Terza Generazione - anno II - n. 10-11 - luglio-agosto 1954
mento della Chiesa. Dunque anche sotto l'aspetto religioso i contadini chiedevano cose del tutto logiche e possibili. In questo cfrma storico e psicologico si pone la figura di Francesco Cleser, che è nello stesso tempo uno dei maggiori inter– preti di esso. Il Cleser non era un conta– dino, 1na un contabile delle miniere; ave– va avuto dei contatti con l\1ichele Gaisma– yer, figlio di un ex minatore di V i pi teno ed ex segretario del Vescovo di Bressanone che divenne il capo della rivolta in Alto Adige: attraverso questi ebbe forse dei con– tatti con il movimento tedesco. Ma qua– lunque relazione avesse avuto egli agì seni– pre come la situazione sociale del luogo ri– chiedeva. Egli mostrò fin dall'inizio una estrema decisione e chiarezza nell'obiettivo. E' attribuita a lui la pittoresca frase « Se mai più el Veschovo de Trento sarà in signoria temporal tajème el naso ». Ma su– bito capì che Pergine, grosso centro indu– striale, era quasi una città e si doveva agire con decisione e cautela nello stesso tempo: come a Trento, a Pergine e Caldonazzo esi– steva un certo modo d'opinione contrario ai contadini, anche se sulle prime i bor– ghigiani di Pergine fecero nella maggioran– za causa comune con i rustici. Il Cleser, eletto capitano dai comuni rustici e dai borghigiani per assicurare la difesa, con– servò la carica anche quando questo motivo venne meno : esautorò di fatto il sindaco Sprecher, ma lo conservò in carica; gover. nò con i gastaldi delle gastaldie esterne ma cercò l'appoggio nominale del sindaco, e con le buone o le cattive lo ebbe. Gli ultimi di agosto del 1525 giunsero a Per– gine i commissari verscovili a chiedere il giuramento alla com,unità. A metà della ce– rimonia Cleser uscì con i Castaldi esterio– ri e li radunò nella cappella di San Ni– colò: usciti di là rifiutarono di giurare. Al Cleser e ai rappresentanti dei rustici era ap– parso chiaro che giurare lo Statuto locale come volevano i borghigiani e i commis– sari vescovili significava votare a favore della situazione che si cercava di distrug– gere ed è probabile che alla riunione si de– cidesse per lo Statuto provinciale (Lan– desr<:cht) che era a favore dei conta– dini, perchè i beni livellari sarebbero sta– ti assegnati in base ad esso e non più in base ai registri dei singoli signori (34}. Si trattava di un altro passo verso la moder– nizzazione dello Stato. Coerente al suo atteggiarnento il Cleser si oppose a tutto ciò che potesse portare i contadini alla rivolta elementare e isolar– li: egli è contrario alla mostra di forze al Cirè, anche se poi vi partecipa. E' infatti preoccupato del pericolo di saccheggi da parte degli armati che devono transitare per Pergine, e sostiene che « ogni bacheta deve fare la mostra a casa sua ». Ma oltre a questo egli sospetta che dopo il Cirè si BibliotecaGino Bianco 111arcerà su Trento e non crede in questa impresa. Infatti durante il tentativo su Trento basterà una voce diffusa tra i con– tadini dell' Anaunia secondo cui un esercito di soccorso sta invadendo il Trentino del Tonale perchè essi abbandonino l'impresa e corrano a difendere le loro case. Dopo la repress1·one della rivolta il Cle– ser se la cavò abbastanza a buon mer– cato; la classe dirigente mostrò di capire abbastanza la realtà: Pergine ebbe subito concessioni, e per lungo tempo le conces– sioni furono fatte anche altrove. Si istituì in certo modo un rapporto un po' simile a quello dei contadini veneti con la Sere– nz.ssima : concessioni di autonomia e vita pacifica e patriarcale. Questa fu la conclu– sione delle tendenze contadine ad inserirsi e a modernizzare lo Stato. Escluso ogni in– dirizzo veramente dinamico, omogeneo allo ambiente perchè nato da esso, rimase possi– bile un rafforza mento della situazione is ti– tuendo rapporti abbastanza stretti, ma stati– ci, tra lo Stato e i contadini. Il carattere sociale della guerra unì gli italiani e i tedeschi. Si può forse attribuire a questi ultimi la funzione di collegamen– to: i minatori vivevano in un anibiente do– ve i contatti erano facili, dove ispettori e intendenti si spostavano continuamente. Tolta questa particolarità, il comportamen– to rispetto alla situazione fu del tutto si– mile sia negli italiani che nei tedeschi. Essi vivevano e lottavano ancora nello spirito della vecchia « cattolicità 1nedioevale ». La vita economico-sociale nell' epo– ca moderna. I secoli che seguono nella storia di Per– gine sono abbastanza monocordi: patriar– cale politica di concessioni, decadenza delle miniere, diminuzione della popolazione. Bi- sogna arrivare alla seconda metà del set– tecento per trovare, con la politica di Ma– ria Teresa, un tentativo dall'alto di rias– sumere e interpretare più compiutaniente le aspirazioni contadine. Anche se alcuni atti di Maria Teresa e dei suoi successori non furono ben visti dai contadini che li sentirono, come erano, estranei al loro mon– do, purtuttavia la politica iniziata allora costituì il legame oggettivo tra la monar– chia e i contadini le cui tracce si possono 5coprire ancora. Autonomia, buongoverno, progresso economico furono i capisaldi di questa politica non contadina e illumini– stica che tentava in fondo di fare un passo avanti rispetto alla tradizionale politica di concessioni a singole comunità fatte dai Vescovi, ampliandole e sistemandole nella azione di uno Stato più organico. A Pergine sulla fine del secolo XVIII si considerò seriamente il problema di boni– ficare la zona paludosa verso S. Cristoforo. Il progetto fu eseguito tra il 1780 e il 1790 dal lvlayer e compiuto nel 1820: Pergine, Ischia, Vingola, Susà ottennero ciascuna una parte del terreno strappato alla palude e gli abitanti la ridussero a coltura. In con– seguenza della bonifica la popolazione au– mentò in tutto il distretto da 9500 abitanti nel 1812 a 14.000 nel 1873. Anche la bor– gata di Pergine aumentò di popolazione con un ritmo continuo: da 1550 abitanti nel 1773, si passò a 2300 nel 1804, a 2550 nel 1818, e a 3400 nel 1870. Un fattore ùnportante di espansione eco– nomica fu rappresentato dalla coltura del baco da seta che aveva determinato la na– scita dell'Industria serica. Già nel 1819 si producevano nel distretto 9840 libre di seta (35), ma il periodo di massima fioritura di questa industria va dal 1848 al 1856. In questi anni la produzione locale non era sufficiente a soddisfare la richiesta delle Nelle fotografie: Le strade periferiche del borgo verso la campagna
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