Terza Generazione - anno II - n. 10-11 - luglio-agosto 1954
cratica o se non hanno imparato a trasfor- 1.1arc rnatcr:a!mcntc la società, non sono dei democratici: sono dei funzionari bene– ducati che garantiscono anche la decomp.)– siL.ione della società, quando la società va decomponendosi. Oggi in Italia bisogna fare qualche cosa di di\'erso, da quelli che sono i compiti norn1almente affidati a chi occupa o un po- to di responsabilità sociale, grande o picco– lo che sia : non condire le stesse funzioni con un costume intellettualisticamente e n1oralisticamente astratto dalla vita di Pae– si ben dh·ersi dal nostro e trapiantati sul terreno della nostra storia e dei nostri pro blen1i. E' spiegabile la reazione all'accaparramen– to dei giovani e al loro indirizzo secondo Ji– nee prestabilite, confortata dalla psicologia e dalla pedagogia moderne che sostengono che i giovani devono essere messi in <. < ,n– dizione di potersi esprimere liberamente, per realizzare se stessi e non per servire ai fi– ni e agli interessi della società che è stata fatta prima di loro. Però, se la libertà da ogni pregiudizio, se la libera ricerca e la fondazione della propria vocazione si rea– lizzano in un ambiente che non è quello comune di tutta la società, l'educazione avrà il risultato di condurre delle persone, alla soglia della società e degli impegni reali, che esiteranno o non sapranno varcar– la, o delle persone che si inseriranno nella società con più riserve mentali e obbiezio– ni di coscienza, che con effettive capacità trasformatrici. La scoperta e l 'affennazione della voca– zione di ciascuno devono essere libere: ma per sottrarle alla soffocazione e alla defor– mazione degli schemi precostituiti, non bi– sogna sottrarle all'ambiente in cui biso– gnerà che si esercitino. Il con1pi to, che è prima di tutto un pro– blema, assolutamente da non eludere, che sta da, anti a tutti coloro che sono interes– sati alle forme di educazione extrascolasti– ca, dei giovani e degli adulti (e non sono solo coloro che vi si dedicano direttamente) è quello di fa\orire l'affermazione delle per– sonalità attraverso l'esercizio di individua– zione delle possibilità cli sviluppo della so– cietà. Soltanto se ad ogni acquisizione sogget– tiva si accompagna la scoperta di corri– spondenti condizioni oggettive di azione, si può dire che l'educazione è un fatto concre– to. Sono sorte 1n Italia, nel dopoguerra, per opera o con il favore di organizzazioni in– tcrnazion~tli o a imitazione di esperienze di altri Paesi, varie iniziathe per la for;nazio– ne cti una nuo, a coscienza civile. A con– tatto con la si tua?ione italiana, esse rive– lano, dal più al meno, la deficienza di sistemi, che pure si sono affermati in modo esemplare nei loro ambienti d'origine. Da alcuni anni si è costituita e opera la Bran- BibliotecaGino Bianco ca italiana del Servizio civile internazionale. Questo movimento è sorto in Svizzera, dopo la prima guerra mondiale, come opposizio– ne positiva e dimostrativa ad ogni forma di servizio mili tare : per dare « un esem– pio di servizio civile e costruttivo, su basi internazionali, nel quale convogliare le for– ze impegnate nei servizi militari interna– zionali » ( 1 ). Secondo lo Statuto della Bran– ca italiana « il Movimento tende: a) at– traverso il lavoro svolto in comune, presta– to gratuitamente e volontariamente, svilup– pare comprensione e unità spirituale tra per– sone diverse per nazionalità, classe sociale, credo politico o religioso; b) in quanto il lavoro è prestato gratuitamente dai volon– tari, dare ad essi la possibilità di contri– buire concretamente alla soluzione di quei problemi materiali e spirituali, che una co– munità non potrebbe, con le sole sue ener– gie, risolvere; c) mediante il lavoro in co– mune, e la convivenza dei volontari in pic– cole con1unità internaL.ionali, avviare gli individui all'autodisciplina, al rispetto re– ciproco, e al senso del do\'ere nella società umana » (z). Ora, fino a quando esistono cau·se og– gettive di distinzioni e contrasti naziona– li, la mancanza di un modo di sopportarli oltre e di risolverli, la possibilità oggettiva che la guerra si presenti, a torto o a ragio– ne, accettabile o da accettare a chi è jn grado di scatenarla, il ser\'izio militare non potrà essere convertito in un servizio op– posto, di soccorso civile; tra l'altro, anche perchè non sarà possibile che ci siano ob– biettori di coscienza in numero sufficiente. Non è questione di semplice formazione soggettiva, delle coscienze, ma della produ– zione delle condizioni oggetti\e, in cui le possibilità positive degli uomini si blocca– no e riescono ad adoperare le stesse qualità opposte in funzione dei loro fini. Soltan– to in questa condizione, diventa produttiva anche l'opera di formazione che mira in modo assoluto allo sviluppo soggettivo. Poichè il S.C.I. non produce, al di fuo– ri dei suoi campi internazionali di lavoro, nella società ordinaria, nessuna delle condi– zioni oggettive per superare le barriere esi– stenti tra le nazioni, le razze, le classi, le confessioni religiose e le parti politiche, non ci pare che possa raggiungere fini educativi concreti. « Uomini e donne che aspirano ad una organizzazione del inondo dove la volon– tà di reciproco aiuto potrà esprimerci tanto facilmente, quanto l'istinto del n1assacro, vengono a dare al loro sogno, per qualche giorno la consistenza del reale » (3). Que– sto ci pare appunto l'angusto limite in cui rischia di ridursi il Movimento. Che nei Paesi in cui S.C.I. ha una traùi,zione di al– cuni decenni, vecchi volontari che vivono la vita ordinaria dei loro concittadini, sen– tano il dovere di prestare ogni anno un pe– riodo di servizio civile e ne traggano risto- ro spirituale, per noi è un segno che l'edu– cazione dei campi di lavoro, invece di fa. vorire la trasformazione della società, le rende estranei gli individui che hanno assi– milato il suo spirito. A leggere il diario di Pierre Ceresole (4), però, che fu l'iniziatore del Movimento, sembra che tutto debba consistere nella te– stimonianza, e nella missione, in qualche modo religiosa, di testimonianza, di valo– ri che l'umanità non è attualmente attrez– zata a far vivere in modo normale e che non devono, per questo, essere miscono– sciuti e dimenticati. Questa è necessaria– mente la linea del sacrificio e dell'insuc– cesso secondo 11 metro ordinario della so– cietà, e Pierre Ceresole lo sa benissimo. Da questo punto di vista si può capire e valutare nella giusta luce l'attaccamento al la\oro manuale malgrado eventuali esi– genze ulteriori delle popolazioni tra cui è stato posto un campo; si capisce il bisogno di restare al livello dei loro costumi; si ca– pisce l'interesse per il valore esemplare del la\·oro dei campi internazionali. Tutto ciò è certamente valido; ma al– lora sono contaminazioni le intenzioni di educare degli uomini nuovi per una società migliore e di aiutare le comunità arretrate a risollevarsi. Questa contaminazione deve esserci stata fin dal principio, in uomini più illusi sul– la natura del problen1a della rigenerazio– ne sociale, che chiaramente votati alla te– stimonianza (5). Ma è interessante vedere la natura veramente importante delle con– taminazioni operate dalle nuoYe generazioni e dalla stessa Branca italiana di recente co– stituzione, che, secondo il suo statuto, si propone anche di contribuire alla soluzio– ne dei problemi spirituali e materiali delle comunità incapaci di sollevarsi da sole. Qui non si tratta delle illusioni del pri– mo dopoguerra che le ultime leve del n1ovi– mento non hanno conosciuto. Non si tratta di sogni anarchici e umanitaristi, di ridico– le fissazioni, ad esempio di esperantisti o di vegetariani ( 6). Venuti a contatto con le popolazioni ar– retrate delle aree depresse, che non hanno bisogno dell'aiuto per un lavoro particolare o del soccorso occasionale per un improvvi– so disastro, 1na dell'aiuto per un comples– so s, iluppo civile che è stato loro impossi– bile fin'ora le nuove leve del Servizio civile hanno sentito di più la legge del problema incontrato, che la legge dell'indirizzo tra– dizionale affermatosi in un'atmosfera tut– ta diversa. La Branca italiana del S.C.I. dopo aver patecipato alle opere di soccorso immediato nelle regioni colpite dall'alluvione del 1952 in Calabria, ha organizzato un campo di lavoro per dotare di un edificio scolastico il vilaggio di Donisi (Siderno, prov. di Reggio Calabria). Non lontano da Donisi, a Pir go, esiste una borgata separata dal nucleo
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=