Terza Generazione - anno II - n. 12 - settembre 1954

ne agricola era qui come altrove gravis– sima. In un territorio latifondistico, con 60,5 per cento di grande proprietà, i gabel– loti e Ja mafia erano arbitri assoluti e de– tentori unici e incontrollati della possibilità di lavoro dei contadini. Il sistema di conduzione dei terrenj era una forma spuria di compartecipazione tra affittuari e lavoratori. Agli inizi dell'autun– no la terra veniva assegnata ai contadinj in piccoli lotti da coltivare e la divisione dei prodotti avveniva nella misura dei due ter– zi o anche dei tre quarti al concedente e di un terzo o un quarto al coltivatore. Se i terreni poi venivano concessi già semina– ti, come era anche d'uso, la spartizione po- teva anche avvenire in proporzioni di quat– tro ad uno, al quinto. Il rapporto di lavoro aveva la durata di una sola annata agraria, per cuj in 1 uglio le terre torna, ano nella piena disponibilità del gabellotto, che sarebbe o n1eno tornato a concederlo a chi gli sarebbe pjù aggradato alla pro sima annata. La concorrenza della mano d'opera dei paesi vicini più poveri e più popolosi, sem– brava non lasciasse ai Contessioti. in un comune pure ricco di terre, altro che at– tendere la volontà degl_i affittuari e accet– tarne le condizioni imposte. In questa situazione, che sembra,a cri– stallizzata, non so se giunse a rianimare anche questi contadini la speranza di una più umana organizzazione sociale, che per– ' adeya allora l 'ltalja o se li risvegliò solo la disperazione e la fame di terra o se fu l 'entusia mo dei dirigenti della Can1era del Lavoro a trascinarli; certo è che in un pae- c in cui s'era sempre sognata l'e,asione dalla fame solo attraverso l'emigrazione, ap– parve possibile soluzione anche la rjbellio– ne alla prepotenza, l'imposizione della pro– pria volontà allo Stato. Nel noven1bre del '4,6 le terre dei feudi intorno al paese non erano state ancora as– segnate e i contadini, alla vigilia dell 'in– verno, ignornYano se avrebbero potuto ave– re un pezza cli terra da colt.ivare. l\1entrc le commissioni sindacali continuavano a di– scutere, dall'esasperazione colletth a nacque la prima massiccia occupazione di terre. Fu una afferma7ione totalitaria dei contadjni, che subito dopo confluirono tutti nella Cooperati,a, appena costituita. Così nel 1947 la Cooperati,a raggiunse i 500 soci, la qua i totalità degli addetti al– l'agricoltura del Co1nune. ed ottenne, in seguito ad al tre occupazioni, effettive e simboliche, la concessione di note, oli esten– sioni di terreni che in parte lottizzò tra gli associati, in parte tentò per un anno <li coltiYare a conduzione unita. La lotta dei contadini continuò per pa– recchi anni ma con sempre n1inorc , iva · cità, la con1pate7za cominciò ad incrinar– si. Le terre asegnate alle cooperati,e era– no insufficienti e il loro possesso precario, per cui quando fu pubblicata la legge del 1948 sulla piccola proprietà colti, atri ce fu una corsa pazza agli acquisti. Ialgrado le provddenze stabjlite dalla legge, i contadini presero denaro a prestito a tassi usurai, stipularono conu-atti con clausole risolutive gravissime, ma si pre- cip i taro no a comprare appezzamentj sia . . . pure m1n1n11. Mi hanno raccontato che qualche centi– naio di ettari furono venduti in una sola notte da un proprietario, giunto in paese all '.imbrunire, che comuPicò la sua vo– lontà di disfarsi dei terreni, facendola ban– dizzare, appena arrivato, per le vie del paes~. Nel territorio di Contessa furono vendu– ti ben 794 ettari, la maggior parte in lot– ti di c_irca due ettari e s1 crearono 214- nuove aziende contadine, alcune in pro– prietà, altre in enfiteusi. Con gli acquisti la tensione cominciò a calare e contemporaneamente per dissidi interni, faziosità politiche e irregolarità amministrative, la Cooperativa che era riu– scita ad essere l'organismo unitario dei contadini, cominciò a sfaldarsi e dovett~ abbandonare buona parte delle terre in con– cess10nc. Intanto maturava la riforma agraria re• gionale e a Contessa venivano avanzate 636 richieste. Di queste, respinte 307 per ca– renza di requisiti, si compila,a un elenco cli 329 aventi diritto all'assegnazione. Tra le prjme terre scorporate sono quel– le ancora in possesso della Cooperativa a Piano Cavalieri, che così perde ogni fun– zione sociale e finisce per estinguersi nel 1954. Lo scorporo ultimato rende disponi– bile un totale di 540 ettari, su cui si costi– tuiscono 1 16 aziende contadine. Anche se i lotti con1prati o assegnati hanno una estensione m1n1ma e se riman– gono negli elenchi 213 aventi diritto non soddisfatti, può sembrare che la condizione di soffocamento dei contadini sia definiti– ,,amente infranta ed infatti qualcosa di ri– solutivo è avvenuto. Trecentotrenta nuovi piccoli proprietari si :iffacciano alla ribalta della struttura agri– cola del comune, che non può non uscir– ne profondamente 1noclificata. Sono 1300 et– tari strappati ai 4000 ettar_i di grandissim'l proprietà esistente nel Con1une. l\la qual 'è la condizione economica e sociale di questi nuo,i proprietari? e a che punto ci si troYa di una ascesa sociale to– tale e d.i un inserimento effettivo nella comunità nazionale? Gli assegnatari di Contessa sono tra 1 più fortunati assegnatari siciliani. I terre– ni sono cli buona qualità, sono stati scor– µorati ed assegna-ti ten1pest.ivamente, e vi sono state costruite le prin1e case più o meno razionali, incentivo notevole all 'inse– diainen to rurale e al conseguente alleva– mento del bestiame; pare inoltre che stiano per in.iziarsi le opere publiche necessarie per la trasformazione agraria della zona. Ciononostante le condizioni economiche di questi nuovi proprietari sono disasuosc lJn lotto medio cli + ettari colri,·ato m, e:, a grano, metà a leguminose, rende nella zona stud_iata e per le buone annate 14

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