Una città - anno III - n. 26 - ottobre 1993

si. è una questione di sopravvivenza culturale. E' un fatto, comunque, che la convivenza con l'Islam è oggi estremamente difficile e anche le guerre fra paesi islamici nonsono rare... Sostanzialmente giocano elementi politici; voglio dire che quello che succede oggi nel mondo non è un portato dell'Islam in quanto religione, è un portato della politica dei vari Stati. li mondo islamico è un mondo fortemente pervaso dalla presenza religiosa, che è una presenza quotidiana. La pratica religiosa è pervasiva, non si va a messa la domenica e poi il resto della settimana non si prega; il mussulmano prega cinque volte al giorno e prega in prima persona, da solo, in quel momento è in rapporto diretto con Dio e questo dà una forte carica emotiva. Utilizzando, strumentalizzando l'Islam è quindi facile manipolare le masse da un punto di vista politico e viene fatto regolarmente. La guerra Iran-Iraq è l'esempio più recente di due guerre sante proclamate da due mussulmani che si guardano in cagnesco e si dicono vicendevolmente ·Tu non sei mussulmano" ... Ma dal punto di vista strettamente islamico quella era una guerra che non si poteva combattere perché i mussulmani non possono combattere tra di loro; la guerra ali' interno della umma, la comunità dei fedeli, è vietata dal1'Islam. Anche la guerra di aggressione è vietata, è ammessa solo la guerra in difesa dell'Islam; anche questo, però, si presta a manipolazione, perché nei secoli si è visto che la guerra ai politeisti, che a tutti gli effetti era di aggressione, poteva essere presentata come guerra in difesa dei principi dell'Islam. Nei confronti dei cristiani e degli ebrei l'Islam non giusti fica nessuna guerra di aggressione in quanto cristiani ed ebrei sono monoteisti, sono gente del Libro; il cristiano può essere combattuto solo quando va a combattere l'Islam. Poi il gioco della manipolazione può essere condotto con dialettica sottile, trovando gli argomenti e c'è gente che si lascia manipolare tranquillamente, anche per paura di essere fuori da quello che è l'Islam. Quando ci sono forze capaci di contrapporsi in un modo o nell'altro al nemico, ecco che c'è anche un consenso emotivo, magari non attivo, però c'è e contro questo combattono molti giuristi islamici moderni. Prendiamo il caso di un paese notoriamente moderato come l'Egitto. In Egitto dei giuristi hanno creato un codice civile, uno penale, tutta una legislazione dello Stato che gli integralisti dicono essere anti islamica. E' un'accusa tutta da discutere, ovviamente, ma si fa presto a far presa con argomentazioni basate essenzialmente sul fatto che il modernismo è visto come una convergenza verso certi principi diffusi in Occidente e contrari ad una certa tradizione che non è detto sia islamicamente corretta, ma che è fortemente radicata. A questo punto c'è una spaccatura profonda nella coscienza del singolo individuo, che non sa più che fare e la manipolazione diventa estremamente facile. Quando ci sono dei forti interessi di parte che spingono in certe direzioni, che armano la gente, che finanziano certe cose, è chiaro che poi vengono fuori i movimenti terroristici, totalmente strumentalizzati. la casa dell'Islam e quella della guerra Non c'è niente di islamico in questi movimenti terroristici, ci sono invece forti strumentalizzazioni, possono essere pilotati da destra e da sinistra. Sappiamo benissimo quali sono i giochi dei servizi segreti: fomentare il terrorismo per creare una reazione, queste cose ormai le conosciamo abbastanza bene, quindi stiamo attenti nel giudicare quello che accade. Quello che succede in Egitto è qualchecosacheècontro la coscienza della massa, è contro gli interessi economici del paese, in ultima analisi anche contro l'Islam. L' Egi 110 è un paese che ha un codice sicuramente non conforme fino in fondo alla legge islamica, ma in una tradizione storica che ci'dimostrachenonc'è mai stata in nessun paese una piena applicazione della legge islamica. Forse nell'Islam dei primi decenni in qualche misura può essere accaduto, ma finché il mondo non sarà tutto islamizzato, la realtà degli Stati sarà sempre una realtà parzialmente islamica. li regno di Dio ci sarà soltanto quando tutti saranno mussulmani, questa è l'utopia dello Stato islamico. Ma questo non vuol dire che per l'Islam è strutturalmente inconcepibile la convivenza con altri? No, non lo è. Difatti la visione islamica considera che la realtà degli Stati sia una situazione provvisoria, una realtà che è vista nell'ambito della provvisorietà di tutte le vicende umane e si sa per rivelazione che il mondo sarà sempre così fino alla fine dei tempi, fino al giorno del giudizio in cui ritornerà Gesù, tutte le divergenze saranno composte e il mondo sarà totalmente islamico. Fino a quel momento ci sarà sempre una contrapposizione tra "la casa del1'Islam" e la "casa della guerra", così chiamata perché è contrapposta, ostile, all'Islam, la qual cosa, però, non vuol necessariamente dire che non ci sia possibilità di collaSOFTWARE - SYSTEM HOUSE CENTRO ELABORAZIONE DATI CONSULENZE INFORMATICHE CONSULENZE DI ORGANIZZAZIONE CORSI DI FORMAZIONE Soc. Coop. a r.l. Via A. Meucci, 17- 47100 FORLI' Tel. (0543) 727011 Fax (0543) 727401 Partita IVA 00353560402 GRUPPO ~~©(lJJ I ILICORRIERE ESPRESSO SERVIZIO NAZIONALEE INTERNAZIONALE 70 SEDI IN ITALIA FORLI' - P.zza del Lavoro, 30/31 Tel. 0543/31363 - FAX 34858 RIMINI - Via Coriano 58 - Box 32/C - GROS Tel. 0541/392167 - Fax 392734 1anco borazione. Il problema è come sarà la collaborazione tra queste entità contrapposte. La questione, quindi, non è sul piano di un dialogo che cerchi di basarsi sulle affinità, sulle cose comuni, come si tende a pensare da parte occidentale. Per l'Islam è scontato che siamo delle cose diverse, profondamente diverse, per cui l'atteggiamento islamico è ·'Guardiamoci in faccia con lealtà, mettiamo chiaramente sul piatto le nostre diversità, poi sicuramente abbiamo bisogno ciascuno degli altri. Allora, su questo, possiamo stabilire dei patti. Ci sarebbe un reciproco vantaggio". Forse questa accettazione delle di fferenze nell'Islam non è irriducibile, forse c'è sempre la sensazione che questa alterità finirà poi col confluire nell'Islam nel momento in cui l'Islam verrà veramente conosciuto; la forza ideale dell'Islam viene vista in questo senso: "Quando mi conoscerai meglio capirai che ho ragione e fino a quel momento non occorre che ti com batta, possiamo convivere tranquillamente purché ci siano patti chiari". Questa consapevolezza originaria della imperfezione dei tempi non può essere l'elemento di forza di una secolarazzazione? Di fatto oggi c'è una secolarizzazione; anche se dipende molto da paese a paese, dalle condizioni storiche che sono venute a manifestarsi. Un paese come l'Algeria è fortemente secolarizzato, e forse è per questo che è particolarmente violenta la contrapposizione con certe frange integraliste, estremiste. Certo quello della secolarizzazione non è un processo indolore e sicuramente avrà altri aspetti rispetto alla secolarizzazione del mondo cristiano, che è in qualche modo già prevista dalle parole stesse di Gesù "Date a Cesare quel che è di Cesare". senza giustizia non c'è vero Stato islamico Nel mondo islamico non c'è ancora una piena presa di coscienza della impossibilità di ritornare ali' Islam delle origini. E' ancora molto presente questa carica ideale, questo pensare che si possa ripristinare l'Islam delle origini in un mondo che invece è profondamente diverso ed in cui, anche ali' interno del mondo islamico, ci sono delle realtà molto diversificate. Questo fa sì che si creino delle contrapposizioni e delle contraddizioni. Un paese che si autoproclami "islamico", che voglia applicare la legge coranica, non si rende conto di quello che scatena affermando l'esistenza di qualche cosa che è una realtà, ma che integralmente non è mai stata applicata da nessuno e forse non può essere applicata se non nello Stato islamico ideale, finale. Riguardo poi alla legge islamica va detto che spesso si guarda ad essa come ad una legge crudele, selvaggia, legata a modalità che ripugnano una società civile e moderna, ma forse dovremmo guardare a questa legge nella sua realtà storica, rendendoci innanzitutto conto che la legge islamica può essere applicata soltanto da parte di uno Stato islamico vero, elettrauto marzio malpezzi piazza della vittoria forlì tel. 67077 DIFFUSIONE SPECIALISTARTICOLIDABAMBINO CENTROCOMMERCIAL«EILGIGANTE» BABYCROSS · GIGANTE ViaCampodeiFiori47100ForlìTel.0543/72102F3ax0543/724797 BABYCROSS · RIMINI ViaNuovaCirconvallazion2e1, 47037Rimin(iFO)Tel.0543/777552 quindi uno Stato giusto. Uno Stato che non abbia la più piena coscienza di essere capace di applicare integralmente e nello spirito più puro la legge coranica non è abilitato ad applicare certe norme, e uno Stato in cui non regni la giustizia, anche la giustizia sociale, non è uno Stato islamico. A questo punto si può dire tutto, ci si può chiedere, per esempio, se l'Arabia è uno Stato giusto: dal punto di vista della maggioranza dei mussulmani non lo è e quindi non può applicare il taglio della mano ai ladri ... Quindi non si possono applicare certe norme apparentemente crudeli. Il taglio della mano ai ladri non lo può applicare uno Stato che non sia giusto e al limite, ed è questa l'interpretazione che molti giuristi danno e che molti mussulmani vogliono vedere, se lo Stato è veramente giusto non ci possono essere dei ladri. Si fa un'affermazione di principio, "Rubare è•una cosa terribile, brutta, cattiva, inaccettabile", tant'è che viene punita con una severità spaventosa, ma attenzione: se uno opera in stato di necessità non è un ladro e come si fa ad essere sicuri che il ladro non operi in stato di necessità quando lo Stato non è uno Stato giusto? Questo modo di ragionare è ampiamente diffuso nei giuristi moderni. La giurisprudenza più antica, invece, applica alla lettera: certamente ci sarà un processo che stabilirà se l'imputato abbia operato in stato di necessità o meno, ma una volta appurato.che in qualche modo poteva fare a meno di rubare, il taglio della mano viene applicato effettivamente. Ed è una cosa barbara. • ORl'I DI GUERRA Tre egiziani per sfamarsi pescarono i pesci rossi di una fontana comunale. A Milano. Non fu facile prenderli con lemani, guizzavanoviacheera una bellezza, nel branco anche un paio di carpe, ma alla fine gli egiziani conmoltapazienza e una tecnica attendistica ci riuscirono. Poi non fu nemmeno facile prendere gli egiziani, che si divincolavano dall'abbraccio dei vigili milanesi usando un'antica tecnica araba di disimpegno corporale. Uno di loromessoalle strette risputò vivo un pesce, maperglialtri non ci fu niente da fare: ormai giacevano per sempre nello stomaco degli egiziani. Non sarebbe stato un gran guaio, a tutto si può riparare, ma il fatto è che quei pesci appartenevano al Comune di Milano che come è noto è un organismo inflessibile: "Ora dovrete lavorare gratis fino a ripagare i pesci", dissero i vigili, a brutto muso, in un dialetto strano, "T'ecapì', testùn di un africano? Marsch!" E spinsero gli egiziani in macchina per portarli a bottega. La carpa sfilata dalla bocca dell'egiziano venne rigettata nella vasca: dove in capo a qualche istante di smarrimento riprese robustamente a vogare in una spanna d'acqua tra sassi algosi, buste della Coop e lattine. Edoardo A/binati Tutlll la scelta chevuoi Vialedell'Appennino1,63 -Forlì Alimentazione Naturale Yoga Shiatsu via G. Regnoli, 63 Forlì tel. 0543 34777 UNA CITTA' 13

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