Terza Generazione - anno II - n. 10-11 - luglio-agosto 1954

1921 a 36o nel 1931 a 341 nel 1951. Da questi dati si rileva come la situa– zione del perginese e nei mocheni sia peg– giorata decisamente dopo la crisi del 1 860 e si sia poi più o meno stabilizzata a un livello molto inf eriòre. La sua caratteristi– ca fondamentale sembra oggi l'immobilità, che esclude un rapido precipitare del livello r;ocioeconomico come un rapido e decisivo miglioramento. In questo dopoguerra le possibilità indu– r;triali non hanno avuto grandi sviluppi: la più grossa industria di Pergine sembra quella del legno che impiega cir.ca 100 operai; le altre hanno tutte dimensioni mol– to inferiori. A Canezza lavora, offrendo un impiego stagionale (2 mesi) a circa 30 operai, un salu1nificio. L'estrazione di minerali è anch'essa mol– to ridotta: circa 10 operai estraggono fiuo– rite a Canezza in una cava della M ontecati– ni, la Silicifera Trentina (assorbita dalla Ediso.n) estrae quarzo a Canezza e Falè– sina occupando 50 operai, la Mineraria Trentina estrae quarzo e fiuorite a Vignola con 20 operui. Quanto alla terra, passato il fortunoso periodo 1947-48 in cui la concorrenza per lo acquisto e l'affitto di terra fece salire i prezzi a 150 lire il mq., è oggi deprezzata a circa 80 lire il mq. Tutte le colture sono condotte in moJo abbastanza « normale » per quanto può permettere l'estesissima pol– verizzazione e frazionamento fondiario. E' tipico il caso della proprietà del Sindaco, Sig. Piva, che è proprietario di 5 ha., una discreta proprietà per la zona, divisi in 36 parcelle distinte. Dopo tutto ciò fa un cer– to effetto sentir dire alla gente del luogo BibllotecaGino Bianco che l'unica ricchezza in cui credono è il nianicomio provinciale, perchè richiede un inserviente ogni quattro malati e forniture di'. vario genere. AJalgrado questa << speranza » riposta nel– la diffusione delle nialattie mentali, le fon– ti di lavoro devono essere trovate altrove: Roncogno e Costasavina inviano buon nu– mero di lavoratori a Trento; e tuttavia la di– soccupazione esiste con notevoli punte in– vernali. Le prospetti ve storiche di sviluppo. Da parecchi anni, almeno dal tempo del– l'inchiesta sullo spopolarnento montano, so– no state fatte propostè di ogni tipo, gene– rali e particolari, per il Trentino e i suoi coni uni: alleggerimenti fiscali, intensifica– zione agricola, increniento zootecnico, in– dustria turistica ecc. Dopo la seconda guerra mondiale parec– chie di queste iniziative sono state prese, e con successo, dal Governo Regionale che è r;tato ed è una premessa essenziale per il progresso economico e sociale del Trentino. l\1a c'è un punto su cui vale la pena di fermare l'attenzione: l'impressione che si ha a prima vista, e perciò da considerare come tale, è che gli interventi avvengano col sistema dei contributi, in certo modo caso per caso. Anche nei paesi la gente ·'' a- la burocrazia lavora rapidamente e senza inu– tili indugi: se un paese vuol prendere una iniziativa presenta un progetto e poco dopo arriva la decisione. La stessa rapidità si ve– rifica nei finanziamenti. Questo fatto riveste una incalcolabile im– portanza dato l'abito psicologico della gente di qui che ama poco le persone e vuole ve– dere realizzate le cose che si ritengono fat– tibili e normali. Infatti si è sviluppato qui meno che altrove quel senso dell'esistenza di ostacoli irragionevoli e misteriosi contro la realizzazione delle cose più normali che ha dominato dall'origine i rapporti tra i citta– dini e lo Stato italiano. Se è un grande passo avanti che ora i contributi arrivino, ri1nane da considerare il problema se essi siano suf- • fìcienti a rimettere in moto la regione verso un effettivo progresso. E' lecito sospettare che non sia così. D'altra parte non ci sem– bra che la '' colpa " sia di nessuno, la « colpa » è nella situazione, l'origine di ciò nella storia. Il Trentino, e in esso la zo– na che abbiamo considerato, è una re[!.ione di contatto che ha cercato lungamente il suo equilibn'o: tutta la sua storia lo prova. Un tempo l'equilibrio fu trovato in uno Sta– to che per esistere compresse la vita dei paesi e delle vallate: poi venne la quiete pa– triarcale in cui italiani e tedeschi vissero di fatto insieme nella stessa " cattolicità medioevale " in cui prima si erano mossi e avevano tentato di fare storia. Dalla metà del settecento questa abitudine Nelle fotografie: Ballatoi caratteristici ddle costruzioni italiane (in alto). La sosta a Pergine del Trentino della Valsugana spetta i contributi'' per le varie faccende che le stanno a cuore. Su questa base si è stabilito un fecondo rapporto di reciproca fi– ducia tra la Regione e i contadini. Perchè ora di vita comune fu se1npre più combattuta: può darsi che fosse necessario pagare que– sto tributo perchè italiani e tedeschi pren dessero coscienza della loro nazionalità. 33

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