Una città - anno III - n. 27 - novembre 1993

il punto Fra dialetto e Lega non c'è alcun rapporto. Le responsabilità dei letterati che sapevano e hanno taciuto. La lingua fanno grande la poesia. Lo scarto irriducibile fra la parola convenzionale, politica, e quella poetica. La poesia , conoscersi, come guardandosi allo specchio. Lo sgomento del poeta di fronte a quella notte "senza vento". lnte1 Una conversazione con Franco Loi è sempre qualcosa di più di 1111saemplice illlervista. Per 11011 tradire l'emozione che comunica ed il ricordo riconoscente che lascia nell'intervistatore bisognerebbe saper restituire l'atmosfera. gli sguardi, la tensione affeuuosa, gli incisi solo apparentemente casuali, che accompagnano ogni parola di questo grande poeta. La trascrizione di 1111aintervista purtroppo non lo permei/e. Restano, e non è poco, le parole, anch'esse c:ostrelle a misurarsi con gli spazi ridoui dei giornali. Tu scrivi in dialetto. Come vedi la difesa che ne fa la Lega? Non è certo con pretese da famiglia meneghina o romagnola che si rimeue in sesto il dialeuo. L'lgente non loparlaperché ascolta la televisione, impara leparole dalla televisione, dice lecose che sente dire. Le lingue. popolari si ravvivano della creatività deJla. gente. Ora, quello che è venuto a mancare in Lombardia, come un po' in tulle lè regioni italiane e in tutta Europa, è stato proprio l'autonomia creativa della gente. E' stata l'industrializzazione selvaggia - con tulio quello che ha significato in materia di inquinamento, di devastazione del1' ambiente - a distruggere le radici geografiche della Lombardia. Di questo modello di sviluppo sono stati protagonisti proprio coloro che oggi votano Lega: i brianzoli, i piccoli industriali. Non c'è quindi alcun rapporto autentico tra Lega e dialeuo. Ho dello e ho scrillo tante volte che una delle ragioni di fondo del venir meno dell'autonomia creativa della gente è il ruolo giocato dall'uomo nella produzione. Una società contadina e artigianale, infalli, sollecita l'uomo alla creatività, perché lo costringe a lavorare sulle materie, locostringe ali' attenzione, a mettersi alla prova rispello alle cose, a nominarle. rimase interdetto e poi, esitando, disse: "moto falciatris" Significativo, aquesto proposito,è unaneddoto raccontatomi da Dante lsella. Al suo giardiniere, che stava lavorando, cominciò a chiedere i nomi delle piante, dei fiori, di tulle le cose che erano lì auomo, ed il giardiniere rispondeva indialettochiamando ogni cosa con il suo nome. Ad un certo punto, però, di fronte ad una motofalciatrice, rimase interdetto senza saper rispondere, poi dopo un po', esitando, disse: "moto falciatris". Aquella «cosa» infalli non aveva dato lui il nome. ma un qualche ufficio stampa, quindi non chi aveva fa;to la cosa, ma chi è addello a dare i nomi alle cose. Rispetto a tulio questo la Lega non ha niente da dire e infalti non dice niente. Altra cosa politicamente. La Lega cosa rappresenta? Rappresenta sul piano strettamente politico la protesta e la transizione. Dentro la Lega sono confluite forze fra le più disparate, i padroncini che dicevamo prima, piccoli industriali, artigiani, ma anche operai, gente che si è arrabbiata CARTOLERIA ROMA I i tel. 402346 Viale Roma, 8-10 Forli perché è rimasta delusa. D"altra parte se non ci fosse stata la Lega non sarebbe scoppiata la questione della magi tratura, Craxi e Andrcoui non se ne sarebbero andati, questo è sicuro, bisogna dargliene alto. Mi sento ripetere che ''la Lega è un pericolo, chissà cosa nasce con la Lega...''. Ma abbiamo convissuto con Craxi, coi ladri, coi banditi, con le stragi, cosa può succedere d'altro ... Non capisco cosa possa succeder di peggio... La situazione in Italia sta diventando sempre più difficile. Che funzione può avere la letteratura? La letteratura ha due funzioni. In primo luogo, deve dire il vero. Chi scrive deve essere onesto, non seguire le mode, non imbrogliare. Deve scrivere quello che sente. In secondo luogo deve dire quello che socialmente e civilmente gli pare giusto e ingiusto e dirlo apertamente. Il che non significa che uno debba scrivere poesie contro Andreoui -che è assurdo-, o a favore degli operai. Mi chiedo però, nel momento in cui capisce, come ho capito io, come hanno capito tulli, come andavano veramente le cose e chi era Andrcoui, perché mai non lo dica. Questa è una cosa che poteva fare chiunque anche senza scrivere una poesia o un romanzo sulla condizione operaia come ha fallo Voiponi. Potevano dire --guardate però che quello sta facendo questo, che quell'altro è un delinquente ...". Discutendo con uno di Comunione e Liberazione, gli ho dello che non possono applaudire Andreotti qualsiasi cosa dica, fossero pure cose sensate e bellissime, non possono venirmi a dire che è cristiano. Forse non sarà il mandante, ma certamente sapeva, e allora perché non ha denunciato? Le stragi ci sono state, qualcuno le ha fatte, lui non sapeva? Ma lui era il capo del governo, o è stupido o è connivente... Non ci sono dubbi. Gli «uomini di cultura», a loro volta, non capivano? Non sapevano? E se sapevano allora non sono uomini di cultura perché gli uomini di cultura dicono. Ma i lcuerati non hanno parlato e hanno preso tulii i vantaggi. Sciascia ha parlato, Pasolini ha parlato. Enaturalmente Sciascia ha dovuto dare le dimissioni da parlamentare e Pasolini, poveretto, ha fallo la fine che ha fallo. Se non avesse fallo quella fine lì per responsabilità sua, probabilmente l'avrebbe falla più avanti per responsabilità di altri... Pasolini è stato uno di quelli che ha vissutoda poeta, nel bene e nel male... E anche le cosiddeue avanguardie, che hanno avuto in mano il potere culturale (Biennale ecc.) sono state conniventi perché teorizzando il non senso e la disgregazione hanno dato prestigio e giustificato il mondo incui vivevano invece di opporsi, invece di portare il senso, la parola... Parli di un rapporto intimo della poesia con la realtà? Cos'è la poesia? Se la poesia è solo un fauo leuerario la gente fa allora bene a non leggere le poesie e a fregarsene... La poesia non è solo ingegno, testa. cultura, nozioni, ma un patrimonio di tulti. E' un fenomeno che investe l'uomo, lo coglie nei suoi moCOOPERATIVA UNA CITrA' PrésidcnteMassimoTesei. REDAZIONE: Rosanna Ambrogctti, Fausto Fabbri, Diano Lconi,Silvana Masselli, Franco Mclandri, Morena Mordenti, Rocco Ronchi, Gianni Saporetti (coordinatore). INTERVISTE A Alfonso Berardine/li: Franco Mclandri. A Franco Casrella::.:.i: Walter Minclla. A \V/odek Goldkom: Massimo Tcsci. A Franco Loi: Umberto Fiori. Rocco Ronchi e Gianni Saporcni. A Rodolfo Ca.wdei: Rodolfo Galeoni e Franco Melandri. A G11idoViale: Dolorcs Davide Gianni Saporcni. A Giorgio Anton11cci: Lisa Massctti. A Carlo Fla111ig11i: Rosanna Arnbrogcni. A Clara Sereni: Massirno Tcsei. FOTO In copertina: rnetrò di Milano. Foto: di Fausto Fabbri. In dccirna e undicesima: di Rodolfo Galeoni. COLLABORA TORI Rita Agnello. Edoardo Albi nati. Lorena Amadori. Giorgio Racchin. Daniele Barbieri. Paolo Bcrtoui. Patri,ia Beni. Yincc111:oBu\!liani. Libero Casamurnta. Dolorcs David. Umb.;'rto Fiori. Rodolfo Galeoni, Liana Gavclli. Marzio Malpe1.1.i. Massimo Manarclli. Gianluca Mani.i. Lisa Ma,- scni. Walter Minella. Linda Prati. Carlo Polcni. Roberto Poni. Giannozzo Pucci. don Sergio Sala. Sularnit Schneidcr. Grafica: "Casa Waldcn". Fotoliti: SCRIBA. o menti più liberi. quando è più disponibile. più allento. più pronto a ricevere. Tant'è vero che, per esempio, l'innamorato -io lo dico sempre- scrive poesie o lettered'a:110re, immancabilmente. Non c·è ragazzo innamorato che non abbia scriuo almeno una volta una lettera d'amore, un biglieuino con scrilto '·cara ti amo, i tuoi occhi splendono come stelle...". hai voglia di dire che lo vuoi con gli occhi • azzurri Questo significa che c'è un movimento che avviene dentro I' uomo e che lomeuc incondizione di dover usare la parola per esprimersi, per dire. E questo capita a tutti. Il cosiddcuo «poeta» è allora semplicemente chi è più abituato degli altri a fare auenzione alla parola che dice, e sopraltullo al fauo che la parola che dice sia in rapporto con se stesso, con quello che dentro di lui si muove. E con ciò egli indirizza il leuore verso la «cosa», verso il complessodi pensiero, di emozioni, di sentire, che un altro ha espresso rispeuo alla cosa. Ecionondimeno la poesia non sarà mai la «cosa»: la poesia, in un certosenso, proprio inquesta sua attenzione al dire, è anchesempreunfallimen- ' to. Di questo dobbiamo essere coscienti. li compito del poeta è però quello di fare il massimo sforzo per potereavvicinarsi ilpiù possibile alla cosa, a quello che sente, a quello che lo auraversa, in modo da permanere il più possibile in rapporto con se stesso. Nellostesso tempochi legge sarà, come lui, più o meno vicino alla cosa che viene espressa. E questo vuol dire servire la verità. Ma la verità della poesia non è quella della testa, della mente. Un figlio, per esempio. è semprepiùvero di quello che pensi di un figlio. Hai voglia di dire "lo voglio con gli occhi celesti. il naso affilato, bello. con leorecchie molto vicine al capo, intelligente, che assomigli poi a mia moglie, perché mia moglie è una bella donna, che abbia il carallere di mio zio. perché mio zio è una brava persona...", il figlio nasce come vuole. Questa è la verità che viene espressa altravcrso la poesia, una vcrit~ld, unque, che neanche iIpoeta conosce. II poeta ha iI dovere e il dirillo di sllldiarc. lavorare, migliorare il mezzo espressivo. ma poi iImezzo lo porta dove lui non sa. Certe volte ho guardato i contadini falciare, sembra una cosa così facile... falciavano tulla una maltinata, una volta ho voluto provare e dopo cinque minuti sudavo come mai e a momenti rompevo la falce... Quindi bisogna lavorare sulla tecnica -la spontaneità è un po' melensa, è falla di sentimentalismo. di istinti- per riuscire a liberarsi dello strumento. per essere il più libero possibile rispclto allo strumento. Solo così io entro inun fare diverso dove non sono più io solo che faccio. maè lo strumento che fa e forse anchequalcos'altro. Unamico chirurgo mi ha dello: ··110studiato tanto, però ci sono dei momenti che di frontea una testaaperta non so proprio cosa fare. allora lascio fare alle mani ...··. Questo è interessantissimo, perché il poeta è proprio quello che lascia fare alle mani. è quello che sa benissimo che quanto piùci mette di se stesso. dcli' io. della propria cultura e tantomeno la poesia riesce. Spesso facciamo così perché siamo vanitosi, vogliamo fare vedere che sappiamo, vogliamo dare dei segnali. Que~to accade sempre, persino in Dante, ma quando si abbandona, si libera, allora viene condollo e va. Allora lì nasce la «cosa», quella cosa che. ripeto, non è la cosa. ma è l'ordine 1;i11stoin cui le cose possono essere recepite nella loro verità. E' come quando guardi certe case e capisci che sono un ingombro per lo spazio; quando invece guardi la casa di un contadino o un palazzo antico subito senti che stanno dentro ad un ce,10ordine. che sono stati fatti nel rispeuo di un ordine, un ordine che ti suscita idee, emozioni. Ecosì la natura ti suscita sempre delle emozioni, perché la natura è nel suo ordine, né bello né brullo. né buono né caltivo. né giusto né ingiusto. «al di là ciel bene e del male». perché Dante è più grande, ha più forza, di Leopardi? E' poi quest"ordine a far sì che non siamo soli. Mentre noi siamo qui a parlare tutto il mondo partecipa al nostro parlare. Come quando accendiamo la televisione l'antenna capta le immagini che sono ncll"aria. queste passano anche in mezzo a noi e noi siamo come anlcnne. In quei momenti ci mcl!iamo nellacondizione di riceverequelloche ci viene eiafuori. e quindi non siamo solo produltori di poesia. ma ci melliamo incondi1:ionedi ricevere poesia. Ecco perché un popolo con una lingua. con un costume. un popolo con la legge comune. riesce a creare sempre una grande poesia. Perché Dante è più grande di Leopardi? Ma perché Leopardi era il povero contino marchigiano chiuso dentro alla sua torre, mentre Dante era in una Firenze dove tutto il popolo parlava la stessa lingua, si esprimeva liberamente, aveva una grande vitalità, creava auorno a lui un clima, un mondo di espressioni, di modi di dire, e anche di forze spirituali che concorsero a potenziarlo. In un mondo diviso e positivista Leopardi esprime la propria di~perazione, la propria solitudine, e non capisce neanche iIcontadi no perché non lo sente. Quando parla del contadino dice --che bello essere il contadino che è là che mangia la polenta". Non gli passa neanche per la testa che quel contadino magari prova lo stesso dolore suo, e che, solamente, non lo sa dire. Questo Leopardi non lo sa, Dante lo sa. La differenza è proprio lì, Dante lo sa e allora è più libero. ha più spazio, più forza. o· altra pane noi non cc ne rendiamo conto ma le forze nel mondo ci sono, si traila di aprirsi. di far scallarc la valvola, di mcllersi in rapporto con le forze che ti potenziano. Con tulio questo, lo ripeto, la parola è sempre un limite, comunque. Infalli tu leggi Dante, Omero, Virgilio. e sarai potenziato. ma non è che tu capisci perfcllamcntc cosa Ii ha mossi. cosa hanno sentito. Sci potenziato da quel che dicono perché ciò che dicono è dentro ad un ordine. che è lo stesso che regge l'universo. Quelle cose ti fanno viaggiare. ti fanno muovere il pensiero. le emozioni. L·emozione che Ulisse prova quando vede Nausicaa non le hai provate, ma le puoi immaginare. le puoi pensare. le puoi ripensare o riscn1ircpensando a te stesso... Quando di fronte al mare. dormivi stanco, distrutto. e svegliandoti hai visto delle fanciulle... Far risentiredando 1• orientamento giusto, porre I·altro inquella direzione perché riprovi

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