Terza Generazione - anno II - n. 12 - settembre 1954

zione di un diritto 01nogeneo alle esigenze della vita e del progresso civile, eliminando continuamente gli arbitrarismi e le appropriazioni ingiuste inevitabilmente conseguenti al– la ,nono od alla oligocrazia. In questo senso Toniolo, ortodosso sostenitore della tradiznone cattnlica, aveva potuto usare il termine di " de- 11iocraz1·acristiana ". I cattolici potevano così accettare il terreno di in– contro che veniva loro offerto dalle nuove posizioni del– la tradizione laica. Il terreno proprio in cui l'incontro avveniva era quello rigorosamente giuridico: quello cioè di una definizione dei diritti e dei doveri dei cittadini e dell'ordinamento delle funzioni dello Stato conforme a democrazia. Lo sviluppo delle influenze culturali e civi– li, che rimanevano distinte ed autonome, era possibile ed anzi necessario, ma nel quadro inviolabile del diritto pub– blico deniocratico. Questa soluzione e'ra pienamente ac– cettabile per i cattolici perchè dava vita ad uno Stato non pregiudizialmente legato ad un'ideologia non accettabile per i cattolici. Ed era pienamente accettabile dai laici per– chè garantiva che ogni nuova azione si svolgesse senza violenze ed oppressioni, nel pieno rispetto della libertà in– dividuale e della sovranità dello Stato. Il quadro storico che la democrazia viene ad offrire a1 cattolici s1· rivela così profondamente diverso da quel– lo o[Jerto dal liberalisnio. !\1 entre nello Stato liberale l'azione civile dei catto– lici e quindi sopratutto l'azione del laicato cattolico veni– va considerata conie so!>tanzialmente ostile allo Stato ne•l- ' lo Stato dernocratico tale azione riceveva piena cittadi- 11anza. Il laicato cattolico veniva in qualche modo chiamato a contpiere dal comune consenso della Chie'sa e della so- SibliotecaGino Bianco cietà civile quello che era il proprio desiderio fondamen– tale: 1nostrare cioè la capacità di civiltà e di sviluppo uma– no inerente alla società soprannaturale, alla Chiesa cattoli– ca, che, lungi dall'opprùnere le giuste conquiste della civiltà umana, anche se realizzate fuori di essa, le sape– va invece portare a coinp1·n1ento ed a pienezza senza violen– za ed oppressione. Questo era stato il grande desiderio del laicato nel secolo XIX e di anibedue le correnti nate da esso, dei " cattolici liberali " come dei " cattolici socia– li '', di l\llontalembert e di TVindsthort co1ne di Toniolo. Tale incontro della C lziesa e della tradizione laica nella comune accettazione della den1ocraz1·a assumeva il suo maggiore e più proprio significato in Italia per la stessa presenza del Papato. Esso cioè avvenne in terrnini propri per i cattolici e cioè sicura niente ortodossi, senza l'infiuenza di contan1inaz1·01n' nzodernisticlze. Le allocuzioni di Pio XII, sulla persona znnana e sui suoi diritti, culminati nel radion1,essaggio del natale 1944, posero i termini fondanzentali dell'adesione dei cattolici alla de1nocrazia. Sulla base dei docunienti del Magistero potè così svolgersi l'azione di un uomo conie De Gasperi a cui l'incontro tra cattolici e laici sulla base del comune denominatore dell'accettazione della deniocrazia politica, è indissolubilmente legato. IL La prospettiva storica di una convivenza tra cattoli– ci e laici fondata sull'adesione sostanziale, senza riser– ve, al medesimo ordinaniento statale, se rappresentava la direttrice sostanziale del 111ovùnento storico in atto, non si presentava nieno per questo così irta di difficoltà da farla pensare, a giudicare dalle apparenze, destinata a crollare. Non è azzardato dire, credia1110,che di fatto que– sta prospettiva si sarebbe vanificata nei duri anni che abbiamo trascorso (ed il pericolo è ben lontano dall'esse– re vanificato) se non ci fossero stati ad assicurare una direttiva di canimino nell'oscurità della p1·ù recente fase della nostra storia, la fede e la costanza di Alcide De Gasperi. La maturazione deniocratica del laicis1no italiano av– veniva in conseguenza di una crisi radicale, che lasciava la società italiana priva di quella guida di progresso e di sviluppo che il liberalisn10 aveva f onu'to ùz un certo nzo– mento storico. La rivolta fascista non era scopp1·ata a caso: e non a caso la fine del fascisnio vedeva un così anzpio svilup– po delle forze che storican1enlt' si erano opposte al libe- 1alismo. La de1nocrazia italiana rappresentava soltanto per un certo verso un nioniento positivo di n1 1 aturazione po– litica del Paese: per un altro (e non nieno iniportante) rappresentava la seniplicc abdicaz1·one della forza politi– ca eh<.. aveva sino allora ,nantenuto l'unità politica del– la nazione. La 1nancanza di un adeguato successore del liberalismo manteneva la nazione in uno stato di disgre– gazione pohtica, in cui ciascuna forza, ciascuna istituzio– ne, ciascun cittadino tendeva a niuoversi unicanie'nte per riferimento agli scopi, ai valori ed agli interessi pro– pri, senza alcuna prospettiva unitan·a capace di deternii– nare una effettiva convergenza degli sforzi particolari ver– so il bene comune-.

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=