Una città - anno I - n. 5 - settembre 1991

HO SIMPATIA PER LE LEGHE, POSSO DIRLO? Un'esperienza multietnica e multiculturale. Intervista a Marco Martinelli, regista del "Teatro delle Albe" Quali motivazioni vi hanno portato alla realizzazione di un'esperienza teatrale multiculturale ... in anticipo rispetto al crearsi del fenomeno immigrazione? Così c'è "Bonifica" che è un lavoro sulla Romagna e c'è la "Cola Bosse" che è una fiaba tipicamente senegalese, recitata da Mandiaye. Ci sono dunque momenti in cui preferiamo lavorare sullo specifico delle proprie culture. Il vostro viaggio in Senegal, alla luce della vostra scelta, non deve essere stato un semplice "viaggio". Che cosa cercavate? Che cosa avete trovato? E' ancora possibile il viaggio come scoperta per l'uomo occidentale? Il viaggio in quelle realtà è per me, al di là di tutto, necessario perchè ti fa toccare l'inferno con mano ... E' un viaggio pieno di trabocchetti, andando là Mondo, Mor è di una piccola cittadina situata nella regione della Casa Mance, a parte la piccola capitale Zighinshore, abbiamo il villaggio con la sua vita che a noi dà il senso di un passato irrimediabilmente perso: c'è un'economia agricola, si coltiva il riso, anche se i francesi, fin dagli anni '30 hanno imposto in diverse zone del paese la monocultura dell'arachide ... Casa Mance si è sempre opposta a questa scelta ... nel nostro spettacolo, la protagonista, Alin-sitoè, (personaggio storico, capo rivolta del movimento anticoloniale senegalese, n.d.r.) dice: "Coltivate il riso, il riso è la nostra anima, per millenni ci ha tenuti romagnolo, analogamente compaiono le due Resistenze, la lotta di liberazione senegalese e quella italiana. Da cosa nasce questa scelta? Questa scelta nasce da un' infinità di cose ... per schematizzare, è per sfuggire a Scilla e Cariddi, noi dobbiamo passare in mezzo. Scilla sono le Leghe, per queste, recuperare le proprie radici, amare la propria terra, la propria lingua materna, il dialetto, significa escludere l'altro. Cariddi è invece quel cosmopolitismo per cui siamo cittadini di tutto e di niente, quindi siamo nel villaggio globale, possiamo parlarci. Siamo tutti figli della televisione, possiamo cantare un ritmo africano come una canzoncina americana ... e questi sono i due mostri. Noi abbiamo creduto fin dall'inizio, che avere il senso di se stessi non porti necessariamente ali' esclusione dell'altro da te, ma se tu metti insieme queste differenze, orgoglioso della tua differenza, questo porta ad un arricchimento. E' come nell'amore, un rapporto d'amore tra due persone avviene se non c'è nè abbandono del proprio io per l'altro, nè prevaricazione sull'altro, è il dialogo. In questo senso il nostro lavoro è sfuggire a Scilla e Cariddi, per cui ho molta simpatia per le Leghe, posso dirlo? Lo dico provocatoriamente: loro partono bene, ma poi sbagliano tutto, ma chi ci nega di avere un dialetto, una lingua, una identità, delle radici? C'è nelle Leghe qualcosa di vero: il rifiuto del politichese-che è una lingua morta, - la critica all'omologazione. Dunque rispetto alle Leghe un atteggiamento liquidatorio "tout-court" è, a sinistra, insufficiente? C'è un atteggiamento da salotto rispetto al le Leghe che io non sopporto ... perchè è l'atteggiamento di chi vive in una sfera intellettualpolitica e non scrive invece guardando le facce della gente, invece le facce della gente dicono molto di più dei numeri degli inserti dei quotidiani. Ricorre spesso nel vostro teatro il personaggio mercante-ignorantone, longobardoromagnolo, che rende merce l'ambiente e le tradizioni; a fronte di questa situazione senza via d'uscita come si pone la vostra riflessione? Dappertutto nell'Occidentec' è questo senso gretto a difesa dei propri interessi, dilapidatorio dell'ambiente ... e d'altra parte lo "sguardo alla natura" non può ridursi a prendere il dentifricio ecologico, l'ecologia o è veramente una conversione rispetto alla natura, a questa madre, altrimenti non è. Io, debbo dire, la vedo in termini religiosi, come atteggiamento nuovo rispetto alla madre terra, che non vuol dire una ideologia verde, no, vuol dire un atteggiamento religioso, filosofico, sapienzale rispetto alla madre. Non credo che se non ci convertiamo ci sia salvezza. Anche se non ho speranze, pur tuttavia spero. E' difficile da dire, c'è una forza data da un istinto biologico al vivere nel senso alto del termine. Nonostante il clima sia tutto negativo, non puoi non amare, non fecondare la vita ogni giorno, però sei in un paradosso ... così costruisci il tuo castello di sabbia, senza pensare se la prima onda lo distruggerà, lo costruisci perchè è bello in sè, è bello per te, per le persone che ti sono vicine. Martin Luther King ha detto una frase che noi abbiamo usata spesso in questi anni: "Piantare il melo Il percorso delle Albe ha inizio nel 1983 a Ravenna. Dall'83 all'85 le Albe danno vita ad una trilogia dal titolo "Rumore di acque". Nell'86 nasce "Confine", ispirato ai racconti di Marco Belpoliti. Con quest'opera il teatro delle Albe diventa politttttttico, con 7 t. Nel 1987 segue "I brandelli della Cina che abbiamo in testa", opera di teatro politttttttico, dedicata allo scrittore cinese Lu Hsuen. Nell'88 le Albe diventano afro-romagnole: si uniscono alla compagnia nuovi componenti senegalesi e nasce "Ruh-Romagna più Africa uguale" seguita da "Siamo asini o pedanti?". Nell'89 debutta "Bonifica", opera che vede in scena solo "Albe bianche" raccolte attorno al tema delle radici romagnole. Nei mesi di gennaio e febbraio 1990 la compagnia si reca in Senegal. A Santarcangelo, nel luglio dello stesso anno, debutterà "Lunga vita all'albero", lavoro interetnico di grande spessore politico ed umano. Nell'estate 1991 a Santarcangelo debutta "Rosvita", opera "bianca" che vede in scena la sola Ermanna Montanari. Il teatro delle Albe è attualmente composto da: Marco Martinelli, regista bianco; Mandiaye N'Diaye, regista nero; Ermanna Montanari, attrice; Luigi Dadina, attore; Mor Awa Niang, attore; lba Babou, attore; Marcella Nonni e Cristina Ventrucci, organizzazione.Ogni componente, pur avendo ruoli precisi, partecipa attivamente, creativamente e polittttttticamente a tutte le fasi che un'opera di teatro (e di vita) richiede. Il teatro delle Albe si awale, inoltre, della preziosa, anche se saltuaria, di amici-artisti e di amici-amici. G.G. anche se domani scoppia la bomba". Certo non credo di essere l'unico a piantare il mio melo, ci sono delle donne in India che abbracciano gli alberi, perchè non vengano abbattuti. E' la stessa cosa del nostro lavoro teatrale. Qual è il rapporto fra arte e realtà nel vostro teatro? · L'arte è un processo di conoscenza, quando tu parti non sai cosa vuoi dire, lo capisci solo quando lo spettacolo è in piedi. Durante le prove mi capita spesso di non sapere dove andare, le prime volte ci faceva paura, ora capiamo che è un segno di fecondità, accetti che siano le cose a portarti e non tu, con la tua ideuzza in testa. Inoltre a me non è mai piaciuto dire che le "Albe" fanno teatro sociale o politico-pedagogico, fin dal!' inizio lo abbiamo definito teatro politttttttico con 7 t che era un modo, una provocazione dadaista di dire facciamo sì un teatro che parla del mondo, ma non vogliamo insegnarvi nulla, perchè siamo più scoppiati di voi che siete in platea. Il teatro negli ultimi vent'anni sembrava ripiegato sui problemi dell'io, dell'anima. Intendo parlare del teatro in generale, non faccio distinzione fra teatro tradizionale ed' avanguardia. Oggi adire il vero non ha molto senso parlare d'avanguardia, tradizione... noi stessi abbiamo mescolato le carte. Noi sentiamo di fare teatro come lo faceva Aristofane nel quinto secolo ad Atene. Credi sia possibile la realizzazione di una società multiculturale, è auspicabile, inevitabile? Che la società multiculturale sia l'orizzonte inevitabile mi .sembra che basti guardarsi intorno ... il problema è come sarà. Sarà la città del futuro di "Biade Runner" dove non si respira più e si cacciano i "replicanti", gli "alieni". Sarà una città a caccia di cittadini di serie B o una società dove riusciremo a convivere o a tollerarci. E' ovvio che chi detiene la leva del potere economico tenderà a proporci una società di merci, il nuovo grande ideale è la società dei mercati e noi dovremo dare ai ragazzi questo ideale per il loro futuro. Che ideale romantico!!! L'Europa dei mercati e delle merci. a cura di Roberto Borroni e Gilberta Cardini Nella foto: le Albe Nere durante le prove di "Lunga vita all'albero" Torriana, 1990. Foto di Giuseppe Tolo. Quando ne11'88 debuttammo con "Ruh-Romagna più Africa uguale" ... parecchi ci dissero: "Ma cosa venite a raccontare, sono problemi che l'Italia vedrà fra una diecina d'anni''. E invece già nell'estate '88 ci fu la prima esplosione del problema ... La storia delle Albe afroromagnole è nota perchè già negli spettacoli precedenti avevamo parlato del divario nord - sud del mondo. Io mi ero già dipinto la faccia di nero in un precedente spettacolo, "Confini", ma non bastava più, allora siamo andati nelle nostre spiagge dove c'è l'Africa e abbiamo coinvolto alcuni ragazzi senegalesi dentro la nostra avventura teatrale, da qui è nato lo spettacolo "Ruh". E' cominciato così un percorso, di reciproco coinvolgimento, arricchente ed entusiasmante. Alcuni dei componenti delle Albe sono dunque senegalesi. Puoi indicarci le ragioni dell'incontro e del progetto che lo sostiene? Ricostruendo l'inizio dell' esperienza multiculturale vi è un primo tempo in cui avevamo lavorato con un terzetto di senegalesi, Iba, Ibi e Kobi, coi quali il rapporto a un certo punto si è interrotto e da lì è iniziata una seconda fase con altri ragazzi, anche se poi Iba è rientrato. E' interessante capire perchè sono crollate le prime Albe ... molta della responsabilità è stata nostra; noi siamo andati a questo incontro con grande entusiasmo, ma anche con grande ingenuità, credendo che bastasse essere tutti la stessa cooperati va, uguali diritti, doveri e stipendi ... invece non abbiamo capito, non capivamo che i punti di partenza fra noi e loro erano molto differenti. Da una parte noi, artisti occidentali, cresciuti con il mito di S. Francesco d'Assisi, o di Picasso, che ruba il latte perchè non sa cosa mangiare ... di gente che muore per un ideale etico e artistico insieme. sei il turista in cerca di emozio- in vita". Il paradosso è che ora ni, sei il simbolo di chi oggi in Senegal la coltivazione deldomina il pianeta; tu cerchi di l'arachide accelera la desertinon essere questo, ma non è ficazione, inoltre deve imporfacile, a meno chè non si ab- tare il riso da fuori. Occorre biano dei fini volgari, se tu vai poi tenere presente un 'altra là cercando rapporti umani, cosa, il Senegal ha ottenuto questo è difficilissimo ... tu là l'indipendenza nel 1960; fino sei un dollaro ambulante. a pochi mesi fa il primo miniQuali sono state le tappe del stro senegalese era un francevostro viaggio in Senegal? se, Jean Collen, che lo era anSiamo stati in Senegal due mesi che nel periodo del dominio nel '90. Il primo mese siamo francese. Si possono fare altri stati a Dakar dove abbiamo esempi, la "baguette" è, per recitato, e quella era la parte così dire, il simbolo di Dakar, più ufficiale del viaggio, era- che tutte le grandi ville siano vamo invitati dall'Ambasciata abitate da bianchi, che Dakar italiana ... il secondo mese sia- sia chiamata la "petite Paris". mo stati in Casa Mance che è la Quali sono le occupazioni regione a Sud del Senegal, re- prevalenti a Dakar? DIFFICILE VIVERE SENZA VIAGGIARE Quindi per S. Francesco scegliere lapovertà nasce da una situazione di "privilegio"? Sì, anche se in questa scelta non si può negare che vi sia qualcosa di affascinante ... perchè altrimenti non la si farebbe. Nel nostro caso, estraniandomi ed osservandomi, mi rendo conto che è qualcosa che mi posso permettere ... Per loro è diverso, vengono qui perchè hanno problemi di povertà drammatica e devono non solo sopravvivere essi stessi, ma far sopravvivere 30 o 40 persone nei loro paesi con le loro rimesse. A questo punto, per mettere insieme ledi versità non si può pensare di annegarle in una entusiastica sol idari età, dove tutto diventa uguale ... Questo ci è costato e così si è consumata la prima fase. I primi ragazzi senegalesi che hanno lavorato con noi ci dicevano: "Ma perchè dobbiamo mettere i soldi nei riflettori e non ci aumentiamo gli stipendi? Così avevano ragione loro, come avevamo ragione noi. Con la nuova formazione abbiamo ragionato più concretamente, in modo più graduale. U vostro teatro comprende dei momenti in cui compaiono le "Albe", le "Albe bianche", oppure le "Albe nere". Puoi spiegare? Adesso stiamo allestendo spettacoli che talvolta sono il frutto di un meticciato artistico in scena e talvolta sono appro- trJ i re, roprie~ gione meno islamizzata del Il terziario, la burocrazia, ocpaese, più animista. cupa una parte di persone, ma Hai parlato di ''toccare l'in- in gran parte la gente vive ferno con mano" e poi della mendicando, mercanteggiando sensazione di essere visti piccole e grandi cose. Cosa si come "dollari ambulanti", può aggiungere? Forse che li cosa intendi dire? stiamo incatenando con la noDicono che il Senegal sia la stra bontà, coi nostri aiuti, senza "Svizzera dell'Africa" e noi i quali noi "diciamo" che non abbiamo invece constatato che sopravviveranno. Sulla queè di una miseria sconvolgente. stione degli aiuti ci sarebbe da Noi siamo dollari ambulanti: fare una tragicommedia. Un la prima settimana che giri per alto funzionario del l'ambaDakar sei un bersaglio, dopo di sciata italiana mi ha detto: "Ma chè, se hai resistito e "non sono in fondo vent'anni fa erano riusciti a farti fuori", diventi meno poveri, i nostri aiuti a chi uno del paesaggio, tu sei il servono, se non alle nostre ditturista. Se ti sposti e da Dakar te?". Eppure il suo candore vai nei villaggi, la situazione è nel l'affermare la scarsa validipiù tranquilla ... così non è re- tà degli aiuti si contrapponeva torica dire che il colonialismo al mio candore scandalizzato. non è finito, oggi lo si può Ci sono file di lveco nel deserchiamare neocolonialismo, to che nessuno usa, perchè oggi ci sono le banche ... il si- manca il bullone, manca il sterna di asservimento è nelle tecnico. cose. Ecco forse la cosa più Allora sul discorso degli aiuvera del viaggio è stata infine ti, della cooperazione interricambiare la visita a More a nazionale? Mandiaye, andare nelle loro No, non bastadireaiutamoli di case, vedere come loro vive- più. Io credo solo in piccoli vano, avere conosciuto quelle progetti, rispettando la loro 30 o 40 persone che loro devo- economia; i progetti faraonici no aiutare a vivere. sono un bluff.L'alternativa per Da quale realtà provengono loro è fuggire, perchè a nord il More Mandiaye, dalla città deserto avanza e a Dakar si o da aree agricole? E sulla può solo mendicare o fare del scorta di questo qual è la mercatino. differenza fra città e campa- Facciamo un piccolo salto, gna? ripartiamo dal vostro teatro. Mandiaye proviene da una Colpisce, in alcuni spettacobidonville di Dakar. La fami- li, il fatto che l'interrogare gliaavevaoriginicontadinepoi l'altro parta dalla ricerca e si è inurbata. Dakar ha 2 mi- dal recupero delle radici I ioni di abitanti, in Senegal sono romagnole; per esempio nel6 milioni, ed è la tipica metro- l'ultima rappresentazione la G n,rfc:Ya dì 1a2h coonista parla a volte in intervista a libero Casamurata, appassionato viaggiatore Quando hai cominciato a viaggiare cosa cercavi e che cosa hai trovato? In verità agli inizi, negli anni '50 e '60, cercavo solo risposte e conferme alle mie scelte politiche. Cominciai con tutti i paesi dell'Est europeo, con l'URSS europea ed asiatica, con l'Albania, Mongolia. Cina, Cuba e Vietnam. Le trovai perchè volevo trovarle e perchè chi cerca trova. Non ero cieco: per il negativo usavo la giustificazione storica e quando era insufficiente fidavo nella critica interna. Allora però le ragioni da quella parte non mancavano: ma erano solo i torti degli altri. L'ottica politica mi fu più utile in paesi che mi coinvolgevano meno: Perù, Brasile, Somalia, Etiopia, Yemen, Messico, Guatemala ...qui la mia chiave di lettura funzionava... Questo però ero io. Ho conosciuto tanti che cominciavano per tutt'altre ragioni: non si immagina nemmeno quanti ancora per dimenticare una storia d'amore ... o per trovarla. Viaggi ancora con questi interessi prevalenti? No, anche se non sono scomparsi. La rottura avvenne quando, per ragione di costi, cambiai il mio canale di movimento. Mediante i viaggi alternativi della Cittadella di Assisi, in gran parte realizzati attraverso le reti missionarie, venni a contato con realtà umane a me sconosciute. Conobbi, soprattutto in Africa, il mondo delle "società preletterarie". Cambiò radicalmente il mio modo di osservare il Terzo e Quarto mondo: verificai l'inutilità dell'assistenza tecnica e optai per la nessuna interferenza, anche a fin di bene. Sviluppo, democrazia, volontà popolare, istituzioni statalistiche: discorsi assurdi in paesi per tre quarti coperti da savane, deserti, foreste e boscaglie ed abitati da piccoli popoli sperduti là in mezzo. Solo gli imbecilli possono là identificare un governo col i I paese. 1 n realtà quello è solo il governo di una o due squallide città. Ma il mondo tribale ha un suo equilibrio (non direi armonia), una sua razionalità, un suo sviluppo storico. Lasciamoli stare... Ma ormai è troppo tardi: lo abbiamo distruttoe possiamo osservare solo delle "sopravvivenze". Allora? ... Non so ... Ho perso fiducia. E' una condanna irreversibile: per secoli Agenzia di Recapito: STAMPE - PACCHI - DOCUMENTI Per tutte le destinazioni 47100 Forlì - Via S. Antonio Vecchio, 25 Tel. 0543/35187 sarà l'area sottoproletaria del capitalismo industriale. Comunque da allora la mia ottica è divenuta anche etnologica, antropologica e... sentimentale. Amo l'Africa, ma ilmio "mal d'Africa" sono gli Africani. Ma l'arte, l'archeologia, il paesaggio, l'ambiente non sono incentivi a viaggiare? Certamente. Ma perdono il senso e suggestione se non vedi l'uomo, quello di oggi. Cosa potrebbero dirmi le piramidi di Atzechi, lncas, Maya, se non conoscessi gli Indios che ancora parlano "quechua", "aymarà", "nahuatl", "maya"? ... La loro immensa tristezza ... Quel che sono e quel che sono stati... li "sahel" senza un pastore "Peul" è un'altra cosa ... come il deserto senza i Thuareg ... Non ti è mai capitato di cercare nei tropici le fantasie della tua infanzia, l'avventura? Cercare mai. Trovere, qualche volta. Ma sono molto di più le delusioni e le smentite. L'India dei "marahja" è scomparsa. Il mio primo leone era un animale pigro e infastidito. Ma in mezzo alla selva amazzonica mi prese un senso di sgomento e di entusiasmo interno: "sono proprio io ad essere qui ... ?" Ti consideri un turista? Purtroppo sì. Le mie permanenze sono brevi: raramente superano il mese. Ma mi sono inoltrato, con la tenda, dove il turista normale non va perchè i disagi e le fatiche sono grandi: altrimenti come avrei potuto conoscere i Boscimani del Kalahari, i Pigmei dell'Ituti, i Mursi dell'Omo, i Senufo della Costa d'Avo- . ? no .... Pensi che i viaggi ti arricchiscano personalmente? Senza dubbio. Non solo si aumenta il patrimonio delle proprie conoscenze, ma si abbattono i pregiudizi, si cambia il modo di giudicare e di agire anche nel proprio mondo. Si apre la mente. Proprio mi sarebbe difficile vivere senza viaggiare. Ma ora che sto invecchiando devo prevedere la rinuncia. Quando il viaggioé fatto in un certo modo è un'esperienza di vita, non una vacanza, e non può essere sostituito dal ricordo se non come rimpianto. Questo è male. Ma la vita offre anche altri interessi, altre occasioni, altri incontri possibili. .. 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