Terza Generazione - anno II - n. 10-11 - luglio-agosto 1954
quote patrimoniali con operai sottoposti. Se questa forma di gestione disponendo di forti quote di capitali permetteva di te– ter dièfro ai perfezionamenti tecnici che si ebbero nel secolo XV (25), essa diminuì progressivamente l'autonomia dei minatori che non costituivano più una forza decisi– va. Nello stesso tempo in cui si risolveva, con l'intervento delle nuove società il vec– chio problema dell'estrazione dell'acqua di infiltrazione, noi troviamo, secondo un ti– pico sviluppo capitalistico, che il Vescovo di Trento Ulderico IV stabilisce nel 1495 il salario dei minatori del Fersina a una mi– sura più bassa dell'ordinario, come « in hoc locus » cioè stando a quel che si contratta sul luogo. Se a ciò non rispondeva una estesa di– soccupazione (26) è certo che l'autonomia dei minatori era notevomente diminuita. L'importanza dell'evoluzione della vita industriale sta alla pari di quella del mondo agricolo: nella prima i minatori si trova– vano premuti sotto i primi tentativi di una organizzazione economica moderna, nella seconda i rustici dovevano pagare le spese di una classe dirigente che tentava di rafforzare uno Stato. Se è vero che « la politica economica e finanziaria non aveva altra via d'uscita che quella di tro– vare espedienti atti ad evitare o almeno rimandare ogni insidia contro la stabilità dello Stato (27) », e svolgeva così, in con– dizioni sempre più precarie, la sua fun– zione di equilibrio, è ugualmente vero che la compressione dei minatori e dei rustici, degli italiani e dei tedeschi in ugual mi– sura, poneva le condizioni perchè nel 1525 la guerra rustica trovasse proprio nel Per– ginese uno dei punti più significativi. Nella prima metà del secolo XVI i redditi minerari andarono continuaniente aumen– tando: Pergine divenne in pochi decenni il primo centro minerario del Principato. Nel 1505 fu dichiarata borgata con uno stemma e un mercato settimanale. Le mi– niere aumentavano di numero e impiegava– no sempre più mano d'opera. Nel 1531, dopo una lunga serie di sotterfugi e di im– brogli reciproci, Vescovo e Conte di Tirolo si accordarono e si divisero le miniere : quelle di ferro restavano al Vescovo_ (28). Nello stesso tempo Pergine passava sot– to la sovranità territoriale di quest'ultimo. La produzione seguì delle oscillazioni: al ferro si aggiunse l'allume, poi il vetriolo, più tardi il nitro. Ma in generale la produ– zione aumentò fino al 156o; dopo quell'anno decadde progressivamente. Le éompagnie di Augusta che avevano investito nelle mi– niere trentine subirono grossi rovesci; pro– babilmente nella scia della principale, quel– la dei Fugger, che però aveva investito in Tirolo. Via via che la crisi procede acquista frn– portanza come fonte di reddito il legna- BibliotecaGino Bianco me: l'uso dei boschi era stato fin dall'ini– zio connesso aUa concessione di miniere e i vecchi « laboratores » dovevano avere una certa esperienza anche come tagliaboschi. Il legname costituiva una ricchezza per tutta la Val Sugana; il diboscamento anche nelle zone minerarie non fu niai eccessivo : il cotnmercio fioriva come niostra la lunga lotta ai contrabbandiedi condotta nel XV e XVI secolo. Così i mocheni passarono dalle 1niniere ai boschi: la loro esperienza di vita agricola rimase sempre minore di quella del piano di Pergine e delle colline circostanti. La popolazione del perginese O!>cillò in relazione alla crisi e alla prosperità ricor– renti. A un notevole aumento nel XIII se– colo risponde nel XIV una forte diniintt– zione. Nel 1335 « i foci delle pievi di Per- gine Pinè e Fornace assonimavano a 651; nel 1387 quelli delle pievi di Pergine, Ci– vezzano, Pinè e Albiano a 556. Il divario - pur tenendo presente la non perfetta identità delle pievi - è troppo notevole per– chè non si possa pensare a un fenomeno simile a quello riscontrato per altre re– gioni» (29), cioè alla diminuzione demo– grafica. Nel 1422 Pergine e Zivignago con– tano appena 57 fuochi. L'aumento si veri– fica nella seconda metà del secolo XV e per tutto il XVI fino a toccare una popolazio– ne di 5000 abitanti ai primi del secolo, e 5781 nel 1590 (30). Basta questo per trovare una rispondenza perfetta tra crisi e svi– luppi minerari e crisi e sviluppi demogra– fici. E' ovvio che la prosperità di Pergine dipende, allora conie oggi, dalla prosperità della zona circostante. Nella fotografia: La chiesa dei Francescar1i e la piazza ciel 1\Iunicipio
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