storie----------------------------- ••• I FO DO IL ALE ESISTE intervista a Patrizia Gentilini Patrizia Gentilini è aiuto-primario presso la Divisione di Oncologia dell'Ospedale di Forlì. Due figli, Angela di diciassette anni e Lorenzo di otto. Una casa circondata da un vero e proprio vivaio di piante officinali. Origano, menta, lavanda, erba cipollina ... ne ha tante, nei vasi e fuori. Sono da annaffiare, concimare, travasare. Le usa tutte, ma soprattutto le piace averle, averne cura. E forse sono l'unico ''passatempo" che si concede. Mi sono laureata nel 1975 e ho iniziato subito a fare pratica in Oncologia. A quei tempi c'erano solo Amadori e Ravaioli che lavoravano in quel "sottocala" al Morgagni. Andai lì assieme all'altro aiuto, Rldolfi. Con lui eravamo a scuola assieme e già conoscevo Amadori,percuièsemprestato un clima di persone amiche. Poi ho avuto una parentesi di tirocinio in ginecologia, un'esperienza lavorativa retribuita che ho fatto all'Ospedale di Forlimpopoli. Lì c'erano minori possibilità e onestamente mi piaceva meno: dal punto di vista del lavoro, in unabattuta. c'era troppo poco da fare. Era un reparto in cui, finite le tue ore, non c'era altro da fare e io non stavo bene. In seguito ho preso la specializzazione in Oncologia. Quando ero già a sistentehochiesto il distacco nei consultori. nel periodo in cui ho avuto Lorenzo. mio figlio minore. E' stata un'e perienza sicuramente bella e quando è stato il momento di decidere se rimanere ai consultori o tornare in ospedale non è stato facile. Però non ho avuto grossi dubbi: purtroppo quelle sono strutture che ancora "navigano" e sceglierle non mi dava molta fiducia. I consultori sono ancora un po' "inventati". Non so per colpa di chi, ma hai pochi agganci, pochi strumenti operativi. La tua professionalità rimane tutto sommato limitata. Se si potesse avere un ruolo che contempla entrambe le cose, un po' in ospedale e un po' fuori, senza barriere, sarebbe l'ideale. Dare dei contenuti a queste strutture sarebbe sicuramente una cosa positiva, invece sono nati così e tali sono rimasti. Come per la medicina preventiva, di cui tutti si sono riempiti la bocca. Ma in concreto progetti seri di educazione sanitaria, adesempio, nessuno li fa e a nessuno interessano. E' scandalosopensareche40.000 morti all'anno in Italia a causa del fumo di tabacconon facci ano notizia e che ancora manchi una legislazione severa in questo senso. Da questo punto di vista forse le responsabilità sono anche nostre, di chj ha creduto in un certo tipo di medicina, ma poi non è riuscito a concretizzare molto. Comunque sono ben contenta di essere tornata in ospedale. Piuttosto che avere poco da lavorare preferisco averne troppo. Ognuno ha il suo carattere, io sono fatta così. Non mi piace avere l'impressione di perdere tempo, mi sentirei frustrata. Il lavoro condiziona la tua vita? Completamente, tulio ruota intorno al lavoro. Sono molto assorbita, sento di avere poco tempo per me, per la mia famiglia, per le cose che mi piacerebbe fare. Direi una bugia se dicessi che va <,empre tullo bene. E' ovvio che ci sianodei problemi. Dal punto di vista della salute se uno dei miei non è proprio "steso", mi embra sempre che non abbia niente. Mio figlio ad esempio si è rotto un dito e se ne è accorta la maestra.Facciodelle figure! In questo senso non sono una madre apprensiva. A volte dico basta, pianto tutto e me ne vado. Però nello stesso tempo c'è un legame molto profondo col fatto di sentire che aiuti gli altri, che sei vicino agli altri proprio nel momento "clou". Sicuramente non è facile stare con persone che hanno problemi gravi. Anche da noi c'è chi guarisce, ma non li vedi tutti i giorni. Giustamente stanno a casa loro, tutti i giorni hai chi stamale. Allora diventi iperprotettivo verso i tuoi malati. Almeno io sono così, mi sentodi proteggerli, in modo un po' materno for e, di coccolarli, di baciarli. A vere anche un vero contatto di pelle, spettinarli, accarezzarli. Atteggiamento che a volte è molto poco medico. sento solo un "pastone" di problemi Come vivi questa vicinanza con la morte? E' sempre un dramma, una cosa che non accetti. A meno chenon si tratti di una persona molto anziana, per cui la morte può essereuna cosa abbastanza naturale. C'è qualcuno che ha la fortuna di morire serenamente,quindi lo vivi come un evento, un passaggio naturale. Anche perchè a volte uno è stancoe ti sembra di cogliere quella serenità che precede la morte. In questi casi la morte, nondico sia bella, ma non ha quei connotati di angoscia che ha in altri casi, in altre situazioni che capitano eche ti colpiscono, ti lasciano sfasato. Ti ci vuole del tempo per recuperare e probabilmente continuando a stare qui si recupera con sempre più difficoltà. Uno è chiamatoadare,a infondere fiducia, a dare anche attraverso se stessouna carica vitale e a volte mi chiedo se ci sia un logorio delle risorse che ognuno di noi ha. Dal punto di vista personale io non so dirti dove siano i confini fra me e il mio lavoro. Io sento solo un "pastone" di problemi. Sicuramente non parlo mai di lavoro acasa,magari mi vedono seria, pensosa, però non ne parlo assolutamente. Sono un po' gelosa dei miei pazienti, di quello chehanno.Non neparlo, ma non vuol dire che non ci penso; al contrario, non riesco sufficientemente a staccarmi, a liberarmi dai problemi del lavoro. D'altra parte faccio anche fatica a pensarmi in una situazione diversa da questa: più lavori e più ti cercano, più hanno bisogno e più dai ... e il circolo continua. La scelta iniziale di fare medicina di- • pende da questo tuo bisogno di "dare"? No, è stato abbastanzacasuale.Pensavodi fare il veterinario. Peròdabambina rompevo le scatole, sempre a raccogliere fondi per tutte le cause, per le missioni. C'era questa idea di fare il missionario negli anni sessanta,di sognare un mondo migliore. Direi poi che le delusioni sono state notevoli riguardo a questo sogno. Comunque è gratificante fare un lavoro che sento professionalmente valido, qualificato. Poter dare a unapersonadelle risposte. Con tutto che si può sbagliare, c'è soddisfazione professionale in quello che facciamo, anche proprio come struttura. una volta era diverso • s1 nasceva • • e s1 moriva • 1n casa I pazienti e quelli che li circondano come vivono questa realtà? Non lo so, mi devono ancora convincere che morire sia bello o che soffrire non sia niente. Siamo abituati a pensare alla vita solo come una cosa bella, buona, in cui vada tutto bene. Noi invece stando qui magari abbiamo esattamente l'impressione contraria. Nel senso che abbiamo a che fare solo con le cose brutte della vita e ci manca la mezza misura. Io, ad esempio, quando vado in ferie dico: allora nonèveroche tutti stannomale. Il rischio è di non riuscire a stemperarei lati brutti, chepure esistono, con tutto l'arco della vita, con il resto della realtà. Per cui chi sta bene, si illude, non vuol vedere, non vuol sapere che in fondo il male esiste, la morte e' è edè una realtà con la quale prima o poi tutti facciamo i conti. E così questa realtà della morte forse rimane appannaggio di sempre meno persone.Una volta eradiverso, si nasceva in casa e si moriva in casa. Adesso chi sta bene vuol staresempremeglio enon fare i conti con un'altra realtà e alla fine il pesodella malattia, della morte ricade in una frazione sempre più piccola di persone: su chi sta male veramente e su quei quattro sfigati che hanno la ventura di occuparsene, una specie di ghetto. Io sento questa frattura. • magari a ognuno basta poco: un profumo, • una musica La tua esperienza ti ha fatto intravedere una possibilità di vivere in modo positivo il dolore, la malattia? Sì, c'è gente che vive con dignità, muore con dignità e da lezioni di buonumore fino all'ultimo giorno. Ho proprio le fotografie davanti agli occhi di persone che sono capaci di tirarti fuori un sorriso appena hanno un attimo di tregua, di dirti la battuta, o di averequesto senso di distacco dalle cose, di riuscire a ridere di sestessie del le proprie disgrazie. Quelli per mesono esempi di saggezzada cui impari qualcosa. Persone piene di dignità, di coraggio. Magari a ognuno basta poco. Gli rimane la capacità di annusare, ad esempio, e gioiscono con un profumo; o hanno soddisfazione a sentire una musiCO ca. Riuscire a percepire quali sono le coseche possono dare ollievo e avere vicino qualcuno che ti accompagna anche nell'ultima fase della vita è fondamentale per chiunque. Penso che l'abbandono sia ancor peggio della morte. E' terribile il sen o di abbandono, dover fare questo cammino da soli, non poter condividere quello che si stapassando,cosa che secondo me è un desiderio innato, con una presenza accanto. Al limite fanno amicizia fra loro. Potessi avere una ricetta per capire la vita, chemi consoli, invece più vado avanti e meno ricette ho ed è un' estrema fatica trovare una ragione o riuscire a non cercare una ragione. rassegnarsi. Non è facile, è un'esperienza che ti segna il non poter avere nè soluzioni, nè parole, nè peranze. Ma qui si apre forse un discorso religioso che è una sfera molto privata. Però vedo che anchequello il dolore non telo toglie. i I drammae'è. Forse vivendo vicino aquestecosesi riesceadare i I giusto pesoaciò che ci succede. Io forse proprio per questo ho la tendenza a casa mia a sdrammatizzare tutto. Da parte dei tuoi figli c'è curiosità nei confronti del tuo lavoro? Assolutamente no, direi che è un tabù. Non mi ehiedono niente, sevedonoche sono giù mi lasciano stare per un po'. Poi sono io che cerco di sapere qualcosa da loro e non viceversa.Cercodi tenerefuori il lavoro, vorrei fare altre cose, vedere altra gente. Io ho proprio questa esigenza. ma non ho tempo per le amicizie, non le posso coltivare. E adesso con te sto parlando come un fiume proprio perchèèunacosa che non faccio mai. E' un avvenimento! L'esperienza di avere qualche amica con cui parlare, anchesolo per fare dei pettegolezzi, mi manca completamente. Esserequi e poter parlare mi sembra un sogno. Finalmente qualcuno ascolta me. Di solito sono io a dover ascoltare chi ha bisogno e per menon restamolto tempo. Non ho mai parlato così tanto. E dcli' esperienza come ginecologo, cosa ti rimane? lo non sonoginecologo, sono oncologo ed ematologo. La passione di lavorare anche come ginecologo mi è nata stando in Prevenzione aOncologia econ i periodi di tirocinio che feci in ginecologia. Poi ho sempre coltivato questa passione, con la pratica, durante gli anni, più dal punto di vista diagnostico e della prevenzione oncologica che dal punto di vista di gravidanze ecc.. E' chiaramente un'attività fuori dall'orario di lavoro. Io sono a tempo pieno, ma possiamo fare ambulatorio libero professionale. E' una cosache mi è sempre piaciuta, ascoltare, capire il mondo e le esperienze delle donne. E' pesante però mi da anche un contatto con la normalità. Con le pazienti poi si stabilisce un rapporto di confidenza, di comunicazione che evidentemente fa bene a loro, ma sicuramente fa bene anche a me. lo pensodi esseremolto fortunata, perchè ho contemporaneamente i due piatti della bilancia in mano. Fare solo un'auività di reparto con malati terminali ti cambia la vita. Per me è molto positivo avere anche questa dimensione di normalità, di preven1,ione, in cui puoi rassicurare. E' una cosa che continuo a fare perchè mi da soddisfazione, si instaura un rapporto scelto e non dovuto alla malattia. una partita dove ti riesce una mossa li fatto di risolvere i problemi, di trovare la strada giusta... riuscire in questoè sicuramente unacosache può piacere. E' come fare una partita dove ti riesce una mossa.E poi è molto importanteriuscire a capirsi, riuscire a farsi capire. Mi ricordo di te dai tempi del consultorio autogestito dell' A.I.E.O. Noi avevamo molta voglia di fare, di essere "protagoniste" del nostro corpo e con te il contatto si era stabilito. Oggi com'è la situazione? Le ragazzine che rapporto hanno con il proprio corpo, con la sess u a I i t à? Guarda,quando viene una ragazzina da me, la prima cosa che faccio è mandare fuori la mamma. Le mamme in questi casi sono una cosadeleteria. Ragazzine con qualche problema ce ne sono, poi l'adolescenza è sempre un periodo delicato, difficile. Non siamo statemale solo noi, è un momento brutto, ma è fisiologico che sia così. E' una cosa che succede, che bisogna aspettarsi come il morbillo. Io diffido dei rapporti troppo perfetti, dove la mamma sa tutto della figlia e la figlia sa tullo della mamma. sanno quello che vogliono sono loro che decidono Bisogna teneredistinti gli spazi, la crescita è nel distaccarsi. Poi sono rapporti che si recuperano e questo può essere piùomenotraumatico.Perme è più pericolosa una mamma troppo presenteche una mamma un po' assente, ma può essere un discorso che faccio per me stessa,per assolvermi. Comunque tornando alle ragazzine, penso che affrontino questi problemi con molta naturalezza. Forsecapitava di più una volta di trovarmi di fronte ragazze che avevano un rapporto in qualche modo sbagliato con il sesso. Nel senso di vedere, e mi ècapitato soprattutto quando ho lavorato per tre anni ai consultori, ragazzine con una smania di avere rapporti, di iniziare una vita sessuale quando c'era solo l'età anagrafica, ma non la maturità. Era una cosada fare perchè gli altri la facevano: accumulare un'esperienza dietro l'altra, espericn;,e che erano per loro assolutamente non soddisfacenti. Era come pretendere che un bambino di sei mesi possa mangiare il risotto coi carciofi. Insomma un po' di tappe ci vogliono. La sessualità è una cosa troppo bella per essere bruciata quando una è troppo piccola o in maniera molto rapida. Io forse sono un po' ali' antica, maè un fatto che queste ragazze vivevano in modo assolutamente negativo il sesso. Il non riuscire ad avere un bel rapporto col proprio corpo, l'autospregiarsi, il non volersi bene:questo a quell'età è pericoloso. Questo non toglie che ci possa essere la ragazzina innamorata, che inizia ad avere rapporti molto giovane, che ha trovato l'amore della sua vitaetuttoè bello ...Ma accanto a questo sicuramente ci sono modi di vivere precocemente i rapporti sessuali che non sono affatto positivi. Però, ripeto, questo lo trovavo di più nel passato.Adesso trovo un cambiamento. Mi sembrano più mature. Non spaventate? No, spaventate no, ma ci pensano. Almeno le personeche vengono da me. Vengono ragazzini che hannocominciato adavere qualche esperienza, ma in maniera serena. Sanno quello che vogliono: sono loro che decidono quando è il momento giusto e questo mi sembra un segno di maturità. Questaper meè unaconquista. Essere in grado di decidere, riconoscere il momento in cui una può, o vuole, cominciare adavere unavita sessuale.Che questo poi avvenga a 14-18-20 anni è secondario. Poi c'è anchechi a22 anni non haancora avuto rapporti e si sentehandicappata per questo. Ma usciamo da questi schemi precostituiti, non esiste l'età in cui si deve o non si deve fare. L'importante è che il problema sia vissuto con serenità. La gente in fondo è matura. E lo ha anche dimostrato con l'ultimo referendum. Questo mi ha veramente allargato il cuore quando ormai pensavo di non poter più avere fiducia o speranza. Mentre invece l'esperienza della guerra per meèstataallucinante. Una cosa tragica. Questa sensazionedi cosa ineluttabile, mi ha proprio buttato in una crisi enorme. Quasi una crisi personale, mi sono vista crollare tutto addosso. Certo la gentemuore, stamale, ma sapere che eravamo noi come mondo occidentale a sganciare i nostri quintali di bombe ... E questo coro unanime mi ha colpito. lo mi sono proprio sentita dissidente, isolata, impotente, handicappata. Non so, come può sentirsi uno in un mondo che non è il suo. E tu come vedi Forlì? Si potrebbe fare qualcosa per farla crescere? (forse accampando inconsciamente il ruolo di quella chefa le domande e non che le riceve mi limito molto sbrigativamente a dire che questo nostro giornale vorrebbe essere un tentativo in questo senso e vigliaccamente riprendo con le domande). non posso dire di sapere tuffo di lei Com'è il rapporto con tua figlia grande? E' bellissima. E' nata che io ero molto giovane, dovevo ancora finire di studiare. Mi sono sposatamolto giovane, a 21 anni eAngela è natatre anni dopo. Mi ricordo che ero sempre cotta, l'allattavo, studiavo, alla fine non capivo più niente. Erano anni di stanchezza perenne. Comunque sono riuscita a finire abbastanza rapidamente.Lei eraunabimba molto tranquilla, la portavo sempre con me. Erano periodi di conferenze continue, e lei con me. Andavo al consultorio di Galeata, e lei con me. Hanno ancora i disegnini che faceva: uteri con le mani, bambini dentro la pancia. E poi adessolitighiamo molto tranquillamente. Brontoliamo sempre: tutto quello che faccio io non va bene e la metà di quello che fa lei nemmeno. E' abbastanzariservata, non molto espansiva. Non posso dire di sapere tutto di lei e non mi va neanche di forzarla più di tanto. Posso darle un bacino due volte alla settimana ed è già tanto. Forse gliene ho dati troppi da piccola. Quest'anno c'è stata una data storica: il giorno di SanValentino hanno suonato con un mazzo di rose rosse meravigliose. Il cuore mi si è aperto per questo omaggio inaspettato che non avevo mai visto in tutta la mia vita. lo già lavoravo di fantasia: cosa è successo? Invece erano per lei! Sono rimasta tramortita, una delusione incredibile. Non avevo ancora realizzato che poteva essere lei l'oggetto del desiderio. Quando è arrivato il secondo mazzo non mi sono più meravigliata e per il suo compleanno ho consumato la vendetta. Le ho mandato io un mazzo di rose con un biglietto: "Questa volta è la mamma!". a cura di Rosanna Ambrogetti
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