B stadio? Certo nello stadio non vanno messi, però, secondo me, gli ingressi in un paese vanno in qualche modo frenati. I paesi del Terzo Mondo o dell'est europeo vanno aiutati seriamente, perché i nostri paesi hanno dei doveri verso il mondo. Riguardo ali' Africa il problema, fra l'altro, è complicatissimo, anche perché, aiutandoli, abbiamo fatto errori mostruosi. Il più delle volte i soldi degli aiuti sono soldi che sono tornati a casa indirettamente, magari dando lavoro a intellettuali o tecnici, che, invece di lavorare in Toscana. sono andati a lavorare e a fare disastri da un'altra parte, beccandosi 15 milioni al mese e girando in jeep. Se questo è l'aiuto al Terzo Mondo, se devono avere il latte avariato della Nestlé. allora è meglio che muoiano in pace di fame. almeno impareranno ad organizzarsi, così è un modo per spappolarli completamente, cioè renderli masse periferiche, masse da bidonville. L'Europa ha sempre fatto così: ha fatto contro gli altri quel che stava facendo contro se stessa, perché le aggressioni ai mondi esterni sono figlie delle aggressioni interne, dei disastri interni dell'Europa. Comunque ho difficoltà a giudicare altri paesi, preferisco limitarmi al mio. L'Italia è un paese benestante, può accogliere, ma deve accogliere davvero e non fare entrare la gente come è successo finora, perché così davvero si producono fenomeni di razzismo. Se gli immigrati devono diventare lo zoccolo miserabile del!' Italia, vuol dire che non è aiuto, perché la miserabilità con cui vivono qua, sopra la metropolitana o sotto i ponti, non è che sia meglio di come vivono nel loro paese. Se dobbiamo dargli questo, tanto vale chiudere le frontiere. In ogni caso, rispetto agli immigrati, si pone il problema di come possa lo straniero salvaguardare la propria identità e, contemporaneamente, entrare in una relazione paritaria con l'autoctono ... Una provocazione: l'elogio del ghetto. Bisogna smettere di pensare che una volta sbagliassero tutto, che il ghetto fosse soltanto un orrore e una coazione: era anche un modo per garantire, preservare, proteggere delle diversità. A me risulta che in Germania i turchi si siano sempre riuniti fra loro equesto ha costituito la risposta più sana per poter vivere insieme con altri: fissando qualche confine. meglio la fame del latte avariato della Nestlè A Milano, la comunità mussulmana funziona molto bene: si governa in qualche misura, organizza la propria identità culturale con le scuole per i bambini. Mi sembra errato il sogno di integrazione generale che fanno i sociologi democratici, mi sembra rischioso ... Il ghetto preservava una identiUNA CITTA' tà, è vero, tuttavia, quando sono stati aperti, gli ebrei se ne sono usciti... Chiaramente non farei mai un ghetto come quello di Roma, però è anche vero che, spesso, il ghetto proteggeva gli ebrei dagli assalti popolari. li governo papalino di Roma, non certo democratico, era però meno peggio della gente. I governi sono sempre meno peggio dei popoli, purtroppo. Se oggi. dopo i fatti di Firenze, noi facessimo un'inchiesta fra la gente, questa vorrebbe la pena di morte, mentre nessun politico vuole la pena di morte. Esiste un livello politico che preserva alcune conquiste. alcune idee, a cui la gente di per sé non è molto sensibile. sono italiano, mi piace stiracchiarmi al sole Le garanzie del!' imputato, ad esempio. Quando i giudici, facendo una cosa mostruosa, tengono in galera gli imputati finché non parlano nessuno batte ciglio, perché ci sono dei beni fragili, che vengono tenuti su dalla politica, anche se i politici rubano, e che vanno protetti anche rispetto alla gente, rispetto agli umori della gente. Quando la politica diventa lo specchio della gente e risponde alle pressioni della gente, diventa mostruosa, demagogica e distruttiva. Considerando questo, il ghetto era protettivo dagli umori del popolo che ogni tanto lo avrebbe assaltato, violentando un po' di donne ebree, prendendo i quattro soldi che gli ebrei avevano. A parte questo, quando dico "ghetto" intendo una comunità che conservi i costumi dei "diversi"; in questo senso è positivo e diventa la forma più corretta per preservare la ricchezza del le differenze e, nello stesso tempo, per proteggere fisicamente queste persone ... E' sempre esistita la garanzia di poter ricostruire la propria patria, accettando naturalmente alcune regole. Venezia, per esempio, dava quartieri agli armeni e agli ebrei. Pensa agli zingari: c'è chi li vuole mandare a scuola tutti quanti, e questo vuol dire distruggerli, però rubano: bisogna allora trovare un modo per non cancellarli, ma anche dargli una sberla quando rubano troppo. Tutto questo non ha niente a che fare con i buoni sentimenti che si commuovono sugli zingari e li vogliono far diventare tutti per bene: sono buoni sentimenti che voglion dire ammazzare gli zingari. Ricapitolando: l'idea di impero, l'elogio del ghetto, le radici che legano il destino individuale al territorio, non sono tutte parole d'ordine della destra Senza rischiare di sembrare nostalgici, penso che, nel mondo così come è diventato, occorra provare a restaurare alcune cose possibili, se no si fanno solo chiacchiere campate in aria. Comunque, in generale mi piacerebbe un assetto che indebolisca gli stati nazionali, che sono un prodotto degli ultimi cinque secoli di storia e sono nati, come è noto. con sopraffazioni, violenza, inganni e via di seguito. Perché non immaginare, senza sconvolgimenti improvvisi di cui non siamo capaci, un depotenziamento progressivo dello stato centrale e una riattivazione delle responsabilità locali? Anche rivendicare un forte potere locale diventa una misura reale di come si è capaci di essere potere ... Lo stato nazionale è nato, anche teoricamente, con l'idea che il potere centrale debba concentrare in sé tutti i poteri, quindi eliminando via via tutti i poteri secondari, locaI i, eccetera. In realtà è successo che in tutta Europa si è prodotto un fenomeno generale di deresponsabi I izzazione, vale a dire che non c'è più popolo che sul territorio governi, gestisca la base di qualunque forma di civiltà, cioè il rapporto con la terra, con le acque, col clima, con la vegetazione, col marmo, coi metalli. Quindi un decentramento progressivo di potere politico che consenta la rinascita di altri molteplici, tendenzialmente infiniti, poteri; un potere che sia prevedibile e garantisca soltanto alcune conquiste, alcune libertà, alcune forze di cui abbiamo bisogno. In questo senso può aver ragione anche un Bossi: il federalismo potrebbe essere la rivincita di un'Italia che ha perso. Che le cose siano andate così non era inevitabile, quindi richiamare Cattaneo non è una cosa ridicola; certo, se lasciamo a Bossi le cose buone ... Anche riguardo alla Patria: io sono patriottico, mi riconosco in quest'Italia, pur balorda che sia è comunque la mia patria, non posso fare cambio e dire sono tedesco o inglese. Sono un po' vagabondo, mi piace stiracchiarmi al sole, non voglio lavorare come i tedeschi, non voglio essere serio come i francesi: voglio fare l'italiano, come ho sempre fatto, ed in questo senso sono patriottico, riconosco che il fascismo è stato mio e non me l'ha imposto nessuno, che la DC è stata mia, il PCI è stato mio, tutto è stato mio, anche i ladri sono stati miei. Mi sento responsabile di tutto quello che è successo in Italia e non mi tiro fuori per nulla. Non mi sento migliore degli altri, però vorrei che questo paese si ripensasse, perché sen11ò le ventate di mutazione lasciano sempre le magagne inalterate. il fascismo è frutto della nostra storia Quando Amato diceva cose che sanno tutti, che l'antifascismo aveva forti continuità col fascismo, voleva dire questo: che questi mutamenti ingenui, che non assumono davvero responsabilità, vanno I NUMERI L'IMMAGINE E Tempo di scrutini; e naturalmente di agitazioni sindacali degli insegnanti. Ma la scuola èsolo questo? Prestoavremo la riforma della Secondaria che dovrebbe rispondere di più alla nuova società. Non pare che la stampa e lagente vivano avvertiti questi progetti; almeno con quell'attenzione che si è prestata alla riforma sanitaria. Sfiducia? Ma in che cosa: nel legislatore o nella scuola e nelle sue effettive possibilità di incidere sulla vita? Eppure è insostituibile; anche se non retributiva nei tempi brevi. Prendiamo per esempio il problema numero uno delle nostre società: immigrazioni, presenza di sette-nove milioni di extracomunitari in Europa, razzismo. Non è affare solo di imponenza di numeri: i comportamenti dipendono 1 dalle culture. Due esempi: in Polonia c'è ancora antisemitismo e si grida "fuori l'Ebreo" quando ormai sono ridotti a poco più di duemila in tutto; avanti, ma non cambia granché. Il fascismo è il frutto totale e pieno della nostra storia, quindi il nostro paese dovrebbe prendersi per quello che è e fare i conti con la sua · - al contrario, a Francoforte gli extracomunitari superano il 15% -tre volte la cosiddetta soglia critica di accoglienzaeppure sono normalmente inseriti e integrati. Più dei numeri allora conta l'immagine. Ma il fatto è -e qui torna il discorso della scuola- che in Italia, in cui pure il problema numerico non è particolarmente rilevante, non esiste disponibilità culturale. Bei tempi, quando a scuola ci si indugiava contro il razzismo degli altri, USA e Sud Africa! Ora non è più raro il caso di professione esplicita di rigetto degli immigrati. Colpa dei tempi? Dei giovani? Dove il problema è stato affrontato dall'insegnante, con un minimo di continuità, cresce un discorso diverso. Segno che la scuola conta. storia. Adesso, improvvisamente, gli italiani sono diventati dei gran moralisti: tutti puri, sembrano diventati dei rigoristi, dei protestanti, ma in realtà non lo sono. Con Bossi io ce l'ho perché mi sento anche napoletano, senza Napoli non posso essere italiano, mi sento anche palermitano, non possiamo dimenticare che questo paese l'abbiamo fatto noi. La Comunità Europea rischia di essere come l'Italia di cento anni fa: perun'unità superiore, forzosa, si violano e si distruggono le forze locali, autentiche e sane. Si parla spesso di un'Europa che non sia degli stati, ma delle etnie, dei popoli, delle culture. Ma unità politica o economica? Un'unità politica che possa servire a fermare conflitti, a compensare squilibri, mi va anche bene, ma non mi va bene quella economica che rischia di spazzare via le differenze produttive locali e di desertificare, ancora una volta, delle esistenze sostanziate nel proprio posto: Se la carne prodotta nelle grandi stalle industriali tedesche deve distruggere l'economia della val di Chiana, dove ancora fanno le loro mucche, io non ci sto. Preferisco pagare più cara la carne della val di Chiana. • Anzi è insostituibile. Perché si tratta di un problema complesso, che non può essere risolto con le pure immagini TV o il linguaggio generico e a senso unico dei mass-media. Non basta il "sì, sì-no, no". Bisogna anche distinguere, spiegarsi i perché, confrontarsi reciprocamente sui progetti. A scuola, questo si può fare; davanti alla TV, no. Del resto, la legislazione anche da noi nonmanca; fino a/l'ultima pronuncia del CNPI dell'anno scorso. Dobbiamo renderci conto della effettiva complessità di questi probleINTERVISTE A don Albino Biu.otro: Massimo Tesei. Alle donne turche: Lisa Masseni. A Vincenzo Bu• gliani: Paolo Bcnozzi, Diano Leoni e Franco Melandri. A Daria Bonjietti: Dolores Davide Massimo Tesei. Ai giovani israeliani: Davide Oriani e Gianni Saporetti. A Pierre Vidal• Naquet: Sulamil Schneider e Gianni Sapore!• 1i.A Stefano Ippolito: Robe no Poni. A Vito Fumagalli: Franco Melandri. Alla bosnia• ca mussulmana: Massimo Tesei. ~ EZZA _______ . SINTESI mi e che l'Europa è più un progetto che un'eredità. Come riusciremo a combinare identità culturale e solidarietà? Aprirsi alle altre culture suppone solo relativismo e pensiero debole? La tradizione occidentale è solo etnocentrismo colonialista? Dopo tutto c'è anche la Galleria degli Uffizi. E il proprium dell'Europa è stata la coesistenza di tradizioni nazionali diverse. Ma il pluralismo etnico e culturale che ci attende è nuovo e diverso. Convivere a mosaico, o comporsi di nuove unità perché la cultura è scambio? E fino a che punto ci lasceremo sollecitare dai nuovi arrivati? Ci scandalizza sapere che i "vucumprà" trattengono solo il 15% di quel che incassano; il resto lo devono rendere alle loro organizzazioni miliardarie in patria. Prepariamoci a non defraudarli del tutto loro cultura. FOTO: Foto di Fausto Fabbri. Foto di pag. 2 dai quotidiani; di pag. 3 di Massimo Tesei; di Pag 6 dall'archivio di Daria Bonfictli; di pag. IOda Sette; di pag. 15 di Libero Casamurata; di pag. 16 di Marco Ricci. COLLABORATORI: Ri1aAgnello. Lorena Amadori. Rosanna Am• brogeni. Giorgio Bacchrn, Paolo Benozzi. Li• ber0Ca;amura1a. Dolores David. Davide Fab• bri. FauslOFabbri, Daniela Filippelli, Rodolfo Galeolll. Liana Gavelli, Bemd Gomer, Diano Leoni. Manio Malpeai, Gianluca Man1.1, Lis.i Massc111,Silvana Masselli. Orlanda Ma11cucc1.Franco Melandri, Cns1ina Minghini. Morena Morden1i, Franca Morigi, Davide Oriani, Marina Pasquali. Carlo Poleui. Robeno Poni. Linda Pra11. Rocco Ronchi, don Sergio Sala, Gianni Sapore111. Sulamil Schne,der, Fabio Strada. Ennchelll Susi. Massimo Tesei. Grafica: ··casa Waldcn" Fot li~ DTP: SCRIBA. 1no ARREDAMENTO NEGOZI E SUPERMERCATI anca LA FORTEZZA SINTESI s.r.l. 47034 FORLIMPOPOLI (FO) - ITALV Via dell'Artigiano, 17/19 Tel. (0543) 744504 (5 linee r.a.) Telefax (0543) 744520 Sergio Sala UNA CITTA' 5
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