Una città - anno I - n. 7 - novembre 1991

di Andrea Brigliadori-------------------------------, Ml VERGOGNERO' Non racconterò storie personali. Nemmeno farò affrante confessioni di sfighe private malamente interferite con vicissitudini politiche (e sfortunatamente partitiche). Dirò solo per chi e per che cosa sarei stato nel passato. Sarei stato: per i troiani contro i greci; per i greci contro i persiani; per Aiace contro Agamennone; per Antigone contro Creonte; per i plebei contro i patrizi; per i Gracchi contro il contro Bonifacio VIII; per gli arabi nelle crociate e contro gli arabi nel l'occidente cristiano; per le migliaia di streghe bruciate vive e contro i loro preti inquisitori e torturatori; per Incas, Atzechi e Maya contro i massacratori conquistadores della croce e della spada; per la rivoluzione francese contro tutto l'ancien régime; per i popoli contro le restaurazioni; per i contadini di Bronte contro Nino Bixio; per gli indiani Sioux e Cheyennes contro il comunisti contro i fascisti; per Gramsci e tutti gli altri contro le galere del regime; per gli ebrei contro i nazisti; per i repubblicani contro i franchisti; per i partigiani contro i fascisti; per Lenin contro lo zar; per Vittorini contro Togliatti; eccetera. DI rurro QUESTO? Mi vergognerò di tutto questo? Dirò anche per chi e per che cosa sono stato nel presente ( e sono): per gli ungheresi contro i sovietici (parto dai miei diciotto anni); per Pasternak contro il pentitismo di sinistra senato; per Spartaco contro tutta Roma; per i Galli contro Cesare; per Ovidio contro Augusto; perCristocontro ebrei e romani; per Seneca contro Nerone; per i cristiani contro gli imperatori; per Jacopone da Todi genocidio dei bianchi; per gli operai milanesi contro Bava Beccaris; per i libici nel 191 I contro gli italiani; per i soldati delle trincee contro il generale Cadoma; per gli occupatori di fabbriche e di terre contro i loro padroni; per i socialisti e contro la censura sovietica; sempre per la sinistra, quella vera, contro il sistema del potere democristiano e dei partiti satelliti; per il Yiet Namcontro gli americani; per il maggio francese contro de Gaulle; per Che Guevara contro i militi boliviani; per il movimento studentesco contro il sistema politico-scolastico; per Martin Luther King, Malcom X e tutti i negri contri il potere bianco negli Stati Uniti; per l'Angola contro i portoghesi; per Mandela contro tutto il Sudafrica; per Allende contro Pinochet; per Salvador, Nicaragua, Cuba e tutta l'America Latina contro gli amerikani; per i palestinesi contro gli israeliani; per l'Ira contro il governo inglese; per l'Algeria contro i francesi; per gli afghani contro l'armata rossa; per il papa contro Bush nella guerra del Golfo; per i drogati contro i droga tori; e sempre per tutte le vittime contro tutti i carnefici, da Anna Frank a Silvia Baraldini; per chi non ha potere né soldi contro chi ha soldi e potere; per il terzo mondo contro il primo o il secondo; per la sinistra della sinistra contro la destra della sinistra; per gli alberi delNUOVA CIVILTA' DELLEMACCHINE conversazione con Igino Zavaffi. Igino Zavatti, già animatore del Circolo Rosselli, è coordinatore dell'Associazione "Nuova civiltà delle macchine" e componente del comitato di redazione della rivista omonima. Come è nata "Nuova civiltà delle macchine''? "Nuova Civiltà delle Macchine" è legata alle mie vicende personali. Io mi sono sempre interessato di filosofia della scienza, tant'è che mi sono laureato con una tesi su Popper, così, lavorando alla biblioteca comunale, verso la fine del 1977 proposi ali' allora assessore alla cultura Bertaccini una iniziativa culturale sul problema della scienza. Era una iniziativa inedita per Forll, ma si inseriva in un dibattito che era allora molto vivo, soprattutto perché rinfocolato, dal '68 in poi, dalla polemica sulla neutralità della scienza. L'iniziativa consisteva in un ciclo di conferenze di epistemologi, scienziati. storici della scienza e scegliemmo la Sala Albertini, in cui anche quattro gatti avrebbero potuto ben figurare, perché eravamo molto scettici sull'afflusso di pubblico. La prima conferenza era su "Scienza, logica, dialettica" di Tagliagambe e fu una cosa incredibile: la Sala Albertini era stracolma, gente che veniva da Cesena, Imola, Ravenna, Rimini. Insomma un successone, tant'è che decidemmo di fare le successive conferenze al Salone Comunale che, a sua volta, fu sempre stracolmo. Questo primo ciclo di conferenze ebbe molta risonanza anche a livello nazionale, così decidemmo di fame altri. Nel '79 su Einstein, per iI centenario della nascita, poi su Galileo, su "Kant e la scienza", su "Scienza e letteratura", incentrato sulla figura di Musil. Nel frattempo, nell'80 o nell'8 I, aveva sospeso le pubblicazioni la rivista "Civiltà delle macchine", a cui io avevo sempre guardato con interesse. "Civiltà delle macchine" era una rivista fondata nel 1953 dal poeta-ingegnere Leonardo Sinisgalli, all'inizio col patrocinio della Finmeccanica, poi dell'IRl. Sinisgalli la diresse fino al 1958 e a lui seguì Francesco D' Arcais. Fu una rivista molto particolare ed interessante e rappresentò, unitamente al "Politecnico" di Vittorini e a poche altre testate, un vero evento per la cultura italiana. Un evento perché cercò di gettare un ponte fra le due culture: quella cosiddetta "umanistica" e quella "scientifica". Nel corso degli anni "Civiltà delle macchine" pubblicò articoli di Ungaretti, di Calvino, di Gilio Dorfles, di scienziati, fece dibattiti sull'arte dando voce ad artisti e critici. Insomma una rivista molto viva. La rivista fu chiusa da Piero Sette, allora presidente dell'IRI, e fu trasformata in una rivista per quadri e manager aziendali. lo, anche nell'organizzare le conferenze forlivesi, mi ero ispirato molto a "Civiltà delle macchine·• e con le conferenze avevo potutoprendere contatto con vari "addetti ai lavori", per cui, quando la rivista fu chiusa, feci ad essi la proposta di riprendere la testata per collegarla alle iniziative di Forlì e ad altre che nel frattempo erano state avviate in altri posti della Romagna, come Cesena e Cattolica. La mia proposta fu accettata; si formò un comitato promotore, che comprendeva, fra gli altri, Francesco D' Arcais, trovammo un editore in Ercole Camorani, della Confindustria emiliano-romagnola, ecominciammo le pubblicazioni. con la testata "Nuova civiltà delle macchine .., stampando proprio le relazioni del ciclo di conferenze forlivesi su "Kant e la scienza ... Fin dal suo nascere, quindi, "Nuova civiltà delle macchine" è stata legata alle attività culturali che si svolgono a Forll e in Romagna, il comitato di redazione è composto al 90% di romagnoli e, soprattutto negli ultimi anni, molti studiosi forlivesi, anche giovanissimi, hanno potuto ~ , DIM.RIBR.8. 'El•..LAICCESSCQI PELR'A ~org otto OOIGllAMOOO. VIANICQGO'EMBILAI SANTSAOF!IFA00.•1Q1 .11L6ADOO~ICAIL,MARTPEODI' M:RIGGIO, ILGIOViPlllO' VERIGGIO !:;ii BORGOTTO • DIMJ?IB.. RBfill• ACCESSCQI PELR'AffilQ.1/WENTO • VIANICQGOE' NTIBLAI •SANTSACflA!FWL•l'l0-11L6A00\i:NICILAM, ARTEPDOI'VERIGGIO, IL ViPlll'OM:RIGGIO !:;ii Ba?GOTTO • DIMJ?IRB.f.Nlll• ACCESSQ?I PELR'AffilGllM'OOO • VIAN ICC1GOE' MBILAI •SANTSAOF(IFA()R•LCl1l-11LA6O OWE NICIALM, ARTPEODMI' :RIGGIO, IL I ViPlllO' OIGGIO !:;ii BOR GOTTODIM• .RIBrn.f.ill • ACCESSO<! PELR'AffilQ.IANéM O• VIANICQGO'EMBILAI •SANTSACflA(F()R•LCl'll-11L6O LADONflJICLMAA, RTPEO\It':RIGGIO, I ~ , LGIOViPlllO' M:RIGGIO!:;ii80RGOTTO DI ~org otto tramite essa intervenire nel dibattito culturale. La cosa che incuriosisce, però, è che ''Nuova civiltà delle macchine" è molto nota fuori di Forlì, ma, pur essendo legata ad attività forlivesi, non a Forlì stessa. Viene da chiedersi per quale ragione la rivista non ''trasudi", a parte le conferenze, nel dibattito culturale forlivese. Dicevo prima che progressivamente sono molti i forlivesi che hanno cominciato ad intervenire sulla rivista, un certo legame fra la rivista e la città quindi c'è. Però c'è un discorso di carattere più generale da fare. C'è da tenere presente che la caratteristica della nostra cultura, e quindi della nostra scuola, è di avere un carattere prevalentemente "umanistico"; per cui alla scienza non si attribuisce dignità culturale, viene vista solo come sapere strumentale e non conoscitivo. Fra l'altro uso sempre malvolentieri il termine "umanistico", perché per me la cultura "umanistica" è tutta la cultura del l'uomo ed essa comprende tanto la fisica che Dante. In ogni caso c'è anche questa diffidenza delle persone di cultura che indubbiamente pesa nei confronti della rivista. Altro elemento che pesa è il fatto che, secondo me, nella nostra città il livello di comunicazione è minimo, anche perché mancano i luoghi per tale comunicazione. Oltre a questi fatti c'è anche un'altra caratteristica, che forse è anche di tante altre cit1à, ma io vivo qui e quindi faccio i conti con questa realtà. La mia impressione è che qui, soprattutto in questi ultimi venti anni. tulle le volte che si è pensato alla cultura lo si è fatto sempre in chiave di cultura politica. Ritengo che non sia un caso che qui ci sia un grosso raggruppamento di "Comunione e Liberazione", non è stato un caso che ci sia stato un grosso raggruppamento di "Lotta Continua". Dico questo senza voler dare nessun giudizio di valore, solo che in una città che per tradizione dovrebbe essere laica (e quando dico "laica" intendo usare questo termine nel suo significato più vero, quindi non intendo con "cultura laica" una cultura laicista) il discorso culturale si è invece insediato nelle formazioni politiche. Non c'è stata mai un'istituzione, un circolo, che abbia fatto cultura per fare cultura. La cultura, almeno questa è l'impressione che ho io, è sempre stata vista in funzione di una ideologia. Mi ricordo, quando ero giovane, l'esperienza del Cineforum di Don Ricci; fu un'esperienza molto bella, ma anche quella inserita in un ambito ben definito. Anche l'esperienza del ''Teatro Minimo" fu interessante e quella fu veramente trasversale, politicamente "asettica·•. Oltre a queste non mi ricordo ci siano state altre cose veramente valide. Questo fatto, secondo me, nuoce ad una rivista come "Nuova Civiltà delle Macchine", che ha un'ottica culturale trasversale. Sono difficoltà di comunicazione che ho verificato anche nel I987, quando nacque !'"Associazione Nuova Civiltà delle Macchine·•. L'associazione nacque su iniziativa di due Lyons Club dell'area forlivese, con cui Coop. Centofiori i.AB. ART. fITOPREPARAZIONI ViaValDastico, 4- Forlì-Tel. 0543/702661 • Produziondei estrattidroalcolici in diluizione t:tO dapiantafrescaspontaneao coltivatasenza l'utilizzo di prodotti di sintesi. • Opercoli di piantesingole fonnulazioncionutilizzodimateriaprimabiologicao selezionata. 1anco l'Amazzonia contro i padroni del!' Amazzonia. Eccetera. Mi vergognerò di tutto questo? Ho volutamente semplificato ed esemplificato. Ma poiché diffido di ecumenismi e solidarismi generici, non mi vergognerò di insistere sul pere sul contro. Rifarei le stesse scelte? Sì, tutte, e senza alcun senno del poi. E se in tutti i miei per e i miei contro mi sono spesso trovato accanto i/ai comunisti, dovrò vergognarmi di questo? E se qualcuno o molti, in mezzo mondo o in tutto il mondo, coi miei per e i miei contro ci facevano e ci fanno affari rossi o neri, dovrò io per questo vergognarmi di me stesso? Alla morte delle ideologie (e delle idee) subentrano le pure cose, cioè direttamente la pura morte. Ed oggi quasi soltanto il papa è rimasto a parlare di capitalismo. Dovrò gioire di questo? E di quale democrazia avevo collaborato procurando dei relatori per delle loro conferenze. A li 'associazione aderirono subito il Comune di Forll (la qual cosa fece sì che io, come dipendente della biblioteca, fossi da allora distaccato a tempo pieno al lavoro per l'associazione), la Fondazione Garzanti, il Rotary Club e altri. Volevamo anche coinvolgere il Liceo Scientifico, per ovvi motivi di affinità. Erano tutti d'accordo, anche il preside, ma all'ultimo momento la cosa si bloccò perché alcuni insegnanti, molto ben caratterizzati sul versante della sinistra, si opposero vedendo non so che cosa in questa operazione. Ho sentito io stesso dire che era di per sé caratterizzante che essa fosse portata avanti dai Lyons "parte retriva della borghesia"; anche il nome "Nuova Civiltà delle Macchine", è stato detto, poteva far pensare ad uno strumento di ricerca del consenso per un certo modo di produrre. Mi sembrano esempi probanti della mancanza di comunicazione di cui parlavo, dovuta ad una formazione culturale legata a ideologie e partiti. lo sono sempre stato un socialista liberale, nella tradizione dei fratelli Rosselli, ma non ho mai avuto preclusioni nei confronti di nessuno, non ho mai voluto egemonizzare nessuno; anche lari vista è sempre stata aperta a tutti. Geymonat, Tagliagambe, Cerroni, Giorello, allora tutti costiamo ora tutti parlando? Quella di chi, o di chi, o di chi? La democrazia non è un vaso da riempire di qualunque cosa. Anch'essa ha, deve avere, i suoi nomi e i suoi colori. I suoi per e i suoi contro, che siano davvero tali. Se no la storia muore davvero. Per quanto mi riguarda, vorrò ancora un futuro in cui si possa e si debba prendere parte, schierarsi; per e contro, appunto. Il tempo del con, dell'insieme, verrà quando tutti i per e tutti i contro saranno consumati e compiuti. Ed ora faccio anch'io le mie brave citazioni, ma senza alcun termine o data che le fissi in un "prima" o in un "dopo". Le pongo, oggi più che mai, in un "sempre". E chiedo scusa se, fra tanta politica, mi faccio dare una mano dalla letteratura. Un verso di Antonio Machado: "Che i morti seppelliscano i loro morti, ma non la speranza". E soprattutto l'Italo munisti, li ho fatti venire io aForll, non l'Istituto Gramsci; il mio spirito è sempre stato quello di creare occasioni di confronto, di dibattito, di comunicazione. Anche il potere politico si è dimostrato insensibile a questi problemi, non è stato all'altezza del suo compito, anche se va detto che neanche gli assessori alla cultura sono poi così colpevoli. E' la struttura in cui si inseriscono che già funziona in un certo modo e alla fine li condiziona a continuare ad agire in quello stesso modo. Oggi "Nuova Civiltà delle Macchine" è praticamente un bene culturale vero e proprio, è in crescita, ma rischia di morire perché è come un'azienda, che se smette di crescere muore. Ma di fronte a questi problemi tutti se ne lavano le mani. E questo nonostante l' associazione sia molto attiva, tant'è che, oltre ad un recente seminario su "Fisica e Filosofia", a fine novembre ci sarà un convegno internazionale su cultura classica, scienza, culture "diverse" che si intitola "Machina multa minax". Quel che dici, tuttavia, non cambia l'impressione che "Nuova Civiltà delle Macchine" sia una specie di cattedrale nel deserto. Vi ponete questo problema? A questo rischio penso tutti i giorni, in ogni caso io credo che siamo molto in ritardo, maledettamente ignoranti dal punto di vista cultuCalvino che chiude così il suo Le città invisibili: "L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo ali' inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio". E adesso andiamo tutti a rileggerci La peste di Albert Camus, il grande libro sgradito nel 1947 a sartriani e marxisti. E ciascuno lo segni dei segni più suoi. Io lo ripenso oggi come un fortissimo grido. raie, rispetto al nostro tempo. Prendiamo ad esempio il problema energetico; io mi chiedo con quale cognizione di causa siamo andati a votare sul problema delle centrali nucleari (io infatti, proprio perché mi sentivo inadeguato a decidere, non ci sono andato) o con quale cognizione di causa decideremo sull'eutanasia o su problemi legati alla bioetica, all'ambiente; perché rendiamoci conto che i problemi saranno sempre più di quel tipo Il. Ecco quindi che la cattedrale nel deserto può essere una provocazione: o facciamo finta che il mondo non ci sia o ci prepariamo ad affrontarlo. Sono problemi che mettono in questione la stessa democrazia: come è pensabile affrontare problematiche di un mondo e di ambiti politici sempre più complessi, senza necessariamente passare da problematiche di tipo culturale? Il rischio della cattedrale nel deserto c'è, ma se non ti poni nell'ottica di una cultura localistica le strade che rimangono non sono molte. Soprattutto se non vuoi adattarti alla politica culturale dell'"immagine"; quella che in questi anni '80 ha dominato, che si concretizza nei passaggi al "Maurizio Costanzo Show" e che riduce la cultura ad un bene di consumo . a cura di Paolo Benou.i e Franco Melandri. Tutta la scelta chevuoi Vtaledell'Appennino1,63 -Forlì Dalla natura UNA ClffA' Hanno collaborato: Ingrosso: 47023Cesena via Ravennate, 689 Tel.054 7/384523 Punli vendita: •47 l OOForti viale 2 Giugno, 62 Tel.054.3/53063 •47023Cesena viaSavio, 546 Tel. 054 7/600022 Frutta e verdura biologica, legumi, pasta, riso, farina macinata a pietra, passata di pomodoro, marmellate, succhi, miele, olio extra vergine, pane. Prodotti per l'igiene e la pulizia. Quaderni, bloc notes, articoli per l'ufficio. Consegne settimanali nelle provincie di Bologna, Forlì, Ravenna, Pesaro e Ancona. Rosanna Ambrogetti, Giorgio Bacchio, Giampaolo Bassetti, Paolo Bertozzi, Patrizia Betti, Roberto Borroni, Barbara Bovelacci, Andrea Brigliadori, Libero Casamurata, Fausto Fabbri, Graziano Fabro, Roberto Gabrielli, Rodolfo Galeotti, Liana Gavelli, Silvana Massetti, Franco Melandri, Giovanni Orlati, Carlo Potetti, Vero Ravaioli, Rocco Ronchi, Alfredo Rosetti, Gianni Saporetti, Fabio Strada, Giovanni Tassani, Massimo Tesei. Foto di Fausto Fabbri Progetto grafico: "Casa Walden" UNA CITTA• 1 1

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