Terza Generazione - anno II - n. 12 - settembre 1954

tà, di cu.i abbian10 parlato fi– no ad ora, trova due fondamen– tali limiti nello scarsissimo sen– so dello Stato, che si concreta nella sua incapacità a concepi– re la cosa pubblica nel suo aspetto strutturale, nella sua continuità giuridica, nel neces– sario passo, jnsomma, che le– ga l'uomo ad un contesto so– ciale che prende forma e per– dinamenti politici. Potrà forse ciò attribuirsi al modo estre- . . n1amente concreto con cui s1 concepjsce la convivenza, che impedisce la necessaria astra– zione e schematizzazione che è alla base dello Stato moderno, che è dotato scarsamente delle componenti sentimentali mo– narchiche, militari e nazionali– stiche proprie di altrj periodi sonalità giuridica e leggi e or– storici. Il che non va confuso con incapacità all'azione, ma semmai con incapacità ad una azione continuata e che si tra– duca in strutture. La storia di Spagna è tutta a testimoniare questo, dalla folle conquista del lessico, all'Invincibile Ar– mata, alla guerra con gli Sta– ti Uniti, all'incapacità ammini– strativa dimostrata nelle colo– nie americane ed asiatiche. la, a parte questi limiti, tor– nando al primitivo discorso, mi pare che il senso del patrimo– nio spirituale spagnolo consista proprio in ciò che oggi ci man– ca, la coscienza e vorrei dire la fede fatta vita nella pre– minenza dell'uomo, nella sua autonomia di fronte alle strut– ture che oggi sembrano soffo- carla, nella sua individualità insostituibile. Qui tocchjan10 uno dei limiti fondamentali della nostra civiltà, la quale d'altra parte portatrice di al– tri valori fondamentali, quali jl valore della libertà. E qui tocchiamo ancora il problen1a, dalla cui retta im– postazione dipende l'avvenire di tutta la civiltà, dell'integra- La lettera di Paolo Trion– fi affronta un probletna che al– tre volte noi abbianio toccato: quello della partecipazione e apporto al patrimonio c01nune dei paesi che non sono giunti a un livello di maturazione mo– derna. Problema impegnativo per gli intellettuali italiani per la pre– senza nello Stato italiano del Alezzogiorno, impegnativo per gli intellettuali europei per la presenza della Spagna, impegna– tivo per tutti per la presenza della Cina, dell'India, dell' Af ri– ca e del Sudamerica. Il progresso moderno ha assi– curato molte conquiste all'uma– nità prima fra le quali l'idea di un indefinito sviluppo. Ala troppo spesso non ha saputo ga– rantire un rapporto organico tra le punte più sviluppate e pro– gredite dell'umanità e gli altri popoli. Tanto più che spesso questi altri '' esclusi '' rappre– sentano civiltà e 1nodi di vita non meno degni e meno u11ia– ni, nè meno legali alla verità dell'uomo di quello che fosse il ·mondo moderno. Il colonialismo è stato stru– mento suicida di cui oggi il mondo moderno paga il prezzo zione delle vocazioni storiche cli ciascun popolo, della comu– nicabilità reciproca delle verità, di\erse e con1plen1entari, che ciascun popolo porta nei carat– teri che lo fanno essere, ap– punto, se stesso, della instaura– zione di uno sviluppo che pro– ceda organicamente, sul contri– buto di tutti, e non per con– trapposizione, perdendo, ad o- con la perdita dell'"1rnità della umanità. ( 'na ricomposizione del mon– do unito e dell'unità della ci– viltà umana non passa certa– niente attraverso il livellmnento forzato delle esperienze e delle verità che non sono contenute nel mondo moderno, 11111 j)Ùt tto– sto clzianiando queste ad inte– ~rare le conquiste del pensiero e della tecnica. Abbandonati cos-ì gli schenii e le illusioni il– luministiche ci si può avvicinare con atteggiamenti nuovi al me– ridione d'Italia. alla Spagna, ali' India, alla Cina. Vedrerno allora quanto vago è l'europeismo di certi di fronte alla più profonda e istintiva Eu– ropa che ciascun intellettuale ha 11el cuore. Un certo europei– smo Jn,ù anche pensare a una Europa senza Spagna, o senza c~nnania, o senza Ingh;ftprrr1: e politicamente potrebbe ciò es– sere anche possibile. ,,la per co– struire l'Europa quale essa ve– ra1nente è dobbimno ritrovare i contributi di tutte le nazioni europee, ricomprenderli e ritmi– ficarli nelle funzioni che esse as– solvono ed hanno assolto nel– !' Europa. Perchè ciascuno di noi che sia italiano, tedesco, ingle- gni nuovo « salto >>, immensi patrin1oni umani che vanno di– strutti, o restano isolati e im– produttivi, come è il caso della Spagna. A n1e basti a\·er accennato al prohlcn1a, che potrà trovare nella discussione comune un ulteriore approfondimento. p AOLO TRIONFI se, spagnolo, ha in se nell' edu– cazione e nello spirito il contri– buto delle altre nazioni. Il qua– le può diventare anche realtà o– perante, Europa viva e concre– ta, solo nella comprensione delle profonde vocazioni ed integra– zioni delle nazioni europee. Ciò non significhi giammai, quello che qualcuno ha voluto rimproverarci. Non sigHifìchi giamniai la perdita del patri– monio e delle conquiste del mondo 111-oderno, della libertà e del pensiero critico moderno, della comprensione della sto– ria, dell'autonomia storica del– le operazioni umane, della spe– ranza di un infinito progre!)!!-. dell'umanità. Si tratta cioè di integrare qur– sti valori con altri non ancora com,presi o non ancora svilup– pati, che vivono potenziai men– te e genninalniente tra gli uo– mini che non hanno partecipa– to alla storia nioderna e che bi– sogna portare a livello del tnon– do moderno. Peraltro, su un piano diver– so, niente di quanto detto può giustificare la profonda offesa che alla Spagna e ali' Europa reca il regzme politico di Franco. Considerazioni sul valore umano nell'impresa E' un grande merito dell'istituto delle so– cietà di capi tali, l'aver permesso e determi– nato nella nostra moderna società borghe– se la raccolta e la canalizzazione di note– roli 1nasse di rjsparmio. Questa liberazione òi energia monetaria nei processi produtti– vi della ricchezza (che ha avuto notevole espressione anche nel Debito pubblico) non ha peraltro sempre coinciso con quella li– berazione di energia produttÌ\·a scaturjta nell'impresa personale borghese. Il fatto e che la scienza e le opinioni correnti sull'economia, non tengono sem– pre conto di tutti i fattori componenti la formazione e lo sviluppo della ricchezza, ibliotecaGino Bianco come d.i tutti i fattori componenti la defini– zione stessa della ricchez7a. Indubbian1en– te, ad es., non si tiene oggi sufficienten1ente conto di quella particolare « varietà » di ri– sparmio non monetario, che insieme a quel– lo monetario creditizio, ha grandemente con– tribuito alla nascita dell'economia n1oderna tra P8oo e il '900: la personale capa– cità ad .in1prendere, con quel comples5o di attitudini, cultura ed attività ad essa con– nesse. Sotto questo profilo, l'imprenditore borghese ha quasi sempre mantenuto una fi– sionomia a sè stante, rispetto a quella, po– niamo, dell'« amministratore delegato », a quella in genere dell'imprenditore nella « so- cietà di capitali »: il primo in effetti è la figura tipica della fase espansiYa dell 'econo– mia moderna, mentre la figura del secondo è più direttamente collegata alla fase matu– ra o senile di quella stessa economja, in cui, Lra posizioni e interessi imprenditoriali di effettivo sviluppo, sono più frequenti e Yisi– bili posi.tioni cli rend.i ta, di varia natura. Sta di fatto che nella figura dell 'imprcn– ditore borghese originario si racchiudono qualità un1ane funzionai-i che nella f_igu– ra del secondo , anno n1an 111ano sc01npa– rendo. L'in1presa borghese ha avuto - con1e tale - una co1npiutezza Yitale che nella società anonima ed in genere nelle in1pres.e

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