Una città - anno I - n. 4 - giugno 1991

intervista a Michele Biondi---------------- LE Il AVI'' DEL SORRISO Quali opportunità si offrono ai ragazzi che frequentano le "Navi"? La struttura e va bene. Poi ti offrono tutta una serie di opportunità di tipo ricreativo. Ci sono opportunità di tipo sportivo: pallacanestro, pallavolo, calcio (abbiamo un campo di calcio regolare illuminato a giorno, quindi facciamo tornei anche in notturna, quando è più fresco), poi c'è una palestra con l'attività di judo, con istruttori cinture nere, poi ginnastica acrobatica, aerobica, danza, danza moderna. Poi c'è il responsabile dell'animazione che gioca sulla giornata, come si usa in ogni villaggio turistico. la rouloHe a forma dicocomero è la consolle della nostra discoteca C'è la discoteca tutte le sere, una discoteca enorme. II film di Marco Ferreri "La casa del sorriso" è stato girato alle "Navi" e la roulotte a forma di cocomero è la consolle della nostra discoteca, dove abbiamo gli impianti audio e luci. Poi ci sono le attività di mare: vela, windsurf, pallanuoto, due campi di beach-volley sulla spiaggia. C'è l'attività musicale e il teatro. Il cinema tutte le sere. Un bar e un ristorante self-service gestito dal Camst. Il centro è titolato Centro Internazionale, perchè non vuole essere una casa chiusa e solamente per italiani, ma aperta anche agli stranieri. Abbiamo avuto come ospiti spagnoli, svizzeri, francesi, greci, inglesi, tedeschi, ungheresi, russi, algerini, marocchini, tunisini, palestinesi e israeliani. Poi dentro alle "Navi" abbiamo anche un video giornale.C'è una regista che durante la giornata riprende e monta un video giornale di 20 minuti (a mezzogiorno è di 7 minuti), che viene continuamente trasmesso durante l'orario di mensa, per ingannare l'attesa durante la fila per il self-service, in un mega televisore da 60 pollici. In più la nostra regista riprende tutte le manifestazioni a cui partecipiamo. L'anno scorso, ad esempio, iI I5 agosto, il Comune di Cattolica ci ha messo a disposizione una piazzetta. che altrimenti sarebbe rimasta vuota. Il nostro animatore, che è un creativo e per queste cose è una forza. ha messo su una kermesse di tre quarti d'ora, ma continui, con una ambientazione, una musica, dei balletti, delle luci ... Favolosa! Tutti gli albergatori della zona l'hanno apprezzata. Abbiamo telegrammi di complimenti e inviti a ripetere l'esperienza anche quest'anno. Si possono fare gite, si può andare anche fuori in pizzeria o a ballare, basta mettersi d'accordo col proprio accompagnatore. Bene, questo molto grossolanamente è come funziona la cosa. Parlaci adesso di chi vive in questo ambiente, dei ragazzi, tli chi deve gestirli. Al di là delfa distinzione maschi e femmine, perchè questo ovviamente è scontato, cerchiamo di renderli promiscui, malgrado le diverse provenienze, di non isolarli. Città italiane con città italiane, città straniere con città straniere. Abbiamo messo italiani con tedeschi, tedeschi con spagnoli, ungheresi con italiani ecc., con ottimi risultati. Italiani con ungheresi che tra loro non si capi vano, eppure dopo 14 giorni li vedevi fraternizzare fra di loro. Un'esperienza molto positiva. Ma non sempre. Ad esempio, ci sono i tornei di calcio. Nei tornei di calcio era inevitabile che si facessero squadre di italiani contro squadre di tedeschi, ma perchè c'è sempre quella vecchia rabbia atavica fra noi e loro. Una tacchetta incredibile, ma altrimenti non ci trovavano gusto. Per limitare l'aggressività dentro e fuori del campo, abbiamo provato a mischiarli. a fare squadre miste di italiani, tedeschi, spagnoli, svizzeri e farle giocare tra di loro: una noia mortale! La prima partita è stata così pacifica, ma così pacifica, (anche il tifo), che non se ne rendevano conto di giocare a calcio. Forse perchè tutti siamo abituati a scaricare nel gioco tutta le nostra aggressività, loro non ci sono riusciti e si sono sentiti frustrati. E' stata una cosa penosa. Allora,gli abbiamodellocheper far tornare il tifo e l'agonismo non potevamo ritornare a nazionali contro nazionali, o a città contro città dove finiva sempre, o quasi, a botte. Abbiamo provato con i colori: rossi contro verdi,contro gialli. contro blu. E' andata un pò meglio. Certo, non abbiamo vinto tutte le resistenze. ma il problema era divertirsi e diciamo che così riuscivano a divertirsi abbastanza bene. Poi sono arrivati gli albanesi, l'anno scorso, una quarantina verso la metà di luglio. Sono stati un pò un problema, ci ha colti impreparati ma abbiamo dovuto fare buon viso a cattiva sorte. Non per colpa loro. sia chiaro, per carità. Erano tutta gente matura, adulta. I due '·ragazzini". erano due fratelli di 22 e 26 anni. Gli altri erano tutti sopra i 30 anni. Erano tutti maschi, per cui nella nostra situazione creavano dei problemi. Problemi di lingua, di costume, difficoltà di relazione perchè loro, noi purtroppo dovemmo essere subito chiari, non potevano avere rapporti e relazioni di nessun tipo con i nostri ragazzi. Sarà stata per loro una frustrazione in più, stando lì in mezzo, però noi avevamo dei minori da tutelare, loro avevano una regola in più e la dovevano rispettare. Devo dire, per onestà, che è una regola che hanno sempre rispettato. Il problema per loro era passare la giornata. Allora abbiamo cercato di inserirli in qualche attività: musica, danza, sport. Per quello che poteva servire, almeno, si sono divertiti un pò. Ma dopo 35, 36 giorni che stavano alle "Navi" l'attesa era snervante, non fare niente durante il giorno, non riuscire a comunicare con le famiglie, la tensione aveva raggiunto limiti molto alti. Noi stessi non sapevamo cosa fare, noi eravamo in contatto con la Regione, perchè la Regione ce li aveva mandati, ma lì nessuno ci aveva poi più saputo dare informazioni sul futuro di questi albanesi. Poi abbiamo saputo dai giornali, e purtroppo l'hanno letto anche alcuni di loro, verso la fine di agosto, che il Governo Americano aveva risposto picche alla richiesta di passaporti per questa gente qua. E' stata un'ulteriore batosta. Costretti a vivere lì. alle "Navi", dentro Cattolica, in agosto, in pieno divertimenti ficio, loro che erano scappati per fame, aver visto il consumismo, i negozi. le bancarelle. i I superfluo, deve essere stato un colpo molto grosso. E noi lì a cercare di mediare. di fargli capire che il mondo. in Italia, dietro quella falsa vetrina tutta luci e lustrini nascondevaunarealtàbendiversae meno ridanciana. Non è stato facile. anzi, sono andati via convinti che l'America siamo noi! israeliani e palestinesi • • 1ns1eme Poi c'è stata un'altra esperienza, l'anno scorso. molto significativa: israeliani e palestinesi insieme. "Due popoli per la pace" è una iniziativa che è partita proprio da Israele e da Hannah Siniora che invece è un palestinese. dire11oredi un giornale di Gerusalemme. un gruppo di intcl lcllual iche sono favorevoli alla pace cd hanno portato in giro per il mondo, cioè tra maggio e settembre cieli"anno scorso hanno visitaBibliotecaGino Bianco to 4 o 5 paesi, tanto è vero che da noi, alle "Navi", sono arrivati dalla Finlandia. Insomma, questo gruppo di ragazzi e ragazze sono andati in giro facendo questa esperienza di vita in comune per la prima volta, provando a vedere se è possibile la pace. Da noi sono arrivati su invito della Regione. Per noi, essendo tutti ragazzi. non è stato un problema ospitarli, anzi. Li abbiamo ospitati tulli in un settore, per cui israeliani e palestinesi hanno dormito camere a fianco, poi ci hanno detto addirittura che si sono messi nella stessa carnera misti. Hanno vissuto insieme dentro le "Navi" 9 giorni, dove, oltre alle normali attività del Centro, hanno potuto fare del le uscite culturali fuori, verso le città d'arte vicine: Firenze, Venezia, Ravenna, Ferrara. Noi delle "Navi", a fine di ogni turno quindicinale, organizziamo una festa alla quale partecipano tutti i gruppi presenti, ognuno si inventa qualcosa. Una di queste feste ha coinciso con la permanenza dei ragazzi israeliani e palestinesi e anche loro sono stati chiamati a partecipare, insieme agli altri. Hanno organizzato un gioco che era un pò un percorso di guerra, guarda caso, perchè bisognava camminare spalla a spalla tenendo una mela, maschio e femmina, cercando di non farla cadere, lungo un percorso irto di difficoltà ed ostacoli e lasciarla cadere all'arrivo dentro un secchio. Hanno gestito il gioco in completa armonia ed autonomia. Se l'apparenza inganna, oppure se quella era tutta apparenza, allora siamo stati ingannati, ma quello che abbiamo visto è che questi ragazzi avevano solidarizzato tra loro, ma veramente. Tanto è vero che successe un episodio che dà l'esempio che quello che dico non è retorica, e lo cito perchè fu una cosa che anche a noi dell'organizzazione delle "Navi" creò dei problemi. Cerco di spiegarlo in breve. Questi ragazzi, comunque, stando alle "Navi" hanno ricevuto una serie di richieste di dichiarazioni, in pratica sono venute quasi tutte le testate giornalistiche a intervistare i ragazzi perchiedergli della loro esperienza ecc. Tra le varie interviste che generalmente venivano gestite insieme ai responsabili dell'iniziativa, dove però i ragazzi erano liberi di dire ciò che pensavano. e da quello che abbiamo visto noi non gli hanno mai posto dei vincoli alle loro dichiarazioni, ma d'altra parte questi ragazzi parlavano della loro esperienza, il 3° o 4° giorno che erano alle "Navi" una ragazza. che dovrebbe essere la figlia del sindaco di Gerusalemme. nell'intervista si lasciò scappare una dichiarazione del tipo: "Se i nostri politicanti prendessero esempio da noi, probabilmente tutte queste rigidità e la guerra tra palestinesi ed israeliani non esisterebbero." Chiaramentelacitazione è statariportata tra virgolelle, sul giornale. ma pari pari. Cosa è successo? li giorno dopo, il Consolato israeliano a Roma ha telefonato immediatamente al Ministero degli Esteri, ha fallo il diavolo a quallro, chiedendo il ritorno a casa di tutti, tant'è vero che è arrivato il maresciallo dei carabinieri di Cattolica alle "Navi" con il fonogramma dove si ordinava di sospendere tutto. Sono venuti quattro funzionari per dire a questa ragazza di ritrattare. Lei non ha voluto assolutamente ritrattare: "Io l'ho detto in buona fede, perchè è quello che penso" ... Ovviamente ha fornito le sue spiegazioni. Di fronte alla risposta del la ragazza, allora, il giornalista che aveva riportato l'intervista non ha voluto lasciarla sola, probabilmente per non fare interrompere quella esperienza alle "Navi", così ha ritrallato lui stesso, attribuendosi l'errore di aver trascritto male nella deregistrazione e scusandosi per l'equivoco nella edizione del giorno dopo. La ragazza questo non l'ha saputo subito. Però tenevano una "rassegna stampa" di tutti i giornali che parlavano di loro nei vari paesi che attraversavano, per cui l'ha letto a cose già fatte. Si è arrabbiata moltissimo, anche perchè s'è sentita un po' sminuita. D'altra parte se non ci fosse stato questo gesto "riparatore" loro sarebbero dovuti rientrare immediatamente a casa. Come dire: "amici forse, fratelli mai!" Sono state quattordici, quindici ore di tensione, ma comunque sono riusciti a terminare il loro soggiorno alle Navi e il giorno dopo, il 2 agosto, un ragazzo palestinese e una ragazza israeliana, a Bologna in occasione del laricorrenza della strage alla stazione, hanno letto dei messaggi. scritti da loro, contro la violenza. L'anno scorso, in pratica, è stato è stato l'anno delle Navi. Un anno fortunato dal punto di vista delle motivazioni di incontro che questa struttura rende possibile . • ogni ora soHratta al sonno è un'ora in più vissuta Poi da un anno a questa parte facciamo un'esperienza molto positiva con l'handicap. Ciò è nato da un rapporto quasi casua I e con la U.I.L.D.M., un'associazione di volontari per l'assistenza ai distrofici, presente in più comuni italiani. Noi abbiamo allacciato rapporti con Roma e Bergamo. Roma ci manda ragazzi dai 14 ai 20 anni, mentre Bergamo addirittura sino ai 50 anni. Fino a due anni fa, d'estate, andavano in Toscana, a Montevarchi, dove hanno adattato una villa donata all'associazione. Ma il problema era che si spostavano da casa per anelareinuna struttura, loro, tutta per loro, ma dove in pratica erano sempre fra di loro, handicape basta.Hanno pensato così di chiedere la collaborazione di altre strullure. Il t Lorenzo Gazzoni & C. s.n.c. 47100 Forlì - Via Mariani, 6 Tel. e Fax 0543/53661 * Digitalizzazione reti, mappe e carte geografiche * Topografia * Fotogrammetria aerea e terrestre Le "Navi"di Cattolica,una struttura polivalente,oggi di proprietà dellaRegioneEmilia-RomagnaI.n origineera una coloniamarina fattacostruiredaMussoliniper ifiglidegliemigratiitalianiall'estero. Dopolaguerrafuaffidataadun'operapia,finchènel 1978 passò alla Regione. IprimiannivenneusatadalComunediCattolicacomecentroestivo perbambini.Poinel 1981 laRegioneEmilia-RomagneaiComunidi Modena, Bolognae Cattolicastipularono una convenzioneper l'utilizzodella struttura, ma cambiandone l'utenza. Si pensò di adattareuna struttura finoad allorapensata ad uso di bambini,in modoche,conopportunemodifichep, otessedareunasoddisfacente e, percertiversi,innovativarispostaper lafasciaadolescenziale(dai 14 ai 18 anninoncompiuti).Circasettecentoposti letto,percinque turni quindicinali,da metà giugno fino alla fine di agosto. La strutturavivecontroentrate,se l'utenzaè limitatasi rischia,a fine anno, di rimetterci,ilche equivarrebbea chiudere:si è dovuto,per forza,allacciareunaseriedi rapporticonaltripotenzialiutenti.Così se dellastruttura, all'inizio,potevanousufruirei soli Comuniconvenzionatis, i è viaviaallargatol'usoancheai Comunifuoriregione, poi europei e persino extra-europei.Un camminoeterogeneo di nazionalitàed esperienzediverse, che passa attraversoalbanesi, israeliani,palestinesi,handicap,mitichepartitedi calcionel segno di antichefaidefra Italiae Germania.Nonpiù un semplicecentro estivo,ma unveroe propriolaboratoriospontaneodi solidarietàe solidarismo.Un'esperienzache meritadi essere raccontata. Diquestoe dialtroce neparla,conpassione,un"addettoai lavori": ildottorMicheleBiondi,bolognese,insegnante,39 anni, sposato, unfiglio,vicedirettoredelCentroTuristicoGiovanileInternazionale "LeNavi"di Cattolica. primo periodo di esperienza con ragazzini della UILDM non fu positivo, probabilmente perchè la responsabilità di questo gruppo non chiese e non pretese, anche duramente, un rapporto. E' chiaro che quando c'è da organizzare un problemadi questo tipo subentrano vari condizionamenti: problemi di coabitazione in una struttura fino ad allora organizzata in un certo modo, l'imbarazzo e la pena che ti colpiscono a livello emotivo e che, a volte, sono più grandi della volontà di fare qualcosa percoinvolgerequesti ragazzi. Intendiamoci, non è che bisognasse per forza fare qualcosa, però credo, avendo vissuto l'handicap anche nelle scuole, che fosse giusto, in una situazione ricreativa nellaquale fino ad allora c'eravamo preoccupati solo dei ·'sani", porsi il problema dell'uno e dell'altro. E all'inizio, non l'abbiamo saputo affrontare. Poi arrivò la col lega di questa coordinatrice di Roma, che, invece, era una che andava giù a muso duro. Ecco, lei. forse, era una che viveva il rapporto con l'handicap in maniera esasperata rispetto ai "sani". Cioè ti faceva quasi una colpa di essere "sano". Però la sua provocazione è stata tale che ha messo in moto dei meccanismi per cui tulli si sono sentiti coinvolti. Abbiamo realizzato, finalmente, un bagno grande solo per loro. In mensa, anzichè tavoli da quattro abbiamo riunito più tavoli al fine di lasciare più spazio per le carrozzelle, non solo. ma ad ogni gruppo di tavoli, ai lati, si sono inseriti alcuni di questi ragazzi. E' chiaro, vederli fisicamente, ridotti in quelle condizioni. tutti rattrappiti, vederli anche mangiare in certe condizioni, può anche dare fastidio ad un adolescente curioso o ad un adulto compassionevole. Però puòdar fastidio se tu non ti poni di prendere in considerazione l'altro, basta che tu lo prenda in considerazione che subito superi tulla una serie di cose. Mettendoli dentro e mangiando insieme i ragazzi hanno superato il problema. Si sono formati dei gruppetti. Ogni ragazzo in carrozzella aveva il suo gruppo "tutore·'. Quelli di Roma. essendo più giovani, sono più chiusi, più introversi, più timidi. fanno là stessa fatica a rapportarsi al "sano•·.come il "sano" a loro. Quelli di Bergamo, più adulti, sono meno presi dal problema e scherzavano con tutti, non avevano problemi di rapporto con i ragazzi. Ci sono quelli che parlano sempre di sesso, fanno le classifiche delle ragazze delle Navi, hanno le loro preferenze, valutano le gambe, valutano le tette, valutano il sedere, un po' come il ragazzino, ma da parte loro è sicuramente una sublimazione: mentre per il ragazzino è l'anticamera, per loro è già vissuto sopra il problema, sono già nella fase del non problema, perchè non può essere diversamente. Poi questi ragazzi ti rendono una carica! Voglio dire, io faccio spesso la notte, tiro le quattro o le cinque del mattino per la vigilanza, e questi li trovi sempre in giro, quando ci sono loro le Navi sono vive. E di notte, anche se non si può fare casino, comunque si parla e si scherza. Perchè loro sanno che, comunque, la loro malattia è progressiva e quindi prima o poi... allora hanno questa carica vitale da spendere in fretta, perchè sanno che ogni ora sottratta al sonno è un'ora in più vissuta. E allora anche tu ti senti coinvolto e cerchi di far sì che quelle ore passate alle Navi siano le migliori. Così abbiamo fatto anche I' esperienza dell'handicap. E la cosa alla fine ha comunicato tante emozioni anche ali' adolescente sano. Quelli che sono stati disponibili a stare con i ragazzi handicappati, ad accettare gli albanesi, gli israeliani e i palestinesi, dimostrano che. alla fine, qualcosa rimane sempre. La solidarietà supera qualsiasi diffidenza fisica o psicologica. Quest'anno si ripeterà tutto quello che ho descritto. Ci saranno gli albanesi. ma, per fortuna, essendo un centro per minorenni, la Regione, questa volta, ci manderà solo adolescenti dai quattordici ai diciotto anni. Sulla base di queste esperienze la convenzione andrebbe rinnovata ad occhi chiusi, ma come abbiamo già detto, perchè il centro viva c'è bisogno che sia sempre pieno. Ma i tagli dello stato alle regioni e comuni sono stati talmente grossi che, insomma, gli enti locali non ce la fanno più. E questo è un problema che ci troveremo ad affrontare entro l'anno. a cura di Giovanni Orlati OTTIC1\r1sION CENTRO APPLICAZIONE LENTI A CONTATI'O ESCLUSIVISTA LENTI A CONTATTO ACUVUE - USA E GETTA 47100 Forlì - C.so Mazzini, 144 - Te!. 0543/20033 . UNA ClffA'

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