Bi POTEREE SOPRAVVIVENZA di RoccoRonclti---------------------------. li muro è caduto. Immediatamente il fatto si è trasformato in metafora, in principio di una nuova visione del mondo, in ideale regolativo che deve guidare la progettualità politica. Non poteva esserealtrimenti: il fatto era effettivamente straordinario o, come si suole dire con unaespressionedesuntadal lessico filosofico-religioso, "epocale"'. Caduta del muro ha così significato caduta degli steccati ideologici, possibilità di una nuova e più trasparente comunità. Secondo una opinione corrente, la fine delle ideologie-steccato dovrebbe avere come inevitabile conseguenza il fluidificarsi della situazione politica, lo sblocco del sistema. "Le magnifiche sorti e progressive" attenderebberoal di là di questo muro franato un'umanità ansiosa di pace e giustizia. Il muro sarebbe solo un incidente nel cammino della Storia verso la Verità, un'assurdità che la superiore razionalità della Storia si sarebbe presa la cura di smascherare.Se, ad esempio, il blocco conservatore, imperniato sul partito di maggioranza relativa, era legittimato al potere perpetuo dalla sua funzione di diga anticomunista, il venir meno del suo avverario storico aprirebbe di colpo scenari inediti e, soprattutto, positivi. Come dubitarne, la Storia non procede fori,e sempre verso il meglio? Così ha ragionato la sinistra, dimostrando, se ancora ce n'era bisogno, la sua illimitata fiducia nella astuzia della ragione e nel l'innato sensodell'orientamento della cieca talpa che scava nelle viscere della Storia. Senza rendersene conto, i pragmatici liquidatori del1' esperienza del comunismo italiano hannocosì resoomaggio allo storicismo dei padri fondatori del PCI. La Storia è infalli il solo tribunale che la sinistra post-comunista continua a riconoscere: la sua infallibilità e la suarazionalità sono fuori di ogni concepibile dubbio. E coloro che ancora si proclamano comunisti non fanno eccezione: non vanno gloriosamente contro la storia ( e così facesseromolti spiriti liberi simpatizzerebbero con loro), ma si illudono di assecondare una teleologia ancora più mascherata, una razionalità quasi impercellibi le. Ora. se la storia fosse effe11ivamente quel tribunale che con occhio obiettivo valuta disinteressatamente le ragioni dei contendenti, non vi sarebbe di fallo ragione alcuna perchéal crollo dcli' Est non dovessefar seguito un ripensamento del l'Ovest su sestesso,perché la fine del patio di Varsavia non dovesse segnare la fine dcli' imperialiTutto dice che questo mondo è il progressivo trionfo della ragione. Non c'è paragone fra noi e quei primitivi degli antichi, che credevano ai miti. Poveri illusi. Noi viviamo fra le macchine, tutto è più solido, più certo, senza trabocchetti. Benedetto quel progenitore che scheggiò una selce! La cosiddetta "natura" -che noi osserviamo "scientificamente" con raffinati strumenti ottici- ogni tanto è ancora imprevedibile, ma solo nei posti dove la ragione tarda ad imporre la sovranità del suo scettro. Di tanto in tanto si sente al telegiornale, fra la pastasciutta e il secondo, fra il bavaglino alla bambina e il sale dietetico, di qualche "tifone", "terremoto", "maremoto", "disastro ecologico". Diecimila morti, centomila morti, un milione di senzatetto, due milioni: un kolossal. Sempre nei soliti posti, Filippine (l'ultimo), Bangladesh, luoghi buoni per "Avventura nel mondo". Come siamo fortunati nel nostro bel golfo, culla di un'antica civiltà, stirpe vincente! Ognuno, vedendo le sterminate distese d'acqua con i sopravvissuti sui tetti delle capanne, deve pur farsene una ragione. Deve riuscire ad ingoiare il boccone senza lasciarlo andare di traverso. E ognuno, in Occidente, ha una sua risposta segreta: io mangio anche mentre vedo i morti delle Filippine perché incarno il cammino della ragione. Devo sopravvivere fino a che -dopo di me- la "natura" sarà dominata. Mi compro il computer superveloce, il telefonino, perché la civiltà ha "fretta" di concludere la sua trionfale parabola. Non c'è tempo da perdere, neanche unattimo. Lamorte degli altri di fronte alla propria sopravvivenza è la radice del potere, come ha mostrato Elias Canetti. Quando vediamo passare un funerale, quando sostiamo di fronte al letto di morte di un defunto, anche di una persona cara, ci ricordiamo sì della polvere, ma si rimpolpa anche l'orgoglio della sopravvivenza: mors tua vita mea, anche per stavolta ce l'ho fatta, il gorgo del nulla è rinviato, sono più forte e più potente, e ci deve pur essere una ragione per questo. E' questa la logica del mondo, del Nord contro il Sud, dei paesi industrializzati contro il terzo mondo. Ma è parte, a ben guardare, di una logica molto più sottile, la logica amico-nemico. L'amico è la nostra sopravvivenza e il nemico è quella degli altri. Le catastrofi sono fisiologiche per la sopravvivenza dell'economia-mondo occidentale. Ed è proprio questo il meccanismo sottile che fa funzionare la politica (leggiamo Cari Schmitt se abbiamo ancora dei dubbi). La soluzione di tutti i problemi, anche della vomitevole indecenza umana del pasto durante lo scorrere delle immagini delle catastrofi, è nel trovare un nemico, individuarlo bene, descrivere analiticamente i suoi immani difetti, additarlo al pubblico ludibrio. E poi farlo fuori (o essere fatti fuori da lui). La "democrazia" è la regolamentazione di tutto ciò. E' l'equilibrio precario fra potere e sopravvivenza, fondato sulla logica amico-nemico. Platone diceva che la democrazia è il sistema di governo migliore quando si perde la possibilità di condividere la visione della verità, ma che è il peggiore di tutti i sistemi di governo. Così -"in democrazia"- le cosiddette opposizioni individuano il nemico (uomini, partiti, sistemi, etc.) e pensano che la sua eliminazione risolva anche il problema del tifone nelle Filippine: sì, perché eliminando il nemico, con mezzi "democratici", sia ben chiaro, la ragione tornerebbe ad avere il possesso del diafano progresso della storia del mondo, e la natura, a lungo termine, sarebbe dominata. Non più tifoni, e pasti tranquilli. il segno della solidarietà Lecoscienze dormono bene pascendosi di questi segreti pensieri, e si adagiano volentieri negli apparati mentali che offrono, finalmente, sicurezze. Dopo le immagini della Filippine, l'ammazzacaffé alla fine del pasto è salvo, mentre si ascoltano le ultime sparate polemico-intellettuali sul gioco a zona della nazionale. E' un vero peccato che la logica amico-nemico, la logica dell'opposizione, non sia altro che nutrimento per il sistema per cui diciamo di provare disgusto. E' così, nonostante tutta la nostra buona volontà di credere il contrario. E' così ogni volta che il potere scaturisce dalla sopravvivenza, e dalle ceneri dei morti. Dicendo di essere "per" questo e "contro" quello, non prepariamo altro che l'inversione delle parti, all'infinito. Gandhi chiamava questa consapevolezza "ahimsa", non-violenza. Purtroppo nella temperie massmediologica anche la non-violenza trova i suoi facili profeti che la scambiano per "strumento" politico, diventa quasi una moda. Nei dibattiti intellettualoidi dei vari salotti può persino sembrare sinonimo di codardia. Per parlare della ahimsa agli abitanti analfabeti dei villaggi, Gandhi portava l'esempio di un vecchio saggio che, per cercare la Verità, scoprì la non-violenza. Non c'è niente da aggiungere a queste sue parole: "Il problema davanti al quale si trovò era questo: 'Devo sopportare quelli che mi provocano delle difficoltà o devo distruggerli?'. Comprese allora che chi persiste a distruggere altri esseri non avanza ma resta semplicemente dov'è, mentre chi sopporta le creature che gli creano delle difficoltà va avanti e talvolta trascina anche altri con sé. Il primo atto di distruzione gli insegnò che la Verità ricercata non era fuori, ma dentro la persona. Di conseguenza, più ricorreva alla violenza e più s'allontanava dalla Verità, perché lottando contro il nemico che cercava all'esterno trascurava il nemico interiore". Come si vede, la non-violenza, ed è quasi un paradosso, corre sul filo di una lama. Dopo tanti "per" e "contro" che non hanno cambiato niente, dopo aver visto che il Leviatano si nutre dell'odio dei propri sudditi, è ora di lasciar perdere le gigantomachia e di cercare qualcosa di più interessante e soprattutto di più vero. Ivan Zattini Qual è oggi il significato di una professionedi identità '"di sinistra", nell'età del post-comunismo e della crisi dello Stato del Benessere? Ci sono personeche ritengono obsolete le categorie destra/sinistra. considerandoli conce11i incapaci di descrivere un mondo in cui si fatica a riconoscere una ··contraddizione fondamentale·· su cui fondare un· eventuale chieramento alternativo. Personalmente ritengo che la complessità della realtà non si esaurisca nella coppia destra/sinistra, ma che comunque tale dicotomia aiuti ancora a comprendere i fondamenti dell"agire politico. Credo che la sinistra possaessere identificata a partire dallo slogan della Rivoluzione Francese ·•Libertà- Eguaglianza- Solidarietà'". li giudizio sul posizionamento di un evento o di un movimento di massa o di un proge110politico comedi "sinistra" va. amio avviso. e presso(teoricamente) sulla base di quanto in alto l'ogge110di riferìmento può esserecol locato nello spazio tridimensionale degli assi cartesiani Libertà - Eguaglianza - Solidarietà. Se acce11iamoquesta metodologia analitica credo che la categoria ·'sinistra·· possaancoragiocare un ruolo esplicativo della realtà politica. In generale credo che la crisi del la sinistra oggi in Occidente sia un fenomeno reale. seintendiamo con ciò l'affievolirsi delle spinte al conseguimento di obiettivi di Eguaglianza: è sufficiente constatare per un verso gli esiti fallimentari di ideologie e gruppi politici che a tali valori si ispirano e, per altro verso, la concreta a11uazione (ma non sempre il successo) di politiche pubbliche nellamente "di destra"', anche seportate avanti da partiti nominalmente "di inistra"'. Ma lo stessonon si può dire per le dimensioni Libertà (in primo luogo per i paesi ex-comunisti e del Terzo e Quarto Mondo) e Solidadibattiti di UNA c,rrA' DIO DOPO·AUSCHWITZ il silenzio cli Dio, il dolore di Dio parleranno Luciano Caro, Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Ferrara e don Sergio Sala giovedì I 9 dicembre, ore .2 I Sala Albertini, piazza Saffi, Forlì - 2 UNA CITTA' o rietà (per l"Occidente Industrializzato). Ritengo che un ·analisi puntale dei fenomeni possa portare a conclusioni più sfumate sulle prospe11ive della sinistra. e. in ultima analisi. aperte alla speranza di un fondamento all"impegno personale. lnnanzi1u110"segnali di sinistra" continuano a nasceree a crescere intorno a noi (si pensi ad alcune forme di volontariato. al ritorno dell"a11enzione per una moralità della politica o ai gruppi spontanei checoaguIanosusingole questioni di rilievo politico), pur contraddilloriamente, in parallelo all"affermarsi apparente di '•segnaii di destra·· (taglio dei fondi per servizi sociali, voglia di ·'legge ed ordine""),più eclatanti forse perché di per sé più visibili. forse perché illuminati a giorno dai riflettori dei mezzi di comunicazione di massa. Questi segnali deboli non hanno un·evidenza totalizzante o messianica come le macro-prospe11vie recentemente '"decadute•· (ma pure non sono decaduti i bisogni concreti che trovano espressionein quel!' ideologia), ma sono fermenti vivi. che mirano verso obie11ivi di portata planetaria madeclinabili supiccola scala. Certo l'ideologia forte (penso al comunismo) conne11evaun universo complesso di convinzioni utopiche e progettuali e la suacri i porta con sè lo sconcerto di molti che ne fecero il faro del proprio orizzonte politico. Ma le idee della non-violenza, della mondialità. delle tecnologie appropriate. del!" ambientalismo (per citarne alcune fra le più significati ve) portano i semi di movimenti che potranno giocare un ruolo fondamentale per l'umanità. Probabilmente la Rivoluzione Franceseha indicato tre linee-guida a segnare la direzione degli eventi politici nella storia. Semplificando: se 1"'800 è stato il secolo in cui la Libertà è stato il Non ho visiogenerali convocare conferenze s1ampa e il/11s1rarela 1a11icdaei loro eserciii. Né ho vislo la CNN precipi1arsiper darci qualche i11forma~io11efra le maglie della censura. Le immagini che ho vis101101s1ono di bombe i111elligen1iné di ipotelici bombardamenli chirurgici, ma di case distnllle, di morii alli11ea1id. i bombe che scoppiano. Una guerra vera, con quel sovrappiù di odio e di ferocia che carauerizza le guerre civili. Non credo che ci fossero mo1ivi per arrivare ad 1111a guerra,ma orace ne sono 1a111i, e orribili, per 1101a1rrivare più ad 1111paace vera. E succede poco 1011101d1a0noi, in luoghi IL MURO E LA GINESTRA smo americano ecc.. Si tratta - si diceva solo pochi mesi fa (prima della guerra del golfo e del nuovo ordine mondiale)- di trarre semplicemente dalla caduta del muro 1ut1ele logiche conseguenze. Così non è stato: gli archivi del KGB si sono aperti, quelli della CIA sono rimasti ermeticamente chiusi. Sulle nostre stragi si è addensatoun fumo ancora più denso. Lo sfruttamento del terzo mondo è diventato semplicemente più sfacciato. E' allora venuto il tempo di riflellere criticamente sul presupposto che la sinistra continua tacitamente ad assumere in ogni sua analisi. Quelle "magnifiche sorti e progressive" intraviste ali' indomani della caduta del muro non erano la conseguenza logica di quel fatto straordinario, ma di una determinata metafisica della storia. Comunista o non, la sinistra sembra non poter rinunciare all'idea di Storia come processo razionale e obiettivo (logico, appunto). E' sempre la Storia a giustificare i suoi massacri come i suoi pentimenti. In questo, come in tanti hanno osservato (in primo luogo Nietzsche), consiste il suo debito con l'escatologia ebraico-cristiana, con la quale, finché non abbandonerà questo presupposto, non cesvalore forte e trainante e nel '900 la spinta all'Eguaglianza ha segnato la vita dei popoli. forse il secondo millennio vedrà la luce sono il segno della Solidarietà. ad indicare l'emergenza di un rinnovato bisogno di comunità, di relazione e di condivisione, bisogno che accompagna i processi di secolarizzazione e alienazione in ano nella società post-industriale. Questo a dimostrare il non esaurimento delle potenzialità della categoria ·•sinistra", ma anzi le prospe11ivefeconde (e, temo. necessarie) per le generazioni presenti e future. Certamente andranno ripensate le forme di un impegno e le modalità di adesione ad obie11ivi di solidarietà. Ma sopra11uttosarà fondamentale per ciascuno di noi individuare i criteri di discernimento di ciò che può essere ·•sinistra··, rispe110alla complessità della realtà. Andrea Raggi il dottor Rieux Nel diba11i10sul comunismo. che ha trovato spazio nel giornale e in una serata promossa dalla coop. ··una ci11à"'.è stato toccato da alcuni un tema in modo marginale. quasi fosseun datoscontato. Tema che a mio avviso è di importanza fondamentale. oltre che indicativo di un pregiudizio diffuso nella cultura di sinistra. E cioè che se non viviamo nel migliore dei mondi possibili, ciò è dovuto alle democrazie borghesi. o per lo meno ad una ••incompiutezza·· delle democrazie. Si pensa cioè che la libertà. quella vera. non quella ••formale'·. porti la società a dare il meglio di séstessa,l'uomo ad esprimere le proprie migliori capacità. Daciò consegueche seil mondo fa un po· schifo, è perché la democrazia è incompiuta, formale. non vera, non di tutti. Prima di tutto, senza voler negare che potrebbero esisteremodelli di società possibili che offrano più libertà e partecipazione, bisognerebbe chiedersi quali società nella che molli conoscono per averci passa/Ole vacanze. E sopra1111110 sembra accadere nel disi111eresse 101ale.Non ci sono più blocchi ideologici,1101s1i è ceni del colpevole, 11011 è chiaro da che parie sfare. E allora silenzio, da parie di 11111ci,ome se la Yugoslavia fosse bauwa da 1111d0i quegli uragani dagli strani nomi di donna che periodicamente j1agella110le Filippine o l'Indonesia. Non so se sia più raccapriccia111e laferocia di chi combaue quella guerra o l'ipocrisia di chi sia facendo jì111adi 11ie111e. Chici ha rido110così? Oeravamo già così e 1101l1o sapevamo? *** Ho acco111pag11a10111paersona a/l'ospedale per 1111a1erapia. serà mai di confrontarsi e di simpatizzare (in unaposizione di cronica inferiorità). Non è il casodi soffermarsi su un tema così ampiamente trattato. Più opportuno è forse segnalare l'allergia costituiti va che questa sinistra "manzoniana" prova nei confronti dell'ipotesi gnostica o, per così dire, leopardiana, la quale sola potrebbe dare "altra radice" all'"onesto e retto conversare citladino" (La Cines1ra). In questa altra ipotesi la Storia, da tribunale della ragione, diviene finalmente ciò che è: il luogo dello scatenarsi della potenza, tensione tra forze che non si risolve mai in una superiore unità dialettica: volontà di potenza. In questaprospettiva la logica conseguenza del- (' affermarsi vittorioso di una potenza (il muro si è infranto sollo bendetenni nati colpi) non ècerto la suaautodissoluzione critica, come si ostinano a ritenere i nostri "nuovi credenti", ma appunto l'esercizio incondizionato, e oggi planetario, della forza. Perché infatti i vincitori dovrebbero processare se stessi? Perché dovrebbero sacrificarsi sul!' altare del disinteressato amore della verità? I carnefici nazisti nonsono forse stati giudicati da chi aveva sperimentato la potenza della bomba all'idrogeno su storia abbiano permesso 1• esistenza di spazi di libertà così ampi. come quelli esiMenti nei paesi democratico-borghesi (a parte alcune fra quelle tribali, che comunque non sonoe non sono statecosì idilliche come molti vorrebbero credere). E poi bisognerebbe chiedersi seuna società migliore è frutto solo di maggiori libertà ""di"" e "da"', oppure sopra11u110di un uomo migliore. Se le libertà politiche ed economiche sono necessarie per qualsia i progresso positivo dei singoli e delle comunità perché pern1e110no di scegliere. essenon sono affa110sufficienti. D'altra parte la politica. ufficialeesollerraneache sia, non è in fondo il prodo110. dire110o indire110,di una cultura, di una serie di a11eggiamenti. di modi di sentire della gente che stanno prima e alla base della politica? Il pregiudizio popolo buono-potereca11ivo amio avviso non regge di fronte alla realtà. Sia che parliamo del malgoverno, dello sfru11amen10dell'Africa o dello stato dell'aria, vediamo che alla radice di grandi disastri ci sono tanti piccoli (?!) egoismi. Se è vero che chi depreda materialmente il Terzo Mondo, chi impianta sistemi produ11ivi in contrasto con ogni ciclo naturale è spesso chi ha i mezzi per farlo, insomma il capitalista, è anche vero che egli non agisce sul nulla, ma sul!" interessato disintere sedi quei tanti singoli che formano le masse. anche lavoratrici. Il lamentare poi una mancanza di libertà di scelta, può essere facilmente un alibi alle responsabilità dei singoli, rimandando tulio ad un livello diverso, quello della politica. Perché là dove l'uomo comune non ha potere, non ha neanche re ponsabilità. Smettiamola di dire che non c ·è democrazia. Diciamo piuttosto che la usiamo male. Nessuna "avanguardia·· politica. più o meno numerosa. potrà cambiare in meglio il sentire degli esseri umani, nessuna rivoluzione trasforma i ca11iviin buoni, i furbi in onesti, i superficiali in saggi. E nessunaavanguardia riuscirà neanche a separare queste categorie umane in schieramenti contrapposti. Perfino l'anarchico popolazioni inermi? Se è vero, ad esempio, che lo stragismo è stato, nell'Italia recente, uno strumento della lotta politica e se questa ha raggiunto lo scopo desiderato (la sconfitta della sinistra), perchémai aspettarsi proprio adessouna verità su quegli attentati? Forse perché il muro è caduto? Perchè la voce di chi soltanto poteva chiedere la verità non ha più for.la alcuna? Una verità, se mai ci sarà, dipenderà sempre dauna inversione dei rapporti di forza, da un nuovo assettodella potenza. Sospendendo definitivamente la sua fiducia nella provvidenza della Storia, condividendo l'ipotesi gnostica di un mondo creato daun demiurgo cattivo per l'infelicità degli uomini, la sinistra si mostrerebbe forse finalmente ali' altezza del suo compito, che non è quello di vincere, di porre fine a questo insensato gioco, ma di parteciparvi nel proprio specifico modo, testimoniando cioè sempre e comunque in favore dell'umano, in favore della delicata ginestra e del suo effimero ma irripetibile splendore. "E Giustizia e pietade, altra radice/ avranno allor che superbe fole". Durruti. uomo energico e d"azione, durante l'assedio a Saragozza dbse: ••èdifficile cambiare tulio. IU!tod"uncolpo. I principi e la vita non coincidono··. Senel momento della rivolta contro !"ingiustizia sembra facile vedere dove stanno il bene e il male. quando si deve costruire emerge con più evidenza l'uomo nella sua realtà psicologica, con aperture o pregiudizi. grandezze e meschinità. Forse per questo è forte la nostalgia per le trincee, che nascondono le quotidiane miserie degli uomini. E per questo ai per e ai co111ro che Brigliadori propone per oggi, aspe11andol'i11siemedidomani (il sole dell'avvenire?), preferisco lo ·· cienzia10•· di Za11ini che non vuole procrastinare al domani la ricerca dell'uomo, né condizionarla alla politica. La vera rivoluzione è quella che rende !"uomo più umano: è runica rivoluzione i cui frutti non si rivelano amare e tragiche illusioni. Questo non impedisce affa110 di lot1are. se necessario. Ma sempre per i più deboli. mai contro i più forti. Nell"articolo di Brigliadori contro il pentitismo mi sembra che ci sia una grande. nascosta lacerazione. Perchédopo la lista dei per e dei co111ro. si invita alla le11urade '·La peste" di Camus, ognuno ·'con i segni più suoi'". Un libro con pagine che aprono al dubbio. ma anchecon segnali che sono inequivocabili. "'Da tanto tempo ho vergogna, vergogna da morirne. di essere stato, sebbeneda lontano. seppure in buona fede. anch'io un assassino... non possiamo fare un gesto in questo mondo senza correre il rischio di far morire. Sì, ho continuato ad aver vergogna. e ho capito questo. che tutti eravamo nella peste: e ho perduto la pace. Ancor oggi la cerco, tentando di capirli 1u11ie di non essere il nemico mortale di nessuno. So soltanto che bisogna fare quello che occorre per non esserepiù appestato, e che questo soltanto ci può far sperare nella pace o. al suo posto. in una buona morte··. '"...ciascuno la porta in sé, la peste, e... nessuno, no, nessuno al mondo ne è immune··. Graziano Fabro Dallasalad 'aspe/lo1101h1opotwo fare ameno di se111iriel comizio di 1111 infermiere. Unapersona assol111ame11n1oermale. perfino ge111ilee spiri/osacon ipazie111Ri.iporlo quello che ho se111i1içn 1111 modo credo fedelissimo, fra pare111esi gli in1erve111di qualche pazien1e. "lo sono per la Romagna, qui le cose f11nzio11a11S0o. lo che dobbiamo sfare da soli e subilo, allrimenli ci imbas1ardiscono. Ci vogliono dei co11ji11coi lfilo spinato e la corre/Ile. Prima mandiamo via /lilli quelli che non sono romagnoli e poi 1101f1acciamo en/rare più nessuno. (Ma allora lei è della Lega?!) Macché Lega! Quellisonoper il Nord, ioparlo di Romagna.(Cosavuolfare unmuro adesso che i muri sono cad111i?) Un muro!? No, io ci vado con gli aerei. T111q1ui elli che vengono su li bombarderei. E la sellimana dopo bombarderei ancora, così prendiamo anche i pare111cihe sono venwi a cercarli. (Ma cosa vuol fare: 1111gauerra?) Certo! lo sonopromo. Non ne ho mai falle perché sono giovane. Ma per la Romagna sono pro1110N. on la dovremmo fare? Cosa dobbiamo co111i11Uarecosì?" Si dirà: swpidaggini di 1111s0111pido. Cerio, ma oggi c'è 1111 "clima" che aworizza queste persone a parlare ad alla voce, afare comizi. E mi preoccupa se 11ess11110si preoccupa. Massimo Tesei
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