I • un 111ese , .... COSE FArrE, ~~: SEMPLICEMENTE I "'J ,I II bisogno di una cultura "dal basso" e di una militanza sociale che f.... .._,_~-~·;;_~.. ,------~ riparta dalle piccole cose, capace anche di uscire in strada, casomai solo ,.. , ...·· per pulirla o per impedire la violenza razzista. I rischi di un linguaggio .,, ,.· ·.. colorito, allarmistico. Intervista ad Alfonso Berardinelli . . , " , • , ,.,., u ' , ,, , ~ , v, , , .-.-.,...,.. w,w, ...... ,,,,,,,.,,, ,. ,, ...... _,..,.,.,,,.,.. ),,,, ...... -~ ....... ........,,..,..,.,.,,....,..~---,.,.,. Alfonso Beradinelli. doce111edi le11ere e critico le11erario, è redai/ore di "Linea d'ombra" e. insieme a Piergiorgio Bellocchio, di "Diario". L'attuale crisi italiana ripropone la discussione fra chi vede nella politica solo l'ambito della mediazione e chi invece ritiene che essa debba anche indicare scopi generali o modelli di società... Direi innanzitutto che oggi, come venti o trenta anni fa, avremmo bisogno di una ridefinizione della politica. Tutti i momenti di crisi, di grande rimescolamento, comportano anche una maggiore partecipazione, o una possibilità di maggiore partecipazione, da parte di tutti ed è in questi momenti che si sente il bisogno di ridefinire che cosa è la "politica•·. Di solito non solo nel sensocomune, ma persino nella sociologia politica, nel pensiero politico più elaborato, i gira auorno all'idea che la politica sia qualcosa di negativo, una cosa puramente strumentale, completamente distaccata dalla morale. Si dice chequestaè lamodernità, l'universo politico moderno nasceproprio con la separazione tra politica e morale. La cosa curiosa, però, è che in realtà tutte le democrazie moderne -dagli Stati Uniti, che si sono costituiti attraverso una rivoluzione, alla democrazia inglese, checonvivecon la monarchia masi è anch'essa realizzata attraverso una rivoluzione, a quella francesesono dei regimi che connettono molto strettamente l'etica con la poi itica. Quando dico questo intendo anche dire che la politica non dovrebbe essereun' atti vi tàper professionisti che seneoccupano tutta la vita, senza avere altri interessi, altre fonti di ispirazione alla loro azione. la politica non è la soluzione, la chiave di tutto Dal l'altra parte la politica non deve essereconsiderata qualcosa di utopistico, come fosse la chiave di tutto, la soluzione atutti i problemi. lo credo che la politica vada ridotta ad una seria, precisa, controllabile, ma non enfatica né utopistica. amministrazione corrclla di quel lo che c'è. Questo va certo accompagnato da una cultura che implichi una rinessione sul senso della vita soci aie, sui fini che ci proponiamo, su quello che dovrebbe essere la vita sociale, sui rapporti tra la vita socialee quella individuale, eccetera, ma se noi attribuiamo troppa importanza alla poi itica. come sta avvenendo adesso, aspettiamo dalle elezioni una speciedi rinnovamento che in realtà non potrà esserci. Se affidiamo tutto alla politica ci aspettiamo che i partiti siano l'incarnazione elci nostri ideali, ma io penso che questo non debba succedere. Penso che i partiti debbano avere dei programmi e non delle grandi ideologie. Questo vorrebbe dire che con la Lega ci si deve misurare non tanto su un piano ideale e culturale, ma principalmente sulla capacità di amministrare ... Quello che intendo dire è che non bisogna delegare alla politica la formulazione e l'elaborazione degli ideali, delle filosofie sociali e della morale -credo, fra l'altro, che questa sia una cosache sta tramontando un po· dovunque-, ma naturalmente non è che la buona amministrazione sia tulio. li poi itico deve essere un delegato. un qualcuno a cui si delega qualcosa che naturalmente condividiamo, ma non bisogna aspc11arsiche i partiti siano 1• incarnazione di una religione o di una filosofia della storia. Daquesto punto di vista bisogna ancheeliminare l'idea che la DC sia il cristianesimo o che il PCI fosse ''il filosofo collettivo" e ex DC o ex PCI hanno dovuto prendere allo che è finita l'epoca in cui il partito doveva essere anche una visione del mondo o addirittura una religione. la Lega, però, riesce ad allargare i suoi consensi. .. La Lega è un fenomeno sociale e culturale nuovo e non bisogna nascondersi che negli ultimi anni gli italiani non è che siano poi tanto migliorati, spesso,nel costume collettivo, sono anchepeggiorati. Certi aspelli di questo cambiamento si vedono anche nella Lega: si ha molto bisogno cli uno che gridi, che straparli, che dimostri di avere forza. I leaders della Lega non si sbilanciano mai troppo sul piano ideologico: hanno paura di dare una formulazione chiara della propria ideologia perché.scendendosuquel terreno, la loro baseelettorale potrebbe dividersi. La Lega ha un fo11cimpatto perché tocca il punto cruciale cli una politica ambigua. basatasulla doppiezza e sulla corruzione: da una parte si dichiarano valori e dall'altra si ruba, e al primo L'ORRORE DEGLI SPECCHI Non ci siamo ancora arrivati, tale. Era come dopo uno schock non è stata una vera e propria che blocca: "non agire finché clonazione dell'uomo; si è trat- non si è capito". In fondo una tato "soltanto" di una sperimen- misura di saggia prudenza. Del tazione umana: si è moltiplicato resto anche la bioetica colta, un pacchetto di cellule iniziali. accademica, si divide fra emotiPionieri, perché ormai la que- visti e logico-critici; chi si lascia stione è di sapere chi ci arriverà guidare dai sentimenti di istintiprima; unica ingenuità degli spe- va ripugnanza e disgusto e chi rimentatori, la pubblicizzazione pretende criteri chiari e comunidel loro lavoro che ha provocato cabili: "non avremmo un'etica la quasi generale opposizione se la gente non provasse sentidegli scandalizzati. Ma è inevi- menti", dicono i primi; ma "quantabile che avvengano gli scan- to possiamo fidarci delle emodali, ci è stato insegnato: ci ob- zioni della gente?" ribattono gli bligano a prendere posizione, a altri. E' indispensabile il conreagire, a riflettere. E ascoltan- fronto: alla fine del suo dramma do l'opinione a caldo di diverse su "I fisici", Durrenmatt conclucentinaia di giovani studenti si de dicendo che "Ciò che riguarregistrava il quasi generale ri- da tutti può essere risolto solfiuto: "queste cose non si devo- tanto da tutti". Né la libido scienno fare". Se però se ne chiede- di dei biologi, né il sentimento va il perché, allora si rilevava della gente sono atteggiamenti l'incertez(\lf e•centime ""\ adeguati pe~ quai n~co Ma decidere è difficile. A un tratto abbiamo avuto paura. Improvvisamente siamo stati tutti prossimi a giudici dell'uomo. Proprio le questioni più astratte, le "questioni ultime" sono diventate penultime, pratiche, comuni. L'uomo è natura o cultura? L'uomo è davvero unico e insostituibile? Si può sperimentare l'uomo? Il bene dei più vale il sacrificio di uno solo? In questo caso, l'orrore della ripetizione, l'orrore degli specchi che atterrivano Borges con l'idea di venir ripetuto: "perché l'uomo senta che è riflesso/ e vanità". Gli esperimenti sulla clonazione ci umiliano perché ci moltiplicano. La saggezza popolare insegnava che Dio fa gli individui e il diavolo fa le copie. Solo tradizione e sentimento? Attualità di Kierkegaard che difendeva l'irriducibilità dell'esistenza alle strutture del sistema: "Il Singolo è lacontestazione e laconfutazione del sistema". Dei laboratori americani. E di fronte a questi problemi sappiamo ben distinguere fra etica e diritto: non ci basta appellarci a un referendum. Come pure avvertiamo la dialettica tra coscienza e norma: cos'è giusto fare? Allo stato nascente delle emozioni umane la coscienza si interroga perché si sente misurata, non misura le cose; si sente responsabile, non spontanea creatrice di quel che è lecito. Il dilemma ricorrente di Adamo: inventare lapropriastrada, perché "siamo condannati alla libertà" (Sartre) o dobbiamo scoprire con fatica lo "splendore della verità"? Sergio Sala posto, da questo punto di vista, mcllcrci la DC, anche se il PSI ha funzionato da acceleratore. La forza della Lega sta nel suo essere politicamente determinata, violenta. tagliente, ma ideologicamente indefinita; nel suoessere.come dire, la rivoluzione della classe media. La bascelellorale della Legaècompostada picco I i commercianti, piccoIi imprenditori. bolle gai, che prima erano socialisti o democristiani. la Lega è una forma di craxismo piccolo borghese Non bisogna dimenticare che la forza della Lega dipende anche dal la modi ficazionc della strullura sociale italiana. Mentre r Italia fino a qualche decennio fa era divisa in classi sociali molto nelle ed esisteva un vasto proletariato. oggi è prevalentemente un paesedi classe media o che aspira ad essereclasse media, magari piccola borghesia, una piccola borghesia falla anche di ex proletari. Gli ex operai, in fondo, hanno dentro un cuore piccolo borghese -lo vedo anche in famiglia perché vengo da una famiglia di queste genere- e la forza della Lega dipende dal fallo che l'Italia è diventato un paesepiccolo borghese negli interessi, nei timori, nelle abitudini di vita, nel bisogno del comfort, della sicurezza, di un certo livello di consumi. Tutto questo hadato forza alla Lega ed anchesenon può es ere tradollo in una ideologia strullurata hadalla sua lo stile di vita quotidiano. In questo sen o, da un lato la Lega è una forma di craxismo piccolo borghese impazzito, dall'altra incarna bene, nella sua forma più dirella e brutale, l'inconscio sociale degli italiani. Altri partiti, come i Verdi o il PDS, cercano di coprire la realtà della vita quotidiana degli italiani con delle idee, ma spesso è una superficie volonterosa che non corrisponde al reale comportamento delle persone.mentre la forza della Lega consiste nell" essersi spogliata delle idee ed anche se la Lega è un'ideologia. prudentemente si tiene lontana eia ogni formulazione esplicita. Anche quando si sbilancia, con Gianfranco Miglio, poi sempre si corregge, perché ha paura di sbilanciarsi troppo: un colpo al cerchio e uno alla botte. Comunque. anchese le ideologie di partito sono morte. delle ideologie, nel senso di visioni generali della nostra vita edel la società, neabbiamo bisogno più di prima, solo che la formulazione di queste idee generali non possiamo più delegarla ai partiti. C'è bisogno di una cultura che sia un po' "dal basso·•.come si diceva una volta, che coinvolga gli intellelluali, la scuola. la medicina, tutte le professioni, dai maestri elementari ai medici, dai giornalisti ai magistrati. Se i partiti, la cultura dei partiti, la cultura della politica, non ono nutriti da una cultura della società, allora i partiti saranno sempre vuoti e impotenti. Quindi lei pensa che oggi l'impegno sociale debba essere soprattutto un impegno culturale ... I termini più correlli ono politico, culturale e sociale. Se non siamo dei politici di professione, se non siamo degli osservatori dei politici, cioè dei giornalisti, se iamo fuori da que 10 ambito più ristretto. se siamo, come si diceva una volta, fuori dal palazzo, allora il nostro impegnodeveesserees enzialmente di tipo culturale e sociale e dovrebbe svolgersi anche nel trovare delle forme di rapporto sociale al di fuori delle forme sociali imposte o inerti, meccaniche. se in una scuola . . 0991 s1rompe una lampadina ••• Faccio due esempi. forse un po' ecce sivi. per rendere l'idea. Se, per esempio, un quartiere fosse costretto agestire in prima persona lo smaltimento dei rifiuti. tutti sarebbero costre11iadaprire gli occhi e l'intera cultura degli abitanti di quel quartiere cambierebbe perché sarebbero costrelli a vedere quanto inquina la loro vita quotidiana. Altro esempio: affidare la pulizia e la manutenzione degli spazi scolastici non a del personale addelto, ma agli stessi studenti. Se in un scuola oggi manca una lampadina. quella lampadina può mancare per anni, un muro resta non verniciato per mesi. Gli studenti, o la gente che vive in un certo luogo, non riescono a pensare che quel certo luogo appartiene a loro e che quindi si dovrebbe cercare di gestirlo anche nei minimi problemi quotidiani. Secondo me questo, che sembra poco, è invece tantissimo: comincerebbero a modificarsi i nostri legami sociali, diventerebbero meno meccanici. L'impegno va svolto sul piano culturale, sul piano del abbonatevi a UNA ClffA' 1O numeri 30000 lire C. C. P. N.12405478 intestato a Coop. Una Città a r.l. S . . cr1vetec1, il nostro indirizzo è: P.za Dante 21, 47100 Forlì - lei. e fax: 0543/21422. La redazione è aperta tutti i giorni, certamente dalle 17 alle 19. Una città si puòtrovarenellelibrerie:"Feltrinelli"e "Tempimoderni", a Bologna,"Dedalus"e "Bettini",a Cesena,"MobyDick"a Faenza, "PesaroLibri"a Pesaro;aMilano:nelletre "Feltrinelli",alla"Utopia", alle librerie della Statale, "CUEM" di Via Festa del Patrono e "CUESP"diViaConservatorioa; Pavia:alla"Libreriad'arteCardano", alla "CooperativaLibreriaUniversitaria",alla "LibreriaGarzanti", alla "Libreria Incontro", alla "Libreria Ticinum", alla "Libreria Il delfino",a "La Libreria".
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