planetaria) che siano capaci di custodire la pace, o quanto meno di contenere e limitare i conflitti e i loro orrori. L'esempio migliore (in positivo e in negativo) mi pare quello della ex-Jugoslavia. Una considerazione più attenta alla geopo1itica avrebbe permesso di vedere prima e più chiaramente quali pericoli si annidassero (qui come in altre parti del mondo) sotto il coperchio rappresentato da soluzioni parziali, per lo più imposte con metodi autoritari. Avrebbe permesso di capire prima come un'apparente tranquillità nascondesse nei Balcani problemi antichi e non risol!i. Ma, detto questo, vorrei aggiungere qualcosa sui pericoli. Sapere che esiste una spinta forte, e duratura, ai particolarismi, ai nazionalismi, non significa accettare sotto sotto (e neppure tanto, a volte) la pulizia etnica, gli egoismi nazionali e i massacri come inevitabili in una fase di crisi e trasformazione. Anche la coesistenza fra diversi ha una storia (anch'essa, vorrei dire, è una tendenza profonda), ed è un bene da salvaguardare. Inoltre, nessuna dottrina può indurci ad accettare un mondo così com'è -orrori compresi-, togliendoci la voglia e il gusto di tentare di migliorarlo. - UNA CITTA' I 5

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