Una città - anno III - n. 20 - marzo 1993

PIIIIGRINI DI AYAPPIN, Il DIO CAVAIIIRIDI TIGRI Un mito in controtendenza nel panorama di confliffi confessionali dell'India di oggi Fa già caldo a Erumely e la luce del mattino avanzato abbaglia frangendosi in riflessi sulle brocche di ottone in bilico sulle teste dei portatori di acqua. Eppure, stento a crederci, è il primo di gennaio e a casa in Italia circolano ancora per le case le bottiglie vuote dei brindisi di San Silvestro. L'atmosfera che, invece, si respira in questo piccolo vii !agio del Kerala, uno degli stati indiani del sud, che si affaccia sul Mar Arabico proprio di fronte alle ben note isole Maldive, tra risaie verde chiaro, boschi di palme e caucciù, in questo periodo dell'anno, è davvero indescrivibile a chi non l'ha vissuta direttamente. Per giorni e giorni, a ondate continue di dieci, cinquanta e anche cento, i pellegrini, giungono alle porte del villaggio e da qui a piedi, seminudi e con il volto dipinto di colori sgargianti, preceduti da un capo gruppo che scandisce in anticipo i "Mantra", si dirigono verso la moschea di Vavar, dove compiono una prima sosta. Tali Mantra possono essere descritti come litanie di parole che attraverso vibrazioni particolari aiutano la concentrazione e il distacco dalle cose terrene. Proseguono lungo la via principale, a tratti fangosa, a tratti polver6sa su cui si affacciano ogni sorta di venditori, in un crescendo di danze rituali che prendono il nome di Pettakettu. Più ci si avvicina al sacro recinto dei templi, maggiore è la calca, che sembra straripare sulle rive del fiume Erumelyppura, nelle cui acque marroni e maleodoranti molti si bagnano. La massa di corpi bruni viene increspata da correnti e rivoli di teste che si fanno strada con l'impeto dei movimenti scomposti dei danzatori che appaiono quasi in stato di "trance". Come osservatori esterni si resta perplessi e senz'altro un pò intimoriti palpando l' eccitazione collettiva, incerti momenti persino orgiastica, di uomini che hanno lasciato da molte settimane il lavoro e la famiglia con lo scopo di assistere ali' apparizione della luce divina che brilla all'inizio del nuovo anno sulla collina sovrastante Sabarimala. Sto cercando di descrivere il pellegrinaggio ai templi di Ayappen, uno dei tanti che arricchiscono la profonda religiosità di questo popolo. La teogonia induista oltre che da Vishnu, Shiva e Brahma è animata da una miriade di incarnazioni di tale triade, con il conseguente proliferare di luoghi sacri di culto che attraggono e mettono in movimento durante tutto l'anno grandi masse di persone. Incontrare pellegrini sulle strade indiane, che viaggiano con ogni mezzo, stipati all'inverosimile negli autobus agghindati con fiori di magnolia, oppure nelle classi economiche dei treni o molto spesso a piedi, è un evento consueto in ogni stagione dell'anno. Nell'animazione perenne delle stazioni degli autobus, si riconoscono dal brulicare che affolla tali crocevia, ad ogni ora del giorno e della notte, per I' identico colore degli abiti: i fedeli di Ayappen sono vestiti di nero e arancione, chi con tunica e pantaloni, chi con il tradizionale "dothi". All'apparenza sembrano turisti, in quanto si attardano durante il viaggio, che talora si protrae per settimane, a curiosare tra monumenti o semplicemente tra le bancarelle dei mercati. Quasi travolto dall'onda di piena della massa umana, vedo avvicinarsi il recinto dei templi, situato ai margini del villaggio; vi si accede a piedi nudi, per cui mi libero delle scarpe e le abbandono in un mucchio, dubitando di ritrovarle. Procedendo sul terreno fangoso ho la possibilità di avvicinarmi all'ingresso dei templi; ma soltanto i fedeli sono ammessi all'interno degli edifici sacri, da cui dopo alcuni minuti li si vede uscire camminando ali' indietro per non voltare le spalle alla divinità. In un angolo, davanti a un alto muro di pietra, i pellegrini si accalcano per scagliarvi con violenza delle noci di cocco, a rievocazione dell'uccisione del demone da parte del dio Ayappen. Qui rischio di essere investito dalla foga dei lanciatori che con brevi rincorse e alte grida si scagliano verso il parapetto incuranti di chi incontrano sul percorso. I gusci frantumati vengono raccolti da ognuno e serviranno per un simbolico falò liberatorio. Le donne sono rare e restano lontane dal recinto: le uniche ammesse sono le ragazze prima del la pubertà e chi ha raggiunto la menopausa; anche qui come in molte altre culture, la fisiologia mestruale viene considerata un evento impuro da esorcizzare.D'altro canto i pellegrini stessi si sottopongono, per i quaranta giorni che precedono il pellegrinaggio, ai "tapas", ossia una sorta di penitenza che li renda degni di accedere ai luoghi sacri, astenendosi totalmente da alcool, tabacco e sesso. Il rischio che corre, secondo la tradizione, chi disattende ai tapas, è di essere sbranato dalle tigri lungo il percorso di 37 chilometri nella giungla tra Erumel y e la cima della collina dove sorge il terzo e più importante tempio di Ayappen. Un tempo questi animali erano molto più numerosi e non pochi erano gli incidenti sul percorso. Chi aveva la sfortuna di cadere vittima della ferocia dei felini veniva anche indicato come trasgressore delle norme purificatorie. Il pellegrinaggio di fine anno, cui ormai si aggiungono persino indiani che lavorano ali' estero, soprattutto negli emirati del golfo, sta assumendo i connotati di avvenimento rilevante (si parla di 4 milioni di persone nel 1991) al punto da trovare spazio tra le pagine di "India, un milione di rivolte", di Y.S. Naipaul, uno scrittore tutto proteso a capire e spiegare quel grande crogiuolo etnico e culturale che è l'attuale confederazione degli stati indiani. Ma vediamo i passaggi salienti di questo mito, che contiene alcuni elementi di grande valore, quali il rispetto per la religione musulmana attraverso la venerazione della moschea di Yavar, situata all'ingresso del paese di Erumely, davanti alla quale gli indù si soffermano a rendere omaggio prima di avviarsi verso i templi dei riti purificatori, al centro del villaggio. Vavar era un predone arabo che, sconfitto da Ayappen, non venne obbligato ad abiurare al suo credo e da avversario si GIORNI IN CAMBOGIA Il racconto di una giovane inglese cfte si trova in CamfJogia con il contingente dell 'Onu. Contingenti militari e civili dell'ONU (22 mila persone, di cui /6 mila caschi blu) lavorano da tempo in Cambogia per realizzare l'intesa raggiunta a Parigi nel I 991, e cioè per ottenere il disarmo dellefazioni che si fronteggiano da anni e per preparare, entro il maggio /993, lo svolgimento di libere elezioni. E' un compito molto difficile, per il sopravvivere di tensioni e di odi accumulatisi nel tempo, e che sono sempre pronti a sfociare inscontri armati (nel mese di dicembre i khmer rossi hanno attaccato anche gruppi dell'ONU). Proprio il rifiuto dei Khmer rossi di disarmare le proprie truppe e di far svolgere le elezioni nei territori da loro occupati rappresenta il principale ostacolo alla realizzazione deipiani dell'ONU. Questo paese senza pace rischia così l'aggravarsi di una divisione difatto tra le diverse regioni, e la ripresa della guerra civile. Pubblichiamo qui di seguito la testimonianza di Sarah Wilson, una giovane inglese che si trova attualmente in Cambogia con il contingente dell'ONU. I primi due brani sono stati scritti nel novembre 1992, mentre il terzo, che dà atto, aggiornando la situazione, del suo aggravarsi, è dei primi difebbraio di quest'anno. Due dei brani sono inediti. li secondo (Incontro con i khmer rossi) è apparso integralmente sul "Manifesto" del /9 febbraio /993 e qui ne pubblichiamo solo ampi stralci. La testimonianza della Wilson ci sembra interessante sia dal punto di vista politico, sia per il ritratto che fornisce della vita quotidiana in una situazione inconsueta e difficile. Al mattino le nuvole sono rosa. La vita comincia all'alba, lungo la strada biciclette caricate con un grosso cesto di vimini portano il pesce che arriva da Kompong Khleang, un villaggio sul grande lago Ton le Sap. Negli ultimi mesi, alcuni si sono arricchiti velocemente ed ora trasportano il pesce con un motorino fino alla strada n. 6 dove verrà caricato su grossi camion che arrivano fino alla Thailandia. La strada principale di questa provincia è stata soprannominata "dancing road" in virtù delle numerose buche che di giorno in giorno aumentano renProprio in una di queste buche qualche settimana fa è stata posta una mina anticarro che è saltata sotto il peso di un autobus provocando la morte di cinque persone e numerosi feriti. Il pericolo delle mine resta un problema drammatico e destinato ad una soluzione dilazionata in un tempo lunghissimo (forse dieci anni) nonostante il progetto di deminaggio delle Nazioni Unite. Moltissimi sono i mutilati che si incontrano ogni giorno nei villaggi. Gli incidenti più frequenti avvengono nelle foreste dove molti vanno a raccogliere un po' di legna da bruciare. f leµrfi si so("\rocura i una tesi in legno e riescono in qualche modo a lavorare; altri sono destinati a chiedere aiuto e a rimanere nella propria capanna, nella speranza che qualcuno della famiglia provveda al loro sostentamento. Lenti carri trainati da coppie di buoi o di bufali procedono a fianco della strada per un percorso spesso più dolce ma anche questo in via di dissestamento per via delle auto che cercano una via migliore. I carri, spesso guidati dai bambini, sono di una foggia simile a quelli che all'inizio del secolo gli avventurieri utilizzavano per trasportare i tesori di Angkor verso destinazioni lontane da questo paese. Molte strade sono state costruite a misura di questi carri e muoversi con essi risulta essere il modo migliore per raggiungere i villaggi più remoti. Ma l'incubo delle mine impedisce oggi molti spostamenti, la loro collocazione può cambiare di giorno in giorno costringendo molti a rinunciare a muoversi. La gente dei villaggi si è cosl abituata a viaggiare poco, sono rare le persone che conoscono i villaggi o i comuni di uno stesso distretto, pur in un raggio di poche decine di chilometri. Peraltro fino a qualche tempo fa occorreva anche chiedere un permesso ali' autorità locale per potersi spostare. Una fitta rete di controllo poteva e può essere esercitata attraverso un'organizzazione che perdura in questo paese fin dal1'occupazione delle forze vietnamite. In ogni villaggio an- CQ che il più remoto esiste un capo, in ogni comune insieme al capo del comune c'è una stazione di polizia, un'associazione delle donne, una dei giovani, una degli insegnanti, tutte direttamente controllate dal governo di Hun Sen. Attraverso questa rete le informazioni possono viaggiare molto veloci, per mezzo di una radio il capo del distretto può comunicare in tempo reale con qualsiasi parte del distretto eludendo leoggetti ve di fficoltà di comunicazione terrestre. Un controllo stretto in grado di prevedere anche eventuali attacchi del NADK (National Army Democratic Kampuchea, meglio conosciuti come Khmer Rougee) e di conseguenza predisporre un controattacco. I soldati del CPAF (Cambodian People Army Front) appaiono oggi fortemente demotivati, ciononostante in alcune aree non risparmiano gli attacchi verso le aree di controllo del NADK. Non ricevono il salario da diversi mesi, costretti a rimanere a lungo lontano dalla famiglia spesso per ottenere i soldi per sopravvivere, improvvisano illeciti posti di blocco sulla strada chiedendo un pedaggio alle auto. ai camion e ai motorini che transitano. Con rudimentali mezzi di artiglieria gli NADK continuano a fare incursioni nelle aree che qualche tempo fa erano sotto il loro controllo. A volte l'obiettivo è quello di racimolare un po' di riso, altre dimostrare una sorta .di strategia militare che è ancora in grado di bloccare lapresenza dell'UNT AC. La gente nei villaggi teme le loro incursioni come teme l'arroganza del CPAF, che sempre più spesso risulta impopolare per il forte ricorso alla corruzione di cui fa uso per la sua stessa sopravvivenza. In questo clima, gli stessi fautori dell'eccidio di appena 17 anni fa assumono un risvolto diverso. Il ricordo sebbene molto vicino nel tempo, deve confrontarsi con i bisogni quotidiani di gente che fino ad ora non ha avuto nessuna reale alternativa per risollevare economicamente il paese e soprattutto riportarlo ad un periodo di pace. La vita continua lenta nei campi dove sta per terminare il trapianto del riso, momento decisivo per la produzione: se lapioggia sarà troppo abbondante potrebbe compromettere l'intero ed unico raccolto. Occorre fare in fretta ed approfittare del buon tempo. Tutti, donne, bambini sono intenti a lavorare nelle risaie. In questo periodo lo scambio di manodopera è un obbligo sociale, coloro che dispongono di un carro per trasportare le pianticelle una volta terminato il trapianto nel loro appezzamento offriranno aiuto ai vicini. Durante l'occupazione vietnamita iIgoverno forniva fertilizzanti e si riusciva cosl a fare due raccolti, oggi l'economia del paese non lo rende più possibile ed occorre cercare di ottenere un unico ed abbondante raccolto. Molti però sognano qualcosa di diverso. e tentano la fortuna nelle trasformò in alleato del diocavaliere di tigri, nella sua lotta contro un demone che terrorizzava il territorio oggi meta del pellegrinaggio. Sappiamo quanto i rapporti tra indù e musulmani siano spesso difficili in questo Paese (basti ricordare gli avvenimenti storici del Bengala, quando, nel 1947, con la nascita dello stato musulmano del Pakistan e la diaspora degli indù che si riversarono a milioni sulla città di Calcutta, si crearono forti tensioni, o il recentissimo episodio, nel dicembre scorso, della distruzione della moschea di Ayodhya nell'Uttar Pradesh). Assume, dunque, un connotato solidale, un mito che invita alla tolleranza e al rispetto di credi religiosi tanto diversi. La leggenda, la cui localizzazione storica risale al XII secolo, narra del raja Rajashekar e di sua moglie che, molto rattristati per l'impossibilità di avere figli, fecero penitenze e si rivolsero a Shiva per averne uno in dono. Shiva li esaudì, facendo trovare sul sentiero che il raja stava percorrendo mentre si recava a caccia sulle rive del fiume Pampa, sacro agli indù quanto il Gange, un bimbo con una collana al collo, che altri non era che il frutto del1' unione tra Shi va stesso e Yishnu. Giunto a corte, il piccolo Ayappen incontra l'ostilità dei cattivi di turno che, come in ogni storia che si rispetti, non possono mancare: in questo caso la "parte" spetta alla regina e al primo ministro del rajà, che non perdono occasione per tramare nell'ombra. Ayappen è invece un giovane dall'animo solare: intrepido e generoso, si conquista l'affetto incondizionato del padre adottivo che lo preferisce come suo successore designato anche quando la regina darà alla luce un figlio. Si fa urgente la necessità da parte dei loschi personaggi già citati di eliminare il giovaoe eroe: non trovano di meglio che fare leva sul suo ardimento; la regina finge una cefalea intrattabile e città più grosse, Phnom Penh o Battambang, verso il confine con la Thailandia dove il commercio trova spazio quasi illimitato. Non esistono leggi che controllino l'importazione delle merci, si può trovare di tutto nei mercati, i prezzi aumentano incontrollati, come in preda ad una sorta di isterismo collettivo. Phnom Penh si trasforma in una città infernale, le strade brulicano di motorini, auto, camion, creando un traffico senza controllo. Alle volte gli ingorghi sembrano non trovare soluzione, lentamente i poliziotti tentano l'impossibile per ridare movimento in una qualche direzione. Sulle strade che vengono dal nord mezzi pesanti trasportano enormi tronchi. Sorvolando le foreste si vedono con chiarezza ampie aree denudate che mostrano la terra rossa in contrasto con il verde cupo delle foreste tutto intorno. Il governo ha legittimato un processo "controllato" di deforestazione sulla base di una impellente necessità del paese di risollevarsi da una crisi economica sempre più grave. D'altra parte. le diverse fazioni esercitano lo stesso diritto autonomamente per procacciarsi denaro utile per la propria sopravvivenza. Si può facilmente prevedere cosa potrà avvenire nei prossimi anni di gran parte delle bellissime foreste di questo paese, soprattutto prevedendo che difficilmente si riuscirà a mantenere l'impegno del governo di un progetto di rimboschimento nelle aree maggiormente interessate. La giornata lavorativa termina col calare del sole. si consuma un pasto serale a base di riso e spesso di pesce essiccato. In molti villaggi c·è qualcuno che dispone di una radio o in certi casi di un video il medico di corte, corrotto, indica come unico rimedio il latte di tigre. Ayappen si precipita nella giungla, aggirando i divieti del padre, alla ricerca del felino da mungere. Ma ecco, in agguato ... il lieto fine, in quanto nientemeno che Shiva e Yishnu si trasformano in tigri e si lasciano cavalcare, con la partecipazione straordinaria di Brahma, dal baldanzoso Ayappen verso il trionfale ritorno alla reggia. La "pietas" della tradizione dei nostri classici è una dote apprezzata anche in oriente; Ayappen, infatti, perdona il perfido primo ministro che, caduto malato, guarirà tramite una sorta di battesimo purificatore nel fiume Pampa e, in segno di gratitudine, diventerà il primo pellegrino del tempio sorto sulla collina di Sabanimala. Oggi in Kerala le tigri, che ricoprono un ruolo importante in questo come in altri miti, sono in numero ridotto e concentrate nelle aree protette di Peryaredi Silent Yalley, dopo secoli di sterminio per la caccia e, in tempi più recenti, per la progressiva antropizzazione di un territorio che alla fine del secolo,siprevede,supererà il miliardo di abitanti. Dal 1969, anno in cui il numero di questi felini aveva raggiunto il minimo storico di 2500 capi, si è risaliti oggi a 4000 distribuiti in 18 parchi sparsi in tutta la grande confederazione, grazie al "Progetto Tigre", un programma di salvaguardia varato dal governo nel I973 che sta dando, a detta degli esperti, risultati insperati. Si può forse prevedere che, in un futuro non lontano, la Tigre del Bengala o Tigre Reale, la sottospecie della Panthera tigris tigris che vive in India, mitica cavalcatura degli dei, tra cui la temuta dea Kalì "la nera", tornerà a insidiare ilcammino di quei pellegrini di Ayappen indegni di ammirare la luce divina sulla collina di Sabanimala? Camilla Luppini registratore. La televisione o meglio il video diviene ancora una volta elemento di aggregazione e capace di attirare l'attenzione di grandi e piccoli. Generalmente, per permettere a tutti di sentire si utilizzano grossi altoparlanti che irradiano il suono per tutto il villaggio. Per lo più vengono proiettati film di Hong Kong che si distinguono per l'azione e ruoli molto ben definiti. Si ha la sensazione che molte cose cambieranno in fretta, soprattutto dal punto di vista economico. Per quanto riguarda gli aspetti politici la situazione permane molto complessa ed è difficile prevedere se l'intervento dell 'UNT AC basterà per dare un po' di pace a questo paese. incontro con i Kmer rossi Era da tempo che aspettavamo questo momento. ... Mark aveva l'aria di chi sta per intraprendere una missione difficile; io e D. al contrario, con la disinvoltura di chi non si rende veramente conto di quello che sta succedendo, sicuramente apparivamo ai nostri compagni di viaggio un po' sprovveduti e questo in un certo senso serviva a sdrammatizzare il momento. Una foto del gruppo prima di partire, con labandiera dell' UNTAC bene in vista, mostrava ancor più il senso dell'importanza del la missione che stavamo per intraprendere. ... Camminavamo in fila indiana facendo attenzione a seguire I' impronta di chi ci precedeva, ci avevano informato che lungo il percorso potevano esserci delle mine, occorreva usare cautela. Mark guidava la fila seguito dal suo in- -

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