Una città - anno III - n. 20 - marzo 1993

la debolezza del movimento antimafia a Palermo. Borsellino, in un'intervista riportata da Luca Rossi nel suo I disarmati (Mondadori, Milano 1992) fa un'affermazione sintomatica: «Il pool non esiste» (p. 275). Un gruppo di lavoro in magistratura, organicamente organizzato, affiatato, sarebbe stato troppo nuovo per la mentalità siciliana: è già stato un miracolo che alcuni giudici non si siano pestati i piedi a vicenda, abbiano avuto degli scambi professionali abbastanza frequenti ed in nome di un obiettivo comune abbiano messo fra parentesi divergenze ideologiche e rivalità di correnti. Ma in un'altra intervista dello stesso libro, Giovanni Falcone fa delle considerazioni più ampie, che trascendono l'ambito circoscritto della magistratura: «Il siciliano è prima di tutto siciliano, poi medico, avvocato o poliziotto( ...). C'è un sostrato comune, e tutto il resto viene dopo. la trasversalità di Orlando si fa di faffo divisione Il panorama non è granché mutato, dal Gattopardo a oggi. La supponenza, la spocchia, l'atteggiamento di critica: chiunque fa, in questa infelicissima plaga, è condannato. Bisogna star fermi. Anzi, star fermi dando l'impressione di grandissima attività. Tornasi di Lampedusa diceva: "siamo un popolo di dei. Quello di Pavia non può capire, perché non è siciliano. Noi abbiamo già visto tutto, sappiamo già tutto: ci siamo fermati qui .... D'altra parte, in una società in cui lo Stato è assente, l'alto sentire di sé diventa un'identità, così come il rapporto d'amicizia, il rispetto della fratellanza, del clan". Rileggo spesso queste parole perché mi sembrano davvero illuminanti per capire che cosa è successo a Palermo negli ultimi dieci anni, che cosa continua a succedere. Dalla fine degli anni '70 c'è stato tutto un fiorire di riviste, di associazioni, di movimenti politicoculturali, di centri studi: e ogni omicidio ha rinvigorito la voglia di ribellarsi alla mafia, di intensificare le barriere contro la peste assassina. In un contesto "normale", questo clima di emergenza avrebbe fatto mettere fra parentesi le divergenze e avrebbe collegato le forze in campo. Invece no: ognuno rivendica primogeniture, si arroga il diritto di distribuire patenti di ortodossia antimafiosa a destra e a manca. Esemplare il caso di Leoluca Orlando. E' arrivato dopo anni ed anni che altri seminavano, ha capito in ritardo che cos'era la DC e soprattutto che cosa era il sistema di potere mafioso-politico di cui la DC costituisce il perno. Ci saremmo aspettati che, con la sua straordinaria capacità di dare risonanza ai palermitani migliori, avesse svolto con umiltà il suo ruolo di altoparlante mass-mediale. Invece che fa l'ex sindaco democristiano cui la DC deve l'aver raggiunto il massimo storico di rappresentanti al Comune di Palermo alle ultime elezioni? Decide di fondare un suo partito -solo nominalmente definito "moviUNA Cl'ITA' HANNO COLLABOU10: RitaAgnello, EdoardoAlbinati. Rosanna Ambrogetti,Giorgio Bacchin, Ilaria Baldini, Tina Barbaro. Paolo Benozzi,AntonellaBonvisi.Robeno Borroni.LiberoCasamurata.Patrizia Conti, OoloresDavid. FaustoFabbri. Antonio Fantini. Daniela Filippelli, AlessandraFrassincti,LianaGavelli, Renzo Gaz1.0ni.Giulia Gessi. Ana Gomez.DianoLeoni.CamilloLuppini,MarzioMalpezzi.SilvanaMassetti. Lisa Masseni. Franco Mclandri, MorenaMordenti,DavideOriani,Filippo Perfido. Carlo Paletti, Linda Prati.RoccoRonchi.don SergioSala. Gianni Saporctti. ElisabettaSaviotti. SulamitSchneider.AdrianoSofri,Fabio Strada.EnrichettaSusi. Massimo Tesei. DorianaTogni. SarahWilson. Ivan Zattini. Progcuo grafico: ·casa Wald<n" Fotol11Oi TP: SCRIBA. corr,spon enze mento"- e da quel momento divide in due i suoi interlocutori: i consenzienti e i dissenzienti, i fans e i critici, i pupilli da valorizzare e i contestatori da screditare. La proposta della trasversalità diventa, nei fatti, occasione di divisione. E non gli importa se questo metodo del "con me o contro di me" lo induce a rompere con personaggi di valore come Falcone e ad accontentarsi della fedeltà di un'armata Brancaleone variopinta, la cui superficialità e la cui spregiudicatezza lasciano perplessi, molto presto, i nuovi adepti della Rete provenienti dal resto del Paese. Anche questo, purtroppo, è stato fotografato con lucidità da Giovanni Falcone (che non era uno stinco di santo, che avrà fatto i suoi errori di valutazione, ma che certamente era una persona seria): nel movimento antimafia c'è troppa «gente che occupa i quattro quinti del suo tempo a discutere in corridoio; se lavorassero, sarebbe molto meglio. Nel momento in cui non t'impegni, hai il tempo di criticare: guarda che cazzate fa quello, guarda quello che è passsato al PCI, e via dicendo. Basta, questo non è serio». E' sorprendente come l'intesa reale, in città e nella regione, permanga fra soggetti che -nel loro campo: l'analisi teorica, l'impegno didattico, il lavoro nei quartieri, la divulgazione pedagogica, le professionisono laboriosi e stimati; mentre, dall'altro lato, vi siano dei parolai che se sono politici dicono cosa dovrebbero fare i giudici, se sono giudici dicono che cosa dovrebbero fare i politici, se sono preti dicono ai giudici e ai politici che cosa dovrebbero fare - e, intanto, non fanno né i politici né i giudici né i preti. Lo so che tutto questo, agli occhi dei giornalisti in missione, è irrilevante: ma le speranze e le delusioni della "primavera palermitana" mi hanno insegnato a non sottovalutare la consistenza intellettuale ed etica, diciamo la pasta antropologica, di chi scende in campo per combattere la mafia. roffura etica con la ragnatela degli interessi mafiosi Con le migliori intenzioni di questo mondo si possono combinare guai seri. E, naturalmente, anche quando le intenzioni non sono proprio le migliori. Se trovi questi inconvenienti nel movimento antimafia siciliano, che cosa riterresti di dover proporre in positivo? La domanda è più che legittima. Chi visita Palermo, e non si ferma alla superficie, coglie queste spaccature e ne resta scandalizzato. Inutile dirti che alcuni non ci stanchiamo di cucire gli strappi, pur sapendo che questo ci provoca derisioni e rifiuti. Per fortuna, comunque, al di là delle polemiche, assistiamo anche a fenomeni di aggregazione intorno a proposte precise. Dopo le stragi di maggio e di luglio, ho steso una sorta di dichiarazione programmatica in cui proponevo ai cittadini disponibili, soprattutto ai cittadini "comuni", di impegnarsi concretamente e quotidianamente a combattere la mafia sul piano conoscl!IVO, etico, politico, economico e pedagogico. Il libretto, Liberarsi dal dominio majìoso, aveva un sottotitolo eloquente: Che cosa può fare ciascuno di noi qui e subito. In due giorni, nonostante il periodo estivo, ho trovato decine di persone disposte a firmarlo: e in pochi mesi si sono esaurite le prime cinquemila copie. Adesso le Edizioni Dehoniane di Bologna hanno stampato una seconda edizione su scala nazionale, arricchita da una lista di gruppi sparsi in Italia cui rivolgersi per cooperare attivamente alla realizzazione dei punti programmatici. Che cosa proponiamo, in sintesi, inquesta specie di manuale di sopravvivenza? Innanzitutto di mettere insieme le competenze per aggiornare ed approfondire la conoscenza del fenomeno mafioso. Mai, come in questo campo, errori teorici hanno conseguenze pratiche tanto disastrose. In proposito abbiamo anche allegato una guida bibliografica ragionata. In secondo luogo proponiamo una rottura etica con la ragnatela d'interessi mafiosi. In proposito abbiamo allegato il discorso con cui Borsellino, il 23 giugno, ha commemorato ad una veglia di preghiera il suo amico Falcone. In terzo luogo proponiamo di usare le armi non-violente del voto democratico per punire partiti e personaggi che non hanno voluto, o non hanno saputo, isolare Cosa Nostra pur nella consapevolezza che il quadro degli intrecci mafiapolitica è complesso e che neppure le opposizioni di sinistra possono considerarsi innocenti. In quarto luogo proponiamo di attivare le strategie economiche, cercando di difendere il lavoro pulito, di boicottare le attività commerciali mafiose e di attivare forme di lavoro estraneo ai condizionamenti mafiosi. In proposito abbiamo allegato un'intervista di Libero Grassi, la cui trasparenza avrebbe forse qualcosa da insegnare anche agli imprenditori del settentrione che si sono piegati a pagare la tangente, il "pizzo" dei partiti, pur senza essere esposti alla minaccia inequivoca della morte. In quinto luogo, infine, proponiamo di intensificare l'opera educativa attraverso canali tradizionali e attraverso canali da inventare. Ed è stato per noi tutti motivo di stupore, di gioia e di riconoscenza trovare in tante parti d'Italia -e in Emilia-Romagna in particolare- persone ed associazioni disposte a collaborare con le iniziative palermitane per offrire ai ragazzi, specie a quelli dei ceti più deboli, modelli di vita alternativi a quelli da loro sinora conosciuti. Il fatto che questo libretto-manifesto sia firmato da cittadini e da realtà associative di tutto il Paese ci conferma nell'idea che la vera differenza non passa fra "nordisti" e "sudisti": ma fra gli italiani che lavorano per una società meno ingiusta e meno oppressa e gli italiani che, per viltà o per interessi, assecondano l'attuale assetto culturale, socio-economico e politico. - 0KJ Y06lt Erboristeria - Prodotti naturali - Shiatzu FABBRI Dr. Enrico Forlì - via Albicini, 30 (ang. via S. Anna, 2) Tel. 0543/35236 B1 l1otecaGino Bianco .---------------leHere ed interventi Meritava fa storia del Psi un tale destino? Craxi, solitario come un monumento in un vuoto di piazza, si aggira per l'aula di Montecitorio e nessuno si accosta a riverirlo. Solo Curzi, il direttore del TG3, nauseato di tanto abbandono, gli regala un approccio amichevole per rimediare all'ingratitudine dei più. Perché lui, con quella sua testa completamente levigata dentro e fuori, non sopporta le giacche rivoltate, fatte salve le sue. Martelli assiste silenzioso alla distanza, ancora convinto di poter giocare un ruolo di garanzia senza avvisi. Craxi e Martelli, gli uomini che hanno preparato il funerale del PSI. Alla nascita, invece, Labriola e Turati: due teste vere, onestamente diverse eonestamente ostili, che si scontravano fra marxismo e positivismo, fra rivoluzione e gradualismo, fra intransigenza e duttilità. Oggi due testeminimali, che sono già risultate prive di numeri in politica ma non ancora nei conti bancari, dopo aver alimentato gli ardori di tumulazione, si defilano per assistere da una poltrona di coda alla messa da requiem recitata da un prete minore. Meritava il PSI un tale destino? Il PSI, intendo, dei Costa, Treves, Serrati, Prampolini, Baldini, Matteotti, Nenni, Morandi, Basso, De Martino. Ma noi parliamo del partito craxiano, quello degli Amato, dei De Michelis, degli Intini, dei Signorile e, abbastanza singolarmente, dei Giugni e Ruffolo. Cosa mai hanno a che fare questi signori col socialismo italiano, sia pure con quello più sbiadito dei Bissolati odei Bonomi? Nel migliore dei casi i più rispettabili del gruppo potrebbero spendersi come educatissimi liberali. Assai poco come liberalsocialisti perché Gobetti, rispetto ad essi, passerebbe per un irriducibile massimalista. Certo, oggi il confronto dei nomi è improponibile ed anche quello degli argomenti: ali' antica diatriba su riforme e rivoluzione si è sostituita quella sull'entità delle tangenti, sul numero dei corrotti, sull'estraneità alla riscossione, ma non alla fruizione, sull'estensione delle correità. Cosa rimane ormai da salvare di un partito che, dopo aver abbandonato il classismo d' origine, passando per gli afrori virilistici di un proudhonismo troglodita, ha trovato il suo rilancio modernista nel taglio degli stilisti, nelle scenografie dei geometri, nei ritrovi delle discoteche? Perché piangere l'eclissi di quello che fu anche il partito di Salvemini ed ora si riduce a raccogliere nel meridione un voto di mafia? Ha senso mantenerlo per trasportarlo nell'area fantasiosa di una sinistra arlecchinesca che vorrebbe inventare, per l'Italia, una tradizione "liberal", tutta genuinamente statunitense? Se fine ha da essere, fine sia: poiché i partiti devono essere strumenti e non scopi, nessuno rimpianga la scomparsa di uno strumento inutile, anzi dannoso. Ma l'esistenza o meno di un partito si giustifica in quanto esprima protezione e propulsione di classi, ceti, strati sociali (ciascuno usi il termine meno irritante per le proprie idiosincrasie). Sono forse scomparsi i poveri, i disoccupati, gli operai, i contadini, gli intellettuali umiliati? La difesa dei deboli è forse ormai garantita dal volontariato parrocchiale e dalla universale benevolenza verso chi non sa correre la gara della concorrenza? Per riscattare le offese dei vinti è nato il PSI e dunque rimanga a fare ciò per cui è nato: non l'avanguardia rivoluzionaria, per cui non ha mai avuto una vera vocazione e che comunque oggi sarebbe un mestiere fuori tempo, ma una scuola di quotidiana emancipazione esercitata nelle leghe del lavoro, nelle cooperative, nelle amministrazioni locali. Se dietro alle schiere dei rampanti e delle clientele, che ultimamente lo hanno sovraffollato, si celasse anche solo un pugno di iscritti radicato a tali aspirazioni, questo partito meriterebbe di risorgere. Potranno forse odorare di vecchio basilico, ma la pianta socialista sono loro. Gli altri sono solo la sterpaglia di una lunga cattiva stagione. Libero Casamurata Gli epigoni l, erduti RolJin Hood E' capitato spesso a chiunque, presumo, negli ultimi tempi, di sentire, da parte di esponenti e simpatizzanti ex comunisti o neo comunisti della nostra reTutfll la scelkl chevuoi Vialedell'Appennino1,63 -Forlì CASSARURALEDARTIGIANA - FORIJ' NEL CUORE DELLA CITTA' gione, commenti a tangentopoli che sottolineano la diversità che contrappone la nostra amministrazione, pur criticabile per altri versi, a quelle corrotte di Palermo e Milano. Una superiorità del governo emiliano-romagnolo è, almeno finora, di tipo penale nel senso di minor numero di politici inquisiti rispetto alle regioni amministrate da democristiani e socialisti. Che questo basti a ritenere automaticamente migliore una gestione rispetto ad un'altra non è a mio avviso così scontato. Infatti il modello di sviluppo emiliano-romagnolo ha portato alle stesse distorsioni che da altre parti cominciano ascoprirsi frutto del malaffare e della corruzione: la cementificazione della costa, l'abnorme e insalubre sviluppo di un' agricoltura sempre più chimicizzata e di una zootecnia concentrazionaria, il parziale conseguente inquinamento del1' Adriatico, ecc ... Qui come in altre regioni le opere pubbliche valide, utili, sembrano più l'effetto secondario, accessorio, di un' inarrestabile pulsione produttivistica il cui unico obbiettivo sembra quello del "fare", del costruire, costi quel che costi (es. la realizzazione di opere faraoniche dai preventivi continuamente e smisuratamente disattesi). Anche qui da noi a volte si ha la sensazione che il criterio di utilità per la collettività che dovrebbe essere il metro (sempre sbandierato) per regolamentare la realizzazione delle opere pubbliche si perda in un polverone dove si mescolano miliardi, colate di cemento, appalti facili, consensi, potere. La tendenza ad addebitare, poi, la colpa di Tangentopoli tutta a Craxi e ai socialisti mi sembra una grossa semplificazione come inversamente mi sembra un po' falsa e comunque gonfiata la contrapposizione sul rubare per sé oppure per il partito che tante dotte disquisizioni ha prodotto nei commenti e commentatori di questi giorni. Sicuramente quello che ha reso odiosi a tanta brava gente i socialisti ed il loro capo è il loro aver elevato una prassi comune a tutti i partiti con una qualche responsabilità amministrativa, ma opportunamente celata, a filosofia politica che più che a Proudhon guardava a Macchiavelli. Il rampantismo socialista, ben stigmatizzato nel film di Lucchetti, era l'apoteosi dell' ostentazione del potere che si legittima da se stesso senza remore morali o legali. Adesso risultano più simpatici i democristiani (a dar retta a certi sondaggi del1'Unità) anche perché piace pensare, suppongo,cheintascassero con la consapevolezza di trasgredire un qualche comandamento divino, quindi con un oscuro senso di colpa. Calzerebbe a proposito un paragone con la sessualità: i democristiani scopano o hanno scopato (perché come dice Paolo Rossi anche loro lo hanno sicuramente fatto) come il prezzo che il cristiano paga ali' imperfezione del mondo conseguente al peccato originale. Mentre per il socialista, in questo calvinista senza però l'enfasi sul lavoro, il potere si legittima con il successo mondano e viceversa, per il demosristiano il potere è uno strumento diabolico in questa agostiniana Civitas terrena, pertanto lo si esercita dissimulandolo o al prezzo di continue penitenze(eastinenze come in Formigoni). Il comunista (ex o neo) penso, spero, che intascasse come Robin Hood rubando ai ricchi per dare ai poveri oppure, in quanto amministratore come Zorro che pur appartenendo ali' aristocrazia che opprimeva il Messico era così sensibile all'ingiustizia. Robin Hood, Zorro come gli espropri proletari, le autoriduzioni, hanno fatto parte dell"'educazione sentimentale" di tanta sinistra e un po' mi sorprende tutta questa voglia di legalità, di correttezza dai toni quasi metafisici che tiene poco conto dei contesti sociali e culturali in cui certi comportamenti si inscrivono. Resta da spiegare come mai nelle regioni con amministrazioni di sinistra le cose non vadano poi tanto meglio che in quelle dove i ricchi hanno rubato per dare ai ricchi. lo penso che Robin Hood non poteva certo immaginare che i suoi epigoni avrebbero trovato poveri che volevano non solo diventare meno poveri facendo diventare i ricchi meno ricchi, in un'ideale tendenza alla ridistribuzione della ricchezza, ma poveri che vogliono addirittura diventare ricchi come i ricchi, in una ideale illimitata produzione della ricchezza. Questo fatto, sottovalutato, li ha perduti. Nando Borroni Scriveteci: P.za Dante, 21 47100 Forlì Telefonateci: 0543/21422 Coop. Cento Fimi Allr. f ITOPREPARAZIONI Via Val Dasllco, 4 - Forlì lei. 0543/70!661 - Estratti ·idroalcoliciin diluizione l: 10 da pianta · fresca spontanea o coltivata senza l'utilizzò di · prodottidi sintesi. - Macerati di iemme. - Opercoli di piante siniole e formulazioni con materia prima bioloiica o selezionata. 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