Una città - anno I - n. 4 - giugno 1991

REGOLARE O PROIBIRE? diatribe-------- LA POLITICA di Rocco Ronclti Gli psicoterapeuti della famiglia sanno bene che in molte patologie delle relazioni di coppia l'origine del problema è nella sua soluzione. Una moglie, adesempio,che allarmata per la riservatezza del marito, reagisca invitandolo insistentemente ad una maggiore confidenza e apertura, otterrà un effetto opposto a quello desiderato. Infastidito dataleinvadenza,il marito che è naturalmente introverso tenderàachiudersi ancorpiù in se stesso,oppure fornirà risposte evasive, alimentando così ulteriom1enteil sospettoe il disagiodella partner. In unasituazione comunicativa così strutturata è evidente che non si daranno più vie di uscita. Il problema è infatti generato dalla sua soluzione. Essonon solo si perpetueràmossadopo mossa (i due coniugi stanno infatti giocando una partita al massacro),ma porteràvelocementeal collassodella coppia. Il sospettoe la reciproca diffidenzacrescerannosecondouna curva esponenziale. Molto meglio sarebberoandatelecose sela moglie, invecedi lasciarsi guidare dal mito della coppia perfetta e trasparente, avesse imparato a convivere con il carattere taciturno del marito. Un esempiocosì quotidiano è sufficiente a mostrare come l'autentica origine di molti problemi non siano le inevitabili difficoltà del vivere, ma l'utopistica e ideologica pretesadi eliminarle integralmente in nomedi unqualche idealedi vita. Perchèsi dannoproblemi solo dove esistono soluzioni. Tutto ciò che nella nostraesistenza individuale e associata rientra nella sferadell' inevitabile (inevitabili sono,adesempio, le differenze di carattere tra coniugi) non puòcostituire un problema se non quando si incontra con una ideologica volontà di redenzione. Senza questapretesaterapeutica, l'inevitabile di cui è intessutala nostravita resterebbeoccasione di meditazione, che è tutt'altra cosa dalla zelante e spessoottusa volontà di trasformare il mondo. Io credo, ben sapendodi andarecontro l'opinione corrente, che se si cominciassero a considerare inevitabili determinati fenomeni sociali, il progressomorale della collettività ne trarrebbe un grande giovamento. La ricerca dell'ebbrezza attraversol'uso di sostanzetossiche, il desiderio di vertigine (che, nelle giovani generazioni, si manifesta nel culto semi-religiosodella notteedei suoi riti) e, perfino, unacertavocazione ali' autodistruzionesono fenomeni che in figure diverse hannosempreattraversatoI' umanitit. Antropologi, etnologi e storici li hannodocumentati in ogni tempoe adogni latitudine. Peressi è stataconiata la categoria "sacro di trasgressione.e, dèstataaccertata la loro necessità quasi fisiologica. Non si tratta perciò di problemi per i quali si diano possibili soluzioni, cli ·'errori" da "correggere'' per un buon ·'funzionamento"dellavita, ma di dimensioni costitutive e misteriose cieli'esistenza nei confronti delle quali occorre quel rispetto chesi deveatutto ciò che proviene dalle profondità dell'essere. Anche il più rigido censore, se deponesse perunattimo ideologia emalafede,nonstenterebbeariconoscerlo. E' facile immaginare a questo punto una possibile obiezione.Qualcuno(forsepiù di uno) potrebbe alzarsi indignatogridandochein tal modo si legittimano tendenzeantisociali e impulsi autolesionistici. Se l'uso di sostanzetossiche, pornografia, impulsi autodistruttivi ecc.hanno il carattere dell' inevitabile, prenderneatto sembrerebbe significare un semplice lasciarcorrere: "darla vinta ai criminali". Nel rispondere a questa obiezione occorre molta freddezza. Si dovrà in primo luogo ribadire in modo fermo che questi fenomeni, considerati in sestessi.sonoinevitabili, dunquenon sono dei ''problemi'', perché sonoprivi di unasoluzioneche possaessere'•finale" (è noto, del resto,checosahannostoricamenteprodotto i tentativi di '·soluzione finale" delle contraddizioni inerenti al vivere associato). Tutto questo non significa però lasciare libero corsoa questemanifestazioni. Ciò che rientra nella sferadelr inevitabile può, anzi deve essere regolato. E' questauna esigenzavitale per ogni organizzazione sociale. La salute di una comunità si misura infatti nella capacitàdi contenere entro limiti determinati le tendenzee gli impulsi disgregatori che l'attraversano ciclicamente.Così, adesempio,gli antropologi culturali hanno interpretato la funzione della "festa" nelle società tradizionali. In una società secolarizzataa fungereda limite invalicabile perogni manifestazione trasgressivanon può cheessere l'idea del diritto, vale a dire il principio del rispetto incondizionato della libertà altrui. Non l'uso personaledi sostanze tossichepregiudicaallora la libertà dell'altro, ma la loro diffusione pressosoggetti deboli oppure comportamenti lesivi della salutealtrui indotti dal loro uso(guidare in statodi ebbrezza ecc.). E' evidente peròcheregolarenonè, némai potrà ridursi al proibire. Proibire è infatti la conseguenzadi un giudizio morale sull'esistenza.Chi proibisce ha in tascaunsuomiseroprogettinodi vita felice e armoniosa. li suo intento è terapeutico. Per lui l'inevitabile èunproblemache deve essererisolto. Uno stato che proibisca si comporterà esallamente come la moglie allarmata del nostro esempio. VolendorisoIverequalcosache in sénonè un problema,genererà il problema e lo genererà insolubile. Proibizionismo, lo saancheunbambino, significa infatti spaccio clandestino, criminalità, aumento della mortai i tà ecc. L'esperienza storica insegnacheprima o poi lo stato dovrà rassegnarsi a tornare sui suoi passi e dovrà venire a patti con il nemico. Nel frattempoperò,adifferenzadella nostraingenuamoglie che si ritrova sola, avrà incassato dall'opinione pubblica quel premio politico al quale fin dall'inizio mirava. La "lotta alla droga", afferma William Burroughs in uno dei pochi film sensati dedicati a questo tema (Drugstore's Cowboy), è oggi solo uno strumentodella lotta politica. Rocco Ronchi E LETRIBU' amici da---------------------------- Beitempigli anni 60, quelliin cui Gabercantava"la libertànonè star sopraunalbero...libertàèpartecipazione"parevadessevocenonsolo alleaspiraziondi i unagenerazioneaidesiderdi ellasinistrarivoluzionaria, ma anchea quel che la gentecomunesembrava,più o meno chiaramentev,olere:parteciparaellagestionedella"cosapubblica"c, ioè dellasocietà, direttamente. D'altrapartenon vivevamoallora,e non viviamooggi,in"democrazia"c,ioèin unasocietàin cui,comerecitala Costituzioneall'articolo1, "La sovranitàappartieneal popolo,che la esercitanelleformee nei limiti dellaCostituzione"?Mase lasovranità appartieneal popolo,cioèadognunoe a nessuno,perchéda partedi molti si sentivail bisognodi parteciparealla politicadirettamente?Il problemaèche,aldi làdiquantostascrittosullacarta,agestirelasocietà sonoquelle"forme"che,sullacarta,dovrebberoesseresubordinatealla sovranitàpopolarementrenellapraticanon lo sono affatto,cioè il governoeleistituzionic, ioèlostato,cioél'ambitodelpoterepolitico.Se si volessequindiessereconseguenctionlapremessademocraticac,ioè che"Lasovranitàappartieneal popolo",statoedistituzionidovrebbero esseremeristrumentdi italesovranitàc, ioè,inpratican, onesisterecome "stato" qualelo conosciamocomunemente. E' quanto,ad es, hanno sempresostenutogli anarchici quali,deltuttoconseguentemencteon i presuppostdiemocraticih,annosemprelottatoaffinchèlostatosparissee lasovranitàfosse realmente gestitadalpopolo. Ma questoèanche quanto,seppurin modie formediversefra loro, hasempresostenuto anchelasinistratutta,daimarxistiai liberal-democraticdi,aglioperaisti aisocialdemocratiacgi lianarchiciI.sinceridemocraticei lasinistrainfatti hannosempreavutochiaroche l'ambitopolitico, il poterepolitico, proprioperchètale,è insèforierodi ingiustiziei,negueglianzeo,ppressionie,quindi,hansempremiratoacheessofossesemprepiùcontrollatoe "partecipatod" al popolo.Cioèdacoloroche,formalmentes,ono "soggetti"(equaleambivalenzsaemanticastiainquestoterminedovrebbeesseretenutobenpresented) el/alpoterepolitico.Ma,nellapratica, democraticei sinistrasisonosemprescontratci onunaevidenzsatorico/ concettualel:a democraziaè nataproprioseparandol'ambitopolitico dallasocietà,laqualepuò"parteciparea"dessopraticamentein modo formale(o pocopiù) attraversole elezioni;il giornocioè in cui ogni cittadino/formic"aè(?)re".Proprioriferendosai llepreoccupazioncirca la "sovranitàpopolare"dellasinistrae dei liberaliCariSchmitt,(un giurista-filosofonotevolmentecompromessocol nazismo)disseche "Sovranoèchidecidesullostatodi eccezione"C. ioèchi riesceapiegare lasocietàai suoidesideri/volerèi chi realmentehail potere,nontanto quindiuna"istituzione"edancormenoil "popolo"in quantotale.Una considerazionaepparentementbeanale.mase ci si pensaun po' su, soprattuttoallalucedi quantofin qui detto... SEATTLE ora dedicate esclusivamente alla seriapratica del consumismo. Una sera mi misi alla ricercadi unristorantino vegetarianocheconoscevo.Fu difficile da trovare. Quandoarrivai mi trovai di fronte uncarissimoristoranteallamoda,dove piccole porzioni di riso scuro venivano servite in perfette forme coniche. Naturalmentè gli anni dal '76 all'86 avevano cambiato anche me. Avevo visto comeReaganavevastregato gli USA, decretando il libero mercato come soluzione di ogni questione sociale, mentre i 'senzacasa' cominciavano adapparirenelle strade sempre più numerosi. La mia fede nella rivoluzione fu spazzata via quando i miei compagni cominciarono a diventareyuppies, cinici o semplicemente stanchi. Le osservazioni su unacultura non dipendonosolo dalla realtàmateriale,secosìsi puòdire, ma anche dall'individuo che compie la riflessione. Apparentemente l'Italia ed io ci siamo come rispecchiati l'un l'altro nel nostro storico divenire.Ma mi chiedosequesta è un'illusione dovuta alla mia ricerca, nel grandepalcoscenico della società, di quegli aspetti più in sintonia col mio modo di pensare,cosache mi ha offerto il conforto della familiarità in una terrastraniera. Sonostatoin Italiaquattrovolte in 17anni. La prima, nel '74, è consistita sostanzialmente nell'estremo smarrimento che unprovinciale teenagerdi Boston può sentire di fronte al meraviglioso caos di Roma. Nel 1976sono tornato da giovane più maturo alle prese, appassionatamente, con la questione della rivoluzione in una società a capitalismo avanzato.Perseimesiosservai unmovimento socialechetentavadi metterein praticaquelle ideerivoluzionarie che io avevo solo formulato. Ero a dir poco in preda all'eccitazione per quanto vedevo. Viaggiavo da una città all'altra, visitavo università occupate e centri sociali, partecipavo a enormi manifestazioni. Autonomi, militanti di Lotta Continua edi D.P., anarchici, femministe, "indiani metropolitani" riempivano le strade, tenevano convegni, organizzavanofeste ed erano disponibili a parlare con me.Col passaredel tempo cominciai adesseredisturbato dagli sviluppi della situazione. Il processo rivoluzionario si restrinse semprepiù fino a diTuf«l la scelta chevuoi Vtaledell'Appennino/,63 - Forlì Coop. Centofiori I.AB. ART. fITOPREPARAZIONI ViaValDastico, 4- Forlì-Tel. 0543/702661 • Produzionedi estrattiidroalcolicin diluizione 1:10 dapiantafrescaspontaneao coltivatasenza l'utilizzodiprodottdi isintesi. • Opercoldi ipiantesingolee formulazioncionutilizzodimateriaprimabiologicao selezionata. ventareunmeroconfronto con lo stato. L'estrema sinistra sembrava davvero impaziente. Il movimento cominciò a perdere la consapevolezza della necessità di creare un contropotere che progredisse contemporaneamente su più fronti (culturale, sociale, personale, politico). Al contrario si passòdalle pietre alle molotov, alle gambizzazioni, agli omicidi. Dieci anni più tardi mi sarei aggirato per le straded'Italia alla ricerca disperata di qualche segno di attività politica. Dove una volta esistevano centri di cultura alternativa trovavo ora solo sfavillanti negozi ricolmi di beni di consumo dai prezzi proibitivi. Nessuno sembrava in sciopero. Le strade,allora così spesso piene di bandiererosse,erano Nel 1991vedosegnidi speranza. Deciso ad incontrare persone con cose in comune sto viaggiando con Servas. Sperduto fra le colline della Basilicata ho trovato un insegnante ABBONAl'EVI A UNA CIITA' 11 Una ciHà 11 è in tuHe le edicole all 1 inizio di ogni mese. Volete sostenerci in questo tentativo di fare un giornale 1 libero, indipendente 1 un giornale 11 delle più voci"? Abbonamento: a 1O numeri: 20000 lire. Sostenitore: 50000 lire. Supersostenitore: 100000 lire. Siete interessati alle aHività della cooperativa 11 una ciHà 11 ? Scriveteci e fateci avere il vostro indirizzo. Per contattarci per telefono ecco qualche numero: Marzio, 67077; Massimo 64587; Vero 1 22672. db OTTICA VASUMI •OTTICO • OPTOMETRISTA• •CONTATTO LOGO• Corso Diaz, 57 - FORLI' - Tel. 0543/30213 1anco di Liceo che insegna ai suoi studenti la dominazione nordamericana sull'America Latina. Ho partecipatoalla protesta nel "Giorno del fiume" contro una diga in Emilia. A Parma, nel centro Mariano Lupo, un collettivo di venti ragazzihacreatounluogodove italiani e immigrati nordafricani possono cominciare il difficile cammino della comprensione reciproca. A Forlì ho conosciuto Una città e ho partecipatoadundibattitodove ho visto gli sforzi percostruire solidarietàcon i Curdi e i Palestinesi. Non voglio esagerare. Non ci sono movimenti di massaper la pace,per la comprensioneumana,per la libertà. C'è una piccola e attiva minoranza di personedi tutte leetà..Tutte questepersonemi sono sembratesospettosenei confronti delle risposte facili, della violenza politica, del settarismo. Mi sonoapparsiconcreti edeterminati acreareuna comunità di resistenza. Sono parte di questaminoranza negli USA e spero che gli anni mostreranno che abbiamo la forza di resistere. George Howland Framoltepopolazionai merindiea, des.,eraassaidiffusala figuradel "sakem",termine/figurasocialechegli occidentalhi annovisto/tradotto come"capo",mentregli attualieredidi queipopolitraducono/illustrano con"portavoce/parlatoreT"a. lefiguraeraunindividuoche,peril rispetto di cui godevapressoil suo popolo(rispettodovutoal suo valoredi guerriero,allasuabravuradi cacciatorea, llasuaabilitàdi parlatore), avevaunacollocazionedel tutto particolare. Il suoesseresakemera qualcosadi talmenteinerentea luicheeglinonera,nèlo potevae, ssere elettodanessunoq: uelchelagente"normale"potevafareerariconoscereedaccettarequestesuecaratteristicheq,uestosuocarisma.Fral'altro la suaeccezionaliteàratalmenteconsideratatalecheegli,attraverso l'istitutodella"generositàobbligatoria"d, ovevapagareperfarsiaccettaredallatribùstessa.Lasuaeccezionalitnàefacevaquindi,contemporaneamenteil,migliorrappresentandte lsuopopolo,quindiil piùindicato a dirigerlo,eduncorpoestraneoconcui ci si potevain qualchemodo rapportaresolotenendoloseparatodallasocietàdella"genteminuta". Partendodaquestopresuppostos,uundatoproblemaosullavitasociale dellatribù, il consigliodei sakem,all'unanimitào esponendole varie posizionid, icevalasuaopinioneesenessunolacontrastaval'opinione maggioritariafra i sakemdiventavaregolapertutti.Sequalchemembro dellatribùerainveceindisaccordoconquantodettodalsakems, iandava alladiscussionepubblica lterminedellaqualelatribùdecidevaa, ll'unanimitàoamaggioranzasecondadeiproblemsi ultappeto,il dafarsi.In sostanzal'ambitodelpoterepoliticoeramobileinquantoeracomesei sakem"interrogasserol"atribù:seessarispondevaeralasuavolontàa prevalere,mentreseessatacevaerail voleredelsakemadimporsi.Con ciò questipopoli prendevanodue piccionicon una fava:da un lato riconosceree separarefino in fondo l'ambitopolitico dalla società, dall'altromantenerenellasocietàla possibilitàdi decideredei suoi destini.Unadialetticaantinomicasenzasoluzionedi continuità,in cui ogni individuopotevaessere"soggetto"in ambeduedei significatidel termine,stavaaluiscegliereP. oiarrivaronoi bianchei tuttocambiò.Non è detto,tuttavia,cheanchedall'esperienzdaei pellerossanonsi possa impararequalcosacircalaquestionedella"sovranità"edella"politica". Rimanefuori,enonècosadapoco,laquestionedelleistituzionie della loro anonimaforzad'inerzia,potentissimasoprattuttonellesocietà tecnologicamentseviluppate. la vita Derduta . : notizie dafra feHeratura di Andrea Brigfiadori FrancoMelandri IL GIUDICE E LO STORICO PerCarloGinzburg, storico illustre, recentissimo autore de "Il giudice e lo storico_ considerazioni in margine al processo Sofri", non ci sonodubbi: "Dell'innocenza di Adriano Sofri sono assolutamentecerto... La sentenzadi primo grado emessa dalla Corte d' Assise di Mi Iano è unerroregiudiziariochesipuò,chesi deve correggere" (pp. 110-111). Ma subito aggiunge,dichiarando un suodrammadi indagatore e di amico (di Sofri): "Ma la certezza morale non ha valore di prova". Come non ricordare Pasolini, quel suo "lo so" del 1974? Che cominciava: "lo so i nomi dei responsabili ...", e finiva: "lo so.Ma non ho le prove. Non ho nemmenoindizi. Io soperchèsonoun intellettuale...". Altri tempi. Il commissario Luigi Calabresi era stato ucciso a Milano due anni prima, il 17maggio 1972.11quotidiano "Lotta Continua" scrisseil giorno dopo: "un atto in cui gli sfruttati riconoscono la propria volontà di giustizia". A Calabresi si addebitava, dal dicembre 1969, la morte dell'anarchico Pinelli precipitato da una finestra della Questura di Milano tre giorni dopo il suo arresto per la stragedi PiazzaFontana.Cosenotissime.Come è noto i I restocheaccaddesedici anni dopo, nel luglio 1988, quando un ex militante di Lolla Continua, LeonardoMarino, accusòsèstessoe Ovidio Bompressi di esserestati gli esecutori, e Adriano Sofri e Giorgio Pietrostefani i mandanti dell'omicidio. Nella rilettura dei verbali di istruttoria e di sentenza(che fu un anno fa di condanna)Carlo Ginzburg impegna tutta la sua esperienzae la suascienzadi studioso dei processi cinque-secenteschi dell'Inquisizione (la "storia notturna" del sabba)per accompagnare, dastorico,laricostruzionea,nch'essainqualche modo "storica" compiuta da inquirenti e da giudici. E non mi pare che alla sua dettagliata analisi abbia fatto velo sulla "aprioristica" convinzione dell'innocenza di Sofri, che anima e accendesolo le pagine conclusive del libro. Ma si suggeriscefin dal principio che si sia trattato di un "processo alle streghe", per le molte analogie anche tecniche che l'antica e la nuova inquisizione sembranoavere tra di loro. La rilettura di Ginzburg mette chiarezza nella confusione (i tempi e i modi delle "confessioni" di Marino, le contraddizioni dei testimoni, le ambiguità della faseistruttoria, le pressioni psicologiche del giudice presidente); e confusione nella chiarezzaapparente(le testimonianze dei carabinieri, le "deduzioni" degli istruttori, le ragioni morali e religiose di Marino). Semina dubbi; meglio: semina certezze senza prove, contro prove senzacertezze. E proprio in questi giorni il giudice e lo storico si confronteranno di nuovo. Nel processo di secondogrado. Andrea Brigliadori.

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