Una città - anno III - n. 20 - marzo 1993

ba atomica, è la follia degli allevamenti industriali, è la distruzione del pianeta nel quale viviamo, è la totale usura dell'ente, il consumo continuo. In questo modo forse noi riusciamo a rispettare l'evento del dolore, del dolore senza nome, della morte senza nome, l'evento della violenza senza nome. Ognuno di noi dovrebbe farsi carico di tutto questo e questo pesa. A volte la presa di coscienza, la individuazione del nemico è una forma di debolezza alla quale dobbiamo sforzarci di sottrarci. Tu hai detto che non necessariamente il silenzio si schiera. Il silenzio può essere la fuoriuscita totale dalla logica che ti porta a schierarti. Di fronte a questo abisso per cui non ci sono nomi non si può che tacere. E difficile negarlo, ma questo tacere per essere autentico non deve forse essere anche l'elaborazione di un lutto, sacrificio, espiazione? Non è ad esempio proprio questa dimensione sacrificale ciò che manca nella Germania di oggi? Sinceramente non riesco a vedere questo problema della espiazione. lo credo che esista un problema generale che è quello del Tempo. Se noi chiediamo ad un uomo di pensiero di misurarsi con qualche cosa che è legato all'attualità, stiamo richiedendo, io credo, una presa di posizione. Se Heidegger non ha preso posizione, evidentemente deve aver fatto questione del Tempo, deve aver sentito un obbligo abissale. Qual è il compito del pensiero? Deve semplicemente proporre indicazioni perun'etica immediata, oppure lavorare pere un "altro inizio"? non • esp1are 1 ma continuare a pensare Se la posta in gioco è questa, ognuno faccia il proprio lavoro! Non si può chiedere ad un uomo che sta cercando di pensarequalche cosacome la "tempestività" stessa del tempo (e cioè il suo enigma continuo, le sue "tempeste" come i suoi istanti di serenità), di dover intervenire. Quel pensiero ha esperito la fine di qualche cosa in un modo profondo e semplice. Ha sentito l'obbligo abisLE SIGNORE DEL VENERDI' dal 5 marzo al 29 aprile '93 alle ore 21, 15 (precise) - presso "Sala Video Gramsci" Via Dragoni 57, Forlì - tel.51271 venerdì 5/3: "Balene d'agosto" di Lindsay Anderson - USA. '87 venerdì 12/3: "Un angelo alla mia tavola" di Janc Campion ( .Zclanda.'91) venerdì 19/3: "Il giardino indiano" di M. McMurrcy-G.Brctagna, '87 venerdì 26/3: "84 Charing cross road" di D. Joncs- G. Bretagna. '87 venerdì 2/4: "Zia Angelina" di Eticnnc Cha1ilicz - Francia. '90 mercoledì 7/4: "Il raggio verde": di Eric Rohmcr - f'rancia '86 venerdì 16/4: "Un'altra donna" di Woody Allcn - USA. '88 venerdì 23/4: "Lianna" di Jhon Saylc; - USA, '83 giovedì 29/4: "Lo zoo di vetro" di Paul Ncwman - USA. '87 CIDI di Cesenatico in collaborazione con lngrc,\O· offcna libcr.i Comune di Cesenatico e CIDI Emilia Romagna, promuovono un convegno di carattere nazionale sul tema: IL MESTIERE DI SCOLARO Competenze e abilità per la continuità del curricolo 12-13-14 marzo 1993 Teatro Comunale, Via Mazzini, 47042 CESENATICO Il convegno è strutturato in tre giornate tematiche: 1. Esplorando l'apprendimento; 2. Percorrendo le discipline; 3. Organizzando la continuità. Inoltre si terrà un FORUM per lo scambio di esperienze tra le scuole che hanno sperimentato forme di raccordo tra scuola materna ed elementare. Per informazioni: GIOI di Forli, Via Andrelini 59, 47100 FORLI' te/. 0543 I 29032 (pomeriggio) la frase 11I I lavoro della terra è divenuto oggi industria alimentare meccanizzata 1 il medesimo, dal punto di vista dell'essenza, della fal,l,ricazione dei cadaveri in camere a gas e in campi di sterminio, il medesimo del l,locco esercitato contro interi paesi per ridurli alla fame, il medesimo della fal,l,ricasione delle l,oml,e all'idrogeno.,, Martin Heidegger sale di fondare qualche cosa che non è di stretta attualità, mache viene dopo, troppo dopo per poter essere raccontata e spiegata in termini immediati. E se le cose stanno così, in nome di che cosa chiediamo un sacrificio? Perché chiediamo un sacrificio, perché chiediamo questa espiazione, perché i I pensiero -se un uomo sta vedendo in maniera più ampia, se sta respirando di un respiro più ampio, se sta guardando più chiaramente- non può fare il suo mestiere, perché non può andare avanti in questo suo guardare, perché deve espiare? Non c'è nessuna pena da espiare, c'è soltanto da continuare a pensare, perché il pensiero è la cosa più urgente. Finché non riusciamo ad accettare questa frase restiamo intrappolati in un rapporto con la attualità che non ci fa muovere perché noi comunque non possiamo diventare nulla. E' solo così che noi possiamo veramente onorare il sacrificio degli ebrei e di tutte le altre vittime della violenza umana, ponendo nel pensiero le basi per una costruttività futura, entrando in una dimensione fondati va di più ampio respiro. Se invece andiamo avanti a riflettere sul già accaduto, a delimitare sempre meglio le colpe, a rifare costantemente questo racconto, questo potrebbe voler dire, permettimi la provocazione, collaborare con quello che è accaduto, non riconsegnare questa violenza inaudita alla sua verità, perché questa violenza deve pure essere una modalità della verità, deve essere in relazione con la verità. L'errore che a volte si commette è credere che Auschwitz sia un limite; non è un limite, è un inizio! E' qualcosa che può essere superata nella dimensione della violenza. E' superabilissimo. Però il racconto di questo inizio (evitarlo era un obiettivo assoluto per i nazisti) è irrilevante secondo te, non conta. E' irrilevante perché è già stato "pensato" nella sua "essenza", da un altro che stava in cima ad un cucuzzolo. Auschwitz non è mai finito, non è finita la violenza nazista, ma non è finita non perché ci sono in giro i naziskin. Non è finita perché si tratta di eventi che non finiscono. Sono eventi già-accaduti, e in quanto già accaduti, sono qui presenti con noi e in noi; non sono cose passate, continuano ad accadere ancora, come continua ad accadere l'esplosione della bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki. Allora, sequesto è vero, si tratta di assumere questo evento. Non capisco quindi cosa possa mai portare una intensificazione della descrizione, una intensificazione della presa di coscienza. Dobbiamo uscire dalla coscienza. Se usciamo dalla coscienza forse cominciamo a muoverci, serimaniamo in unaotticacoscienzalistica sempliceme~te otteniamo come risultato quello di identificarci, cioè di dire chi siamo. Dove andiamo con l'anti-nazismo, ami-capitalismo ecc.? Semplicemente ci riconosciamo, stiamo ancora provando adire chi siamo, quando invece non sappiamo affatto chi siamo noi uomini occidentali in questo momento. Allora se non lo sappiamo, assumiamo questa nostra abissalità, facciamo in modo che sia il nostro indimenticabile. Se accettiamo questa cosa ci dobbiamo muovere in una prospetE.N.D.A.S. - Comitato provinciale ASSOCIAZIONE CULTURALE "PAIDEIA" PAROLE-CHIAVE Seminari sui fondamenti della storia della filosofia Quarto ciclo: ESTETICA Programma: • Venerdì 2 aprile '93, ore 17,30: "Platone e i poeti" Relatore: Rocco Ronchi • Venerdì 9 aprile '93, ore 17,30: "La catarsi tragica nella Poetica di Aristotele" Relatore: Ivan Zattini ' Venerdì 16 aprile '93, ore 17,30: "Dionigi L'Areopagita e Dante. La poesia apofatica" Relatore: Ivan Zattini • Venerdì 23 aprile '93, ore 17,30: "Nietzsche e Dostoevskij. La psicologia dell'uomo del sottosuolo" Relatore: Rocco Ronchi ' Venerdì 30 aprile '93, ore 17,30: "Bergson. Un'ipotesi sul comico" Relatore: Rocco Ronchi • Venerdì 7 maggio '93, ore 17,30: "Il dialogo HeideggerHoelderlin.'Ma ciò che resta lo fondano i poeti"' Relatore: Ivan Zattini A conclusione del ciclo, venerdì 7 maggio, alle ore 21, Gino Zaccaria leggerà alcune poesie di Hoelderlin nella nuova traduzione da lui recentemente proposta. I SEMINARI E LE LETTURE POETICHE AVRANNO LUOGO AL CINEMA SAFFI - Viale dell'Appennino 480 - Forlì Le iscrizioni devono essere effettuate presso il Cinema Salti o gli uffici ENDAS (C.so della Repubblica 83 - Forlì) tiva futura, dobbiamo cercare di guardare in avanti, recuperando così l'accaduto in una forma più libera e quindi, probabilmente, siamo più vicini a quello che tu chiamavi il "cratere" di Auschwitz proprio se smettiamo di descrivere ecominciamo a pensare. La testimonianza in questo ambito assume il peso che deve assumere. E lo assume in quanto noi siamo in grado di lasciarla essere. Se cominciamo ad enfatizzarla, a mio avviso, sbagliamo, così come ovviamente sbagliamo se facciamo come fanno i nazisti che addirittura negano questa testimonianza. produffori di fruffa e produffori di cadaveri lo credo che il tentativo di privare gli ebrei della memoria sia un modo per continuare ad ucciderli. Se tu togli la memoria togli anche la possibilita di vivere. Vi abbiamo ucciso, però ora diciamo che non vi abbiamo ucciso, quindi vi uccidiamo ancora. Ma a uno sguardo più lucido sulla cosa si giunge solo se si smette di valutare, se si smette di descrivere, se si comincia a pensare. Perché il paragone di Heidegger verte sulla meccanizzazionedell 'agricoltura e non sull'agricoltura in quanto tale? La meccanizzazione non è una cosa che viene decisa da qualcuno. E' accaduto, ad un certo punto, che l'industrialismo sia arrivato perfino nella agricoltura. Quando l'agricoltore viene investito dalla meccanizzazione il suo rapporto con la terra cambia. E' stupefacente che la tecnica possa arrivare fino a questo punto. La tecnica incombe sull'agricoltura: questo è un evento sconvolgente, anche se l'evidenza di questo sconvolgimento non è ancora sotto i nostri occhi. E' interessante tornare, a questo proposito, alla frase da cui siamo partiti: da un lato la meccanizzazione dell'agricoltura, cioè il coltivatore costruttore che diventa produttore dei frutti della terra, dall'altro c'è il produttore di cadaveri nei campi di sterminio. Siamo produttori di frutta e produttori di cadaveri. In un corso tenuto negli anni' 50 dedicato al principio di ragione, Heidegger vede l'attuale situazione mondiale come caratterizzata dalla "richiesta del fondamento e dalla sua continua fornitura". Egli dice che man mano che la terra si presenta nella forma del "fondo" adisposizione del1' uomo e dei suoi calcoli, la terra si sottrae. Nel momento in cui il contadino-coltivatorecostruttore comincia a produrre i frutti della terra e si autocomprende come produttore, accade una sottrazione di terreno, la terra si ritrae sempre più, non è più una Dea, non ha più niente a che fare con la dimensione del Sacro. Al culmine di questo processo, l'uomo arriva a pensare se stesso come appartenente ali' epoca cosiddetta atomica. Si rifletta su questa classificazione: per la prima volta nella storia dell'umanità, gli uomini, in quanto produttori, si autocomprendono a partire da un elemento di energia naturale, un elemento di energia di cui hanno bisogno, e comprendono tutte le altre epoche a partire dalla produzione di energia. Come non trovare tutto questo assolutamente sconvolgente! E' nell'ambito di questo orizzonte che si può comprendere allora come sia possibile dire che I' agri col tura meccanizzata, la bomba atomica e i campi di sterminio sono il medesimo, si coappartengono, sono fonne diverse della stessa violenza. Finché non occupiamo questa posizione centrale dalla quale poter pensare liberamente questa cosa, noi rimaniamo ancoCENFRO ra legati al pensare per valori, alla descrizione, alla rappresentazione e alla memoria inutile, siamo storici di un passato che non riesce più ad insegnarci nulla, ci ricordiamo dei particolari e però ci dimentichiamo dell'essenziale, apparteniamo alla umanità che sta distruggendo la terra, che sta distruggendo la possibilità di esistenza su questa terra. ricordiamo i particolari ma dimentichiamo l'essenziale A mio avviso, chiunque parli oggi di ecologia senza avere ben chiara questa questione è assolutamente fuori da ogni possibilità di comprendere il rapporto uomo natura. L'ecologismo tradizionale non può partire da questa cosa, perché sta ancora ragionando in termini di valori, di soggettivazioni, di volontà. L'ecologismo sta ancora prendendo posizione, ci dice chi dobbiamo essere: noi dobbiamo essere quelli che "vogliono salvare" la natura. Proprio continuando a prendere posizione, in realtà non ci si muove, perché quello che conta è che la devastazione va avanti indipendentemente dalle volontà, forse anche grazie a questa "volontà" di saivare. Quando saremo in grado di accettare e di pensare tutto questo, forse l'Insperabile, di cui disse Eraclito, tornerà a parlarci - e qualcuno, anche a nostro nome, potrà un giorno cantarlo e "sperarlo". - LEA ROSEMBAUM I' uscito il primo numero di "Ilileggere". I' dedicato al lil,ro di Giol,1,e. Gli al,l,onati a UNAClffA' lo trovano inserito nel giornale. Citi volesse ricltiederl~. può rivolgersi alla sede del centro in P.zza Dante 2 I ,Forli -per informaziontielefonareal 21422UNA CITTA' 13

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