- qualche spunto di pericolo egemone. Senza abbandonarsi ottimisticamente ali 'andamento delle cose, mi pare si possa dire che nonostante tutto in Italia ci sono delle risorse diverse. C'è il rischio che tutti aspettino le nuove regole elettorali, una misura "tecnica", per risolvere tutte le questioni. .. La legge elettorale può essere vista come misura tecnica per governare meglio, però può anche essere vista come una soluzione che costringa i partiti -che si sono comportati piuttosto male, che hanno occupato lo stato per fare i loro affari, per perpetuare se stessi- a cambiare la loro testa. Con l'attuale sistema politico i partiti possono perpetuare se stessi giocando sul consenso in termini di adesioni; con una legge elettorale diversa la misura potrebbe diventare la capacità di governare. la riforma é importante se ti "prende" la festa, se ti fa avere idee Può essere, non dico che avvenga ... A questo punto non possono più stare nel chiuso dei partiti. Non riesco ad immaginare che il giorno in cui debbano proporre una coalizione per governare possano farlo con le loro povere idee di oggi. Sarebbero obbligati ad alzare un po' il livello della loro mente. E questo mi sembra abbia un valore di riforma importante. La riforma è importante quando ti "prende" la testa, non quando determina solo il modo di muoversi. Resta l'idea che sia difficile entusiasmarsi e mobilitarsi attorno ad ipotesi di nuove leggi elettorali. Forse qualcosa può avvenire, qualcosa che mobiliti, come dite voi. Non so ... E' poi necessario mobilitare? Nella mia vita ho visto tante mobilitazioni che si sono risolte nel nulla o nel peggio. Tante volte ci siamo mobilitati per delle stupidaggini o per misurare le nostre forze ... Voglio farvi una domanda: ma veramente non siamo già in presenza di una mobilitazione nel senso che dite voi? Non siamo già di fronte ad espressioni di bisogno di cambiamento? Certo le forme sono le più diverse, a volte sono rozze, a volte anche pericolose come la sceneggiata in via del Corso contro Craxi. Considero pericolosissimo far scendere la questione morale nelle strade. Tuttavia penso non sia negativo che ci sia oggi una contestazione della politica corrente che per il momento non rovescia il caposaldo di un sistema elettivo: chi governa deve essere in qualche modo eletto. Che si possa passare da un sistema all'altro non attraverso giochi di potere, ma perché una classe politica viene "aggredita" dall'opinione pubblica non è di per sé negativo. Dove vede i motivi di questo sostanziale ottimismo? Non è che le cose adesso siano molto brillanti, però avendone viste molte di contestazioni nel corso della vita, non dò a questa contestazione un carattere così minaccioso come viene spesso denunciato. Penso che ci siano degli sbocchi possibili e rispetto alla situazione mi sento ancora un vecchio liberale molto fedele a una frase che diceva Cavour: il peggiore dei Parlamenti è meglio dell'anticamera di un dittatore. Mantenere un'idea di democrazia elettiva è una cosa molto importante e ancor più importante è trasmettere un'idea di partecipazione al proprio futuro ai lavoratori, alla gente, ai cittadini. Queste due cose non sono oggi cancellate dalla cultura politica. Noi abbiamo assistito ad una fortissima resistenza del vecchio mondo dei partiti, per cui l'opera della magistratura ha assunto un rilievo etico che può essere rischioso: nel senso che ridurre la questione politica ad una questione penale può portare la questione morale nelle strade, nelle piazze col pericolo che non si tratti più di questione morale, ma di pura vendetta di alcuni contro altri. Le pare che siamo di fronte alla solita logica del capro espiatorio, sempre utile per ricompattare le società in situazioni difficili? C'è questa personalizzazione della politica sul nome di Craxi per il fatto che il PSI è stato del tutto identificato col suo leader. I socialisti non sono più visti come soggetto collettivo: il partito era Craxi, che ha costruito il modello estremo del partito nel sistema politico in cui siamo, cioè il partito per fare soldi, i soldi per fare il partito. Certo che fa un po' paura quando si legge adesso di certe operazioni. Sapevamo che certe cose potevano avvenire, ma a questo livello non avrei mai immaginato! Ora, il fatto che la magistratura e l'opinione pubblica si siano accanite su queste persone nasce dal fatto che era stato costruito quel modello di partito. nella Refe una demagogia superiore a quella della Lega A questo punto si nota la differenza con la DC. La DC ha fatto altrettanto, ma non ha fatto solo questo. La differenza sostanziale è che la DC è anche tante altre cose, è una tradizione di governo, è uno straordinario equilibrio di tendenze diverse assicurato in primo luogo da De Gaspcri, è il mondo cattolico, è il volontariato, è la Chiesa stessa nelle sue articolazioni. Nel PSI tutto questo non c'è, è rimasto isolato quel nucleo, quel er gli abbonati---------. I libri elencati di seguito possono essere acquistati con lo sconto del 15% riservato agli abbonati di "Una Città", per tutto il mese di febbraio, presso: LIBRINCONTRO 2000 - Via Giorgio Regnali, 76 - Forlì - tel. 0543/28347 1) Casa/inghitudine di Clara Sereni {Ed.Einaudi) -2) Anni d'infanzia di Jona Oberski (Ed.Giuntina) - 3) // gioco dei regni di Clara Sereni {Ed.Giunti) 4) Gli assassini della memoria di Pierre Vidal Naquet (Ed.Riuniti) 5) La compagnia dei celestini di S.Benni (Ed.Feltrinelli) Il prezzo di copertina diventa di 3000 lire. Mentre l'abbonamento ancora per tuffo Il mese di febbraio e marzo resta di 25000. Poi passerà a 30000 lire. 1anco modellino. In una trasmissione televisiva è stato chiesto ad una donna DC: "Come mai voi che avete fatto altrettanto o di più sembrate così tranquilli?" e lei ha risposto: "semplicissimo: primo, perché non siamo arroganti e poi perché abbiamo cambiato il segretario del partito." Sono piccole risposte che spiegano molte cose. Sta diventando ogni giorno più difficile separare ciò che appartiene alla politica da ciò che appartiene alla magistratura ... La non confusione fra magistratura e politica passa attraverso un'idea molto semplice che c'è nella Costituzione, cioè che l'azione penale è personale. Non si può parlare di responsabilità oggettiva: Craxi non può essere colpito perché è il segretario del PSI, ma per le cose che ha fatto, se le ha fatte. I socialisti hanno ragione quando dicono che non si può sulla base di un processo indiziario supporre che uno sia colpevole. C'è una presunzioned'innocenzadell'imputatoec'è la presunzione d'innocenza anche morale. Ma se l'imputato non accetta di essere processato la presunzione morale non dico che cade, ma vacilla. Perché le cose cui abbiamo assistito sono queste: il rifiuto, la resistenza, l'uso dell'immunità politica come armi per non accertare la verità. Questi gli elementi che hanno colpito di più nella situazione attuale e che hanno portato il PSI al disastro. Intendiamoci: la DC può perdere molti voti, ne perderà anche al sud -purtroppo a vantaggio del la Rete, che non mi dà molte garanzie di sicurezza- però per lo meno cerca di galleggiare. I suoi dirigenti dicono: fuori i ladri dal partito; il PSI non l'ha mai detto. Non sono riusciti a riconoscere una questione morale, ecco perché sono andati a fondo. Sono d'accordo che la questione morale debba essere definita nel suo ambito e non debba travolgere tutto, però se cerco di soffocarla per la mia sopravvivenza politica sono perduto. Che il PSI si sia perduto è un fatto nuovo nella storia politica italiana. Tutti sapevano che i politici rubavano, ma nessuno pensava possibile che andassero in prigione. Oggi lo si può pensare e questo non è un danno, ma un passo avanti. Come mai ha un giudizio così negativo della Rete che pure tanti considerano una delle poche realtà positive nel panorama politico? Perché penso che la radicalità della contrapposizione fra società civile e sistema dei partiti contiene moltissima demagogia. E' demagogia d'assalto, che riproduce loschema dell'assalto alla fortezza. "Tu sei là e io ti caccio via per prendere il tuo posto", non contiene altro che questo. E' tutto l'opposto di quello che dicevo prima a proposito dell'interdipendenza e di una ricerca che vada oltre le contrapposizioni immediate. In una situazione in grande movimento può darsi che cambi anche la Rete e la simpatia stessa che suscita in certi ambienti potrebbe diventare un elemento di promozione politica della stessa organizzazione. Allo stato attuale però io vedo una componente demagogica superiore a quella della Lega. O si propone un diverso modo di fare politica e lo si pratica, oppure resta una piattaforma d'assalto che di per sé non dà garanzie. Se la sente di fare una previsione sugli sviluppi della situazione italiana? Personalmente vorrei che non si prescindesse da una soluzione parlamentare, in modo da assicurare il massimo di partecipazione e si uscisse da una fase di pura adesione al sistema partitico tradizionale che è poi quello che nel mio piccolo ho contribuito a formare. a Isernia lta vinto un medico, grazie alla sua credil,ilifà personale Dopo 50 anni la Costituzione può anche mostrare le prime rughe: questo sistema dei partiti tutto sommato ha funzionato, ha permesso ai contadini, agli operai, a molta gente di avvicinarsi alla politica, di assumersi delle responsabilità. Non è stato solo un sistema fallimentare di pura élite, di puro comando. E non dimentichiamo la polarizzazione mondiale che ha giocato un ruolo negativo. Tante difficoltà di oggi derivano anche dai problemi nuovi posti dalla fine di questa polarizzazione. Come verranno risolti questi problemi non so e non posso proprio fare previsioni. Si cambiano le regole e dovranno cambiare i partiti. E gli uomini? In che modo si "promuoveranno" i nuovi dirigenti? Si dovrebbe incoraggiare molta gente che vive per conto suo ad occuparsi di politica in forma non professionale. Ad Isernia nelle ultime elezioni amministrative ha vinto un autorevole medico che ha avuto successo anche grazie alla sua credibilità personale. Allora forse è possibile questa inversione dei ruoli: non più gente di partito che diventa sindaco o amministratore, ma persone che rispondono ai requisiti di candidato che diventano dirigenti del partito. Del resto è quel che succede in Germania o in Gran Bretagna, dove leader dei partiti diventano coloro considerati in grado di diventare poi Cancelliere o Primo Ministro. E' l'idea del partito come partito di servizio, dal quale scegliere un dirigente al servizio del paese. Questa è una possibile via d'uscita, un percorso di promozione politica molto diverso da quello che ho vissuto io, ma è uno sviluppo che vedo con piacere. - nel prossimo numero--------. -IL SENSODELLA POLITICA E IL DISINCANTO DELLA SINISTRA intervista a Carlo Galli, docente di Storia delle Dottrine Politiche -UN DIBAfflTO SU PROUDHON E L'ORIGINE DELSOCIALISMO RIVOLUZIONARI CONSERVATORI E CONSERVATORI RIVOLUZIONARI Fa un certo effetto vedere persone che hanno dedicato tutta la loro esistenza a combattere questo sistema di potere, con rigore e intransigenza, vestire i panni dei moderati, mostrare cautela nel giudizio e ascoltare le ragioni di chi, fino a/l'altro ieri, era solo un avversario politico da sconfiggere. Così come stupisce ritrovare tra i più inflessibili fustigatori del/a corruzione pubblica uomini partoriti, educati, cresciuti a/J'intemo di quel sistema che ora aborriscono. Perché questo strano gioco delle parti? Da dove nascono la prudenza dei vecchi rivoluzionari e l'estremismo "senile" dei vecchi conservatori? Quanto alla forma del processo rivoluzionario che, di fatto. è in corso, chi, negli anni del/a giovinezza, ha/atto realmente esperienza di una embrionale pratica rivoluzionaria, ne paventa il decorso oggettivo, vale a dire il terrore e la guerra civile come sua logica conclusione. Non sono parole eccessive se assunte nel loro preciso significato. Jl terrore, secondo la definizione hegeliana del termine, è il momento in cui di fronte a/l'istanza che si identifica con l'astratta volontà universale "il cadere in sospetto prende ilposto de/J'essere colpevole, e ne ha il significato e l' effe110 ". Nel/a situazione a11ualequesta istanza astrattamente giudicatrice 11011 è, come frettolosamente si è portati a credere, la magistratura, ma la sfera de/J'opinione pubblica promossa dai mezzi di comunicazione di massa a concreto soggetto politico, a fazione rivoluzionaria vincente. La guerra civile è poi una del/e modalità attraverso le quali, venendo meno una autorità super partes comunemente riconosciuta. può essere ridiscusso il contratto sociale. Quanto al contenuto del/a rivoluzione in corso le ragioni del/a cautela del/ 'antico rivoluzionario sono le stesse che spiegano gli entusiasmi sovversivi dei vecchi conservatori. Tangentopoli è infatti J' occasione della definitiva Liquidazione della politica e della sua sostituzione con la (buona) amministrazione. Il problema amministrativo poteva essere differito -e di fatto lo è stato nonostante lemacroscopiche ruberiefosseroda sempre sotto gli occhi dell'opinione pubblica-fintantoché la politica era al primo posto. Finché insomma la questione decisiva era la normalizzazione del caso italiano con la sua anomala presenza di un diffuso movimento di classe. Il fatto stesso che il glorioso panito socialista fosse caduto in mano a una cricca di gangster (la definizione è di Enrico Berlinguer a/J'indomani del Midas) era non solo tollerato, ma festosamente sal11tatodagli opinion makers nostrani. Nessuno dei Catoni di oggi, nemmeno allora, avrebbe in realtà giurato sulla onestà di quel gruppo dirigente, di cui in privato diceva naturalmente tutto il male possibile. Favorirlo, vezzeggiarlo, era infatti soltanto una questione di opportunità, una questione, come si suol dire, tattica. La morale, in tempo di guerra, è un lusso che si può permettere solo chi è al sicuro dal campo di battaglia. La congiuntura internazionale associata al cupio dissolvi di ciò che rimaneva dell'opposizione in Italia ha però reso improvvisamente percorribili i sentieri della vinù. Finalmente è divenuto possibile essere buoni, onesti e puliti e, sopratutto, è divenuto possibile esserlo apoco prezzo. Il tempo è venuto insomma per una/acile rivoluzione che Liquidiciò che per amorale calcolo politico si era dovuto accettare come male minore. Disponibile come caprio espiatorio era adesso anche una nomenklatura affaticata da mille battaglie (per lo più vinte), dal/e mani ignobilmente sporche, logorata dalle critiche (perdenti) degli oppositori di un tempo. L'altare per il sacrificio era offerto poi dalla agorà televisiva che, nonostante l'indiscutibile lottizzazione di cui essa è stata oggetto, 11011 può per la sua stessa natura essere estranea al desiderio di "trasparenza" e di pubblica pulizia che anima i moralizzatori (l'auditel premia i buoni sentimenti, per vedere i cattivi vincere bisogna andare ancora al cinema ...). Per ironia del destino a preparare il linguaggio, gli argomenti e le motivazioni con cui oggi si giustifica l'inevitabilità di questo processo sommario alla classe politica sono stati proprio gli sconfitti di ieri, i rivoluzionari, che si sono visti espropriati dei loro slogan e dei loro }'accuse da quegli stessi che fino a poco tempo fa erano i grandi elettori di quel sistema. Così si è cominciato ad assistere al patetico spettacolo di un'opposizione riciclata che rincorre prima Segni e i referendum, poi La Ma/fa e gli "onesti", infine Bossi, Orlando e domani, probabilmente, Funari e Santoro. Con la lingua alla gola per il gran correre, in cerca di una carezza che la tranquillizzi, la sinistra istituzionale non puo · infatti che ripetere, ossequiosa, "ma questo per primi lo abbiamo detto noi! Non potete lasciarci da pane!". Dimentica però che i fautori del "nuovo·• non stanno affatto dicendo la stessa cosa che si cercava d,idire male negli anni '60 e negli anni '70, non stanno combattendo la stessa battaglia, anche se leparole d'ordine e spesso anche i nemici sono gli stessi (a ricordarglielo dovrebbero essere gli operai licenziati oggi con tanta facilità). Questa rivoluzione morale.forse utile, certo inevitabile, non appartiene infatti alla sinistra. Assomiglia piuttosto alla lapide messa sulla sua tomba. Per questo 1'invecchiato rivoluzionario, che in quella sinistra istituzionale nonpuò, come ieri, riconoscersi, quando è chiamato a dire la sua in una di quelle trasmissioni popolari dove si sbraita, si mostra più sensibile al/e ragioni, spesso al piagnucolio indecoroso, del "politico" sconfitto, che alle grida di guerra del "nuovista" armato di virtù e di telecomando. Dopotutto fa parte della sua natura stare, almeno un poco, dalla parte di chi perde, anche quando chi perde sia un servo cacciato dalla tavola del padrone perché il suo zelo nel servire lo ha reso infine impresentabile alla buona (nel senso morale del termine) soderà. Una bontà per altro dubbia. Che razza di onestà è infatti quella onestà che per affermarsi ha avuto bisogno di auendere che la disonestà desse i suoi frutti? Rocco Ronchi UNA CITTA' 9
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