Una città - anno I - n. 3 - maggio 1991

intervista a Giorgio Ceredi Giorgio Ceredi, cesenate, 66 anni, comunista. Partigiano a 19 anni, operaio dell'Arrigoni fino al licenziamento del 48, da allora "funzionario". Come sindacalista prima nel cesenate e poi a Forlì come responsabile insieme dei chimici alla Mangelli e dei metalmeccanici alla Bartoletti e Becchi. Fu arrestato due volte. In occasione della "battaglia della Mangelli, all'indomani della rottura sindacale, in seguito al tentativo di bloccare il crumiraggio organizzato. E in occasione della "battaglia della trebbiatura" quando rimase in carcere per 45 giorni. Dal 60 al 70 segretario della Federazione provinciale comunista. Da allora in Regione. Ha guidato come assessore all'agricoltura i primi tentativi di affrontare il problema del rapporto agricoltura-ambiente. Come la biofabbrica di Cesena. Oggi pensionato. Schierato con la seconda mozione "del no" all'ultimo congresso del Pci, ha ora aderito a Rifondazione comunista. Il suo nome è apparso nell'elenco degli "enucleandi" di ç31adio. Ci aspettavamo di incontrare u·nuomo awilito. E invece, pur definendo "atroce" l'ultimo periodo, pur ammettendo errori, illusioni e degenerazioni, ci ha stupito l'energia, l'orgoglio di essere stato e di essere ancora comunista, la combattività. Anche se, dopo 50 anni di impegno a tempo pieno, dice di aver scoperto che la politica non è tutto nella vita di un uomo. Così ora, oltre alle riunioni, fa anche modelli di vecchi galeoni francesi. .. Cosa stai facendo, ti stai guardando attorno? No, ho aderito a Rifondazione comunista. Che in qualche modo, anche se per ora confuso, ha deciso di tenere accesa la lampadina ... Una luce tenue, non si sa ancora il progetto, ma intanto c'è un atto di volontà. ''Tenere accesa la lampadina". Per ora non si può dire molto di più. Che si vuol tenere in vita la tradizione di cui il Pci era portatore va bene, ma non basta. Perchè quale Pci, il Pci era una cosa molto complessa, la sua storia anche. Analizzarla a fondo può servire forse a trovare le ragioni di questa crisi, per cui il termine rifondazione era il più giusto. Ma per adesso, al fondo delle 120-130000 adesioni credo ci sia questo: una volontà di tenere aperta una strada. Non accettare che, una volta fallita l'esperienza del comunismo nei paesi del1'est, si metta una pietra sopra alla radice del pensare comunista, dell'utopia comunista, che non è finita e finchè c'è l'uomo non credo scomparirà. E' un primo fallimento. Guardiamo alla chiesa allora ... quante situazioni fallimentari, alleluia, non per questo ha deciso di non chiamarsi più chiesa cattolica. Certo, dal punto di vista della carne di ognuno di noi, è atroce. Per uno come me che in fondo a queste cose ha dedicato tutta la vita, dal 43, non c'è dubbio che sia stato una cosa sconvolgente. Che quella strada non realizza le aspirazioni, anzi che crea processi di degenerazione è dimostrato. Ma basta per concludere che quelle aspirazioni, l'affermarsi dell'uomo, la sua liberazione piena, il superamento dello sfruttamento, sono cose che l'uomo non può più proporsi? Sono le stesse utopie in se stesse a provocare le degenerazione o è stata solo quell'esperienza concreta a fare fallimento? Io non aderisco al Pds che ha deciso che tutto è da cancellare. Aderisco a Rifondazione comunista perchè per me il e problema c'è. Nessuno ha la 1 risposta, la soluzione, Gorbaciov non si sa se ce la farà, non so chi, fra traumi e contraccolpi troverà l'imboccatura giusta ... Ma se mi togliete questa speranza allora sì, che ci sarebbe da spararsi. Gestire quello che passa il convento non mi va. Dopo aver speso una vita ... E poi se si trattasse solo di questo, di "sistemarsi in qualche modo", dovrei concludere che ho speso sì la mia vita, ma poi il partito mi ha dato tanto, ora sono un pensionato d'oro, della Regione, prendo più adesso di quando lavoravo, la realtà che predica il Pds io l'ho largamente raggiunta ... potrei mettermi a sedere. Ma non sarei più io... Per il resto è tutto da vedere. Potrebbe anche darsi che Rifondazione non vada bene. Che ripeta la stessa cosa. E va bene, ma per dio, prima o poi, da qualche altra parte, gli uomini riusciranno a trovare ... poi come si chiamerà ... ma cos'è questo capitalismo popolare? Hai detto che ci sono cose da salvare e cose da buttare. Quali? Ma i valori, li salverei tutti. Mi riferisco ali' aspirazione alla liberazione dell'uomo, alla sua autoregolamentazione, democratica intendo; va salvato il tentativo di limitare, di regolamentare al massimo il profitto. Non salverei assolutamente la forma politica e statuale in cui questi valori si sono determinati storicamente in quei paesi. Ma circa i valori. .. Sono decisamente contro questa esaltazione acritica del mercato .. Ho sentito l'altra sera in TV il mio carissimo amico Turci, non lo chiamo compagno, ma lui di questo non si sorprende. Ha detto che "dobbiamo andare verso forme di capitalismo popolare ...". E io dentro di me a dirmi "ma santa madonna, nella mia vita devo sentire sempre le stesse sciocchezze, rimasticate periodicamente?". Già nel 47 facevamo le battaglie alla Bartoletti, con Bartolettì per primo che sosteneva il capitalismo popolare. Ma che cos'è questo capitalismo popolare? L'azionariato diffuso? Ma non abbiamo imparato che non è necessaria la maggioranza assoluta per comandare? Che basta un 20%? Ma cosa vuol dire? E peggio ancora se stiamo parlando di cooperazione. Abbiamo paura di usare parole come solidarietà, solidarismo? Ma una cooperati va è una cooperati va. Il solidarismo ne è un elemento costitutivo. No, ci vuole il capitalismo popolare. Non capisco. Non è per un fallo morale. E' anche un fatto politico. pratico. Basta pensare all'ambiente. Il mercato! Ma se oggi l'umanità è di fronte al problema del suo futuro, con chi ce la prendiamo? Con gli lndios, con i brasiliani che buttano giù gli alberi? Certo, bisogna che non lo facciano. bisogna impedirlo, ma è la logica del mercato che porta a I questo. Il capitalista può aver il più buon cuore del mondo, ma c'è una logica,ci sono delle regole che portano lì. Certo, affidare tutto allo stato, I' abbiamo visto, non funziona. Però una limitazione ci vuole. Porre al di sopra del profitto la solidarietà degli uomini e degli uomini con la natura ... D'altra parte l'umanità nel suo divenire o va verso questa limitazione oppure rischia di distruggersi. li problema dell'ambiente non si risolve se non si cambia il modello di produrre e di consumare, il resto sono balle. Perchè devi produrre cose che non riducano l'ozono, perchè devi in agricoltura usare tecniche che riducano drasticamente la chimica ... eccetera. Se tu non cambi questo meccanismo della produzione e quindi, inevitabilmente, se non vai a una limitazione della potestà del profillo non affronterai mai il problema dell'ambiente. E poi il problema nord-sud. Del terzo, quarto mondo. Come lo risolvi? Come adesso? Qualche aiuto, qualche elemosina? Batoste. Le cannoniere. La guerra, "fermi tutti". Oppure cambiando l'utilizzo delle risorse? Questo è il messaggio dei vescovi all'ultima settimana sociale ... Renzo, tu lo sai bene. Anche se ho sempre combattuto ... non ho mai avuto posizioni "contro la chiesa". Sono sempre stato toglialliano. In una coscienza religiosa veramente sofferta ci sono valori che sono vicini ... Basta pensare al papa buono, a""papa Giovanni, ci sono valori forse estrapolati dal marxismo, non so ... sicuramente il movimento comunista ha contribuito alla diffusione di certi valori. Che sono da salvare. Quello che è tutto da ripensare sono le forme storiche, partitiche e statuali che abbiamo vissuto. Allora, bisogna salvaguardare i valori senza schiacciare i soggetti. Ma rispetto a questo anche il Pci mi è sembrato sempre carente. Intanto e' è da dire questo, che seppur il Pci ha tentato nuove esperienze.ed anche dall' inizio,dal congresso di Lione, fino alla terza via di Berlinguer, va detto che il Pci non ha mai rinnegato, non si può negare, quel1'esperienza. L'idea della statalizzazione totale, delle frazioni, del centralismo democratico. Siam figli di quell'esperienza, di quella cultura. Quindi un ripensamento anche nel Pci sulla sua storia era più che legittimo. Ma era anche iniziato. di fronte alla crisi la sinistra non ha risposta Il deficit vero nella sua storia recente non sta tanto nel legame con quei paesi, con quelle esperienze, e quindi nel mantenimento del nome comunista, il vero nostro deficit è quello di non aver portato a fondo l'analisi, non aver avuto capacità di governo. capacità progelluale, dal 78 in avanti. Quando la grande forza e le grandi speranze vengono spese a sostegno del primo governo Andreolli. Ne ero convinto anch · io. Mafu un errore e Amendola disse che ci ritrovammo a difendere un bidone vuoto. A quel punto. posto di fronte al problema del governo del paese, ti sei dimostrato incapace di elaborare una rispo81 lioeca Gino Bianco sta alla crisi economica. E non è solo il pci in Italia, qui fallisce tulla la sinistra in Europa. Di fronte alla crisi la sinistra non ha risposta. Se va al governo, come in Francia, rimastica ricette capitalistiche. Questa è la vera questione. Di fronte alla crisi c'è solo la soluzione capitalistica. Nessuna risposta a sinistra. lo l'ho visto nel mio settore, l'agricoltura. Pur essendo riusciti a portare avanti cose importanti nel campo dell'agricoltura-ambiente, la biofabbrica, cose nuove nel modo di produrre, ecc., e non per merito mio, ma per questa sperimentata capacità decisionale emiliano-romagnola, ebbene a livello generale abbiamo incontrato sordità, incomprensioni, incapacità di prender partito peruna cosa o per l'altra. Ed è dal 78 che è andata avanti questa storia. Ed ha ragione Craxi che quando non si sa risolvere un problema si crea una commissione. Si fece un gruppo di lavoro sul programma, diretto da Lama, e non produsse mai un accidente. E questo perchè? Perchè nel Pci c'erano anime diverse che si bloccavano a vicenda. Il vero deficit è qui ... Questecoseperò non sono di Occhetto, sono del Pci di prima e c'eravate tutti allora. E vi chiamavate comunisti ... è vero, ma viene ancora più rabbia. Perchè il Pci aveva bisogno di una discussione a fondo e non sul nome, ma per liquidare quel deficit e su questo ci si sarebbe potuto anche dividere. La svolta è stata superficiale, inadeguata rispetto alle esigenze. Il progetto del Pds è ancora nebuloso e ci sono ancora tre anime, siamo daccapo, lngrao, Napoli tano e Occhetto. Poi c'è questo spezzone comunista, e fra Cossulla e Garavini ci sono differenze, fra Cossutta e il sottoscritto pure. Per adesso c'è solo la fiammella, se si alimenterà vedremo. L'amarezza è che si è persa un'occasione. D'altra parte la carenza d'analisi, di progetto, il ritardo è di tutta la sinistra in Europa ... Dimmi da che parte ci son risposte di sinistra ... Guarda la guerra. Siamo passati dalla fase bipolare al dominio assoluto americano e guai a chi si azzarda a dire una parola. La sinistra è rimasta lì imbambolata ... D'accordo, ma ti tocca pagare l'identificazione con quei sistemi, quando tutto crolla, non basta dire che tu eri diverso. La gente non ti crede. Lagente tidice"unmomento, se davo retta a te adesso mi trovavo come in Cecoslovacchia". Devi pagare un prezzo. No no, hai ragione ... su questo non ho dubbi. Ma a maggior ragione occorreva una analisi, una riflessione di fondo. Sulle cause, sugli errori. Tutto il congresso è stato giocato in termini nominalistici e numerici, minoranza. maggioranza. Ma era l'impostazione sbagliata. dopo era inevitabile iI '·serra serra" e che i contenuti si riducessero a immagini, a slogan. E va bè, la vita è falla anche di queste cose. lo resto fermamente convinto che l'umanità una regolata se la dovrà dare, non credo che siano invenzioni il problema del nordsud, l'ambiente, il problema dello sfruttamento, quello delle regole del profillo. Non sono questioni crollate col muro di Berlino. Non ci credo in nessun modo. Certo le sconfitte devi sorbirtele fino in fondo, questo è indubbio. Devi star Il ... Però resto fiducioso ... Continui ad aver fiducia nella politica, insomma? Certo. Anche se sono amareggiato, anche se non voglio più fare la politica attiva del passato, anche per motivi fisiologici, e poi 50 anni di militanza politica ... Ma ai giovani augureresti di far la stessa esperienza? Guarda io rifarei tutto daccapo, e non correggendo gli errori, sarebbe troppo bello. Troppo comodo dire "la rifaccio, ma corrella". No, la rifarei pari pari. Licenziati. Prima il padrone e dopo noi. Hai parlato di 50 anni di milizia ... Ho cominciato nel 43, a 19 anni da partigiano. E dal luglio del 48 ho fallo il funzionario, il rivoluzionario di professione come si diceva allora. Nel 45 ero entrato ali' Arrigoni come operaio, poi il licenziamento nel 48. Dopo segretario della camera del lavoro di Mercato Saraceno, poi S. Piero in Bagno, la scuola di partito, ecc. ecc. Come ti hanno licenziato? Questo è una cosa interessante, anche perchè I' Arrigoni allora era molto importante. Per la guerra aveva lavorato per i tedeschi, con 5000 persone. Una cosa imponente. Finita la guerra muore il proprietario, Sanguinetti e ai tre figli, un maschio e due femmine, lascia un terzo a testa. Il maschio era Bruno Sanguinelli, universitario nel Guf a Roma, con lngrao, e addirillura, poi, fa il partigiano. va in galera, e poi comunista. Dopo la Liberazione si trovò col suo terzo ed anche con il terzo della sorella a cui era molto legato. In pratica il padrone. Ma noi di questo non sapevamo nulla. lnfalli dopo la Liberazione lo sentimmo in fabbrica fare un discorso molto avanzato, ma noi pensammo "non ci incanti'', sai, era subito dopo la Liberazione e i discorsi si sprecavano ... Noi facevamo un giornaletto di fabbrica. e lui un giorno ci chiamò e ci fece vedere quello della Galileo di Firenze, una fabbrica importante, e ci disse che il nostro non andava tanto bene, che era "grezzo'·, "va bene l'attacco al padrone, ma i termini culturali. ecc. Di nuovo noi pen. ammo, "ma cosa vuole questo''. Di lì a poco il povero Quinto Bucci, segretario della Camera del lavoro, ci chiamò e ci disse che aveva incontrato Longo, che gli aveva parlato del giornaletto del I' Arrigoni ... Ci rimanemmo di sasso, ma imparammo che Sanguinetli era col partito. Mettemmo su un comitato interfabbriche, ogni tanto lo invitavamo e discutevamo i problemi ecc. Fatto sta che alla Confindustria era visto male, e appena la sorella si sposò, si ripresero indietro le loro quote, perdette la maggioranza e fu cacciato fuori. Dopo pochi mesi lo seguimmo noi. Licenziati. Un' esperienza interessante l'ho fatta qui a Forlì, alla Camera del Lavoro, dal 51 al 56, dirigevo sia i chimici che i metalmeccanici, la Mangelli, la Becchi e la Bartoletti. Il nucleo operaio più grosso. E quelle furono battaglie ... E poi, nel 68, ho avuto a che fare con questi qui ... In verità ho un bellissimo ricordo del 68. Eri segretario della Federazione ... dal 60 al 70. Credo di aver lasciato un buon ricordo, decente. Al di là di tutto penso di aver fatto la mia parte, poi uno non l'ha mai fatta del tutto, vorrebbe farla ancora, ma insomma, via ... Dove sono stato non ho lasciato dei disastri, dei guai, sento allorno a me abbastanza stima, amicizia, cosa vuoi di più? Hai nipoti? Tre e mi diverto la faccia. Poi ho i miei hobby. In 50 anni ho imparato che la politica non è tutto nella vita dell'uomo. Ci sono anche altre cose e poi si può svolgere politica in tanti modi, volontariato, seguendo altre attività. E l'hobby qual è? Faccio navi, modellini di navi antiche, vascelli, galeoni... Quando sono andato via dall'assessorato regionale, la consulta agricola mi ha regalato il materiale di costruzione di un vascello francese enorme, il più importante, il Soleil royal, un metro e mezzo per un metro, ci sto lavorando. Quanto ci metti... Ho cominciato 6 mesi fa e all'inizio ci dedicavo giorni interi ... è un hobby importante? Ho cominciato nel pieno delle attività politica, ci mettevo un anno a farne una, lavorando i I sabato. Questa sarà la ventesima nave ... se non c •erano quelle donne ... E tua moglie? Mia moglie è una santa donna, come suol dirsi. Dietro ad ogni uomo politico ci deve essere una grande donna vero? In verità. io parlo per me. ma ne abbiamo parlato sempre anche con altri compagni. in verità nessuno di noi avrebbe potuto fare la vita che ha fallo se non avevi al fianco una donna che non solo condivideva le tue idee. ma era disposta a un sacrificio di quelli ... guarda ... il merito prevalente della tenuta nostra e di quel lo che abbiamo fallo è di queste donne qui. Senza di loro ... Queste donne han tirato su i figli, mia moglie è andata a lavorare perchè io non prendevo la paga o prendevo quattro soldi. Quando ho cominciato a lavorare per il partito, prendevo 22000 lire, ma quando c'erano ... Andavo a Mercato Saraceno in bicicletta. E poi dovevo mantenere una famiglia. E dormivo fuori per tutta la settimana. Come facevo! A casa non davo quasi nulla ... una vergogna. Se non c'erano quelle donne lì come avremmo fatto ... Le cose han cominciato ad andare meglio nel 64, ma dal 52 al 64 è stata dura, il salario del funzionario era parificato ali' operaio qualificato, ma il fatto era che i soldi non c'erano mai. Un acconto ogni tanto, 5000 lire,10000 lire. Infatti per prenderli, ed era per quattro o cinque mesi l'anno, si faceva la campagna della trebbiatura. In casa del contadino nostro aderente si faceva il "barco" per il partito, cioè si portavano Il tutti i covoni destinati ali' organizzazione. Oppure i nostri braccianti chiedevano al mezzadro nostro simpatizzante i quintali di grano per il partito. Era il periodo della grande alleanza fra mezzadri e braccianti, con grandi battaglie. Con le squadre d'aia. Quando mi han messo in galera, nel 54, fu per la grande battaglia per il nuovo patto colonico, per caricare più spese dal mezzadro al padrone e più giornate al bracciante. E la battaglia consisteva nel lasciare il grano nei campi o nei barchi e non trebbiare finchè non si arrivava all'accordo. Fu durissima. E infatti andai in prigione. Come mai? Organizzavamo manifestazioni di carri e bestie, all'imbocco delle città ... Sono stato dentro 45 giorni ... La prima notte, in isolamento, la ricordo brutta, ma poi appena mi ritrovai con altri ci facemmo subito un programma di lavoro, di studio ... Eravamo matti, erano altri tempi, avevamo una carica diversa, il mondo era lì, e la rivoluzione dietro l'angolo ... era lì lì lì ... E poi quando dormivamo fuori le notti. Si pensava che ti venivano a prendere. Per il Sifar, per De Lorenzo ... Io mi sono trovato, e non so come, nell'elenco di Gladio. Con quale criterio non so ... Uno dei pochissimi emiliano-romagnoli "enucleandi". Queste sono soddisfazioni però... C'è chi fa carte false per uncavalierato... Questo sì, un buon cavalierato ... però i criteri con cui hanno compilato queste liste mi sfuggono ... Non so se ci avessero preso, comunque, perchè quando c'era qualche problema dormivamo fuori ... E allora ecco, a proposito di mogli, i sacrifici che hanno fallo, le preoccupazioni ... Hanno sopportato ... a cura di R. Cazzoni, G. Saporetli, M. Tesei. Nella foro: "Squadra di aia", 1952. Selbagnone. Forlimpopoli da «Una volw in campagna», Ed. Ce.Craf UNA ClffA' 3

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==