Una città - anno I - n. 2 - aprile 1991

MILIONI DI PERSONE CHE USCIRANNO DAI LORO PAESI intervista a Tamer Favali, sindacalista dei tessili CGIL Le recenti drammatiche vicende dei profughi albanesi hanno riproposto il problema generale dell'emigrazione verso l'Italia. Il nostro paese, pur con tanti problemi anche occupazionali, si presenta come una meta ambita. Tu sci segretario regionale della categoria dei tessili, quindi ti sarai fatto un'idea precisa cli ciò che sta accadendo nel mondo del lavoro e in regione "ricca" come l'Emilia .... Sì e vorrei parlarne da un punto di vista, diciamo così. professionale. . 011è una gran bella parola, la uso perché mi sembra che sia questo il punto di vista più i111ercssa11tc,he permette di capire come si muove il sindacato, qual è la suastrategia. quali i suoi deficit e così via. Intanto bisogna dire che 1101s1tascrit10 da nessuna parte che i Il ussi migratori si coniughino con le esigenze di mercato. Uno emigra pcrchè dove stanon sta benee va dove pensadi vi vere meglio. Basta poco pcrchè qualcuno si faccia l'idea che in un certo posto può vivere meglio. Oggi le notizie. le immagini viaggiano in tempo realee si può ben capire che se in Nordafrica o in Albania vedono la TV italiana il richiamo è forte. Anche se poi è vero che da noi i giovani fanno fatica a trovare il lavoro. come del resto è vero che ci sono certi lavori ... che fanno fatica a trovare i giovani! E così nelle fonderie, nell'edilizia, anche nei set1orimeno qualificati dei tessili, come le grandi lavanderie e le tintorie, si vedono sempre più lavoratori stranieri. Qual è il primo problema per noi sindacalisti? E. quello di andare ad una regolamentazione del mercato del lavoro. Le condizioni del dirillo nel mercato del lavoro sono spesso spaventose. Ad esempio: non riusciamo ad opporci alle condizioni di lavoro precario come i contraili a termine e l'apprendistato. Anche l'orario di lavoro è legato ai rapporti di forza. Se molli un pò ti ritrovi in un attimo alle 48 ore settimanali. Poi c'è un terzo del paese, il sud ma non solo. l'evasione dei minimi contrattuali e il lavoro 'nero· sono una costantestrutturale. Qui ci sono tutte le condizioni perchè si scatenino contrapposizioni di interessi, cioè una guerra tra poveri. Se non si riesce a imporre al mercato del lavoro uno stato di diritto certo, che è anche un fattore di grande disciplina dei flussi migratori. saremo sempre al le presecoi grandi rischi di contrapposizioni all'interno dei lavoratori Stai parlando di un rischio o di un'esperienza fatta? Per quella che è la mia esperienza non ho mai vissuto antagonismi basati su elementi etnico razziali. li problema è quello che dicevo: contrapposizione di interessi diversi. Ho la fortuna di lavorare in uno dei settori del mondo del lavoro fra i più umili e perciò stesso fra i più generosi, con un'alta componente femminile che storicamente è un fattore di grande generosità e solidarietà, e non mi sono mai imbattuto in assembleeo vertenze con fenomeni razzisti. Credo che questo problema venga fuori nel sociale piuttosto che sul posto di lavoro. Ma anche qui il fattore primario di certi antagonismi è legato ad interessi contrapposti. Bologna, ad esempio, è unacittà con 13.000 sfratti esecutivi. Il problema casa per gli immigrati scoppia dentro questa situazione, non per motivi etnici o razziali. Esiste già un problema enorme: se vengono spesi miliardi per i centri di prima accoglien- \., za. il problema rischia di diventare esplosivo. Ma è. ancora una volta. soprattut10 una guerra tra poveri. Fornire le condi7.ioni cli prima accoglienza. dare cioè clcllc baracche (belle come baracche. ma che none·entranonientecon lecase vere...) si scontra con la popolazione locale. Perchè la richiesta della gente è cli mettere in una clc1crmi11a1awna 20 persone. se se ne mct1ono200 nasceun problema, c·è un elemento di grande disagio, giustifìcata o no c·è paura. E cli fronte a questa paura non puoi dire che 1101te1 ne frega niente. dcvi dare una risposta se vuoi costruire una cullllra •ricet1iva·. Dall'altra parte ci si contra col problema che gli immigrati trovano la prima condizione di salvaguardia nel mantenimento della identità collettiva. La cultura del gruppo è fortissima. Sparpagliarli diventa un dramma: c'è una durissima difesa dei rapporti affettivi, dei vincoli parentali cd etnici . .•• è un pò la storia della nostra emigrazione se è vero che in tutto il mondo esistono le 'little Italy' ... del resto quando un gruppo di ragazzi di un quartiere partono per il militare che desiderio hanno? Di andare tulli nella stessacaserma! E se questa paura del 'nuovo· ce l'ha un ventenne che resta in Italia, figurati uno che si trova proiettato in una società completamente diversa. con una lingua sconosciuta e la 'diversità' appiccicata addosso come un cartello. Se le cose stanno così, e anzi c'è da temere che peggiorino, che si fa? Credo che in giro ci sia un pò di sottovalutazione del problema, non ci rendiamo conto di ciò che sta per accadere. E' incredibile che la questione degli Albanesi abbia colto tutti di sorpresa. Bè. allora io ti dico che il Soviet Supremo in Russia sta discutendo di un nuovo sistema legislativo per quanto riguarda l'emigrazione. E voci più o meno ufficiali parlano di non meno di 7/8 milioni di russi pronti a partire. E poi c'é la Yugoslavia. che pare sempre sull'orlo della guerra civile, e la Romania e la Polonia ... Ci rendiamo conto che la meta principale di questeondatemigratorie sarà l'Europa? Altro che Nordafricani e Senegalesi! Qui si parla di milioni di persone che non hanno mai messo il naso fuori di casa loro e che oltre al bisogno hanno anche la voglia di uscire dal proprio paese. E allora io la risposta alla tua domanda la metto così: primo,costruire una cultura di solidarietà ••• che significa ... significa sentirsi individualmente ricettivi, disponibili aconfrontarsi con tutti gli elementi di diversità immaginabili, capire che ci sono opportunità per il nostro arricchimento umano e culturale, tutti clementi che stanno poi alla base della riflessione sul modello di sviluppo che non può più essere rinviata; secondo, cd è la cosa decisiva, costruire una 'deterrenza', bruttissima parola, ma che serve a chiarire il concetto: deve risultare chiaro che l'Italia, insieme all'Europa, è davvero di~ponibile ad aiutare i paesi in gravi crisi economiche con progetti da -.,.r - -(I' ~ .. realizzare l11. l11tc11cliamoci bene. però: la strada 11011 può essere quella seguita fino ad ora. L'aiuto va dato allo sviluppo elci popoli e della democrazia. Se pensiamo alla fine che hanno fatto i 3000 miliardi dati alla Somalia. fra tangenti tornate in Italia e spesemilitari. c'è da mettersi le mani nei capelli. Credo che ci si debba avvicinare (e per fortuna non lo dico solo io. ma gente a ben altri livelli di responsabilità) a regole per un effettivo governo internazionale cicli' economia. Dove trova una ragione cli 011imismoun·affermazione di questo tipo? La trova in un mondo dove r antagonismo ideologico può esseresostituito dal confronto. E' tutto molto complesso e certamente non lineare. come la guerra del Golfo sta a dimostrare, però la tendenzac ·èe va aiutata. Bisogna vigilare perchè ai due imperialismi non succeda un unico imperialismo e occorre fare dell'ONU un organismo che garantisca un effettivo governo dell'economia mondiale basata sul sostegno e la cooperazione. Sento odore di utopia ... ogni intervento serio, strutturale, esige tempo. E i frutti, se ci saranno, si vedranno nel medio e lungo periodo ... E' così ed è drammatico, ma il cittadino Tamer Favali non hacertezze da darti e guardandomi in giro mi pare ci sia poca gente in grado di averne. E allora ... allora torniamo all'inizio della nostra chiacchcrata: credo necessaria una regolamentazione ciel mercato del lavoro con la definizione cli diritti certi per tutti e credo che bisogna esprimere clementi tangibili di coopcra7.ioncinternazionale che diano sensoad una speranzadi vita e cli sviluppo nei paesi ciel Sud e cicli' E. t del mondo in un quadro cli interventi per aiutare e sviluppare i processi cli dcmocrati7.zazione. Finché in Marocco, per fare un esempio. il 90%-delle risorse è in mano al reeai suoi cortigiani èdifficile pensare ad una cooperazione che possadare benefici tangibili per il popolo del Marocco. Infine credo che si dovrà impedire che ai paesi in via di sviluppo sia venduta anche solo una scacciacani... Più parliamo e più i problemi ci appaiono grandi ed urgenti e più le risposte si fanno utopiche ... Credo che di fronte allo sconvolgimento che attraversa tutto il mondo sia necessarioaverecliquesteutopie. E credo che sia importante anche fare piccole cose che abbiano in sé non tanto la risoluzione immediata dei problemi quanto una carica innovativa tale da indurre all'ottimismo, alla speranza.Non sottovaluterei questa categoria: elementi di ottimismo come deterrente al sentimento cli fuggire ... A cura di Massimo Tesei ------- fa vita perduta------- notizie dalla lefferura di Andrea Brigliadorl DELIBERAZIONE CONCLUSIVA Cosi dovrebbe suonare, secondo il suo stesso autore, il titolo Extrema ratio dell'ultimo libro di Franco Fortini (Garzanti, novembre 1990 ). Chi ricorda, di qualche anno fa, le spicce irrisioni di Giorgio Bocca contro "la bella faccia di poeta" con cui Franco Fortini, ovviamente proscritto tra i cattivi maestri, si era presentato, negli anni della contestazione e della rivolta, alle assemblee operaie e studentesche, può meglio capire il tono cupo e risentito con cui questo scrittore introverso e tormentato decide di affrontare ora, più che settantenne, la prova di un faccia a faccia con sé stesso. "Per un'altra chiave di scrittura e di lettura". Cambia il pubblico, il destinatario, non l'uomo. Il pubblico è "posticipato", ma "il lettore è presente nell'autore medesimo". Si tratta dunque di un diario che "è un risarcimento. Nasce da una sorta di vendetta o rancore. Risarcimento, vendetta, rancore". Per che cosa? Per un "sensus finis" che tocca e quasi oscura ogni pagina del libro. Si tratti di leggi speciali e degli ammazzamenti sommari che ne conseguono; di servizi segreti; dell'arresto di Sofri; degli amici intellettuali militanti ora dispersi, o non più rivisti, o addirittura freddi e ostili; le carceri e il regime carcerario; di tutto che si tratti, questo libro di sé a sé stesso è il bilancio duro e angosciato di un'avventura culturale e politica che dagli anni quaranta (Politecnico, Officina) percorre il filo rosso della sinistra (Quaderni Piacentini, Il manifesto) fino al riscontro estremo che si legge in copertina, bellissimo e tragico: "La storia è andata così, la vita anche. Mutare il ribrezzo in lucidità, la speranza in certezza". Di ribrezzo trasuda questo libro (leggere tutto il capitolo centrale, attualis3imo, su una settimana passata a Gerusalemme, lui, l'ebreo Franco Lattes poi Franco Fortini: "Per me, stare dalla parte dei palestinesi, quindi contro la politica militare del governo israeliano, e chiedere pronunce di parte immediatamente prima che di pace, vuol dire ricordare ai miei connazionali che esistono cause per le quali può essere necessario rompere i legami più cari ed ardui". Aprile 1989); di speranza un pò meno; molto di certezza. E' la certezza intransigente di una ragione morale che la sconfitta non debilita né compromette; nutrita ora di solitudine e di esilio, ma non per questo meno certa di sé, del proprio aver visto giusto anche nel presagio della rovina: "Note per un buon uso delle rovine", è il sottotitolo del libro. "Facit indignatio versus": è ancora vero. Per quanto riguarda Fortini: "Non è la polvere da sparo, e neanche la pestilenza, quella che vorresti diffondere. Solo un pò di tenace odio per una certa parte della società e del mondo; e un pò di amore per un'altra parte". Andrea Brigliadori vO colloqui con Sergio Sala ----------- UNA COMUNIONE DI COMUNITA'? Parliamodellemissioni.E' un incontrocon l'altro,c'è l'interesseperil diverso,malosi vedecomepossibileconvertibile. E quindi materia... Diplagio.Equiil problemadellemissioni è andatoin crisi. La logicaporterebbea questoInfattiabbiamodelleesperienzre ligiose, i PiccoliFratellifra i pigmei,chehannoaccettatocompletamentqeuestalogica,vannoe non chiedonola conversione,vivono il loro VangeloaccantoE. lascianolaculturacosìcom'è, senzamutarenulla.Magarigiustificanoquesto conunavisionesoprannaturaldeellacosa,però sulpianostoricononcercanodialfabetizzared,i maturaresocialmentep,erun rispettoradicale dell'altroinquantoaltro.Peròquestoproblema dell'accettazionde ll'altroinquantoaltrochesi ponesia a livello religioso,comebloccoalla missionec, hea livellodi sviluppostoricodella società,potrebbevolerdireancheunaformadi sublimazionerepressivau, nadottrinacosìalta cheperòpoi lasciale cosecomesono.Perché ciascunova rispettatonellasuacondizioneI.l problemaèchequesta ccettaziondeiventidialogoe confronto.Ciascunodevemantenerela suaidentitàp, eròinunconfrontoreciprocoP. er esempioil mondocattolicoquandoèmissionario nonpuòmettersisemplicementaedannunciareunaverità,e non puòneanchesoltanto inculturareil messaggioc,ioèinserirloin quella cultura,ma deveesseredispostoa lasciarsi cambiaredalrapportoconaltrecultureeciviltà. Aquestopuntononsolosi escludeo, vviamente, l'usodellaviolenzao delsupportodeipaesi coloniali,maènata,e questoaiutamoltoi missionari,unanuovateologiadellereligioni.Una teologiasecondocui le religionimenchemeno sonoluoghidi perdiziones, trutturedi Satana, ma neppurebastaaffermare,comeai nostri tempi,ederagià unacosaavanzatac,heci si può salvarenell'ambitodelle religioni.Anche questa"concessioned"i salvezziandividualenon bastapiù.Si dice,invece,chele religionisono istituzionidi salvezza.Quindiil buddismo,l'Islamsonostrutturedi salvezzaA. dattemolto bene,fra l'altro,a quelleculture.Alloraquesta consapevolezzcahele religionihannounaloro rispettabilitàp, roprioteologica,un loro significatoteologico,insiemeal fattocheil Cristianesimoèsempreunafedeinculturatap, ernoioccidentaliinevitabilmentsetoricac, hequindideve esserecapacedi autocriticarsei di entrarein dialogo,nellaGaudioetspessidice"quelloche lachiesaharicevutodalmondo",tuttoquestoci fapensarecheci sialaconsapevolezzpar,oprio in sededi principio,del confrontocon l'altro. D'altraparteamici chestudianola situazione mondialemi diconochel'esperienzacristiana. tuttosommatoè, fralepiùelastichefralediverse religioni.Quellapiù capacedi storicizzarsid, cambiaresecondoi modelliculturali.Certoi1 radice,anchenell'esperienzacristiana,c'è il concettodi chiesa,unatensioneall'unità.Equi ci maturamolto,oltreal dialogocol mondo,il problemaecumenicon,elsensocheci facapire chequestachiesapotrebbediventareunacomunionedi comunità.Quindidiverse,amplissi meesperienzceristianeI.ncomunionferadi lorc e tuttechesi ritrovanonelmisterodi Cristo.E unproblemaun pòpiù teologico,peròci dà le schemaper capireche l'esperienzacristiana proprionellasuastrutturateologicap, uòdiven tareunesperienzeastremamentceosmopolita. Il rapportoecumenicoi,l rapportocon le altre religioni,e all'internostessodellachiesail decentramentoa,nzichèRomale comunità,i vescovi,tuttoquestocomportan, ell'unitàdi fondo, unaframmentazionsetoricamoltoampia.Fra l'AmericaLatinae le chieseorientali c'è un abisso.Hannomodelliculturaliprofondamente diversi,tutti unavoltaparlavanolatinoeascoltavanodaRomagli ordini,adessoquestoproblemaèancoraforte,Ratzingecrhiama lcentro. Il Papavaallaperiferia...Sonoduelogiche,due speranz.e.. feffera-------------------- PER UNA MODERAZIONE DEGLI ESERCIZI VERBALI E SPIRITUALI Non conosco in dettaglio i termini della controversia che ha portato ali' abbandono della testata "L' altracittà" da partedi quel nucleo redazio11aleche ha promosso la presente ..una citlà". Trovo il linguaggio critico usato dalla controparte D.P. in ogni caso eccessivamente apodittico, manicheo e sostanzialmente ingiusto. Gli anatemi contro la "malafede" dei "suddelli personaggi", portatori di un ·'cumulo di ipocrisie" a sostegno cli un"'ideologia del nulla", mi pare usino a sproposito una cupa tinteggiatura caravaggesca per relegare in una tenebrosa campitura di fondo quel che, tutt·a1 più, potrebbe essereun profilo di atteggiamenti umani più incerti che ambigui, più turbati che tortuosi, più esposti che protetti. E certamente più dubitosi che imperativi. Ben poco ha da spartire con I"'ideologia del nulla" quella ideologia del fare qualcosa che caratterizza questo gruppo, fortemente segnato dalla scomparsa dell"'a priori'', ma chiaramente collocato sulla sponda '·verghiana'' dei vinti. E tut1aviaqualche osservazione può farsi, considerando la precedente esperienza giornalistica, rispet10al prevalere in essodi un sottofondo, forse inconsapevole, di, chiamiamola così, '·eticità spiritualeggiante". Capisco che qualsiasi impresa rimanda a qualche principio ispiratore e che una scelta di campo per la povertà e la derelizione richieda, per chi non ne soffra, unacompartecipazione almeno "spirituale'' che qui da noi si trova spessodegnamente rappresentatadal Cristianesimo più umile e "servizievole". Capisco anche che la frustrazione derivante clalragonia delle odierne esperienze comunistiche (e non solo all'Est) possa indurre a dimenticare quanto quel poco o tanto cli emancipazione economica e culturale dei subordinati debba alla pratica nient'affatto irenica della cosiddetta "lotta di classe", categoria ritenuta ormai frusta e spenta in questo nuovo mondo di universale serenità e di fraterne competizioni. E quindi intendo e non respingo l'utilità di un onesto sentimento religioso, rinsaldato dalla comprova di un ultra millenaria sopravvivenza dottrinale. A questo proposito introduco due straordinarie citazioni, tratte da testi altrettanto blasonati di antichità (in quanto l'uno risale adoltre 4000 e l'altro adoltre 2000) ambeduedensedi alta spiritualità, epperò prive di consolazioni e illusioni spiritualistiche, che possono proporre riferimenti "ideali" assai più moderni e fecondi nella faticosa ricerca liberatoria dell'umanità. Dal I 0° Mandala del Rig Veda (la Bibbia dell'India): "Non esisteva nè i/Tuuonè il Nulla: il cielo lontano I non c'era, al di sopra non era distesa la vasta trama celeste. I Che cosa copriva ogni cosa? Che cosa riparava? Che cosa nascondeva? I C'era l'incommensurabile abisso delle acque? I Non c'era la morte, ma neppure nulla di immortale; I non c'era confine fra la noi/e e il giorno; IL' Unico spirava senza respiro di sè, I ed altro da Esso 11011 c'era altra cosa. I Oscurità c'era, e tu/lo all'inizio velato, I nel buio profondo, oceano senza luce, I quando il germe che era ancora coperto nel suo involucro I emerse, unica natura, dal fervente calore. I Chi conosce il segreto? Chi lo svela qui? I Da dove, da dove viene la varietà del creato? I Gli stessi dei sono comparsi più tardi; I Chi sa da dove viene questa grande creazione? I Colui dal quale questa grande nazione deriva, I sia che la sua volontà l'abbia creata, sia chefoss< muta, I l'altissimo Profeta nel più alto dei cieli, I Egli lo .1a. Oforse non lo sa neppure Lui." Dal Il Cap. del "De rerum natura" di Lucrezio: "...e dunque nessuna cosa del mondo finisce nel niente: ma tu/lo ritorna, pur deformato, agli elementi della materia eterna". Poichè ambedue e i testi da cui sono tratte le citazioni si propongono di esprimere gli assilli dell'uomo e di alleviare le miserie della sua condizione, anch'esse, pur così cariche di dubbio e disincanto (o forse proprio per questo), possono esserefonte filosoficamente superiore di stimoli solidaristici e innovativi. Sulla strada dell'umano accrescimento non si incontrano solamente Cristo e Maomelto. Libero Casamurata ABBONATEVI A UNA ClffA' Siete interessati ad 11 una città"? La troverete in tutte le edicole all'inizio di ogni mese. Volete sostenerci in questo tentativo di fare un 9lornale, libero, indipendente, un giornale ''delle più voci"? Abbonamento: 20.000 lire ( 1O numeri) Abbonamento sostenitore: 50.000 lire ( 1O n. + un grande ringraziamento) Abbonamento supersostenitore: 1 00.000 lire ( 1O n. + la nostra imperitura riconoscenza) Siete interessati alle attività della cooperativa 11 una città"? Scriveteci e fateci avere il vostro indirizzo. Volete diventare soci? 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