Una città - anno II - n. 9 - gennaio 1992

Partiamo con la fisionomia del vostro gruppo, composizione, motivi di adesione personale ... Camprini (segretario provinciale della Lega Nuova Romagna di Ravenna, 43 anni): questo gruppo è fonnato in gran parte dai componenti del vecchio direttivo della Lega Nord che sono usciti per formare questo movimento che si riconosce nel gruppo di Cortellazzi. Il gruppo dei più attivi è fonnato da 11 persone, con varie cariche. C'è una rappresentanza di tutta la realtà produttiva socio-economica della città, c'è il commerciante, I' albergatore, l'operaio, il pensionato. Sono persone che sono con noi già da prima della scissione e che provengono dalla provincia di Ravenna. Quasi nessuno degli aderenti ha esperienze di politica atti va. A parte me, nessuno esce da un partito in cui aveva cariche elettive. Cosa vuol dire "socio militante"? Battistini (componente del direttivo provinciale de/la LNR): noi non abbiamo aiuti dall'alto. Abbiamo creato per ogni provincia IOsoci militanti che sostengono il movimento con una cifra mensile che è di I00.000 lire. Chi viene da fuori e vuole diventare socio militante deve fare una domanda, dare la propria disponibilità a lavorare e il direttivo può approvare la domanda. Qual è la sua esperienza politica precedente? C.: io ero indipendente, qui a Cervia, nell'ex PCI. Come indipendente ho avuto una delega al commercio e sport per 2 anni. Cosa ha determinato la decisione di uscire dal PCI ed entrare nella Lega? C.: concretamente sono uscito dal Consiglio Comunale quando questo era giunto al termine e io non ho ripresentato la mia candidatura. Questo anche perché i miei impegni di lavoro (ho 2 negozi), non mi avrebbero permesso di seguire bene i problemi di un paese che in estate diventa una città con 400.000 presenze. In secondo ordine l'esperienza fatta in politica mi ha fatto fare delle riflessioni. E' stata un'espeperclté diffido Le Leghe non mi piacciono, per certi versi, anzi, mi inquietano decisamente. Una inquietudine che non è dovuta a quel che le Leghe oggi sono, ma a quello che, inbasea quel che sono,potrebbero facilmente diventare. Le Leghe, oggi, sono essenzialmente un composito contenitore che mette insieme le più diverse figure sociali, lepiù varieproposte di teoria politica e amministrativa, le più svariate tensioni sociali; il tutto cucito insieme dal rifiuto dell'attuale sistema politico-amministrativo e dal disagio provocato da una società che sta cambiando velocemente e profondamente. I programmi leghisti (focalizzati nella critica al centralismo e al partitismo del sistemapolitico, alla corruzione, alla politica assistenzialistica nei confronti del meridione eproponenti, come rimedio fondamentale, una decentralizzazione "federalistica") mettono in luce sia dei problemi indubbiamente importanti, sia un generale atteggiamento nei confronti delle cose. Unatteggiamento che attraversa tutti gli strati leghisti, dalla base al vertice. E' questo l'atteggiamento che fa scatenare le folle quando Bossi dal palco esordisce con un "La Lega ce l'ha duro"; che/a dire ai dirigenti che lo spirito che loro vorrebbero nei governanti è quello del "buon padre di famiglia"; che fa supporre che due persone nate nello stesso luogo siano perciò stessofra loroprofondamente simili. Quel che delle Leghe mi preoccupa è, in sostanza, l'atteggiamento semplicistico.Non è vero che le Leghe non abbiano programmi, ma solo slogan; ed è probabilmente vero che non tutti i leghisti sono, almeno secondo i canoni classici, razzisti. Ma è altrettanto vero che i programmi delle Leghe sono, tutto sommato, veicolabili in slogan, come è vero chefra i leghisti hapieno diritto di cittadinanza tanto il commerciante benpensante, infastidito dal dover pagare le tasse ad uno Stato corrotto ed infastidito dai "vu' cumprà" che non le pagano e "sconvolgono" il paesaggio ordinato dei ricchi negozi delle vie centrali, quanto il ragazzo della curva dello stadio, con la sua carica di violenza contro tutti coloro che non fanno parte del suo "branco" mascherato da associazione di tifosi. Un atteggiamento semplicistico chefa sì che, in ultima analisi, la gente possa stare insieme innanzitutto perché si sente "contro" qualcosa. E' probabilmente vero che, nel nostro sistema di pensiero, quando si è "per" qualcosa si è, quasi meccanicamente, anche "contro" qualcos'altro, ma mi pare anche che molto, se non tutto, si giochi nel "come" si è "per" e "contro". E nel modo di essere "per" e "contro" delle Leghe -oltre all'atteggiamento semplicistico e al di là della validità o dell'interesse di alcune loro critiche oproposte- io vedo anche un desiderio di sentirsi "comunità", considerata come elemento di per sé evidente, in virtù del luogo di nascita, della lingua parlata, del modo di vita condiviso, chefacilmente porta a ritenere la comunità cui si appartiene il luogo previlegiato di ogni virtù e ad attribuire a tutti coloro che non ne/anno parte (siano essi negri, ebrei, zingari omeridionali) ogni sorta di vizi e di colpe. Non solo, ma, sempre per l'operare della logica semplificato ria, diventa necessario per una comunità così intesa trovare anche un elemento "forte", che funga da aggregante e da rappresentante simbolico della comunità stessa; e cosa meglio di un "piccolo padre", di un "duce", può rappresentare questo elemento "forte"? Il pericolo maggiore che vedo nelle Leghe è rappresentato proprio da questo: dal loro poter essere, afronte di una situazione generale sempre più disgregata, il luogo di coltura per tentazione bonapartiste e ducesche -già ora sempre più presenti e ben rappresentate dal Bossi che "ce l'ha duro"- e per spiriti di branco in cui non c'è più posto per un individuo che si senta innanzitutto singolo. Tentazioni che non solo possono portare a situazioni di razzismo e intolleranza diffusi, come già è stato a Firenze, ma che, soprattutto, possono sfociare nella accettazione generalizzata della semplificazione delle cose e delle persone. lo non credo che le società moderne siano semplici o, se non al prezzo di una dittatura di stampo nazista, semplificabili e non so se gli esseri umani siano, nella loro essenza, semplici o complessi. Quel che mi è chiaro è che ho imparato a diffidare di ogni proposta e di ogni idea che voglia, costitutivamente epiù o meno direttamente, essere l'elemento che può mostrare alla società e agli uomini la loro natura ultima. Per questo le Leghe mi fanno paura. F.M. Pest Control Igiene ambientale ■ Disinfestazioni • Derattizzazioni - Disinfezioni ■ Allontanamento colombi da edifici e monumenti ■ Disinfestazioni di parchi e giardini ■ Indagini naturallstlche 47100Forll- via Meucc~24 (Zona Industriale) TeL(0543)722062 Telefax(0543)722083 rienza positiva e negativa. Positiva, perché mi ha permesso di vedere dal vivo come funzionano le amministrazioni, e negativa, per la delusione su come viene gesti lo iIpotere dei Comuni. Ad esempio: succede che un semplice consigliere si trova spesso a discutere di problemi che non conosce assolutamente e deve prendere decisioni secondo una logica di schieramento indipendentemente che le condivida o no. E' quello che succede anche a Roma dove le decisioni le prendono le segreterie dei partiti e non gli organi elettivi preposti. Però, non dovevano essere solo problemi di tempo, visto il suo impegno attuale. E non c'è stato per alcuni, una specie di travaglio ideale, una grossa disillusionealla base di questa scelta? C.: questo sì. Qui c'è gente che viene dal PCI, dal PRI, dal PLI. La più grossa delusione, qui da noi, è stata per chi era legato al PCI. C'è gente che proviene da altri partiti, ne viene via profondamente deluso per come la politica viene gestita a livello nazionale e non si vede ali' orizzonte la possibilità che questa classe politica possa rinnovarsi. E cosa si aspettano da voi? C.: la Lega è contestata dai mass-media. Ma c'è una cosa che anche noi sicuramente ci chiediamo; se questi movimenti possono avere un futuro soltanto urlando forte che le cose non vanno bene. Io non credo che la Lega Nord, o noi, che su questo, fra l'altro, ci distinguiamo, possiamo avere un futuro rimanendo alla porta ad urlare e denunciare quello che non funziona. Questo lo fanno già i politici stessi che denunciano quotidianamente l'inefficienza dello stato e dell'amministrazione. Se è vero che abbiamo uomini puliti da spendere e che abbiamo la voglia, la serietà, l'onestà di amministrare ... perché il sistema si cambia dal di dentro, non da fuori. Questo vuol dire che, là dove ci sono le condizioni, bisogna entrare nelle giunte, prendere quei posti, portandoli via agli altri per dimostrare che si è capaci di amministrare. Se GESTIRELA POLITICA COMEUN'AZIENDA Nella foro sede di Cervla alJIJlamoIntervistato Giovanni Camprlnl, e Franco BaHlstlni, entrambi usciti dalla lega di Bossi e oggi dirigenti della Lega Nuova Romagna di Ravenna. noi adoperiamo la forza che raccogliamo solo per fare del1'opposizione, della demagogia, non faremmo altro che quello che hanno fatto gli altri come )"'Uomo Qualunque", Pannella, il PCI. La Lega Nord a Brescia col 24,5% non è in grado di fare una proposta, anche perché non ha gli uomini. Una lista qualificata formata da imprenditori, commercianti, liberi professionisti, non è stata voluta dai vertici della Lega Nord perché la politica ora è di avere più attacchini e gente che fa le scritte di notte. Così se vengono chiamati ad amministrare rimangono degli attacchini. Mentre un imprenditore, che è in grado di gestire un'azienda, sicuramente è in grado anche di gestire una politica. Così succede che gli ultimi sondaggi a Brescia danno la Lega al 19%. E i voti che sono stati leghisti tornano ai partiti. Difficilmente torneranno alla Lega. Gli altri partiti hanno comunque un patrimonio ideale come retroterra. Le Leghe cosa possono avere se non vogliono essere solo un "partito contro"? C.: non sono basate sicuramente sulle ideologie. Queste le hanno gli altri partiti, anzi le avevano. Oggi la politica non si fa più sulle ideologie. Si fa sui problemi, sui progetti che si riescono ad individuare. La nostra proposta è di cambiare le regole del gioco. Cambiare i meccanismi amministrati vi che non sono più validi. Per esempio, quella dell'elezione diretta dei sindaci, del presidente della Regione, del presidente della Repubblica, e di tutti gli esecutivi. Quella di una diversa gestione dei fondi, che ogni regione si trattenga quasi il 7080% e solo il rimanente vada alle casse dello Stato. E' il capovolgimento di quello che accade oggi che mandiamo tutto a Roma e non ci torna praticamente niente. La dimostrazione sono gli Enti locali che non hanno soldi per amministrare l'ordinario. Altro punto forte, per noi, è la riduzione della presenza parlamentare. Noi stiamo facendo anche la battaglia per distaccarci dall'Emilia e avere una regione Romagna, e i partiti ci accusano di razzismo. Non so cosa significhi questo. Noi chiediamo di provare a governare meglio con le risorse che ogni regione riesce a produrre. Poi, certo, si deve tener conto che in Italia ci sono regioni povere a cui va dato un contributo che noi proponiamo in misura del 10%. Però è anche evidente che queste regioni che chiamiamo povere e che sono soprattutto al sud, in una situazione di autonomia devono cominciare a produrre e non aspettarsi sempre assistenzialismo di partito. B.: in questo ci differenziamo dagli altri partiti: un programma con pochi punti, ma chiari. Non centinaia di programmi fumosi che non realizzeranno mai. Tu pensa a un partito come la DC che ha tanta gente che la mantiene e un domani deve andargli a dire che i soldi non arrivano più: non può. Non è che non vuole, non può. E' un sistema finito che deve dare il passo ad un nuovo sistema. Non è che un imprenditore del nord non abbia più i soldi per mandare avanti la sua azienda. Non ha più i servizi per condurla come vorrebbe e non è più competitiva. Deve tenere due dipendenti solo per seguire le regole burocratiche, per essere in regola. Al sud si è radicata una situazione per cui aspettano solo, gli hanno sempre detto che devono avere i soldi perché sono stati sfruttati. Sarà anche vero, non lo so, però è il sistema che rimane bloccato. Il buon funzionamento dell'amministrazione è un motivo ideale sufficiente per aggregare, i giovani? Io vengo da un partito che, negli ultimi anni,di giovani ne ha aggregati ben pochi. Questo movimento, invece, li aggrega. Se poi il motivo è che vengono attirati dagli slogan forti, da un linguaggio "da curva", è perchè rifiutano questa società e si rivolgono a chi propone di cambiare sistema e uomini. Però avere il loro consenso non significa avere la loro disponibilità a lavorare, ad entrare nella vita politica. B.: Nella maggior parte i giovani non credono più in niente. C'è solo l'esasperazione derivata da questa situazione. Non si può dargli torto. Io ho un negozio e parlo di quello che vedo. Ad un conoscente hanno fatto 3 milioni di multa perché aveva un cartone di birre senza boIla, e poi ogni giorno entrano 20 persone che vendono della roba nera. Tunisini che vendono accendini, altri i tappeti ecc. E' una situazione che porta ali' esasperazione. La maggior parte di voi ha attività di questo tipo? C.: sì, anche perché viviamo in una realtà basata sul lavoro di questo tipo. B.: ma è così poi in tutta Italia. Si tende a essere un po' tutti liberi professionisti. Gente che poi deve fare la fattura per il suo lavoro. C.: beh, c'è anche l'operaio. Non generalizziamo. A Torino ci sono anche gli operai. Parlavamo degli slogans razzisti, fino a che punto vi ci rispecchiate e perché i giovani si aggregano su questo? C.: cominciamo a fare un distinguo. Siamo usciti dalla Lega Nord soprattutto perché contrari al modo di fare politica e sul modo di gestire il movimento. li consenso che ha il movimento è sproporzionato alla sua organizzazione. Si sta costruendo un grattacielo sulle fondamenta di una villa. E c'è il rischio che crolli. Noi non condividiamo il fatto di fare politica solo con gli slogans forti. E' in atto un'aggregazione di giovani attorno alla Lega con motivi che sono, purtroppo, la moda del momento, e un linguaggio "da curva" del suo leader Bossi. A noi non interessa questo elettorato. Oggi è nella Lega, ieri era nel MSI poi coi radicali, poi con i verdi. Diverso è il discorso per quei giovani che sono inseriti nel mondo produttivo e che possono dare un contributo.L'altra è gente pericolosa perché è difficile da gestire. Ma al di là della moda, non c'è anche un sentimento realmente razzista? C.: è vero. Su questo sono d'accordo. Se andiamo nelle città del nord, luoghi di nascita del leghismo lo vediamo; questi sono razzisti nel vero senso della parola. Quest'estate in un albergo di un mio amico c'erano trenta ragazzi di Brescia. Mi sono trovato di fronte trenta razzisti. Poi loro si sono identificati nella Lega e questa li ha accettati. E d'altra parte, è veroanche che, in questa città, la Lega ha costruito il suo consenso sfruttando e organizzando questo sentimento. Se un partito parte battezzato come partito razzista è evidente che non arriva molto lontano. E' una preoccupazione anche vostra. Ho letto in un vostro manifesto: "è già pronta l'accusa di razzismo". B.: sono i partiti che ti fanno questa accusa, perché quando tu pensi che l'Emilia Romagna, nel '90, hamandato 78.000 miliardi a Roma e ne ha ricevuto 2.800 e proponi di non mandare più soldi in Sicilia, non ABBIAMO I& CONFO CORRINFI POSFA&II C/C N. 12405478 Infestato a perché sei contro i siciliani, ma perché servono a te, ti dicono che sei razzista. Nessuna azienda può accettare un simile squilibrio. AMilano la Lega non ha detto di essere razzista. Ha detto che non si possono fare venire dei negri perché la situazione è precaria, spacciano la droga, non si sa dove farli donnire. Questo è realismo, non razzismo. C.: la situazione critica con gli extracomunitari si è detenninata perché la Legge Martelli, che pur lacunosa ha qualcosa di valido, non viene rispettata. E' l'ipocrisia di fare promesse che, realisticamente, non puoi mantenere. Un altro discorso delle Leghe è quello della difesa delle radici regionali. C.: questo è un discorso nato con la lega autonomista di Bossi che tentava di far leva sui dialetti e sulle tradizione particolari della Lombardia per fargli avere uno statuto autonomo come quello della Val D'Aosta. E questo in presenza del boom dell'immigrazione meridionale al nord. Ma non è un discorso valido solo per la Lombardia. Lo è anche per l'Emilia-Romagna. La Romagna e l'Emilia sono due culture diverse, due economie diverse, con storia, tradizioni, etnie diverse. Non sarà fondamentale per migliorare la qualità della vita, però, per qualificare maggiormente una regione è opportuno mantenere certe sue realtà specifiche e ricostruire quelle che sono andate perdute. C'è qualche esempio a cui guardate? C.: Non c'è bisogno di andare molto lontano. La Svizzera con il suo federalismo, la Gennania ha un sistema amministrativo basato sulle potenzialità delle regioni. Gli Usa hanno anche loro stati in cui ci sono leggi proprie. Noi non abbiamo inventato niente. Senza bisogno poi di guardare fuori dall'Italia, basterebbe applicare il sistema amministrativo della Val d'Aosta e del Trentino Alto Adige. Qual'è la settimana tipo del vostro gruppo? B.: Noi siamo tutti impegnati commercialmente quindi il tempo per l'impegno politico ce lo ritagliamo nel tempo libero Il lunedì sera c'è la riunione generale. Ci vediamo infonnalmente, ma costantemente in 4-5 tutti i pomeriggi dalle 14alle 15,30 e quasi tutte le sere. La mattina viene un pensionato a tenere aperto. E il suo personale percorso politico? B.: Non seguivo nessun partito in particolare, spesso non sono neanche andato a votare. Mi sono avvicinato alla lega attirato inizialmente dagli slogan forti, con un atteggiamento "da curva". E frequentando le persone le ho conosciute e al momento della scissione ho seguito quelli che ritenevo più validi. a cura di Fausto Fabbri UNA ClffA' Hanno collaborato: CASSARURALEDARTIGIAN-AFORLI' Coop. UNA ClffA'arl via Ariosto 27 lor" ABBONAMENTO A I O NUMERI: 20000 llRE ABBONAMENTOSOSTENIFORE:50000 llRE Rosanna Ambrogelli, Giorgio Bacchin, Roberto Balzani, Paolo Bertozzi, Patrizia Belli, Roberto Borroni, Barbara Bove~cci, Andrea Brigliadori, Giorgi~Calderoni, Libero Casamurata, Diura Cerini, Fausto Fabbri. Graziano Fabro, Rodolfo Galeotti, LianaGavelli, Renzo Gazzoni, Oscar Laghi, Silvana Masselli, Alice Melandri, Franco Melandri, Giovanni Orlati, Carlo Poletti, Linda Prati, Vero Ravaioli, Rocco Ronchi, Gianni Saporeui, Fabio Strada, Massimo Tesei, Ivan Zattini. o NEL CUORE DELLA CITTA' Una CIHa è In vendita a Cesena alla ll•rerla DEDA1US, via Aldini, 2 Gli abbonati che non ricevono il giornale o che lo ricevono in ritardo sono pregati di darcene no1izia.Noi paghiamo un abbonameniopostale per poter spedire i giornali e abbiamo piacere che il servizio funzioni come si deve. 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