Terza Generazione - anno II - n. 10-11 - luglio-agosto 1954

riscuotere. L'Istituto mi baloccava. Costretto dal bi– sogno io non volevo i vaglia, li potevano mandare a mia moglie. E l'Istituto scriveva: « Considerato che il Mulieri Michele ha esplicitamente dichia– rato di non voler riscuotere somma da que– sto Istituto, non è possibile ripristinargli i pagamenti della rendita, sopratutto in fa– vore della di lui moglie, per il che occorre regolare procura notarile -. Il Direttore del Servizio: Temistocle Miseocchi. Servi– zio Centrale Infortuni - Ufficio Segreteria Affari Generali >>. Io non volli fare l'atto notarile per non sprecare danaro. Allora ho accettato io i vaglia, ma con riserva di continuare il mio appello e intedere il 55 per cento e non il 40 per cento che poi mi volevano dare. Per– tanto hanno inviato il primo vaglia nel gennaio del 1951 ed io ho scritto pregando i1 direttore generale, che era o di razza ebraica, o straniera in base al suo nome Temistocle, se mi rilasciava una denuncia a mettermi in galera o sia al manicomio per godere riposo e tranquillizzazione per scri– vere la mia storia fino a quando mi davano il 55 per cento. Prima avevo restituito il vaglia con questa dicitura: « L'istinto è dono di natura. Muoversi, lottare gli infami ladri e barbari. E' presente l'infa1nità nel darmi questa t:omma. Il popolo balocco e scemo. Sono solo: non resisto alla dittatura nera e grido forte: la bella Italia 1n mano ai barbari ». Con questa lotta ho avuto l'arretrato di 81.000 lire invece di 2.950 lire, e poi nel 1952 la pensione jntera. lVIa non ho a pettato ozioso. Io sono lieto, coraggioso; sono loro, i famigliari e la moglie, che si avviliscono. Non avendo avuto mai affezione del pae– se ho creduto di fare una novità e stanco del funzionamento delle Autorità mi sono dedicato qua _in campagna, con la volontà di stare lontano. Viene a cadenza adesso la storia di come ho comprat_o il terreno. Nei primi tempi che ho avuto, il '48, questa idea di creare il ristoro in questo posto, n1i sono avvici– nato ai famigliari della proprietà chiedendo il posto, o occupare o comprare. Tutti pie– ni di volontà, mi facevano vedere il cuore nelle mani e hanno dato tutti gli agi da poter procedere le mie domande. Dopo du– re lotte con le Autorità e forti dimostrazio– ni, ho avuto l'autorizzazione di costruire, con accordo stabilito di fronte alla proprie– taria Bronzino Maddalena, suo fratello, il condottiero di tutte le notizie, Nicola e suo marito Giuseppe Uricchio. Spiegate le mie . condizioni fisiche e finanziarie, ci accor– dammo tutte e due le parti sulla stima del prezzo da me offerto di llre 80.000; di cui lire 40.000 contanti subito con fiducia e con la parola dell'uomo senza volere nes– sun documento per la somma versata ma BibliotecaGino Bianco bensl il possesso e di iniziare subito i la– vori, per chiedere la licenza alle autorità locali e provinciali. Tutti d'accordo. Io, ar- n1ata una tenda tipo militare, dopo un paio di n1esi avevo la casa innalzata la– vorando io con un mio carretto, aiutato dalla famiglia e spese 20.000 di cemento e 6o.ooo lire di materiale. Una bella mattina, il 14 settembre 1950, vidi arrivare una mia figlia impaurita ed affaccendata con una carta nelle sue mani di diffida di aver costruito arbitrariamente, enza permesso. Io stavo scaricando gli em• brici della copertura, con molte persone pre– senti e, sorridendo e giocando del caso, ri– voltando la stessa carta giudiziaria, ho scritto dietro di mio pugno che mi avreb– bero fatto lieto e grande a convenirmi ad un giudizio per potermi scaricare il mio stomaco di veleno aggrumato. Avvenne una discussione fra n1e e i fa– migliari della proprietà, ma la citazione in giudizio l'hanno ripetuta tran1ite l'avv. La– vista, prima intimandomi con una racco– mandata di trasferirmi in mezzo alla stra– da. Fu parlato a questo avvocato da buoni amici e da me, promettendomi lui di ca– pire le mie ragioni e di non seguitare la cau a. Io tutto avevo eseguito al ristoro, l'eser– cizio era in funzione con licenze adeguate, e tuttavia mi hanno invitato al giudizio lo tesso 1'1 dicembre 1950. Il .. mio coraggio è l'i tinto e con la libertà di stampa pro– clamata mi sono presentato in Pretura con tabelloni dimostrativi con la dicitura: « L'istinto della persona è dono di na– tura. Il coraggio è la legge. Uomo di do– vere M.lVI. ». Per mettermi in tutte le piene regole e non cadere a un intervento di contravven– zione presi tutte le preoccupazioni di met– tere la marca da bollo sul tabellone. Il pre– tore mi voleva mettere fuori della Pretura, ma io esclamavo: - Se vado via, la re– spon abilità di chi è? Chè per venire qua ono stato citato, invitato e chiamato; se mi firmate la mia citazione, io vado via -. Lui premeva di andare via solo per masche– rare la tabella, ma io avendo avuto la li– bertà di stampa la volevo adoperare; c'era– no parole da potermi punire, mi sottomet– tevo alle punizioni. Il pretore, vista la mia fermezza, n1i disse di accomodarmi e aspet• tare il mio turno. Quando fu il mio turno, mi chiamarono sorridendo chè mi ero presentato con lo stendardo del tabellone. Mi obbligarono a norma di legge di toglierlo, avendo potu– to prendere l'avvocato per spiegare le mie ragioni. Ma io risposi che i dolori miei non c'era nessuno che li poteva chiarire . Mi dettero agio di poter parlare. Chiesi il confronto davanti a quel Dio e davanti al pretore e davanti al popolo spettatore co– me era stato il convenuto quando io. ho ver– sato la somma di L. 40.000. Il marito della proprietaria, Giuseppe Uricchio, mi disse che i soldi, quella somma, li avevo portati a casa sua... come fosse una banca! Tutta la corte e il popolo si fecero un buon con– cetto che io non ero uomo da depositare soldi e ci fu un forte dibattimento nel qua– le dimostrai come avevo fatto sforzi so– prannaturali, data la mia invalidità evi– dente, e che mi ero sforzato come un so– maro sotto il carrettino per fare quelle ope– re al Bivio. Mi levai finanche una scarpa per dimostrare i miei piedi deformi, ma non vollero vedere, mi cacciarono. Cosl fi– ni, il giudice mi mise fuori e propose nella mia assenza di venire ad accordi bonari, chè ero un uomo che non mi potevano im– brogliare alla giustizia morale. Prolungan– dosi il lungo tempo prima che il giudice mi desse ragione, il sangue mio fervido non resisteva, mi misi a letto crescendomi una barba e facendo lunghe e dure dimostra– zioni. Ecco il tema che detti al popolo nel tabellone: « La vita è una storia, ma da farla. Il mondo è un passaggio. Passando per il mondo lasciare la sua traccia. Sono risolu– to, la posso sprofondare e diramare 1n va– rie correnti. Per questo sono deciso, stanco e malato da 1.1roclamarlo: sono inseguito dai maghi (i proprietari che mi avevano messo in causa). Mi hanno conficcato in una palude, mi sono coperto di acque sta– gne. Si sono appiccate le mignatte maligne, ma le mie carni stanche e dure, non c'è posto da attaccarsi. Con le mie miserie ho avuto abilità, alto e grande onore, da risor– gere ed illuminare una campagna e un no– do di cinque strade, creare il Ristoro del- 1'Anno Santo, il tempo del disordine. Con dolore mi firmo : Uomo di dovere l\1ichele l\tlulieri. L'impianto del posto 80.000 lire, lacri1ne e sangue, terra del dolore ». Adesso è il posto che ho costruito che chiede, non più la mia invalidità. E allora ne vengono tutte le altre storie attuali della burocrazia. Finito il fatto della causa del terreno, stavo gioioso coi figli miei che mi aiutava– no. Non vendevo niente, qualche gasso a a operai e accomodavo manichi di zappe e di pale, piantavo la vigna. Un signore mi fece un prestito per avere qualche fusto di benzina e di nafta dalla ESSO e vendevo secondo l'affollamento della strada, poco per pagare l'interesse delle cambiali del pre– stito dalJa percentuale che mi aspetta dal– la vendita. Stavo sempre in urto per la questione. Mi mandarono le carte del censimento. Questi sono i moduli, li tengo, qui non riempiti, che mi mandarono i due Comuni, Grassano e Tricarico. Appena avute le car– te, avendo creato un ristoro utile al popolo, soffrendo il duro calpestio delle Autorità, locali e provinciali, mi sono deciso di non rispondere al censimento e tenere informato 21

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