ricordarsi------------------------------------- SCHIAVO IA 1860 Agli albori dello stato unitario la prima inchiesta sociale a Forlì. La storia di Decio Valentini, mazziniano, medico dei poveri. Di Roberto Balzani. Nel 1860. Forlì entrava nel regno d'Italia recando con sè un pesante fardello di miseria e di emarginazione. Il ricordo della ferita aperta nel tessuto sociale dalla disastrosa epidemia di colera del 1855, che aveva mietuto più di mille vinimc nel solo territorio comunale. continuava a segnare le riOcssioni e le idee dei medici ··democratici". da tempo fautori di uno stretto col legamento fra scelte amministrative, investimentie tuteladellasalute. Sulle lorospaile, dopo tutto. gravava ancora tutta la responsabilità di una situazione sanitaria al limite del collasso. che i funzionari del re si ostinavano ad . . ~ ... , .. ._ '- . ~~ mezzadri e dei braccianti. cui restava -estremo retaggio di un'età di superstizioni e di paure- la sola convinzione che non fosse conveniente solloporre i figli all'inoculazione nella stagione autunnale. Per il resto, il clima era "olli1110·•. e la gente di campagna. all'infuori della pellagra. non sembrava soffrire di "malattie predominanti'', nè essere soggetta a "cause pcrmancnt i d"infczioni'': la vita all"aria aperta contribuiva, anzi, a temprare l'organismo e ad irrobustire la già vigorosa ··razza·• romagnola. E le città? L'immagine di Forlì che la classe dirigente liberale. Schiavonia: Via Bassa, poi Via delle Mura. affrontare solo nel momento in cui scattava I' ''emergenza" del colera o del tifo; solo quando il precario equilibrio su cui si reggeva la vita quotidiana di migliaia di persone era ormai irrimediabilmente compromesso. Per Numa Campi, prefetto di Forlì, che sosteneva -scrivendo al minislrodell' Interno nella tarda estate del 1864- di aver "portato" il suo "occhio indagatore" fin nei borghi più remoti della provincia, per "verificare sul luogo le condizioni dei comuni, (e) i bisogni delle popolazioni", "il servizio sanitario procede(va) ovunque molto accurato e di piena soddisfazione". Dappertutto funzionano condotte medico-chirurgiche "in numero proporzionato ai bisogni dei Paesi e delle campagne, ed il personale( ...) soddisfa(ceva) condiligenza e con impegno ai propri doveri non solo, ma anche alle esigenze delle popolazioni rurali". La vaccinazione non incontrava "difficoltà di sorta", e Campi registrava, non senza sorpresa, persino la "piena adesione" alle disposizioni governative delle famiglie dei DEPLIANTS • spesso di matrice tardo-pontificia, tendeva ad accreditare, pareva ispirata ad un analogo ed ottimistico pregiudizio. Posizione ·'centrale" rispetto agli altri borghi principali della regione; "facili comunicazioni"; "abbondanza de' grani, dei foraggi, dell'acqua": già dal punto di vista geografico, l' antico capoluogo di legazione si segnalavaal l'occhio attentodei generali dello Stato Maggiore quale sede ideale per una grande caserma. E non bisognava dimenticare, poi, le benemerenze patriottiche acquistate nella lotta per·'Ia causa Italiana" e la completa adesione del la popolazione urbana ai valori ideologico-politici dello Stato unitario: requisiti. questi, che, uniti alle "felicissime condizioni topografiche e strategiche", avrebbero potuto fare di Forlì uno dei bastioni militari ed amministrativi del Regno lungo ladirettrice Bologna-Ancona. Un ingenuo e rozzo selj71elpismo, un'acritica fiducia nell'ineluttabile ed automatico avvio dei meccanismi dello sviluppo economico, una generica sopravvalutazione delle CATALOGHI • potenzialità del territorio. caratterizzavano le riflessioni della nuova classe dirigente. dietro il cui conclamato liberismo "assoluto'' si celava. in realtà, la mai sopita aspirazionead una '·centralità'' amministrativa e strategica riconosciuta e sanzionata dallo stato. Tornare a Napoleone, tornare ai tempi del Dipartimento del Rubicone, quando a Forlì era stato garantito il primato sul- !' intera Romagna: questo il sogno inconfessato del ceto nobiliare, autentico "filo rosso" dipanantesi lungo i decenni, che il mutar di regime non aveva saputo spezzare. Inprima lì la fracoloro che non tardarono acontestare il contenuto fortemente retrivo di questa forma di liberalismo furono, com'era ovvio, i medici. I chirurghi di Forlì, o i professionisti delle condotte, non potevano certo aspirare ad esercitare in città la stessa funzione di condizionamento e di sollecitazione dell'iniziativa '·pubblica", che i primari o i professori universitari cercavano di affermare a Bologna; e, tuttavia, non è un caso che proprio a due medici si debbano le indagini migliori, più documentate e più credibili, sulle condizioni igieniche e sanitarie di Forlì nella seconda metà dell'Ottocento. Il primo testimone a favore dei poveri di Schiavonia sarebbe stato, nel I 862, il dottor Decio Valentini; il secondo, a trent'anni di distanza, il dottor Colombano Bertaccini. Valcntini, classe 1805, aveva dimostrato fin da giovanissimo iI suo coraggio, sorretto da una solida formazione democratica, prima frequentando gli ambienti carbonari, poi partecipando al movimento rivoluzionario del 1831. In quell'anno, eletto consigliere comunaMANIFESTI GIORNALI • EDITORIA • OPUSCOLI PUBBLICITARI e TUTGTIliSTAMPCAOTMI MERCIALI ... TUTTI R" li neo .., le. aveva dato alle stampe un opuscolo dal titolo Assirnra- ::,ioni.rnll '/\ Fvenire d'Italia che resta una delle poche e chiare testimonianze della stretta relazione fra gli ideali politici del 1789 e il moto risorgimentale italiano. Già dal 1829, d"altra parte, dalla cattedra dell'accademia dei Filcrgiti. centro di raccolta dcll'intellettualiti1forlivese, aveva teorizzato. con Girolamo e Camillo Vcrsari, Domenico Bertolazzi e Bartolomeo Nanni. l'opportunitit della vaccinazione, aprendo le sale della società a tutti quei cittadini che avessero voluto sperimentare su di sè la profilassi. Fuggito dopo la sconfitta del governo provvisorio, egli riuscì a tornare a Forlì. dove, dopo r ascesa di Pio IX al soglio ponti- ., ficio, ricominciò a lot- ,,_ tare per le riforme. Ancora filergita nel 1847, nel 1848 aderì al Circolo Popolare, principale articolazione organizzativa della democrazia locale (di cui divenne più tardi il presidente), ed infine alla Repubblica Romana. La caduta del triumvirato mazziniano gli costò il posto di medico aggiunto ali' ospedale, costringendolo alla libera professione. Durante questo periodo, egli si dedicò ad una feconda attività di ricerca, di cui la sua feconda bibliografia resta un' indiscu ti bi le testimonianza. Rientrato in consiglio comunale nel 1860, si spense nel 1864, mentre ricopriva il ruolo di primario dell'ospedale di Forlì. Democratico, forse mazziniano, più probabilmente vicino al sansimonismo, Valentini non condivideva l'immagine acriticamente positiva delle condizione di Forlì, che la giunta liberale cercava di accreditare presso l'opinione pubblica nazionale e il governo. Per lui, che da quarant'anni operava tra i poveri, i "tempi lunghi'' della miseria e del degrado rappresentavano il vero denominatore comune della "qualità della vita'' urbana nel corso dei secoli, la vera sfida che l'amministrazione avrebbe dovuto raccogliere per avviare fiiialmentc il "progresso" del paese. Il 30 novembre 1860, il consiglio nominava una commissione incaricata di redigere un nuovo regolamento edilizio e sanitario. li 17 agosto 1861, a coronamento del lavoro svolto, Decio Valcntini, che della commissione era membro. leggeva in municipio un Rap• porto sulla Igiene della Città di Forlì, immediatamente approvato dalla civica rappresentanza e dato alle stampe. Nel Rapporto egli descriveva il vero volto della città, senza ipocrisie o finzioni. Ciò che il medico condotto Bartolomeo Nanni. quasi trent'anni prima, non aveva avuto la forza di rendere di pubblico dominio. Yalcntini. agli albori dello Statounitario, riproponeva con coraggiosa sincerità e con ben maggiore coerenza politicoidcologica. Anzitutto, le strade. Selciati sconnessi, difetti "'nello scolo delle acque. lento sempre allo sperpero necessario de' liquidi impuri condotti dalla quantità dc' rigagnoli di ragione pubblica e privata, che vi abbonda(vano)'', certe vie "soggette a depositi d'immondezza, che offcndc(vano) la decenza'·: quasi nulla, dal 1836, sembrava mutato. Eche dire poi, delle case più miserabili? "Quando ponemmo piede nelle abitazioni dell'artigiano e del povero, io non saprei esprimervi, -confessava Yalentinise maggiore fosse in noi l'angoscia per ogni sorta (di) incomodità patite da quegl'individui, o l'increscimento della società, che tollera simili sciagure. In molte di queste case niun ordine d'arte muraria o igienica, in alcune l'umido, il bujo, il lezzo, lo stagnamento dell'aria e dell'acqua, in altre la vicinanza di pozzi neri mal costrutti, scoperti e da tempo immemorabile non espurgati, di chiaviche ributtanti pei liquidi corrotti e pe' gas mefitici, fanno l'ultima prova sui corpi umani. Aggiungete l'immoralità del numero di corpi stivati in uno stesso ambiente, senzadistinzionedietà,di sesso e di parentela, ed avrete compiuto il lagrimevole quadro delle famiglie". I "tuguri", dunque, tornavano alla ribalta della cronaca forlivese. Ma se le statistiche della Restaurazione si erano limitaÌe a registrare le condizioni generai i del degrado, magari arricchendole con qualche breve e fugace annotazione sulla sorte dei "miserabilissimi", Valentini -indulgendo al gusto romantico del l'epoca- si soffermava sui "volti (...) pallidi e tetri" delle donne"; sulle "deformità" dei fanciulli; sugli elevatissimi tassi di mortalità; sulle "malattie dei poveri'', dalla pellagra dei contadini, alla scrofola e alla "rachitide'' degli abitatori dei quartieri malsani. Era come se, per un momento, Eugène Sue o Vietor Hugo avessero indugiato sui viottoli sporchi di Schiavonia. e ne avessero tratto appunti, ritratti, descrizioni, da utilizzare in un qualche romanzo popolare. Solo che, a differenza delle pur geniali invenzioni letterarie dei maggiori scrittori del tempo, l'accurata disamina che Valentini offriva della "patologia sociale" forlivese mirava non alla commozione o all'indignazione di un ipotetico lettore, ma ad un esplicito impegno del notabilato a favore di una definitiva rimozione delle cause del degrado. Fino al 1789, d'altra parte, i problemi della città erano stati compresi e risolti -a suo giudizio- con la pura '·estetica'', con l'affermazione, cioè, di un concetto di "bello", di "sublime'', di ·'maestoso", totalmen- . te svincolato da qualsiasi rinessione sull'igiene e sulla funzionalità degli agglomerati urbani. Con la Rivoluzione, la formazione cli "'medio ceto" "alacre". "solerte", ··provvisto di cognizioni" aveva dischiuso le porte del "periodo igienico". che avrebbe trionfato nel secolo XIX. Le case furono progettate e costruite in .;termini più razionali", il "'buon gusto., prese i I posto dcli' ostentazione delle ricchezze; l'eleganza, la comodità e la salubrità anelarono affcnnanclosi come i requisiti irrinunciabili delle nuove abitazioni borghesi. Il medico di Forlì echeggiava Cattaneo, quando attribuiva al Terzo Stato. uscito vincitore dalla temperie del 1789, il ruolo di grande innovatore non solo dei rapporti produttivi, ma anche della struttura delle città e della mentalità delle popolazioni urbane; e, tuttavia, egli mostrava di non comprendere la distanza ideologica che separava i liberali "tardo pontifici", seduti di fronte a lui sui banchi del consiglio comunale, dallo spirito borghese che aveva animato tante altre élites italiane ed europee, che con maggior decisione si erano avviate sulla strada della modernizzazione. Al di là del ricorso rituale ai nuovi "miti" dello Stato Unitario, dalla libertà individuale al libero mercato, i notabili romagnoli non erano più "liberali" di quindici o vent'anni prima. ''Liberale'·, nel senso più puro e nobile della parola, era semmai lui, Decio Valentini, che aveva saputo individuare il vero ·'nodo" politico, dalla cui soluzione sarebbe dipesa la scomparsa definitiva dei ''tuguri": un vigoroso impegno sociale della giunta, anche a costo di creare un cospicuo debito comunale, e la sollecitazione. mercè l'emissione di azioni garantite dalla Cassa dei Risparmi o da una società di facoltosi cittadini, di una vigorosa attività edilizia a favore delle classi più disagiate. Il te1Tenosu cui operare era vastissimo: almeno un quarto della città era ridotto a "pessime contingenze". Di più: "La parte sud-owest (...) -a giudizio di Valentini- dimanda(va) serie considerazioni. Colà mefitica (era) l'aria che si respira(va), pel niuno o lento corso delle chiaviche o dei rigagnoli, per l'infesta vaporosità de' pozzi neri e degli ammassi di concime; colà mefitica l'acqua che non si beve(va), per l'infiltramento de' liquidi corrotti; colà l'ammorbare e il perire delle famiglie (era) maggiore del resto dell'abitato. Quindi la (...) Commissione (...) (proponeva) l'imrn.ediata livellazione del suddetto quartiere. e la costruizionè di un condotto, che attraendo tutte le acque immonde le scari(casse) nel vicino Montone". E non era tutto. Le "doccie de' fabbricati" mancavano di tubi di scolo, per cui -quando pioveva- le strade si "guastavano" ed i passanti erano esposti a veri e propri bagni imprevisti; l'acqua potabile scarseggiava, mentre quella disponibile era sovente inquinata; mancava un capiente cimitero. "A niuno sfuggirono gli effetti della siccità. -argomentava Valcntini1' imbianchimento e I' intorbidamento delle acque, prodotti giusta l'analisi ben cerziorate dalla presenza de' carbonati e solfati di calce, che vi esuberano. Nè già penseremo che manchino nelle stagioni, che le acque divengono lucide e chiare, mentre ciò accade per una loro maggiore diluizione, e non per la loro scomparsa; per cui benchè più tenue la copia non sarà meno sicura l'azione sui nostri individui''. Di qui la necessità di una •'fonte capace, che da vicini colli condu(ccsse) al centro della popolazione'': prima testimonianza, in epoca unitaria, di un'esplicita riflessione sul1' acquedotto, la cui vicenda - tra tentativi falliti e drammatiche epidemie- si sarebbe risolta solo oltre quarant'anni più tardi. Ai notabili che votarono il Rapporto, la spietata analisi di Valentini dovette giungere particolarmente sgradita. In quei mesi, infatti, il municipio stava mettendo a punto un nutrito carnet di lavori pubblici per i quali era indispensabile il contributo finanziario dello Stato -dalla stazione ferroviaria.alla collocazione di alcuni reparti dell'esercito- e qualsiasi voce dissonante dall'apologia della "placida" e tranquilla quiete agreste di Forlì, avrebbe potuto arrecare danni irreparabili all'immagine della città. Al massimo si era disposti ad ammettere la gravità del fenomeno degli analfabeti (che si aggiravano intorno al 96% in campagna ed al 58% dentro le mura), peraltro comune a tutt'ltalia, ma sulle qualità intrinseche del borgo romagnolo, collocato in mezzo ad una plaga ubertosa, non vi poteva, non vi doveva essere nulla da eccepire. Persino i "poveri", in base al censimento del 1861, risultavano essere appena 202, contro ben 6 I 9 possidenti! In realtà il "periodo igienico" dischiuso dal 1789, il cui avvento in Romagna Valentini aveva vaticinato ed auspicato, era destinato a restare ancora per molti anni il sogno proibito di un'avanguardia di democratici. Nessuno fra gli uomini della locale consorteria pensava davvero che le grandi questioni infrastrutturali avrebbero potuto migliorare sensibilmente la condizione dei ceti più disagiati. Eppure, nonostante il "medico dei poveri" fosse morto portando nel la tomba il sogno di una "età" rinnovatricedella "qualità della vita" e dei rapporti sociali, anche a Forlì, nel volgere di un ventennio, l'equilibrio "ecologico" pre-moderno sarebbe stato inaspettatamente travol- . to. Segno di un mutamento culturale cui neppure la classe dirigente forlivese era potuta rimanere estranea; ma segno anche dell'irrompere, sulla scena politica locale, di istanze e di democrazia e di giustizia che non era più possibile eludere col paternalistico ricorso alla beneficienza pubblica. Qualcosa, seppure lentamente, cominciava a cambiare. E la tragica epidemia di colera del 1886 l'avrebbe dimostrato. Roberto Balzani NUOVA SEDE ZONA IND. CAPOCOLLE Viale2 Agosto, 583 L.... __J l BERTINORO 1t (0543) 448038 (2 linee) FAX (0543) 448764 ~ i ◄ c•K""' 1,1 I.+, • I r .. A l J V I A ,- I"' ..... u-~·J [=
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