Terza Generazione - anno II - n. 10-11 - luglio-agosto 1954

documentazioni di ,~Temoignage Chre– tien ») proprio quando tutto il paese si com– m uoveYa ai ricordi di Oradour. In sostanza questa politica non ha paga– to: anzi ha posto decisamente in crisi tut– ta Ja politica estera francese. Il manteni– tnento di truppe in Indocina ha determinato un senso di insicurezza e di debolezza ver– so la Germania priva di preoccupazioni co– loniali che ha indebolito la popolarità del– la tesi della CED : la necessità di trovare un sostegno finanziario per la condotta della guerra ha indotto a riversarne il fi– nanziamento sugli Stati Uniti determinan– do la sensazione che la Francia combattes– se una guerra per interesse non suo, per un'impostazione politica che non sentiva e creando così gli argomenti più facili e po– polari del malcontento francese verso l' A– merica; conducendo ad una radicale diffe– renziazione della politica asiatica della Francia da quella dell'Inghilterra, la poli– tica indocinese finiva per offrire spunto ad un tempo ai tentativi inglesi di ristabilire una partnership anglo-americana e all'in– debolimento della tenuta inglese di fronte agli Stati Uniti: infine, essa dava un senso di realtà e di popolarità incontestabile alle offerte sovietiche di accordo e di distensio– ne, indebolendo anche per questo aspetto l'alleanza atlantica e l'amicizia franco-ame– ricana. La guerra di Indocina finiva per minare così tutti i fondamenti della politi– ca estera francese. Sul piano di politica interna, inibiva qua– lunque possibilità di ritorno della SFIO in seno alla maggioranza parlamentare e quin– di frustava le stesse aspirazioni di politica economica e sociale del MRP, e rendeva ancor più difficile la ricerca di una mag– gioranza CED. Posto questo, si può intendere come la liquidazione della guerra in Indocina e di tutte le posiz~'1ni cli violenza del vecchio si– stema coloniale della destra fossero la condi– zione perchè la Francia potesse sostenere una politica estera di collaborazione con il mondo anglo-americano, che è oggi la con– dizione storica essenziale di ogni politica nazionale francese: ed affrontare in ter– mini di concretezza e di realtà il problema dei suoi rapporti con la Germania. La politica di Mendès-France ha restau– rato le condizioni reali e di opinione della indipendenza frane ese ed ha quindi reso possibile lo sgombero delle agitazioni e dei fantasmi che velavano sinora ogni possibi– lità di deliberazione matura e ragionevole dell'Assemblea e dell'opinione francese. l\Ia resta pur incontestabile il fatto che la presenza francese resta indebolita in Africa del Nord (se, come le decisioni del Consiglio dei Ministri, circa la Tunisia sembrano- far credere, Mendés-France ha intenzione di procedere con il medesimo realismo anche in quella regione) e, soprat– tutto, in Indocina. bliotecaGino Bianco Il fatto che quesn popoli siano n1aturi per l'autonomia politica non significa che essi abbiano in se stessi le condizioni per un vero progresso civile moderno; il che spiega come molti possano, anche al di fuo– ri di ogni scopo pratico poco chiaro, pen– sare che l'abdicazione francese apra la via ad una semplice cc comunistizzazione » del paese. Per l'Indocina, tale cc comunistizza– zione » è ormai già scontata, da larghi set– tori di opinione anche per i territori a sud del 17.0 parallelo. A nostro avviso, questa impressione è fon– data su un giudizio impreciso sul fenomeno della presenza europea tra i popoli di ci– viltà asiatica, islamica od africana, che va appunto sotto il nome di « colonialismo ». Indubbiamente il rapporto colonialistico ha messo in vista gli elementi peggiori del– la civiltà cc colonizzante »; le violenze dei militari, lo sfruttamento degli avventurieri, la tolleranza e l'indifferenza dei burocratici hanno indubbiamente larga parte nella rea– zione che a cominciare dal primo dopoguer– ra, con un crescendo continuo, ha spinto gli europei fuori della maggior parte dei loro « possedimenti » in Oriente. Ma il rapporto colonialistico ha messo anche in luce gli elementi più \ ivi e migliori della civiltà colonizzante: coloro che si sono recati nella terra asiatica per un ideale umano disinte– ressato per un atto implicito od esplicito, di autentica dedizione: dai missionari, ai medici agii educatori ai tecnici. E certo nessuna forma di colonizzazione ha saputo offrire questa duplicità e questa contraddittorietà di aspetti quanto quella francese: in essa si è riprodotto singolar– mente lo squilibrio fra l'attitudine a gene– rare e diffondere cultura e l'incapacità ad cc intendere lo Stato » che è caratteristico della vita nazionale francese. Per questo, e in nessuna altra forma di « colonialismo » gli elementi della contrad– dizione si sono trovati così intersecati e compresenti. La presenza bianca, e sopratutto la pre– senza francese, non è mai stata dunque di solo sfruttamento, anche se lo sfruttamento economico e politico ne è stato l'aspetto più visibile ed impressionante: ed una linea politica che puntasse sul totale sradicamen– to dell'influenza europea sarebbe innaturale e forzosa. A parte le fondamentali ed ori– ginarie differenze di tradizione e di storia (che hanno una parte ben piì1 rilevante nel mondo asiatico che in quello europeo nato dall'esperienza dell'universalità della comu– nità ecclesiastica), la condizione di una nazione asiatica od islamica che ha avuto un lungo rapporto di convivenza con la Francia come l'Indocina od il Marocco è perciò stesso ben diversa da quella ad es. della Cina, la grande unica capacità di in· fl uenza culturale della Francia, espressa nei suoi elementi migliori, capaci di azioni in– teressate a valori universali, ha modificato, al di là della burocrazia e del militarismo, la struttura delle società in cui è penetrata ed ha influito profondamente sulla cultura sulle idee, sui comportamenti dei « coloniz– zati >>. E' troppo presto per dire quello che ac– cadrà in Indocina domani : ma non è trop– po presto per dire che una posizione che volesse giungere ad una radicale separa– zione morale, culturale e civile della Fran– cia sotto il pretesto di garantire pienamente l'autonomia politica del paese, una posizio– ne che volesse ripetere in Indocina la so– stanza del comportamento adottato in Cina, sarebbe destinata alla sconfitta. Alla Francia è offerta un'alternativa di presenza in Indocina : glielo assicurano gli accordi di Ginevra, come le aperte procla– mazioni dei dirigenti "iteminhiti, il cui leader, O-Ci-l\1inh ha dichiarato di essere disposto persino a consentire la permanen– za dell'Indocina nell'Unione francese. In– dubbiamente questa presenza troverà ostili a sè j nefasti del burocraticismo e del mi– litarismo coloniale cosl come il ricordo delt'umiliazione e del\'abbandono, dopo tante solenni assunzioni di i1npegni insoste– nibili: ma esiste una tradizione di presen– za francese non soltanto burocratica e mi– litarista di cui l'esistenza della Chiesa del Vietnam, dotata di un'autonomia e di una vitalità propria, è la testimonianza maggiore. E questa tradizione è la base per una nuo– va presenza in Indocina, se la capacità di influenza e di trasformazione delle culture e delle civiltà che pare essere una fondamen– tale capacità della nazione francese è dest;– nata a conoscere un nuovo slancio creativo. La liquidazione delle errate, sfruttatorie e violente forme di colonialismo, che il Pre– sidente Mendès-France ha iniziato a com piere con un'impressionante consenso della opinione pubblica (ha certo un significato che ministri gollisti approvino la politica del Presidente in Indocina ed in Francia e che il l\Iaresciallo J uin sia presente alla so– lenne proclamazione della nuova politica tu– nisina nel palazzo di Cartagine), libera le mi– gliori energie della tradizione francese da una pesante e &anguinosa ipoteca che falsa– va, corrompeva e inaridì \'a la pienezza della loro creatività. Una nuova alternativa si offre ora a ciò che di vivente vi è nella tradizione francese, a quel che di , ero vi è nella sua vocazione all'incivilimento ed alla omogeneizzazione delle civiltà e delle culture. E dal pieno coglin1ento di queste alternati– ve dipenderà lo stesso destino delle minori comunità asiatiche e islamiche e la loro pos– sibilità a costituirsi in società in piena omo– geneità alle loro tradizioni al di fuori di ogni astratta e violenta omogenizzazione asiatica, imposta in nome di una solidarietà antieuro– pea. G. B.

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