Terza Generazione - anno II - n. 12 - settembre 1954

e quasi un contrasto tra le élites più pro– priamente culturali e le formazioni or– ganizzative operanti nel mondo giovanile Ggruppi goliardicj ). Da un lato queste élites, il cui punto rappresentativo può es ere dato da « Il Mulino >>, hanno maturato una coscienza dell'insufficienza degli schemi politici più profonda e più significatiYa. Essi si ri– trovano alla soluzione cli un nodo cultura– le che consiste nella mediazione fra la cultura storicistica e l'esperienzà cultura– le empirista del mondo anglosassone. Ad essi naturalmente si pone il problema de] collegamento con le operazioni pratiche che sj è espresso finora in termini im– propri con l'in~aturale dipendenza dalla cultura politica dei partiti laici, con l'im– possibilità di trovare un inserimento jn una inesistente espressione culturale dei sindacati, con l'accettazione di affrettate, anche se buone nelle intenzioni, formule europeistiche. Una effettiva possibilità di operazione sarebbe offerta ad essi dalla formazione (•rganizzata dei giovani laici pii1 rappre– entativa, che è l'UGI. Senonchè anche l'UGI s1 trova 10 qual– l·he maniera prigioniera della ua stessa formula e pure organizzando giovani che provenendo da una denomjnazione goliar– dica si sono formati al di fuori dei partj– ti, subisce continuamente la tentazione di qualificarsi attraYerso un'adesione più o meno implicj.ta ai partiti minori. Questa adesione e questa qualificazione, condotta in termini necessariamente più spiccioli e contingenti di quelli che gli tessi intellettuali del ,e Mulino >> possono pro– curarsi non è tale da destare l'interesse e 1 'attrazione di questi ultimi. In definitiva l'UGI ha di fronte a sè una strada che potrebbe rappre entare una effettiva possibilità di maturazione per sè ed una possibilità di inserimento delle éli– tes culturalmente mature provenienti da} mondo laico. E' la via delle cc moltepHci articolazioni di una società democrati– ca » cui accenna il Matteucci, o « degli strumenti dj mediazione tra Stato e so– cietà >> cui si riferisce Giugni. Su questa strada i giovani dell 'UGI e gli intellet• tuali del « l\1ulino i> si possono, si debbono incontrare. . 5). L'Unione Goliardica Italiana nac– que come fenomeno indifferenziato nelle università al grido di « fuori 1 partiti dalle università ». In un primo tempo una qualificazione politjca di questo fenome– no non poteva non essere necessaria. Af– finchè il frutto di una tradizione univer– sitaria nobile, ma non certo essenziale, si inserisse, attraverso una presa di co– scienza della propria autonomia civile, nel più profondo filone della cultura italiana. Ricordo che io stesso in un congresso BibliotecaGino Bianco tmiYersitario ebbi a rimproverare all'Unio– ne Goliardica certe esperienze qualunqui– stiche di base e ad au pjcare una più netta presa di coscienza politica. Que to in qualche maniera è avvenuto, fino a porre oggi il problema di un non appiat– timento di que ta notevole dimen ione giovanile nella realtà polj tica esistente. Oggi tutta la base goliardica, profonda– mente inserita nella coscienza democrati– ca de, e salvaguardare le sue peculiarità di fatto nuoYo giovanile, le sue potenzialità di sviluppo in seno alla socjetà civile. Il che com porta un primo problema di elezione dei quadri. L'Unione Goliardi– ca Italiana abbiamo vi to che non trae i suoi qua<lri dalle élite. culturali di ori– gine laica. I suoi quadrj vengono inve– ce dall'azione uni versi taria e vengono se– lezionati secondo i criteri politjci corren– ti per cui è facile trovare dei giovani di– rigenti di partito che hanno un peso pre– don1inante nell'UGI: que to in e non arebbe un n1ale se non mette se jn risal– to l 'a soluta mancanza di quadri di altro tipo quali potrebbero essere giovani uni– \'er itari con respon abilità nei sindacati, nelle amminictrazioni locali, nelle coopera– tive. L'e empio più paradossale è dato dal fatto che un giovane come Rocco Scotel– laro, uno degli esempi più significativi della giovane cultura laica, che era un univers.itario di pro, incia, un fuori cor- o che aveYa cercato di completare la ca– renza della cultura universitaria interes– andosi dei suoi contadini, facendo il sin– daco al uo paese, e facendo delle inchie– te, non abbia mai appartenuto all 'Unio– ne Goljardica Italiana ed anzi non ne sia tato uno dei dirigenti più qualificati. Si ente spes o parlare fra i goliardi di Lu– ca l\Iarano, contrapposto al vecchio cli– chès di « Addio giovinezza »: Luca Marano dette la v.ita per organizzare una occu– pazione di terre; nell'UGI, in realtà, i gio– vani che non si interessino di problemi quisitamente politici, ma che operino jn un tes uto ociale concreto sono pochi. Si può dire a loro lode che cercano più di somigliare a Piero Gobetti che a Luca l\1a– rano. 6). All'interno dell'UGI, non si è presa ancora coscienza della radicalita della cri– sj, della necessità di un impegno verso so– luzioni nuove in termini radicali di rinno– vamento. E questo è tanto più grave se si pen a che la peculiarita cli questa or– ganizzazione consiste nel fatto di pos e– dere una potenziale tensione che è molto più ricca di quella che sj esprime nei giovani dei partiti minori. Questa tensione andra inevitabilmente disper a se non trovera delle forme autonome d.i applicazione e di sviluppo. La base dell 'UGI non essendo compo ta da elementi politicizzati è molto più le– gata alla situazione reale del pae e che non i quadri dirigenti: essa potrebbe offrire la possibilita dj condurre un'azione nel paese che i partiti minori non condurran– no giammai. .i\Ia per fare questo è nece sario usci– re dall'università, abbandonare il concet– to corporati\'o degli univer, i tari come fu– tura classe dirigente. Si tratta in definitiva di mettere 1n atto quanto i è detto a propo ito del di– stacco e istente tra cultura e societa na– zionale. Il che significa di abbandonare la posizione privilegiata di univer itari e dj uscire all'aria aperta nel pae e per mette– re a disposizione del paese le proprie ca– pacità ai fini di conoscere meglio la si– tuazione con le inchieste, sovvenire a cer– ti uoi bisogni fornendo il personale tec– nico alle cooperative, ai sindacati, promuo– vere I 'educazione cjvile con corsi per la educazione degli adulti, diventare difen- ori dello Stato di diritto contro tutte le concrete ingiustizie che lo stato burocrati– co perpetra contro i cittadini più jndifesi. Non sono novità rivoluzionarie queste, le inchie te, le cooperative, i sindacati, i romun1, i corsi di educazjone per gli adulti, ono possib.·: · .21 che già molti gio– vani laici stanno utilizzando 1n Italia: soltanto che essi spesso sono solj. abban– donati da tutti, scoraggiati, spesso soccom– bono come Rocco Scotellaro. I giovani goJiardi i devono rendere conto che ad essi è data assien1e ad altri giovani italiani la possibilità di creare quella pluralita di strumenti di mediazio– ne e quella vivace iniziativa dal bas o per la ricostruzione dello Stato Scrjve Lino Jannuzzi, presitlente del gruppo goliardico dell'UNURI, in una let– tera a « Critica Liberale » (n. 10-11) « In un paese in cui il rigido manicheismo di certi intellettuali maschera l'umiliante mancanza di autonomia e b falsa intran– sigenza di ipocns1e e velleità inutHi è sempre pronta a dissolversi nel compro– messo e nella civetteria della « Realpoli– tik >>, i Goliardi hanno chiara men te mo- trato j segni della formazione di una co– scienza civile, associativa e politica: che tale risveglio avvenga fuori dei partiti tradizionali, è il dato di una situazjone torica, in cui vengono a ma turare le in– uffi cienze della lotta politica in Italia. ,e E' un 'occasione storica. « Da affrontare, senza ottimismo nè pes– s1m1smo. « Con umiltà e con orgoglio ». Ci sembra questa una consonanza con le più mature richieste dei giovani de " Il 1ulino » non pri\'a di significato e promettente, se non ricalcherà la via del– le di cu ioni interne, ma darà vita ad iniziative ed operazioni concrete. BARTOLO C1CCARDINI 19

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