Terza Generazione - anno II - n. 10-11 - luglio-agosto 1954
Pergine e la guerra rustica: Fran– cesco Cleser. .\Tel ,,!aggio del 1524 i contadini di Stiihling nella Selva Nera si rivoltarono: poco dopo si unirono con i cittadini dj Jf'aldslzut. Dall'unione con i cittadini nac– que la guerra dei contadini in Germania: il carattere diverso delle città, enti più e– conomici che politici, il persistere di larghi feudi autonomi da esse, permise l'unione tra le classi inferiori e rnedie della città e della campagna. In Italia la borghesia commerciale o la feudalità inurbata, man– tenevano o acquistavano la proprietà fon– diaria e le cii là erano veri e propri centri del contado, facevano subito « stato ». Que– sta differenza, più o meno netta secondo i luoghi e z tempi, serve tuttavia a spiegare la diversità dei rapporti sociali e degli av– -;.,1enimenti nei due paesi in quel periodo. Dall'unione tra città e canipagna il moto contadino tedesco derivò un'impronta chia– rarnente luterana, per assenza di questa unione i rustici trentini ne ebbero scarsis– (jime tracce. In Gerniania, cittadini e pic– coli nobili s iunirono decisamente ai conta– dini: nacque una figura quasi mitica di ca– Laliere che lottava al fianco dei villani e rnorha con loro in battaglia. In Trentino la partecipazione dei cittadini fu ·molto meno inipegnativa: Trento aveva mandato al Convegno di 1\tlerano i suoi rappresen– tanti con l'impegno di non approvare nul– la che potesse danneggiare l'Impero e li ri– chiamò quando non vollero approvare i « capitoli » del convegno, che per la verità non contenevano niente di estremista (31). E' vero che a Trento si tentò di ricosti– tuire il 1'lunicipio e che vi fu un accordo tra i contadini e i popolari. Però questi ultimi si mostrarono non solo estremamente incerti, rna compromisero il successo dello accordo promettendo il saccheggio di Tren- to ai rustici (3z) e, non fosse che per que– (jto, alienandosi la città. E' anche vero che nelle valli parteciparono alla rivolta mem– bri della piccola nobiltà che agirono con decisione e niostrarono poi davanti alla mannaia una consapevolezza dei motivi per cui morivano che richimna le figure dei cavalieri tedeschi. 'lvi a non da essi venne l'impronta al movimento rustico trentino, il quale in verità fu più che quello tede– sco, ondeggiante e incerto e nello stesso tempo facilmente infiammabile da improv– visi furori locali. Nla se vi furono, almeno temporaneamente, uomini che tentarono di dare una direzione storica al movimento essi non vennero nè dalla piccola nobiltà nè dalla borghesia cittadina, ma dalla pic– cola borghesia dei paesi. E quel che più conta la loro azione fu costantemente tem– perata e concreta: tra questi il Cleser, che svolse la sua azione proprio a Pergine merita un cenno particolare. Il disagio dei niinatori e dei contadini di cui abbiamo parlato aveva determinato una situazione economico-sociale sempre più precaria: essa non fa per niente contrasto con la prosperità statale del Principato (jOtto il Clesio; anzi, per questo abbiamo detto, disagio economico e prosperità sta– tale sono fenomeni strettamente connessi. Lo Stato e le sue esigenze in relazione alla vita delle comunità sono dunque la prin– cipale causa dei movimenti rustici del se– colo XVI (33). Di fronte a questa pressione i movimenti rustici sono da una parte espressione na– turale di rivolta, ma dall'altra propongono, in certa misura, una forma diversa di Stato e un diverso rapporto di forze; non tanto come alternativa politica immediata, chè sotto questo rispetto sono estremamente de– ficitari, ma come una vera alternativa sto– rica. Queste « proposte » e i rapporti stori– ci di forza che vi sono connessi, vengono più o meno inconsapevolmente fonnulati dal mondo contadino confrontando le po– tenzialità e le volontà proprie con il luogo e il tempo dove si agisce. Da questa con– cretezza nasce la 1noderazione dell'azione contadina italiana; che è una caratteristica di temperamento particola1nente atta a tro– vare alleanze che la situazione altrimenti renderebbe difficile. Gli scopi tuttavia re– stano chiari. La nioderazione dei punti del convegno di Al erano non esclude che sì ve– dano chiara,mente i problemi: si vuole una sudditanza diretta dal « Principe Signor nostro ,, per abbassare la feudalità; le co– munità chiedono di eleggere i sindaci, e chiedono che la giustizia dipenda dal go– verno centrale e sia uguale per tutti. Queste richieste si potrebbero riassumere in una: costruire uno Stato nioderno. E' evidente come esse fossero perfettamente in regola con le necessità di sviluppo del paese. An– che sul piano religioso i punti di 1'11 erano sono molto comprensibili nei motivi che li hanno ispirati: ogni terra elegga il suo pievano che non deve essere frate; i prel't siano colti e onesti e non abbiano più di un beneficio; col superfluo dei benefici ec– clesiastici si costruisca in ogni paese un ospedale. Non ci siano in tutto il Prin– cipato che due o tre 1nonasteri, e « niuno di donne, perchè non v'è bisogno ». L'avver– sione al clero regolare ha un motivo abba– stanza profondo: cessata l'atttività di 1nessa a coltura i monasteri erano un padrone come un altro, anche se talvolta più urna– no. ivta soprattutto erano uno dei tanti esat– tori che prendevano beni e denaro ai con– tadini. Per di più il loro raggio di azione era molto più esteso di quello di una par– rocchia: le « cerche » di un frate mendi– cante erano spesso dei veri viaggi. Infine la loro funzione religiosa e sociale non era così chiara alla singola comunità ,t::ome quella del suo parroco: nè sì poteva in verità pensare che « rendessero un servi– zio ,, pregando per tutti, perchè da varie testimonianze pare che in quell'epoca fos– sero spesso dediti a tutt'altre faccende: è certo che dovevano conoscere meglio i dadi e le osterie che il breviario. Tolta questa avversione per i frati, per– fettamente spiegabile con la situazione, no,z ci sono tracce di eresia o di discussione dogmatica. Viceversa i contadini si preoc– cupano della cultura dei parroci e della lo– ro bontà perchè possano predicare con eff et– to: che essi se ne occupassero indebitamen– te perchè non era affar loro, non toglie nulla al fatto che una preoccupazione del genere ha più sapore di controriforma che di riforma, tesa com'è al buon funziona- Nelle fotografie: L'imbocco di un antico vicolo: vecchia sede di attività artigianali (a sinistra). In alcune strade si respira ancora l'aria Bi l~U
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