Terza Generazione - anno II - n. 10-11 - luglio-agosto 1954

il Consiglio di Stato per costituirmi a nor– n1a di legge. Per sottrarmi alle insolenze di questa gente del censin1ento che mi tar– tassava di dom.1nde e di minacce sono stato agevolato da una ricevuta che avevo e che a questi ho presentato attestando che avevo spedito al Consiglio di Stato un modulo del censimento e vari altri documenti. Gli altri documenti allegati erano una tassa di bestia– me di due maialetti avuti regalati, da otto giorni nati. I maialetti me li avevano re– galati due proprietari con la speranza di sollevarmi e coprire le spese necessarie per il sostenimento della famiglia in base ai sacr.ifici fatti per la compra e la costru– zione. Spedii ancora un avviso di paga– mento di tasse inviatomi dall'Ufficio del Re– gistro perchè tante leggi favorevoli all'ac– quisto sono mascherati. Tra questi docu– ment_i misi pure un mio manoscritto per spiegare le mie idee e le mie sofferenze non resistendo al calpestio delle Autorità locali e provinciali. Nel memoriale dicevo: « La storia tragica mia la può presentare l'ono. revole Ambrico e la sa pure il nostro sin– daco ». Vendevo un po' di vino per chi lo beve, qualche autista e qualche manovale. EccJ perchè ho chiamato Ristoro Anno Santo, perchè si combatte contro i diavoli. Le Autorità non mi danno pace e mi fanno pagare 3.155 lire di dazio per 2,9 quintali di vino. Mille e tante lire pago d1 trasporto di ferrovia da Taranto alla sta– zione di Grassano, 300 lire dalla staziot"!e al Bivio. Ma neanche loro ne hanno pace da n1e. E allora ho scritto al prefetto presentando– gli la fattura del fornitore del vino: « Re di Provincia, in poche e povere pa– role mi spingo alla mia dura avventura e cerco chi mi applica la carta sul sedere (vo– glio dire chi va trovando lite accendendJ le carte di dietro agli altri). Re di Provincia vi presento questo conto. cioè una leale fattura. Sto in aperta campagna, cuocendo la mia famiglia con cinque figli (li obbligo a sta– re qui, non stanno di loro volontà) e 5er– vendo e coltivando un popolo balocco e scemo. Vi presento questo conto di vino, da c:ot– trarre una cifra; Ja cifra che io non digeri– sco è il Dazio. 1\ li rivolgo a Voi, Re di Provincia ». Il Comune rispose con una lettera comuni– cando la consegna della fattura e che non ave, a provvedimento da adottare. Il Pre– fetto rispose cosi: << Prefettura di Matera - Di,. 2/2 n. di pròt. 14262. Oggetto: Istanza di Mulieri Michele. Al Sindaco di Grassano. Si prega di voler curare la restituzi<)ne all'interessato degli uniti alligati alla sua LlibliotecaGino Bianco istanza del 19-6-1953, significando che la stessa è poco chiara nel suo contenuto. Pe: il Prefetto: firmato illegibile, p.c.c. Gro'>– sano li 21-7-1953. Il Segretario Comunale. Visto .il Sindaco. ». Io dico adesso al prefetto: ci hai tanti ladri intorno, perchè non metti un tuo fi– duciario, un tuo seguace, e lo chiarisci quel contenuto? Seri vevo al prefetto per gli affari di que sto posto, ma maggiormente per caricatur~, perchè loro mansionano malamente la leg ge. Lui, il prefetto non capisce quello che io scrivo! Prima lo chiamavo Re di Prù– vincia, ora lo chiamerò Ras di Provincia. Dopo quella lettera, non ha più risposto ed io l'altro giorno sono andato in Prefer tura. Il giorno era di venerdl, non riceveva chè lui riceve di giorno pari. ho aspett~tJ il_ giorno appresso e mi sono intanato nell? taverna di S. Antonio,; faceva freddo, er.J cosi senza giacca, senza niente, con la far– fallina nera al collo. All'orario dovuto l 'u– sciere mi disse che non c'era, e io proposi di aspettarlo, magari al carcere. E' uscito il segretario. Non c'era il prefetto, disse an– che lui. Io mostrai la farfallina nera che ci avevo al collo e il mio bastone gridan– do: - Io so fare l'avventuriero, se lo scri– vo, lo so fare -. Il segretario ha mandato a chiamare la polizia e io gridavo che là nella Prefetura era un marciume che pttz– za e sturba tutti. Venne il maresciallo della Squad, a Mo bile. Gli feci vedere le mie cinque rice\·ute dal mese di maggio. Non mi volevano ri– cevere, allora mi buttai a terra e mi coprii della bandiera tricolore e rotol ,,nrl.mni nel coridoio gridavo: -. Mamma mia che puz– za, che marci urne che non si resl~te E loro a quelle mie dimostrazioni non hanno potuto reagire e mi hanno mandato , ia con buone parole. Anche per Je altre pratiche che poi spie– gherò scrissi un'altra lettera al prefetto, nel giugno di quest'anno che sembrava il giu– gno del '46, qu,mdo andiedi a fare un'altra presentazione al prefetto. ma trovai il capo di gabinetto e dissi che era stato raggiun– to il nostro scopo, di fare la Costituente e cioè di costituirci in piena regola da ita• liani, da estirpare vari ceppi e farne carbo– ni. Lui lo capl e disse: - Ma così si va in galera. E io risposi: - Chi se ne frega, pit1 scu– ro della mezzanotte non può essere quando io sto lottando l'oscurità dell'una e un C)Uarto -, e così finì il discorso, nel 1946, e fecero le lettere per l'ECA e per l'avvia– mento al lavoro. Questa volta ho scritto al prefetto questo motto: « Il mondo gira, la storia parla, la parola nasce dal dono di natura e si ingrossa dai duri n1artìri vostri. Il secolo ritorna e ora siamo nel secolo dei nobili ignoranti, pieni di beni e di vaste comodità usurpate ad un popolo balocco e scemo, ed io mi voglio distinguere innalzando la mia bandiera a lutto, essendo la bella Italia ricaduta nuo– vamente sotto il regime burocratico. Figlio di patria e vivo italiano, alle du– re avventure grande invalido Mulieri ». Finalmente il prefetto, dopo « il mondo gira », ha chiarito la situazione, tramite il maresciallo dei carabinieri, che fece iare il sopraluogo sul mio terreno al Bivio il 9 agosto 1953, quando io ho potuto dimostra– re la mia posizione e spiegare perchè puz– za questa lorda e balorda provincia di Matera (Matera ossia materia e sangue che devono fare). Come primo fatto ho spiegato la questione dell'Acquedotto. L'Acquedotto Pugliese fa dei lavori per piantare la con– duttura dalla contrada Pantano fino a Gras– sano, chè il paese ha poca acqua e si muo– re di sete. Gli ingegneri hanno fatto il trac– ciato quando io ancora non ero padrone diretto di questo mio fondo e stavo dimo– strando una storia lunga lottando i ma– ghi. Quando son risultato il diretto padrone, ma delegando la proprietà alla mia consorte, martire di tutti i terrori e sgomenti delle mie dimostazioni, ho presentato all'impre– sa dei lavori e ai geometri un nuovo trac– ciato tale da riguardarmi specialmente il Campo Storico, che lo devastavano, anche perchè domani voglio fare le assegnazioni della terra ai miei figli per costruire. In– fatti è suolo e non terreno argilloso semina– tivo. L'impresa mise lavorazione sul 1nio fon– do senza autorizzazione. Io chiedevo in cambio dell'occupazione e deformazione del mio suolo l'attacco per due metri cubi di acqua al giorno gratuita, e il supero Yo– levo pagare. l\1a niente risposta alle mie let– tere. Dopo l'Acquedotto col suo tracciato, seguitò il tracciato della palificazione per la rete telefonica dell'Acquedotto e io, a– vendo visto il tracciato non fatto alla mia presenza, inveivo contro mia moglie che aveva dato tale permesso, guastando i loro picchetti e gridazzanclo alla contrarietà di mia moglie, che non si sa difendere e che da tutti si fa calpestare. I funzionari addet– ti sono venuti e io ho gridato: - Prima di cn tra re nella casa degli altri si cerca per– messo, si dice buongiorno. Voi a,ete chiesto permesso? Rispondono: No, perchè noi andiamo avanti con ordini espressivi e con decreti prefettizi. l\1a io avevo diffidato il prefetto delle mie storie arretrate e allora ho detto ai funzionari che il Re di Provincia giuoca la palla sorteggiata alla befana da vero ladro italiano. Lui va facendo i doni alla befana e se ne è tenuto uno per lui, la palla. Allora per chiarirmi in documenrnzione ho fatto partire una raccon1andata all'Ac- ,

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