Una città - anno III - n. 20 - marzo 1993

GARI E.GAGI Il problema di un'organizzazione politica degli zingari clte non concepiscono la rappresentanza. Il senso di onnipotenza clte spesso prende l'operatore gagio. Lascolarizzazione per la presa di coscienza degli zingari e per un'integrazione inevitabile. Intervista a Giorgio Bezzecclti. Giorgio Bezzecchi, zingaro Rom, della famiglia Havati, vive a Milano e lavora all'Assessorato ai Servizi Sociali. Ci puoi parlare di questi tentativi, in cui tu sei impegnato, per dare agli zingari un'associazione nazionale, e anche una rappresentanza? In Italia non ci sono grosse organizzazioni zingare. Qualche cooperativa di lavoro, ma è difficile fare aderire il rom ad associazioni, perché la rappresentanza non è sentita dai rom. Nessun rom può rappresentare un altro rom, ci può essere l' interlocutore privilegiato, che sa relazionarsi meglio con la cultura esterna e quindi viene usato, ma non ha un vero potere di rappresentanza. A livello nazionale abbiamo varie associazioni che si costituiscono però con il supporto di gagi, e allora succede spesso che in questi operatori gagi scatti come un sintomo di onnipotenza, si sentono loro l'associazione dei rom, la pilotano, diventano loro il portavoce. Questo è successo più di una volta. E il rom si adagia in questa situazione di comodo perché poi il gagio porta convenzioni, eccetera. Succede cioè che l'operatore gagio va dall'assessore e dal sindaco come delegato dei rom e poi ritorna dai rom come portatore di convenzioni da parte dell'amministrazione. E non si accorge che così si cade nel mero assistenzialismo. Poi quando le cose vanno male la colpa non è sua ma del rom. E' sempre il rom che fa fallire il gagio. Ora la cosa sta un po' cambiando perché l'amministratore stesso comincia a chiedere che l'interlocutore sia zingaro. Bisogna assolutamente uscire da una situazione in cui gli zingari vengono portati avanti solo ali' esplodere del problema. io non lto riceHe, ancora ascolto, i gagi • invece... L'altra cosa che ho notato, e anche questo diventa una grossa difficoltà, è che, dopo pochi mesi che frequentano gli zingari, tutti questi operatori diventano sociologi, mettono su la ricetta. Ancora adesso io, che sono nato in un campo, anzi nel carretto perché allora eravamo nomadi, che da dieci anni non sono più nel campo ma da altrettanti lavoro nel campo come operatore sociale, non ho ricette. Ancora ascolto. Bisogna capire che la realtà zingara è molto complessa e variegata, parlando di zingari non si può generalizzare, le varie comunità sono divise da secoli di storie diverse. I rom havati dai sinti italiani, dai lovara, i lovara dai kalderasa, i kalderasadagli istriani. Ci sono secoli di storie diverse. D'altra parte si comincia a sentire l'esigenza di costituire un'associazione nazionale. Ma è necessario prima verificare se queste cooperati ve sono veramente gestite da zingari, arrivare a un interlocutore zingaro, poter parlare fra zingari. Ci sia anche il gagio, ma che lasci parlare lo zingaro. Vedremo, sono ottimista. Non è che poi sia prevenuto verso tutti gli operatori e gli assistenti sociali gagi. lo sono stato aiutato da assistenti gagi a diventare quello che sono e, anche ultimamente, sono stato aiutato a entrare in altri campi, di slavi per esempio. E avevo paura. Però resta il fatto che spesso, in questo vuoto di rappresentanza, il gagio tende ad infilarsi, a occuparlo e poi, inconsciamente, a non veder di buon occhio la crescita di operatori zingari, perché immediatamente e inevitabilmente diventano più autorevoli agli occhi dell'amministrazione. Resta la difficoltà dello zingaro a concepire la rappresentanza ... Infatti.C'è l'esigenza ma poi ... quando vado a parlare lo dico sempre: come possiamo considerarci popolo se non abbiamo una classe politica e dei quadri amministrativi? Non credo sia possibile. Siamo popolo, ma restiamo emarginati, senza nessun potere contrattuale. Quando c'era il problema impellente, situazioni di estremo bisogno, allora è andato bene anche l'intervento dei gagi, il mero assistenzialismo, ma adesso i bisogni sono diversi, molte cose sono maturate, c'è bisogno di un riconoscimento nella diversità, di una sua valorizzazione. con questo spostamento a destra vedo difficoltà E' vero che culturalmente il rom non può avere rappresentanti, però il problema si sta ponendo. Abbiamo rappresentanti delle famiglie allargate, questo sì: io, per esempio, posso dire di rappresentare la mia famiglia allargata, che è la più grande di Milano. Poi già ora mi vorrebbero anche a rappresentare altre famiglie, perché sono conosciuto e uno zingaro leggermente acculturato che riesce a far valere almeno i diritti che la legislazione italiana prevede, diventa un punto di riferimento. Per esempio i kalderasa di Padova mi hanno chiamato per chiedermi di rappresentarli, ma a parte che non ho il dono dell'ubiquità, la considero da parte loro una scelta di comodo e ho detto no. La situazione di organismi internazionali zingari? Sta facendo molto la Roman Union. Proprio per arrivare a formare questa classe di rappresentanti zingari. Quest'estate ho partecipato a una scuola estiva, finanziata dalla CEE, con zingari provenienti da tutti i paesi europei e alcuni dai paesi dell'est e il requisito era il diploma superiore o la laurea. Il problema è che per queste persone non ci sono dei supporti nei rispettivi paesi, le amministrazioni non garantiscono un lavoro. Io a Milano ho avuto dei supporti, ma ora con questo spostamento a destra crescono le difficoltà, sto arrivando all'esclusione dall'istituzione. C'è stata un'interrogazione in consiglio, mi hanno tolto la cattedra di cultura nomade, adesso ho rinnovato la domanda, c'è un nuovo assessore molto bravo, però dipende troppo dagli eventi politici e mi sto orientando verso consulenze private. Però resteranno lavori precari e si crea una situazione psicologica non bella, perché ho offerte di lavoro professionalmente interessanti, ma dopo non potrei più impegnarmi in questo lavoro in cui credo molto. Questa è una difficoltà oggettiva che abbiamo in tutta Europa, ci sono raccomandazioni precise della Comunità Europea sul sostegno alla formazione di una rappresentanza zingara, ma sono disattese. E così non verrà mai fuori un vero rappresentante zingaro. Resterà quello che ti viene a chiedere l'acqua. Edall'altraparte,gli stessi zingari ti accettano come rappresentante anche in base a come vivi, a cosa ottieni. Se io faccio il volontario non mi possono accettare perché per un rom è impensabile lavorare per un altro uomo senza essere pagalo. Se vado là come volontario sarei disprezzato, disonorato. Infatti mi presento sempre come libero professionista. Tu dai molta importanza alla scolarizzazione ... La scolarizzazione è una grossa inadempienza. E anche da parte dei rom siamo ancora molto indietro perché è vista o come un ente assistenziale, un modo per parcheggiare i bambini, o come un modo per istituire un patto sociale. Perché i primi contatti che rom e sinti hanno avuto con l'esterno sono stati con insegnanti e operatori scolastici che venivano al campo, il rom ha capito che al gagio faceva piacere che suo figlio andasse a scuola e allora il rom diceva "ti mando i figli se al campo mi dai l'acqua", "Se, se". E sta ancora andando avanti così, la cosa non è maturata, anche perché sono stati pochi gli esempi positivi. Si è pensato che una volta andati alle elementari e alle medie il più fosse fatto, che la cosa sarebbe cresciuta nel campo come una vaccinazione spontanea, e invece molti ragazzi, finite le elementari e le medie, invece di trovare un inserimento, un'integrazione nella realtà esterna, sono diventati dei devianti. "Hai visto tua sorella? Ha fatto la terza media e ora chiede l'elemosina". Non c'è una continuità e allora cosa serve la scolarizzazione? nel giovane • zingaro non c'è adolescenza Ci vorrebbe un percorso protetto. Le elementari, le medie e un corso di formazione professionale che possa dare uno sbocco lavorativo. Cosa intendi per protetto? E' scientificamente provato che non esiste la fase adolescenziale nel giovane zingaro. Il bambino zingaro si prepara per essere uomo, a 14 anni già si sposa, a I O, I I anni deve già contribuire al sostentamento della famiglia, che è sempre una famiglia numerosa. E se non contribuisce viene emarginato, viene escluso dal campo come un incapace, un buono a nulla. Quindi se lui studia in qualche modo bisogna ricoB1 l1otecaGino Bianco noscergli un incentivo economico. Se io ho già moglie e tre figli come posso andare a scuola di giorno e non portare a casa dei soldi? Cosa direbbe mia moglie? Edalla tua esperienza a scuola che indicazioni hai tratto? Ora, per esempio, l'Opera Nomadi sta mettendo a punto, con finanziamenti della Comunità Europea, una "cartella pedagogica" per l'accoglienza a scuola dei bambini zingari: una ricetta. Ma io sono scettico sulle ricette. Dipende tutto dal tipo di insegnanti che hai. Io sono stato fortunato, ho avuto ottime esperienze, alle elementari e anche alle medie. Non ho mai vissuto in classe da emarginato, ero diverso, sentito come diverso e valorizzato come diverso. Al campo anche non ho avuto grossi problemi perché ero utile a leggere certi documenti, i certificati medici e altro. 3-8 e 14-19: lavoro, in mezzo la scuola E per questo frequentavo gli adulti, partecipavo ai loro discorsi e per un ragazzino di I O anni era una cosa gratificante. I problemi sono cominciati alle superiori che inevitabilmente doveva, come si diceva allora, essere selettiva: o uno ce la facevasubitoousciva. Ma succedeva che io dovevo già contribuire al mantenimento della famiglia, e ricordo che mi vergognavo anche di dirlo: con mio padre dalle tre di notte alle 8 di malli na raccogli evo la carta col camion, poi mio padre mi scaricava ascuolaeall'uscita andavo fino alle sette di sera a scaricare il camion. Quindi di compiti non se ne parlava. A volte mi addormentavo sul banco e mio padre quando lo sapeva mi diceva "sarai stanco" ... Questa era la situazione. Poi dopo la bocciatura ho ripreso, poi ho smesso ancora per il richiamo della comunità, a 16 anni, il motorino, eccetera. Poi ho ripreso ancora, di sera come lavoratore studente. E grazie anche a un contratto che mi offrì l'Opera Nomadi per fare un sussidio didattico in lingua rom, 500000 lire al mese, sono riuscito a finire gli studi. Devo dire con grande soddisfazione e ora scrivo sempre Giorgio ragioniere Bezzecchi o ragioniere Giorgio Bezzecchi, perché ci tengo, l'ho faticata. La scolarizzazione è inadempiente, del tutto inadempiente. Quindi credo poco alla "cartella pedagogica" e molto, invece, alla sensibilità degli insegnanti. Un altro problema è quello degli insegnanti di sostegno che io non amo. E vi dirò che per tutelare i miei figli li ho iscritti a un istituto privato. Sono d'accordo per l'insegnante di sostegno per il bambino zingaro extracomunitario, ma non in tutti i casi. Non capisco quale sostegno debbano avere i miei figli che sono perfettamente bilingui. L'italiano per loro è la seconda lingua, ma lo parlano benissimo. E la mia paura non è quella della discriminazione, ma proprio quella di rimanere indietro negli studi, che alla fine diventino due programmi di studio diversi. Per dire una sciocchezza, uno fa già Napoleone, l'altro è ancora a Giulio Cesare. Ho paura di una "scolarizzazione zingara", dove certe cose non sono considerate importanti da insegnare, non si richiedono. mia madre non lta mai mangiato seduta Sembra che uno in quanto zingaro debba avere delle difficoltà. Questo non lo capisco. Io ho avuto insegnanti sensibili che hanno valorizzato la mia diversità, ma senza privilegi: non hanno mai detto "è zingaro, va bè, resta un po' indietro". No, se resti indietro non recuperi più. Ma cosa ti dà la scuola? Serve solo ad offrire elementi della cultura non-zingara o contribuisce alla salvaguardia della vostra identità culturale? Entrambe le cose. Ti dà gli strumenti per poter analizzare sia la cultura dei gagi che quella degli zingari e per trovare dei punti di incontro, per arrivare a una mediazione, per rimuovere alcune barriere culturali. Gli zingari sanno di essere zingari, ma è necessaria una presa di coscienza di ciò che di positivo ma anche di negativo c'è nella cultura zingara. Peresempio il ruolo della donna. lo ho contro , razzismo avuto delle insegnanti donne che mi hanno fatto vedere come la donna non debba essere relegata. E a me non può far piacere che mia madre non abbia mai mangiato seduta a tavola nella sua vita, che abbia sempre mangiato in piedi e di nascosto. Perché anche questo è cultura zingara. Ma per me è una spina nel cuore, e penso che mia madre potrebbe sedersi a tavola e restare zingara a tutti gli effetti. E poi stiamo andando verso una crisi. In un'epoca tecnologica come la nostra la mia generazione cosa farà? Andrà in giro a ferrare i cavalli? Mio fratello cosa farà? Il calderaio? Non è possibile. Io penso a una qualche forma di integrazione, fra virgolette, a dei punti di incontro fra due culture così diverse. Altrimenti c'è lo scontro e lo scontro porta alla devianza. E pensa che gli zingari sono razzisti, lo sono fra di loro. Per i rom i sin ti non sono zingari, o lo sono un po' meno di loro e così di seguito. Per non dire di quello che pensano dei gagi. Questa è la realtà e con una cultura così puoi andare solo allo scontro. Ecco perché per me è fondamentale che lo zingaro acquisisca la capacità di analisi, per capire a cosa stiamo andando incontro. Ma così non c'è il rischio del1'assimilazione? Assolutamente no. I miei figli sono zingari, parlano zingaro, io partecipo a tutta la vita della mia famiglia, mi sento come uno zingaro ... militante. Cosa vuol dire essere zingaro? Innanzitutto avere una memoria dei miei ant~nati, una memoria storica. ~olo con una memoria storica puoi costruire. Lo sterminio zingaro, mio nonno, i miei zii morti nei campi di sterminio, tutto è stato dimenticato da tutti. Ma perché? Perché non c'era un'intelligenza zingara, perché c'è un blocco culturale zingaro che non vuole che si scriva, che non è capace di analizzare, che non è capace di relazionarsi con gli altri in un discorso alla pari. Poi essere zingaro è la famiglia. Questa famiglia allargata, il ritrovarsi in famiglia, il fatto che qualsiasi momento è buono per festeggiare. La mia famiglia non sono io, mia moglie e i miei figli, ma io, mia moglie, i miei figli e gli altri 400 parenti. Io non posso neanche concepire una famiglia unicellulare simile alla vostra. E con mia moglie che è gagi ho avuto dei problemi: "sei sempre lì a pensare ai tuoi fratelli, alle tue sorelle, sei sempre lì dalla mammina, dal paparino". Ma partecipare è quasi un obbligo per noi. Dici che non è più possibile fare i calderai. Sembra che gli spazi economici si stiano chiudendo per gli zingari. Parlavi di cooperative ... Innanzitutto bisogna tenere presente che gli zingari hanno un concetto diverso del tempo e dello spazio. E quindi con lavori, come a una catena di montaggio o in un ufficio, dove gli orari devono essere rigidi, sorge un problema insuperabile. Lo zingaro può anche andarci, sforzarsi, ma dopo qualche settimana ... • • 10 1 m,a moglie, i miei figli e i 400 parenti Vi faccio l'esempio del culto dei morti. Se muore un parente, per gli zingari si blocca tutta la famiglia, si accorre tutti a quel capezzale. E se sei al lavoro lo lasci, perché se non sarai presente non sei un bravo zingaro, e con la comunità hai chiuso.C'è un fortissimo culto dei morti. Allora la forma cooperativistica permette il punto di incontro fra le diverse esigenze. Perché ti lascia una relati va libertà di orario, prendi un appalto e poi se lo finisci sei pagato se non lo finisci no. Rispetto a questo il nomadismo è un problema? Ma il nomadismo non è inevitabile: ci sono zingari con un forte senso del nomadismo e zingari sedentari da generazioni. Ma anche lo zingaro che vuole continuare a girare di cosa vivrà? Lì a Milano si sta così bene, tranquilli, che neanche nel periodo estivo ci si sposta più, anche perché poi il nomadismo lo si fa nello stesso territorio cittadino, da un campo ali' altro. Probabilmente prima c'era più nomadismo perché era legato all'attività lavorativa. E forse è anche iniziato per motivi economici e sociali: carestie, persecuzioni, il fatto che in Europa lo zingaro è diventato, è stato usato come capro espiatorio. Non c'era la possibilità di fermarsi. Ma non credo che per tutti il senso dell'essere zingaro sia il nomadismo. Per gli spagnoli per esempio è la musica. La musica? Ci siamo trovati a un convegno e loro quando hanno sentito che certo, amavo la musica, credo sia impossibile per uno zingaro non amare la musica, ma che per me venivano prima la lingua e la famiglia, sono rimasti stupiti, mi guardavano come non fossi più uno zingaro. Ci sono anche rimasto male, ho tentato di protestare che siamo tutti zingari, ma non credo di averli convinti ... Perché io sono zingaro? Per estrazione, perché sono nato da zingari, per sangue. E cosa chiede uno zingaro per riconoscerti come zingaro? Che ti affidi a degli zingari. • Baby Cross SSOJJfiqDg DIFFUSIONE SPECIALISTARTICOLIDABAMBINO CENTROCOMMERCIAL«EILGIGANTE» BABYCROSS · GIGANTE ViaCampodeiFiori47100ForlìTel.0543/72102F3ax0543/724797 BABYCROSS · RIMINI ViaNuovaCirconvallazion2e1,47037Rimin(iFO)Tel.0543/777552 UNA CITTA' 5

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