Terza Generazione - anno II - n. 10-11 - luglio-agosto 1954

Il 1947 feci un salto a Torino, dove c'è il fratello di mia moglie, per cercare là il lavoro per i figli. Abbiamo con questo co– gnato fatto il convenuto che a un tempo, 1naturo, lui si prendesse uno dei figli miei. maggiormente il maschio, Giuseppe, più grande. Per occasione avvenuta nell'agosto '50 quando io ero preoccupato molto chè il figlio non aderiva alle mie volontà di yenire a morire qui in campagna al bivio, se ne andò a Torino, dove adesso lavora. E' un figlio d'oro, ci aiuta. Noi gli mandia– mo pacchi di olio e salame, lardo; lui si sa– crifica, si cucina da sè; noi gli mandiamo sostanze del nostro normale di casa e lui manda soldi, parecchie centinaia di mila lire : la sua soddisfazione che me le porta lui, vaglia niente, in una busta quando vie– ne. Risoluto, un bel giovane, anche più di me, che io d.i famiglia mia paterna sono il più meschino. l\Iio padre era un colosso di uomo, can– toniere della nazionale via Appia, conosciu– to « Innocenzo u' maggiore » chè per Mu– lieri non lo conosceva nessuno. Aveva avuto il posto di cantoniere per eredità, perchè anche il padre era cantoniere, ma mio pa– dre non era sviluppato perchè analfabeta e non era di una ma tura idea, di provve– dere, di acquistare, di fare, di dire, stava intanato nella sua quietitudine di vita che aveva avuto in eredità, si divertiva in base alla sua giovinezza, la famiglia nostra l'ha portata modesta avanti, ma col suo anal– fabetismo ha lasciato inquietudine per quel– la piccola proprietà presente che non è quietanzata. Io, avendo avuto sempre questo merito, dono di natura, sono stato sempre un sov– versivo di famiglia dalla mia tenera età e disgustato: ecco, perciò, siamo in que– sta questione che col mio disgusto la quie– tanza non è avvenuta. Con le mie volontà e attività sono subentrate le invidie dei m1e1 stessi di famiglia che mi tenevano paralizzato e :o non ho potuto fare i m1e1 passi. Dallo stato di famiglia certificato del Casellario sulta: veniamo al giudiziario. m10 Ri- 1) 9-4-1942 - Pretura di Tricarico. Am– menda di L. 200. Ubriachezza manifesta. E' una infamazione del segretario politico Ravelli Rocco che non ha più coraggio di ritornare a Grassano. Essendo segretario po– li ti co si dava molte arie di se stesso. Una sera c'era una vigilanza di ordine pubbli– co, sospettose le Autorità e lui Ravelli di un movjmento di popolo perchè le fami– glie si opponevano alla richiesta di sottrar– re dal loro mangiare ancora un po' di gra– no nel mese di marzo 1942. Lui non capi– va niente: miseria nelle famiglie e rovina <li patria. Io con voce risoluta lo malmenai di parole e dicevo che non era giusta que– sta sottrazione di grano. l\.1i presero e mi dbliotecaGino Bianco portarono in caserma perchè sobillatore della n1anifestazione del caso e mi infama– rono con una contravvenzione di ubriachez za, mentre jo non ero ubriaco ma affamato. Ravelli, vestendosi di autorità, n1olte altre informazioni e male azioni ha fatto, sl chè quando fu congedato, essendo caduto il fa– scismo, non ebbe il coraggio di rientrare nel detto paese per paura di qualche ri– vendicazione. 2) 18-11-1943 - Giudice Istruttore, Ma– tera. Amnistia. Resistenza a pubblico uf– ficiale ed oltraggio a pubblico ufficiale. Vo– levo assistenza, causa il mio infortunio, e gridai il mio motto di infami ladri e bar– bari alle Autorità, n1a la causa non fu svolta. 3) 16-7-1946 - Pretura di Tricarico. Am– nistia. Oltraggio a pubblico ufficiale. Nean– che questa causa fu svolta, ma c'è il mio fazzoletto, macchiato di sangue, che è do– cumento conservato. Eccolo quà: è nero come l'inchiostro, ma è sangue. Il 1946, essendo la Costituente, m1 costi– tuii nell'azienda agricola di B. G. come tutti-mestieri. Lui, essendo grande proprie– tario, usurpatore di popolo e contravventore di patria, un disordinato di provincia, mi ha subito allontanato e licenziato dall'azien– da in accordo con tutte }e autorità locali e provinciali e fuorilegge perchè lui, fuorileg– ge, corrompe tutti e fa come gli pare. Per lavorare anche allora le carte in giro da un ufficio all'altro a nessun ufficio dava lavoro. Allora ne avvenne l'oltraggio al maresciallo dei Carabinieri Vieri di Grassano in pub. blica piazza e di fronte a migliaia di per– sone. La Prefettura scriveva che mi doveva– no dare lavoro e l'oltraggio avvenne per raf– fare che mi violavano i documenti prefettizi dell'ingaggio di lavoro obbligatorio. Mi pa– scevano di chiacchiere invano. M~ dovevano avviare magari in un bosco, basta che mi al– lontanavano dal paese ~zioso. L'ufficio di colloca1nento chiedeva, come è scritto in questa lettera, ,, il benevolo interessamento delle superiori Autorità per risolvere il ca– so di Mulieri ». Le numerose lettere valse– ro a nulla e ciò fu motivo di commettere oltraggio. Al maresciallo allora gli levai i gradi .in pubblica piazza perchè loro mi ave– vano violato la sistemazione di la\'oro. Fui trasportato in caserma e tutti uniti i cara– binieri mi hanno massacrato d1 botte, ripor– tandomi uno sfregio permanente al capo col mio medesimo bastone in possesso perchè sono grande invalido, e riempiendo il mio fazzoleLLo, ancora presente, di sangue. Al carcere ho fatt,) il mio memoriale di co– me è successo il fatto e chiesto la visita me– dica dello sfregio esistente. Il n1edico del posto ha fatto la sua deposizione, che è sempre <:vidente nella cartella del giudi– zio. Ora che è stata la causa, il 10 dicem– bre 1952, presentandorni con quadri di do- cumenti e manoscritti con le parole dei m1e1 motti, la causa è stata negligente: il rim– bambito del presidente del tribunale rimuo– veva il certificato n1edico e alla mia richie– sta di presentare il fazzoletto ancora mac– chiato di sangue il presidente non l'ha va– lutato essendo io senza avvocato di difesa. Un avvocato, di sua volontà, mi prese il quadro dal collo, che tenevo per dimostra– zione, e prese la parola dicendo che col di– sordine di patria io avevo ragione. Disse l'avvocato: - Come facciamo a condanna– re quest'uomo quando si è presentato con tanti scritti. « L'uomo senza lavoro lascia senza cervello »; di più questo che dice che col disordine di patria lui ha perso il cer– vello, ecco perchè commette questo. Non è competenza della nostra corte, ma bensì di una corte psichiatrica costituire lui. Ma un medico di psichiatrica mi ha vi- • sitato e più intelligente delle Autorità ha eletto che non è competenza sua, dichiaran– do la mia buona salute. La causa fu fatta il 1952 dopo due amni– stie, quella di Togliatti e quella dell'Anno Santo, ma fui condannato alle spese. Venne l'ufficiale giudiziario per il pagamento, lo misi fuori dal n1io terreno col cartello di « Figlio del Tricolore ... », ma lui fece l'oc– chiolino a mia moglie, e lei senza dirmi nulla andò a pagare 9.500 lire. Venne lo ufficiale giudiziario il giorno di S. Leo– ne, r I I aprile 1953, l'ho segnato sul calen dario, quando io sono un leone che non avevo paura di lui, e voleva fare sequestro barbaro: negligenza di dovere e deprava– tczza di funzionario approfittante delh1 debolezza di una donna debole con fami– glia disorientata. L'ufficiale trascurò di fa– re il proprio dovere non affrontando me e facendo l'occhiolino a n1ia n1oglie. 4) 17-6-1948 - Pretore di Roma. Un mese di arresto. Contravvenzione alla diffi– da (art. 157 legge di P. S.). Ero andato a Roma già una volta per dire il mio pietoso stato alle autorità centrali. l\Ii cacciarono dicendo che non potevo par– lare con Scelba. Tornai un'altra volta e da– ta la diffida predetta fui condannato. Il padrone di Ron1a era Scelba e Roma non era la capitale d'Italia ma campo riservato di Scelba, e vi è la prova che la bella Ita– lia è mansionata male. Le stanchezze mi obbligano alla pazzia e questi Enti di pro– vincia e di Ron1a mi danno libertà di non iscrivere n1io figlio allo Stato Civile. Andiedi a Roma per eh è nel 1948 mi fu ridotta la pensione assicurando gli Enti la miglioria della mia salute, e n1i fissarono a partire dall'1-11-1947 una rendita che non corrispondeva più al 55 per cento, ma al 20 per cento dell'inabilità totale. l\1i son fatto figurare morto senza dare i certificati di esistenza di vita che si danno ogni sei n1e– si - a luglio e a gennaio - per dire che esisto, e che possono pagarmi chè vado a

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