Una città - anno I - n. 8 - dicembre 1991

TUTTO E' MIRACOLO a colloquio con lida De Carolis e Maria Montanari, di Comunione e liberazione Lida. Le posizioni possono esseredi verse, ma ognuna ha una chiarezza. Uno può scegliere, ma in ba e a che cosa sceglie? In basealle cose in cui crede, a come ha deciso di vi vere la sua vita. La parola bioetica di per sé mi spaventa, non mi sogno neanche minimamente di affrontarla, però personalmente posso dire che mi pongo di fronte aquesto problema come mi pongo di fronte a tutte le co e che mi capitano e non lo vedo scisso, separato dall'affrontare qualsiasi altro argomento, compresa anche l'isola pedonale. Co avogliamo mettere al centro? Se nel discorso si mette al centro l'uomo si arriva a una posizione, se al centro vogliamo mettere degli interessi economici si arriva ad altre conclusioni. Come si fa quando ci si trova di fronte a questi problemi, la fecondazione artificiale, l'accanimento terapeutico, l'eutanasia, ad arrivare, fermi nella propria idea, di fronte alla scelta concreta? Per esempio un'amica ti chiede un consiglio se fare o no la fecondazione in vitro. Lida. Ritorno al discorso di prima. Le chiederei: "cosa vuol dire per te avere un figlio?". Senza fare discorsi filosofici o teologici. Se è il frutto di un rapporto d'amore, e si accetta che il figlio è anche un "dato··, undono, io nongliela consiglio. La risposta sta tutta nel cosa vuol dire avere un figlio. Maria. lo credo che in quello che hai chiesto ci sia unagrossa domanda. La domanda del1'uomo di fronte all'impotenza. Di fronte alla singola domanda dell'uomo, quel bisogno che hai davanti ti manda in crisi, la tua idea crolla, quando le categorie che avevi nella testa rischiano di essereschematiche. A mc accade, ed è accaduto tante volte, nella misura in cui stavo vivendo uno schema, questa cosa si fa così, io credo in questo, questo equesto, e dovevo continuamente riempire dei quadretti. Quando invece, e per quanto mi riguarda dico grazie a Dio, lo ..schema" diventava un'esperienza che stavo vivendo nel rapporto con i figli, con il marito, con gli amici, un·esperienza reale che andava ad intaccare la mia umanità, mi veniva spontaneo dare la rispostache diventa unadomanda, come diceva Lida. Con l'amica che ti chiede quel consiglio, serispondi in baseauno schema, non ti impatti con quell'umano lì. Quando tai vivendo un'esperienza ti viene spontaneaunadomanda: ma tu perché stai cercando un figlio? A cosa deve rispondere? Ed è "Posso fare una domanda? O le domande le potete fare solo voi?" Ecco il nodo dell'intervista a Lida e Maria di CL. Bib Devo confessare che ero prevenuta. Nonostante, dopo anni di steccati ideologici, affermassi il valore della curiosità intellettuale, in realtà nutrivo una malcelata superiorità verso quelli di CL, quasi un disprezzo. Erano, appunto, quelli di CL. L'intervista sarebbe dovuta awenire a casa mia, e sin dalla mattina awertivo una strana inquietudine. Le rituali pulizie domenicali della casa avevano un ritmo diverso, quasi un'apprensione. Per equilibrare le parti Lida sarebbe venuta con una compagna- anch'io avevo chiesto il sostegno di un'amica e collaboratrice. Ero preoccupata. Poi l'intervista è iniziata. Dopo un iniziale, reciproco, imbarazzo, ho avuto l'impressione di dover sostenere una prova. Per riuscire ad awiare il dialogo, ho dovuto parlare. Non fare domande, ma proprio parlare, dire che non sono credente e perché, ribattere alle loro domande sicure, sostenere le mie motivazioni, guardata fissa da quattro occhi curiosi e senza incertezza. E, insomma, l'intervistata ero io. Ed è con imbarazzo che riascolto la mia voce incisa sul nastro, tesa, dai toni esitanti, riflessivi, di chi cerca di tradurre il proprio pensiero in parole. Poi, superata la prova della reciprocità, il dialogo, finalmente paritario, è filato via liscio. E dalla bioetica si è finite nella tematica religiosa, cos'è l'uomo, perchè c'è il male, etc. Ma proprio tranquilla non ero. Nell'intervista c'è sempre un elemento di esproprio dell'altrui umanità, per scopi strumentali, di "curiosità giornalistica". Ma fa parte del gioco. Lida e Maria ne hanno cambiato le regole. E sono state brave. Hanno accettato il saccheggio della loro esperienza umana e religiosa solo se io a mia volta garantivo il mio. E qualcosa è entrato, quello che temevo. Mi hanno costretta a confrontarmi con la difficoltà, tante volte rimossa e ormai accantonata, della mia ricerca del "divino" e dell' incapacità di concepirlo. Continuo a non essere d'accordo. Non mi basta giustificare il male pensando ad un mistero insondabile, ad una volontà giusta ma inconoscibile. Dire che "il telegiornale è una grazia" sarebbe una consolazione ... ma forse continuerò a dibattermi sul perchè c'è il male e se siamo un accidente biologico... P.B. elettrauto marziomalpezzi piazzadellavittoria forlì tel. 67077 loCasso dei Risparmi di forli I 8 UNA CITTA' nella risposta a quella domanda che ci sta il giudizio sulla procreazione in vitro. Se tu stai vivendo un rapporto d'amore di un certo tipo con un uomo, anche in una convivenza. spogliato dalla pretesa, la risposta viene naturale. Vai proprio al cuore della persona. E poi l'aiuti come puoi. Ma già l'aiuti facendogli quella domanda. Ma pensate che lei sbagli ad insistere? Lida. lo dico: non farlo. lo non lo farci. E se ci dovessero essere delle leggi ... Poi sarà la sua libertà quella che si gioca. Maria. Tu, per lasciare all'altro la libertà di scegliere, di essere libero, devi cntirti libero di dire fino in fondo ciò che sei. lo non posso fare a meno di dire ciò che sono, ciò in cui credo. per quale motivo secondo me quella cosa umanamente non è giu ta. La mia esperienza è che la vita è un '·dato". lo ci sono perché nessuno mi ha manipolato. Lida. E questi ·'no" non sono un di meno per l'uomo, sono un di più. Il no all'aborto, per es. non è un di meno. è un di più, solo che l"uomo non lo capisce. Come si fa a stabilire il confine tra genetica al servizio dell'uomo e manipolazione? Maria. Rispondo come l'uomo della strada. on so cosa sta succedendo nei laboratori, però so una co a: o la ricerca è per l'uomo, per l'uomo intero, o se nasce dal desiderio del1'uomo di posses o della vita, allora è manipolazione. L'uomo desidera essere sano, star bene, curare la malattia, c'è stata data l'inteli igenza per questo. Rimango invece molto scettica, molto preoccupata, quando leggo la notizia ad es. di quella donna che si èbeccata l'AIDS con la fecondazione artificiale. Mi ha sconvolto, perché secondo me c'era un male ancor prima dell'AIDS che quella donna si è beccata, che è quello di andare a manipolare comunque la creazione della vita. Non ce la siamo inventata noi, l'uomo si è ritrovato con questa cosa. Ho l'impressione che la tecnologia sia andata tanto in là che le categorie etiche tradizionali siano inadeguate. Lida. Certi punti sono fondamentali e sono sempre validi. Il confine tra la ricerca vera e i I possesso bisogna imparare a riconoscerlo. Io ho l'esigenza di avere dei punti fermi e di chiarezza. Il confine tra il bene e il male bisogna mantenerlo. Bisogna partire dalle piccole cose per avere una coscienza, che poi ti arriva a far decidere anche nelle grandi. E' una domandacontinua alla nostravita, senza schemi, come diceva Maria. Tulle le volte che mi trovo di fronte al problema di qual è il confine, la linea di demarcazione è se l'uomo si concepisce come dato o se si concepiscecome qualcuno che a caso può inventare tutto. Quell'essere dato mi dice che c'è un limite che non mi appartiene. Se uno non crede, non crede alla resurrezione, non crede aimiracoli, fa fatica a pensare che Cristo era Dio. Era un uomo. Maria. E allora lo puoi incontrare. Senza credere a tulle queste cose. I percorsi sono tanti. Questo è un uomo, allora io incontro l'uomo. Da questo poi vedrò che cosa viene fuori. Potrei fermarmi lì. Guarda quell'uomo lì, guardalo come stai guardando me in questo momento. Sono scettica anche sull'umanità dell'uomo, perché nella storia l'uomo non si è rivelato molto umano. Al problema del male non c'è risposta ... L'unica modo, forse, per risolvere il problema del male e dell'infelicità è pensare a una vita dopo la morte ... Uda. Se fosse così, povera me. arei disperata. Sono consapevole che questa vita è incompleta, ma la voglio subito. Dagli incontri che ho fatto è stato promesso. Questi incontri hanno risposto alla mia umanità, mi hanno rivelato Gesù Cristo nella sua persona umana. Cosa è possibile a me oggi? Non mi è possibile essere felice, almeno nei termini che dici tu, però è possibile camminare verso un destino. Dico anche che forse è possibile esserefelici già sulla terra, e vivere, gioire. E in questo si inquadra anche la sofferenza? Lida. Certo. lo parto dal principio che tutto mi è dato per essere felice, compresa la natura, e potremmo andare a finire nel discorso ecologico, e mi è dato come segno di qualcosa di più. Tutto ti è dato per essere felice, ma ti è dato altrettanto per essere infelice. Ci sono lutti, disgrazie, ci sono persone a cui i conti non tornano. Lida. C'è un'affermazione del cardinale Martini: "Tutto, anche le notizie del telegiornale, sono miracolo" che ci ha lasciato un po' sconvolte. Sono parole di speranza, di vita, di felicità, di gioia, ma non il crederlo ebasta, il fame esperienza.Allora ho riletto l 'esperienza della morte di mio marito. Cosa vuol dire: il miracolo? E' la morte di una persona. In quella esperienza ho provato una pace... Innanzi tutto la compagnia dei mjei amici, che mi hanno fatto capire non solo a parole, che quello che mi accadeva doveva essere per forza buono perme. O Dio èun padre, o, senon lo è, è la disperazione. La certezza che quelinserzione pubblicitaria mercoledì 18 dicembre ore 21 nei locali del Circolo Nuova Resistenza viale Spazzoli 51 INCONTRO CON IL PROF. WASSIM DAHMASH della rappresentanza OLP in Italia REFORMHAUS ERBORISTERIA Dall'Agata Dr. Villa Dr. Lorenzo Marco Fitoderivati- Fitocosmesi Alimentipersportivi Via G. Gaudenzi - Tel. 21863- 47100 FORLI' di Sergio Sala DIRE DIO DOPO AUSCHWIFZ Si può ancora parlare di Dio dopo Auschwitz? E se sì, come? Per intanto sarebbe già importante ricordare perchè da lì sorge l'interrogativo sull'uomo; come è stato possibile tutto questo? Non eranomostri, ma uomini comuni, -"fatti come tutti gli altri" come aveva anticipato Svevo- quelli che hanno sterminato ad Auschwitz e negli altri mille luoghi della persecuzione ebraica. Dimenticare e rimuovere non si può; pena il rischio di sperimentare di nuovo quegli orrori, come è scritto a Dachau. Se è successo, può accadere ancora. Dunque "Ricordacosa ti ha fatto Amalek". za difendere gli ebrei, pensava che non si sarebbe dovuto più parlare di Dio per almeno due generazioni; per purificarne l'immagine, decantar/a dalle nostre maschere, i nostri stravolgimenti, dai molti nostri "Gott mit uns". Ma senza la pretesa di comprendere, di spiegare. Si è detto anzi, e proprio da parte di un ebreo, che lì non c'è proprio nulla da capire; c'è solo un dolore assurdo, il male. Punto e basta. Ma pur senza pretese le domande affiorano. E non soltanto sull'uomo, almeno per colui che crede (se è sincero). Una fede autentica e non timorosa s'inquieta, s'interroga e nel suo turbamento coinvolge Dio. Giobbe, nelle sue prove, ha ardito protestare con Dio, anche contro le reprimende moralistiche dei suoi amici; e Dio alla fine ha riconosciuto che proprio lui e solo lui -Giobbe- aveva parlato giustamente. Anche l'uomo religioso non può dunque passare sotto silenzio, pudicamente (quasi vergognosamente) tacere su Dio ricordando Auschwitz. Anzi. A regola, bisognerebbe intentare, come a Shamgorod, nel dramma di Wiese/, un formale processo a Dio: dov'era durante lo sterminio del suo popolo? Chi crede ha il coraggio della propria fede. Bonhoeffer, vittima dei nazisti proprio perchè non concepiva il suo impegno di teologo senMa anche questo improbabile silenzio penitenziale e purificatorio non può accontentare del tutto, perchè Dio è il senso dell'uomo e tacere su Dio equivarrebbe a spegnere anche la speranza dell'uomo. Ecco, proprio la speranza è in gioco ad Auschwitz; proprio quella speranza, splendida virtù umana, che precisamente il profetismo d'Israele ha rivelato al mondo. Qualcuno ha scritto che ad Auschwitz non c'era più fede, nè carità: solo la speranza soprawiveva. Se anche noi ora perdessimo questa speranza preferendo tacere su Dio, dovremmo riconoscere che i nazisti alla fine hanno vinto. Ma allora dove e come è possibile un altro atteggiamento davanti a Dio? Se dimenticare è ingiusto e pericoloso; giudicare l'uomo è doveroso, ma ancora insufficiente per chi ha fede; se tacere è impossibile per chi vuole salvare la speranza, ritorna ancora la domanda di partenza: come dire Dio dopo Auschwitz? Nella tradizione cristiana è di fatto emersa un'altra risposta, quella del dolore stesso di Dio, impotente e partecipe del dolore dell'uomo. Il venerdì santo della storia. Teologia cristiana, intuizioni di mistici, elaborazioni speculative delpensiero più forte, hegeliano. Ricordare, confrontarsi su tutto ciò non è evadere dalle responsabilità che anche oggi portiamo per gli attuali stermini nel mondo. lo che stavaaccadendodoveva essereper il mio bene, perché io potessi essere più felice. Anche se, di fronte alla sofferenza, sofferenza paradossale, tu dici no. Il riconoscere in quello che era accaduto la presenza di un mistero, di qualcosa più grande di me. L'altro giorno, mia figlia, la piccola, ha dieci anni e mezzo, mi ha detto: "Mamma, in questo periodo il babbo stava proprio male". E' stato quattro anni fa. L'ultimo mese è stato semiparalizzato, è sempre rimasto in casa. "Però io non lo ricordo con dolore quel periodo lì. Lo ricordo con gioia, come un momento sereno. C'erano tanti amici che ci venivano a trovare". Lei si è trovata tante volte a dirmi: "Grazie mamma, che c'è il movimento. Ma se tu non c'eri, io come facevo a conoscere tutte queste persone?" Lei è felice su una c,faz,one "... Ma raie lettura, tutta ill(erna agli avvenimenti, ill(ema perché noi vediamo le cose come le vedono tutti ...ci aiwa ad accogliere le dinamiche profonde che sono ali' origine di q11ella rrasformazione? (...) Ecco la chiave di lettura paradossale per i media: il miracolo." Quello che sta avvenendo. di cui ci si dà relazione sui giornali o alla relevisione è ilmiracolo che Dio sta compiendo; il miracolo è il disegno di Dio. Quesro miracolo ha liii nome: CeslÌ Crisro. Quesro è/ 'apporto che il nostro cuore, la nosrra meme danno alla lettura -che facciamo con tutti gli altri nosrri frarelli uomini-delle cose che ci vengono dette e faue vedere. Perché quesra chiave di /e/tura è definita "paradossale"? Perché è una grazia. Porer perseg11irele rraccedi liii disegno pilÌ grande perc11ifili/i sia111ofa11i è 1111 miracolo, è una grazia. Tale disegno è divenraro liii uomo che è morro in croce, portando demro di sé 11111i0l male del mondo per disrrnggerlo, e infatti è risorto. In ra/modo l'inizio di star dentro la vita che vivo io. Pur dentro il dolore, la sofferenza. certo, perché è arrivata anche a dire: "Ma Gesù è cattivo perché mi ha portato via il babbo, e me l'ha portato via di notte." Ad un certo punto ho dovuto anche chiedere aiuto, perché non sempre sai rispondere. Mi ricordo che eravamo a pranzo, c'era don Francesco e lui le disse che ognuno di noi ha un compito nella vita e si vedeche lei adesso non aveva più bisogno del babbo. E lei si è fidata. La vita di che cosa è fatta? E' fatta di rapporti, di fiducia. Io mi sono fidata di quello che diceva don Francescoe sonoandata avanti. Lei pure si è fidata perché è un grandissimo amico. Dopo il babbo veniva lui. Per cui per lei, dopo che è morto, è stato un ulteriore dolore. Però dentro tutte questecose, io non mi sento... io dico che è una gradella nostra speranza -di q11el/o che il cuore spera, perché per esso il c11ore è fatto- è già in alto. dal discorso di inizio d'anno di Don Giussani. a commento di una lettera pastorale del Cardinal Martini. Ringraziamole amichedi CL per averci fatto riOelleresu unacitazionechenonconoscevamo. Di teologianonce ne intendiamo equindi, forse,bisognerebbestare zilli. Madi telegiornaliunpo'sl.E proprio in questi giorni leggevamo di quando.47 anni fa. i "telegiornali di allora", i quotidiani di tutto il mondo,in trafilelli al fondo di pagineil piùdellevolte interne, davanola notizia che il ghello di LodzerastatosgomberatoC. hela deportazionedegli ebreiungheresi eraultimata. Il "telegiornaledi allora" sollintendevaAuschwitz nell'acquiescenzadi tutti. Ma allora anchedi fronte a quel telegiornale, troppo comodamente rimosso. bisognerebbe essere conseguentiedarlatulla la risposta.Che il miracoloè Auschwitz. Qualcunol'hafallo, maèunaco a chesi fa anchefaticaadire, qualcosache si può pensaresolo in condizioni estreme.Forseunasizia, perché io la riconosco. Dentro un'esperienza come può essere quella della sofferenza e della morte. Maria. La nostra esperienza nasce dall'aver toccato con mano che l'uomo è fatto per qualcosa che esce dalla sua misura, qualcosa che ha permessopoi che noi dicessimo di sì aqualcosa di molto più grande di quello che il nostro cuore poteva immaginare, perché se io mi penso,sonoegoista come tutti, voglio dire, sono fatta di carne, carne che strepita. Cosa ha permesso questo? Gesù Cristo che si è reso presenza. E Gesù Cristo è lo sguardo di quell'amico che ti si mette a fianco. A me dimostra che si è reso incontrabile, per ogni uomo. Questo io lo do come oggettivo. a cura di Parrizia Belli e Laura Cerini mile "assurdità" bisognerebbe lasciarladiresoloachi,dauomo, è in croce. E ancoravarrebbe soloper lui. Ma adunarisposta pronta, sicuradi sé,comunque facile. verrebbeda rispondere che l'agoniadi unDio sullacroce,di fronteadAuschwitz. non è che l'avventuradi un giorno e la resurrezioneuna specie di giocodei tregiorni. Ne"La notte"di Wiesel. di fronteal bimbo ebreo impiccato e ancoraagonizzante, un detenuto chiede "dov'è dunqueDio?" e Wiesel ri ponde "eccolo lì. appesoa quella forca". Neher, teologo ebraico. commenta: "strana evocazionedella Passionec. on una sola differenza. profonda come l'abisso.che ad esserein croceè un bambinoebreoinnocente,e che fra tre giorni non risorgerà". Di fronte ad Auschwitz,giorno primo dell'altro calendario.restaquelladomanda. Di fronte a tanto dolore "dov'eradunqueDio?". Cheè poi la banalissimadomanda,la prima. che ogni bimbo del mondo fa al catechistadi qualsiasi religione, nei primi giorni della"scuoladellerisposte". C.S.

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