Terza Generazione - anno II - n. 10-11 - luglio-agosto 1954
l'e dei carabinieri, il quale giunse subito dopo in luogo e, non avendo riscontrato al– cuna nrnncanza suscettibile di pun1z10ne, non pre e contro di n1e alcun provvedimento. Il s dicembre 1938, fui riassunto a lavo– ro pre so lo stesso Genio n1ilitare. Sicco– me a, eYo l 'in1pre sione di essere sotto sor– ' eglianza da parte del capo-cantiere, dopo pochi giorni chiesi ed ottenni il ricoYero al– l'ospedale cli Addis Abeba. Vi rin1asi de– gente fino al 20 succes ivo. el mese di gennaio 1939 inoltrai domanda di rim– patrio diretta al Genio militare, ma il sig. colonnello Riccardi 1ni strappò }a domanda dicendomi che prin1a di rimpatriare avrei doYuto la, orare a cottin10 nel predetto Ge– nio n1ilitare onde riuscire a fare alcuni ri– sparmi e così lavorai fino al 20 luglio suc– cessiYo. Finito il cottimo, il sig. colonnello Riccardi non mantenne la promessa di far– mi raggiungere dalla fan1iglia, e così, stan– co di stare per lungo tempo lontano da ca– sa, mi son deciso di fare domanda di ri1n– patrio. Espongo quanto sopra perchè indignato per non aver potuto ottenere una stabile permanenza nell'Impero con la mia fami– glia. l\1ai Haber, li 7 agosto 1939 - XVII. L'Esponente l\t1ulieri Michele ». Tornato dall'Africa, nu dovevo compe– rare una casa: un'altra avventura. La casa la tengo pure in paese. Per i la– vori alle terre di mia moglie, quando è tempo, lascio iì Bivio e vado in campagna a Grassano in contrada l\1arruggio e Telea, vi– etne al paese e distanti sette chilometri da qui. A Grassano ho la casa normale di una sola stanza in affitto per 5 mila lire allo anno, di proprietà della Chiesa, e là andia– mo mia moglie io e i figli per servizi e quando è tempo di lavoro nei terreni vici– ni al paese. La casa sudetta n1e la dovevo compera– re. Ne è avvenuto che, essendo stato in Africa e avvantaggiato di qualche miglia– ia di lire, ero in proposito di sistemarmi la compera di una casa. Piaciuto il posto del– la suddetta strada, , ia Forno, ampiosa, lar– ga strada processionale con l'area soprac– levabile libera da poter migliorare la edi– ficazione, mi intromisi alla richiesta del bando pubblicato per il paese dal bandito– re il 1940. Stabilito un compromesso e stret– ti i patti con documenti redatti dall'arci– prete Giuseppe Candela, che non mi volle fare la doppia copia originale, ma una sola copia che la doveva tenere solo per lui: prezzo stabilito L. 6.7 r;o - come valuta media vociferata senza stima giuridica, ma , oce dèl popolo che tanto poteva valere: datogli 3.000 lire di compromesso con pat– ti stabiliti, da lui proposti, senza raddoppio di caparra, se il fallo veniva dalla sua di- ibliotecaGino Bianco rczione (chè lui doveva distribuire la noti– zia della vendita al vescovo di Tricarico e alla Santa Sede di Roma); e se per me ve– ni, a un can1bia1nento di idea la sornn1a da me anticipata era stata perduta. Lunghi anni si è durato per una risposta del caso citato per la autorizzazione predet– ta del Yescovo e della Santa Sede. Poi, ve– nuto il '43, l'arciprete fece proposito di vendere quella casa e comperare un fabbri– cato unito a quello per costituire un asilo infantile, ma, per mali rapporti fra loro sacerdoti e ricorsi fatti al vescovo, la rispo– sta nel 1943 venne negativa sia di vendita sia di compera. Io, intanto, pur avventuran– don1i ai duri lavori di guerra in Africa e poi in Italia a Cesano di Roma, dove an– diedi a lavorare come carpentiere nel 1942, non ho voi uto nemmeno la sistemazione di casa in Cesano. Mussolini doveva co– struire una città chimica perchè tutto ve– niva a pace: do\eva essere una cit– tà chimica di benessere della patria così si diceva, profumi e medicinali, ma allora era per materiale di guer– ra. Io, vedendo che si doveva costruire que– sta città e che c'erano molti lavori da ese– guire, obbligati la mia moglie, fresca par– torita del mio Salvatore, proclamando la mia volontà fra tanti amici di lavoro, di recarsi a questo Cesano per l'acquisto di una casa nella nuova città e per finire la nostra stabilità di famiglia a Grassano. Dato il ten1po invernale e l'epoca, e poco esperta dell'idea, mia moglie ha voluto aspettare la primavera per muoversi e mi ha raggiunto il 1° aprile 1943, prometten– do alla propria madre di non abbandona– re la proprietà in paese e di non aderire alla mia volontà ma di ritornare a Gras– sano per il conforto di essa madre. Tutta– via, avvenuto l'infortunio il 13 aprile 1943, che c'era pure mia moglie e i due maschiet– ti, per il disagio del mio infortunio e il mo– vimento di guerra mi è convenuto ritornare 1'11 maggio '43 a Grassano, quando la guerra era già in Sicilia e le due figlie femmine di tenera età erano abbandonate di custodia al paese. L'asilo infantile non è stato fatto e allo– ra l'arciprete mi fece l'affitto della casa, ma non mt ha voluto dare la copia del compromesso di vendita. La vita passata per l'infortunio a Cesa– no è un'altra storia. Ore 9, caduta da otto metri e mezzo dal fabbricato n. 1822 e ri– coverato istantaneo all'ospedale delle Assi– curazioni, via Monte delle Gioie, Roma. Ra– pido pres.ero i raggi e videro le fratture ai due piedi e alla colonna vertebrale e dis– sero che era frattura da schiacciamento. !\lesso a letto e operato, mi perforarono i calcagni e misero un tiraggio per n1olti giorni e fecero un apparecchio tutto di ges– so. Notificai sul quaderno del diario la tri- bolazione che mi dava il chiodo al cal– cagno destro. Il giorno 21 mi levarono il chiodo al calcagno sinistro mi ingessaro– no i due piedi, il destro con la punta in giù, il sinistro con la punta in sù. Stavo av\ ilito senza muovermi, non potetti resi– stere di essere coglionato così, mi feci co– noscere che ero Yivo al mondo e deformai ogni cosa <li gesso che avevo: tremavo di n1ettere i piedi a terra, volevo · la fuga, non n1i daYano largo volevo la questura a far Yerificarc gli apparecchi di gesso che n1i davano fastidio. L'avventura per a, ere la pensione è du– rata nove anni con esposti e proposte e dimostrazioni e n1olte spese di lunga cor– rispondenza. " Al "fo.linistero del Lavoro - Roma All'Istituto Nazionale per gli Infortuni sul Lavoro [n Agricoltura - Via Sol– ferino 1z. 15 - Roma A. S. E. il Prefetto - "lvlatera All'Istituto Nazionale Infortuni sul La– voro - Sede Provinciale di Alatera. Lo scrivente è l\1ulieri l\1ichele di Inno– cenzo nato il 13 aprile 1904 in Grassano (l\t1atera) ove risiede, il quale spinto da sta– to che fa pietà, come lo ha dimostrato tan– te volte alle Autorità del posto e come ha conferito proprio oggi, sia col sindaco che con l'arciprete parroco e con il comandan– te la stazione dei carabinieri, tutti uniti sul Comune ove ha chiesto di essere inteso, tanto che ha presentato a questi un pro– n1emoria del suo stato di vita che è la conseguenza delle ingiustizie sempre rice– ' ute, pro-memoria vistato regolarmente dal– le Autorità predette e che conserva ed è sen1pre visibile, in conformità ai suggeri– m½nti delle predette Autorità si riYolge al– le autorità in indirizzo e per il momento tratta il primo arg01nento, che concerne una ingiustizia ricevuta sul suo infortunio e pertanto si raccomanda affinchè venga rie– saminata la sua pensione con perequazione cd ottenga nè pit1 nè n1eno almeno il di– ritto che gli era stato riconosciuto, se non si ,,orrebbe riconoscere ancora meglio la sua reale posizione che merita un diritto an. cora superiore. Giusto nota n. 13+642 del 24 febbraio 1945, l'Istituto Nazionale contro gli Infor– tuni sul Lavoro in indirizzo - sede di Ro- 1na - allora a piazLa Cinque Giornate nu– n1cro 3 - gli con1unicava che per il suo infortunio sul lavoro ( << egli è grande in– ,·alido del lavoro regolarn1ente riconosciuto ed in possesso già del regolare libretto n. 19609 e del distintivo d'onore >>) gli era stata assegnata una rendita pari al 55 per cento sulla inabilità totale e per postu– n1i permanentemente residuati dell'infortu– nio subito. Difatti, cmne tale venne liqui– dato come da nota n. 1346.p. Senonchè, nonostante che nella data ci
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