Una città - anno IV - n. 30 - marzo 1994

di politica e altro .. PER BOSSI Ml BUTTEREINELTICINO Lei si richiama al principio dell'autodeterminazione dei popoli, ma lei non è convinto dell'esistenza di un popolo italiano, cioè che esista una tradizione anche culturale unitaria tra gli italiani. Lei pensa a un popolo lombardo o ad un popolo della Padania ... Storicamente è co~ì. Le nostre aree sono !,tate invase da popoli del Nord e hanno una cultura del Nord, al sud le invasioni !>onostate di turchi, di arabi, di greci e quindi hanno una mentalità completamente diversa: non più brutta, non sono più cattivi, è sicuramente diversa. E' difficile che si possa sentire latino uno che è nato a Varese o a Pavia o a Mantova. (. ..) l'entusiamo militante del leghista, l'umiltà di Bossi, le idee sui meridionali che "non hanno voglia di lavorare". I riferimenti iugoslavi e l'idea di una secessione forse ineluttabile. Intervista a Marco Vitti, segretario provinciale della Lega di Pavia. Questa intervista è stata realizzata da Walter Mine/la, della rivista Ulisse di Pavia, sulla quale appare contemporaneamente nella sua versione integrale. Ringraziamo gli amici di Ulisse per l'autorizzazione alla pubblicazione. Ci dica qualcosa del suo passato professionale e politico. Sono nato nel 1953 e non ho mai fatto politica prima di entrare nella Lega. Sono stato uno dei fondatori della sezione di Pavia, assieme a pochissimi altri, nel 1988. Ho avuto la fortuna di avere sempre avuto un ruolo abbastanza importante ali' interno del movimento, in un primo tempo castellazziano: dopo l'uscita di Castellazzi dal movimento sono diventato segretario provinciale. Lei, prima di aderire alla Lega Lombarda, in che area politica si collocava? Non ho mai fatto politica: in un certo senso ho contribuito a creare la situazione attuale, perché probabilmente se tutti quelli come me si fossero interessati di politica, non si sarebbe arrivati a questo punto. Negli ultimi anni prima di arrivare alla Lega avevo votato una volta repubblicano e una volta addirittura la Lista per Trieste. Però diciamo che sono sempre stato nel l'area democristiana, ho sempre votato DC. lo sono andato ali' oratorio fino a 16-17 anni; la mia è una famiglia di chiesa, quindi non sono mai stato di sinistra, così come non sono mai stato di destra. Ho persino votato uomini a cui adesso faccio la guerra, come i democristiani Bruni o Contrini. Adesso ne sono pentito e cerco di fare di tutto per cambiare le cose. ( ...) Bossi ora deve fare, di Bossi si fidano tutti Adesso lavoro a tempo pieno, senza essere stipendiato (è una mia scelta di vita) per il movimento, fino a quando il movimento mi darà questa opportunità: non sono sposato, non ho famiglia, posso permettermelo.( ...) Lei accennava prima allo statuto verticistico della Lega; una delle clausole è la proibizione delle correnti. (...) Non le sembra una limitazione della libera dialettica democratica? No assolutamente: il nostro è un movimento rivoluzionario, che compie una rivoluzione pacifica. Non è verticista nel senso che gli organismi dirigenziali vengono nominati dall'alto; i responsabili vengono votati dalla base, attraverso i delegati: c'è una grossa democrazia aJl'interno del movimento. Verticistico è il fatto che quando uno viene nominato a comandare deve comandare. Verticismo ... è una parola inventata dagli altri, io non ci trovo niente di molto verticistico. (...) Qual è l'opinione della base? L'opinione della base è che comunque Bossi debba fare ... si fidano tutti di Bossi. Qualunque cosa decida a noi sta bene. Certo c'è una parte del movimento, la parte affettiva del movimento, che vorrebbe fare la guerra da sola. Però non c'è nessuno che dica: se si fanno le alleanze, usciamo dalla Lega. Al l'interno la discussione c'è, ci mancherebbe altro! E" la parte affettiva del movimento. Quelli come me, che hanno cominciato, hanno p::issatole notti in mezzo alle strade a.scrivere sui muri ... magari non sono maturati politicamente, magari non si rendono conto che questo è un momento talmente particolare che un'eventuale alleanza con qualcuno non vuol dire lasciare perdere il nostro progetto politico del federalismo. ora stiamo combattendo per la collina 142 Adesso stiamo combattendo una battaglia, è la conquista della collina 142. Nella collina 142, nel caposaldo c'è il PDS: noi dobbiamo fare di tutto per non permettere al PDS di andare al governo, perché riteniamo che il governo comunista potrebbe rallentare il nostro obiettivo finale che è il federalismo. Quindi lei ed altri più legati alla tradizione della Lega guarderebbero con diffidenza, se non con avversione, questa scelta delle alleanze, però prevale I' obbedienza nei confronti di Bossi. Quella sicuramente. La massima fiducia per Bossi. Mi dia una valutazione del leader, del personaggio, dell'uomo Bossi. Secondo me Bossi è ... Bossi, ecco. Io sono uno di quelli che se Bossi mi dicesse "vai a buttarti nel Ticino" andrei a buttarmi. Sono nato politicamente nel 1988, è stata la prima persona che ho conosciuto: è un uomo di grandissima umiltà, andava ad attaccare i manifesti anche da senatore, a fare le scritte sui muri. E' ancora un uomo umilissimo, con una grandissima capacità politica. Ricordo nel 1988 in pizzeria, mentre mangiavamo, ci spiegava esattamente, con una lucidità esacerbata, quello che poteva succedere nel 1995. Già nell'88 avevamo detto che nel 95 ci sarebbe stato l'atto finale di questa nostra guerra. Non si poteva prevedere tangentopoli, non si potevano prevedere tante cose, ma le tappe elettorali erano state previste. ( ...) Le è mai capitato di dissentire da Bossi? No, diciamo che ho avuto delle difficoltà, alcune volte, a capire la posizione presa da Bossi. Una volta spiegatami, non ho avuto problemi. Per esempio la posizione che avevamo preso sul referendum per la preferenza unica al momento non l'avevo proprio capita, pernienORTI DI GUERRA Ma questo è solo l'inizio di un trattamento elettrico: ecco che entrano in scena gli artisti dell'impedimento. Quando tutto sembra andare finalmente per il verso giusto, e le teste decolorate dal barbiere fanno su e giù per dire che la sfumatura gli va bene così, noi tiriamo fuori la nostra scorta di pensierini sottili come cartamusica fatta crocchiare tra le mani per dar noia a chi ascolta religiosamente i notiziari. In cucina il caffè bolle: il giornale è spiegato sul tavolo: il coltello a disposizione del primo venuto. Il cristianesimo a questo prezzo è impossibile. Più lo mandi giù, più ti tira su. te. Mi è stata spiegata. non sono andato a votare. Poi la posizione presa da Bossi, quindi dalla Lega, si è rivelata esatta, perché non era sicuramente con la preferenza unica che si poteva sconfiggere la partitocrazia.( ...) Lei crede che il PDS di oggi sia senz'altro qualificabile come "comunista"? Se devo essere sincero non ho mai trovato nessunissima differenza tra la politica del PCI e quella del PDS. Non ho visto un cambiamento di linguaggio, di posizioni: ho visto solo ed esclusivamente il medesimo partito comunista, i medesimi uomini, le medesime strutture, il medesimo modo di agire del vecchio PCI. Certo non mangiano i bambini cattivi, come facevano credere negli anni 50, ma nella linea politica non ho visto un grande cambiamento. ( ...) Secondo lei, il PDS e le altre forze del polo progressista sono affidabili dal punto di vista della democrazia? Il partito comunista non ha mai dimostrato di essere democratico nei paesi dove ha governato. (... ) Un'intervista a Maroni sul Corriere della sera del 14 gennaio veniva titolata così: se vince la sinistra secessione. Sicuramente se vincesse la sinistra, con un nord sicuramente non di sinistra o non completamente di sinistra, si verrebbe ad accentuare, attraverso la gestione dello Stato da parte della sinistra, una più forte divisione fra nord, centro e sud. o comunque fra nord e sud. Quindi. se non va in porto il progetto federalista -e noi pensiamo che il PDS sia un ostacolo al progetto federalista- riteniamo sia inevitabile la secessione. La secessione che diciamo noi non è una secessione con le armi, con le barricate. E' la volontà della gente di andare a determinare scelte diverse. Nelle ultime elezioni a Torino, Genova e Trieste anche se non abbiamo eletto il sindaco la Lega è risultata il primo partito. Quindi nel caso vincesse l'area delle sinistre ci sarebbe la secessione, la creazione della repubblica del nord? Questo non sarà determinato dalla Lega, ma dalla gente attraverso il voto. (...) lo sono contrario alla secessione, ma se le forze politiche non vanno verso il federalismo, è inevitabile che la gente compia delle scelte diverse: questo Stato centralista e assistenziale non può continuare a pescare al Nord per portare al Sud - non soldi alla gente, ma soldi per finanziare solo i potentati politici, mafia, camorra e 'ndrangheta. (...) Ritorna la parola d'ordine della Repubblica del Nord, che è stata approvata plebiscitariamente al congresso di Assago. Eppure questa parola d'ordine è stata ritirata qualche tempo fa da Bossi. Non è stata ritirata da Bossi. In questo momento stiamo combattendo una battaglia, e r avversario è il PDS. se vince il Pds ci sarà secessione, ma pacifica Per questo accantoniamo un attimo il federalismo, sconfiggiamo il PDS e poi se ne riparlerà. Il nostro è un movimento federalista, l'obiettivo della Lega è il federalismo. Il giorno in cui la Lega otterrà il federalismo. il movimento si scioglierà: dall'interno del nostro movimento usciranno le varie anime, progresELPROSSIMO NUMERO Le terapie palliative intervista a Giuseppe Fattori Rom, sintie lega a Milano intervista a Giorgio Bezzecchi sista, conservatrice, ccc ... Miglio dice che in uno Stato federale, il primo diritto è il diritto alla secessione. Certo. In Jugoslavia c'era uno Stato federale, che è rimasto tale fino a quando c'è stato Tito, che con la sua grossa forza, la sua immagine, è stato il primo che si è staccato completamente dal potere centrale comunista. Quando i popoli della ex Jugoslavia hanno deciso che non era più possibile lavorare per i Serbi, ed essere gestiti in maniera assisten-. zialista, avevano già i loro comitati regionali, diciamo nazionali, hanno chiesto l'autodeterminazione, che tra l'altro è un articolo degli accordi di Helsinki, e si sono staccati dal potere centrale. Il caso della Jugoslavia spaventa molto. Le differenze tra Italia e Jugoslavia sono forti: in Jugoslavia si sparano addosso e si ammazzano come cani, io penso, non tanto per il progetto politico, quanto per una differenza molto importante, di carattere religioso, tra ortodossi, mussulmani e cattolici. C'è anche una forte componente nazionalistica. Le due regioni del nord della Jugoslavia, sicuramente le più europee, hanno deciso di separarsi e ci sono stati pochissimi morti. I pochi disastri che sono successi, sono accaduti perché non volevano lasciar rientrare le truppe a Belgrado. Quindi, nel caso la maggioranza degli italiani del nord decidesse di separarsi dall'Italia, la Lega seguirebbe, e il modello a cui lei pensa è la Slovenia ... Secondo il principio dell'autodeterminazione del popolo, che è un principio sancito dalla nostra Costituzione. Sia chiaro: noi non vogliamo la secessione. la forza della Lega è proprio questa: noi vogliamo lo Stato federale. E' difficile stabilire quello che succederà poi: se succede che al Nord, quando si andrà a votare, tutti votano per entrare in Europa, per il cambiamento, contro il potere centrale -e la Lega rappresenta in questo momento la volontà contro il potere centrale- vuol dire che è una scelta della gente e che si andrà al cambiamento. Contro la gente non si può andare. Il nord, dunque, è pronto per entrare in Europa, l'Italia no. No: io sono convinto che il nord non è pronto, il nord è in Europa, lo è sempre stato, economicamente e culturalmente. Mentre il sud no. non è che lo diciamo noi, lo dicono i fatti. Magari non per colpa della gente: per colpa di questo Stato che per 50 anni ha sempre permesso che i potentati politici comandassero e che la mafia, la camorra e la 'ndrangheta facessero quel che volevano. Riassumendo: c'è da una parte una diversità di tradizioni culturali, anche etniche ... Anche etniche. certo. E poi una diversità di atteggiamenti politici e culturali ... Certo, certo. Per cui l'unità d'Italia è fittizia. Questo l'abbiamo sempre detto, lo stato federale dovrà tenere presente, nei confini degli eventuali stati che verranno a comporre questa confederazione, la realtà socioeconomica: con la diversità etnica si può anche convivere, ma le realtà socio economiche sono diverse e ogni realtà va gestita in modo diverso. Lo stato centrale dovrà provvedere a mantenere un certo equi liDal carcere del 43, dai momenti magici della Resistenza, alla tristezza del dopoguerra, al 68 intervista a Lisa Foa

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