un inese d, luglio ... · .,'J , ••• , .:.;-::·:/:,/:.-:::<:···-:-·-)< / .. "... senonché tra le due linee vicino alle case abbandonate ci trovammo di fronte un serbo, solo, giovanissimo, con la divisa militare, sicuramente un volontario. Camminava quatto quatto, armato solo di un vecchio fucile ... Lo abbiamo disarmato. Lui spaventato si giustificava che era lì solo per recuperare delle pecore perse, dei maiali che i contadini avevano abbandonato scappando. Lui li catturava e vendeva. Giura che viveva di questi traffici. Poteva essere vero, anzi era così sicuramente. Certo, aveva avuto un bel fegato a passare la linea. Ce lo portiamo dietro. Ci dice che si chiama Dragan, che il fratello era rimasto ferito, i suoi genitori erano profughi. Lo tenevo io, così fraternizzammo un po', una sigaretta, una battuta scherzosa e il ragazzo comincia a tranquillizzarsi. Era disposto a passare dalla nostra parte: si vedeva che era uno sbandato, era anche simpatico. Eravamo lì lì per lasciarlo andare, quando i serbi si accorgono della nostra presenza, danno l'allarme e aprono il fuoco, anche se non avevano individuato esattamente la nostra postazione. Il ragazzo diventa per noi un impiccio. Il momento era molto delicato, avevamo con noi parecchio esplosivo. Dragan comincia a agitarsi, vuole scappare. Se lo avesse fatto i serbi ci avrebbero localizzato e sarebbe stata la fine. Andava presa una decisione, subito e senza esitare. Ci scambiamo delle occhia-te veloci. Il capo aveva già deciso. Con un gesto della ·mano ci fa capire che andava fatto fuori. Anche· il ragazzo capisce, è terrorizzato, si getta per terra, implorando di essere risparmiato. Piange. Si aggrappa a me, chiedendomi aiuto, protezione. Il capo si avvicina e con un colpo di karatè lo stende, con un altro colpo deciso gli spezza il collo, col pugnale lo finisce. Ci allontaniamo ... La necessità di una polizia internazionale ma anche di una chiarezza sugli scopi e i limiti degli interventi. La necessità di abolire il diritto di veto per ciò che riguarda i diritti umani. La necessità di evitare l'egemonia degli Usa. Intervista a Antonio Papisca. Quella sera ci sbronziamo. Mai, tra noi, un cenno, una parola su quello che era successo. Era stata una carognata, avremmo potuto risparmiarlo. Ma quegli occhi di Dragan, quegli occhi che chiedevano aiuto non li posso dimenticare ... Sl}i, Bruno, erano gli occhi di un ragazzo sveglio e ribelle ... Ma ero stato anch'io così alla sua età. Erano gli occhi di mio fratello Thomas". La citazione è tratta da un articolo di Bruno Zanin, volontario della Caritas, sul Corriere della Sera del 12 luglio '93. A parlare è Heinz Stefan Wiesenack, tedesco di 28 anni, di professione mercenario. In questa fosca estate appuntiamo la nostra speranza al ricordo di Heinz che alla fine è riuscito a ritrovare negli occhi dell'altro quelli di un fratello. Prima di spararsi alla testa mentre sedeva al bar Metropolitan di Srebrenica. Fondatore e animatore del Centro Studi sui Diritti dell'Uomo, che pubblica la rivista Pace, Diritti dell'Uomo, Diritti dei Popoli, Antonio Papisca, insegnante presso l'università di Padova, editorialista del quotidiano Avvenire, è una delle voci più ascoltate del movimento pacifista. Cosa c'è di nuovo rispetto al passato negli ultimi interventi militari dell'ONU sia dal punto di vista del diritto internazionale sia dal punto di vista dello stesso ruolo politico dell'ONU ? Sicuramente c'è un risveglio dell'ONU dovuto a una serie di fattori di cui il più importante è la fine del l'assetto bipolare, cioè del la fine della contrapposizione politica e strategico-militare tra est e ovest del mondo. Fino a quel momento l'ONU non ha potuto funzionare secondo quanto disposto dal suo Statuto (la carta di S. F,.ranciscoche fu adottata nel giugno del 1945). Il sistema di sicurezza dell'ONU fu concepito allora in termini abbastanza precisi e avrebbe dovuto funzionare sulla base della piena disponibilità da parte dell'ONU di una forza di pubblica sicurezza internazionale messa a disposizione in via permanente da parte di tutti gli stati membri. L'art. 43 della Carta ONU dispone l'obbligo per tutti gli Stati di conferire alle Nazioni Unite una volta per tutte una parte dei loro eserciti. Questa forza di pubblica sicurezza dell'ONU dovrebbe agire sotto l'autorità ed il comando diretto del Consiglio di , Sicurezza coadiuvato da un comitato di stato maggiore formato dai rappresentanti militari dei 5 membri permanenti del Consiglio di Sicurezza e da quelli di altri Paesi. La stessa carta chiarisce gli ambiti di utilizzazione di questa forza di sicurezza internazionale: non se ne può disporre a fini bellici, cioè a scopo distruttivo (per debellare un paese, per fare conquiste territoriali, etc.). Quindi è vietato l'atto di guerra. La forza di sicurezza internazionale dovrebbe quindi essere usata come deterrente per tutti, e poi può essere impiegata per rafforzare le sanzioni di vario genere, a cominciare da quelle economiche che il Consiglio di Sicurezza può adottare. La forLa di sicurezza può poi essere impiegata per adottare blocchi militari e al fine di dimostrazioni militari, ma non a scopo di rappresaglia, non a scopo di legittima difesa preventiva, etc. una forza di pubblica sicurezza internazionale Questo sistema di sicurezza dell'ONU può funzionare solo nel caso che le stesse Nazioni Unite dispongano effettivamente di questo strnmento di deterrenza e di dissuasione. Ma questo non è, neppure oggi che vediamo l'ONU più attiva. Ciò che è successo negli scorsi decenni, cioè l'impiego dei cosiddetti caschi blu, è una prassi di ripiego che come tale non è neppure prevista dalla carta ONU: siccome non si dispone in proprio di una forza di pubblica sicurezza Internazionale ecco che di volta in volta il segretario generale viene autorizzato a chiedere l'elemosina a questo o a quello stato di un certo numero di caschi blu per svolgere operazioni che vengono dette di "interposizione" ovvero di mantenimento della pace; per garantire una tregua sul campo; per agire da cuscinetto come ad esempio a Cipro; per presidiare una zona, come in Sinai. Negli ultimi tempi, alla luce dei grandi mutamenti strutturali avvenuti nel pianeta e soprattutto per l'emergere sulla scena politica internazionale del segretario generale Boutros Ghali, che è una grossa personalità, si stanno ponendo le premesse perché cominci veramente a funzionare il sistema di sicurezza così com'è previsto dalla carta. Per riuscire a capire dove si potrebbe arrivare in questo momento in termini di potenziamento dell'ONU è interessante leggere il rapporto recentemente presentato dallo stesso Boutros Ghali denominato "Un'agenda per la pace" in cui il segretario generale delle Nazioni Unite richiama gli stati al loro obbligo giuridico di deferire una volta per tutte all'autorità e al comando ONU una parte dei loro eserciti. Gli stati sono messi con le spalle al muro da quel documento. Per quanto concerne l'Italia ad esempio il governo ed il parlamento dovrebbero chiedere all'opinione pubblica ed al popolo italiano se la nazione intende mettersi in regola con la carta delle Nazioni Unite e quindi riconoscere definitivamente l'autorità soprannazionale dell'ONU e dunque uscire fuori da operazioni ambigue e pasticciate come questa delle coalizioni multinazionali che hanno operato ad es. nel Golfo, ma anche in Somalia. Boutros Ghali presenta anche una sorta di tipologia delle possibili operazioni di Polizia lnternazionaledell'ONU: è possibile usare lo strumento coercitivo a fini di deterrenza, a fini di mantenimento della pace, a fini di imposizione della pace ed a fini di costruzione della pace. Per almeno due delle suddette tipologie Boutros Ghali fa anche appello alle organizzazioni non governative per quelle che noi chiamiamo "operazioni umanitarie·•. E' qui necessario ampliare il quadro del discorso: è mia personale convinzione che esista la necessità di distinguere fra "operazione umanitaria'' e "operazione di pubblica sicurezza internazionale''. La prima deve essere gestita esclusivamente con strumenti civili e quindi con strumenti di emergenza e di solidarietà sia governativi che non governativi. Per quanto riguarda l'Italia, per esempio, questo tipo di interventi andrebbero gestiti dalla protezione ci vile e dalle associazioni di volontariato. Le operazioni di pubblica sicurezza internazionale invece si avvalgono dello strumento militare così come previsto dalla Carta ONU. Chiaramente anche in questi casi si può parlare di intervento umanitario nel senso che l'ONU non può mai intervenire a fini di guerra, per conquiste militari, per distruggere e via dicendo, però mi sembra ambiguo usare l'umanitario laddove si tratti di operazioni di polizia internazionale. Certamente possono sorgere situazioni in cui per far giungere aiuti alimentari e medicine a popolazioni assediate c'è bisogno della forLa di pubblica sicurezza internazionale che permetta di concretizzare gli obiettivi. Però è bene mantenere distinti gli strumenti e le modalità dell'operazione. "fu legittima o no?" La risposta fu "illegittima". E' evidente che nello stesso contesto ci può essere l'operazione di pubblica sicurezza internazionale e l'operazione umanitaria: però sono due operazioni distinte con strumenti distinti. Se torniamo un attimo a riflettere su quello che lei ci ha spiegato essere la logica dell'uso della forza previsto dalla Carta ONU, non le pare che nel Golfo si sia andati oltre? Ma certo! Nel Golfo si è avuto un processo bellico, cioè una guerra vera e propria dove l' ONU non c'entrava nulla: sul campo non c'era l'ONU, nemmeno la bandiera ONU per intenderci e questo dev'essere chiarito una volta per tutte. Nel Golfo ha agito una forza multinazionale sotto il comando degli Stati Uniti e non c'è stata una legittimazione esplicita dell'ONU nei confronti del Comando USA. Ci fu una infelice e illegittima risoluzione del Consiglio di Sicurezza, la 11°678, con la quale il Consiglio di Sicurezza stesso andò al di là della Carta e quindi se vogliamo ci fu un eccesso di potere, uno sviamento di potere che oggi i più onesti esegeti e commentatori della vicenda riconoscono essere stata illegittima. lo ho avuto questa conferma 5 o 6 mesi fa a Gorizia dal doti. Giandomenico Picco che era allora il braccio destro di Peres de Cuellar. Alla domanda: "Fu quella una risoluzione legittima o illegittima?", la risposta fu: ''Illegittima". La spiegazione sta nel fatto che il Consiglio di Sicurezza, secondo la Carta ONU, una volta che sia investito di un'operazione deve gestirla e comandarla in proprio, non può delegare il potere che la Carta gli riconosce. E' vero poi che il Consiglio di Sicurezza non dispone ancora dello strumento per esercitare questo potere in proprio, cioè non dispone della forza di pubblica sicurezza internazionale prevista dall' art. 43 e seguenti di cui si è detto. Ma non per questo il Consiglio di Sicurezza può delegare gli Stati o riconoscere loro chissà quale autorità; può tacere, può non agire, ma non può riconoscere ad altri il potere terribile, il potere coercitivo, che la Carta riconosce solo al Consiglio di Sicurezza. Diversa è la situazione per i casi di autotutela individuale e collettiva. Per la vicenda del Golfo le cose, in termini strettamente giuridici, sono chiare ed evidenti: l'ONU non ha condotto la guerra del Golfo, la guerra è stata condotta da una coalizione multinazionale comandata dagli Stati Uniti. Gli Stati, anche ai sensi della Carta, rimangono titolari di quello che viene chiamato il diritto naturale di autotutela individuale e collettiva. Ma anche questa, che è un'eccezione al principio del divieto dell'uso della forza da parte degli Stati, è molto circostanziata. Quindi le recenti vicende dell'Iraq, che sono state costruite dagli USA come un caso di legittima difesa preventiva o addirittura di rappresaglia, sono al di fuori della Carta ONU. Non si possono legittimare ai sensi dell'art. 51 della Carta ONU. La stessa Santa Sede segue questa medesima visione dei problemi. Il caso degli ultimi bombardamenti dell'Iraq da parte degli Stati Uniti non possono essere considerati legittimi né come legittima difesa né come rappresaglia. lo direi che ciò che va criticato in termini fortissimi è il modo strumentale con cui gli Stati Uniti si stanno ponendo nei confronti dell'ONU. il deficit democratico dell'Onu Oggi gli USA possono concedersi tutti i lussi: possono fare tutto il male possibile contro il diritto e contro l'autorità ONU e allo stesso momento possono permettersi di fare tutto il bene possibile. Sono l'unica superpotenza sopravvissuta e quindi hanno sulle spalle una grandissima responsabilità che è quella di costruire in una direzione o in un'altra l'ordine mondiale. In questo momento danno esempio di irresponsabilità. E' chiaro che dietro ci sono grossi interessi; c'è la macchina multinazionale dell'economia, del commercio, della finanza e del la produzione e del commercio di armi. Allora bisogna stare attenti perché questi sono momenti cruciali per gli Stati e per i Governi. In Italia a questo punto i massimi garanti della costituzione
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