Terza Generazione - anno II - n. 10-11 - luglio-agosto 1954

un termine di una diecina di mesi : ricordo anche il padrone, Raffaele Lombardo, tele– grafista, impiegato nativo di Brienza, che faceva mobilificio in piazza Liceo con ope– rai. Guagagnai modestamente cacciando la vita. Me ne andiedi via perchè l'aggravaro– no di tasse e n1ise chiusura: aveva messo la sega elettrica, io ero un fiduciario. E allora, era il I maggio, stando a spasso cre– demmo di andarci a fare un piccolo passa– tempo fuori Potenza sotto il ponte di Mon– tereale con vari amici. Eravamo sette per– sone, prendemmo una carrozzella in piazza Prefettura e la questura, sospettando una sommossa di =intifascisti ci pedinò. Come arrivammo a una casa conosciuta da un amico che teneva una ragazza che ven– deva vino familiare, un camion ci venne appresso: non ci fecero nemmeno scendere, ci portarono in questura. Gli altri, cittadini, tutti uscirono a mezzanotte dalla questu– ra, io forestiero no, per le informazioni, ma io ero all'oscuro di ogni cosa. Allora mi avventurai a Roma. A Roma ho lavorato in vari posti, nei tempi miei, che non potrei adesso tanto ricordare e segnalare. Lontano dalla famiglia e trascu– rato nello scrivere, ho avuto finanche una amante credendo in una sistemazione sulb località di lavoro, a Roma. Essendo che ero di tenera età, non maggiorenne, per spo– sare ci voleva il consenso dei genitori e quelli non me lo davano, ma tanto anche l'amante era cattiva e la lasciai. Essendo un tipo libertino di gioventù, l'ho conosciu– ta per trami te di una famiglia dove io abitavo e dove lei veniva. Avevo il letto in affitto in questa casa e capitava di parlare con lei: le amicizie si penetrano giusto nel parlare era una bella donna formata, ma gli andamenti ( 1) non erano che potevano seguire la mia c01npagnia, benchè le avessi fatto la pro111issione di sposarla dopo tre anni di età matura: a 25 anni. Non mi se– guiva bene, tanto è vero che una volta che s'incontrò con un mio fratello maresciallo dell'esercito (che partito da Foligno, aveva cercato di trovarmi a Roma e anzichè tro– vare prima me, aveva trovato prima lei) lo calunniò dicendo che mio fratello voleva agir~ con lei. Lei era poi di mala abitudine, bazzicava tutte le settimane il Monte di Pietà con la roba mia e io il sabato l'an– davo a riscattare; ma aveva la tattica, per– chè la domenica mi dovevo vestire, e il sa– bato io portavo la paga. Dopo sei mesi con– vissuti assieme tutto finl e il mio principale Fiorentino Urbano primo anarchico, soffe– rente anche lui di dispetti di mantenuta, mi portò a lavorare a Ciampino: -. Basta, con quella non devi bazzicare -. Era mae– stro di mestiere e di buone idee, era il pane dell'amicizia. L'anarchia non l'ho rac– colta come idea chè a quel tempo non ero applicato alla politica. Fiorentino era il primo uomo politico che incontravo, massi– mo contrario alle ingiustizie, a noi ci trat- BibliotecaGino Bianco tava bene, ci stimava. Più di tre anni con lui. Il 1928, alla fine, mi ritirai a Grassano con poch_i soldi. Mi misi bottega da fale– gname, feci furore e mi sposai il 1930, nel febbraio, perchè c'erano nuovamente di– verbi nella mia famiglia che mi invidiavano avendomi visto di avvantaggiare. Anche n1ia moglie era malmenata in famiglia, lei contadina: credemmo di unirci e da allora i prodotti di campagna non li abbiamo mai abbandonati, con buona volontà unita. Mia moglie ha avuto degli appezzamenti di terreno di sua proprietà, un tomolo e un quarto, che era seminativo; noi l'abbiamo sempre seminato, giusto la richiesta della località, maggese prima e seminativo dopo, e lavorato di propria mano. In più ho se guito la ricorrenza antica del fitto, pren– dendo in fitto le terre di altri proprietari in altri posti e coltivandole a legumi. C'e– rano i proprietari e anche certi affittuari che chiedevano a me di seminare e zappare la terra per legumi - tutto il lavoro a ca– rico mio e poi divisione a metà - perchè loro non riuscivano a sopportare tutte le pese di lavoro e sono stato sempre in mezzo a queste coltivazioni leguminarie arrivando a fare in fitto fino a due, tre to– moli di terreno. Mi incoraggiava mia moglie con la sua piccolissima proprietà e così mi sono sempre disteso nell'agricoltura che è il pane più sicuro, e nel 1934 ho avuto la piena volontà di comperarmi finanche un somaro. Con le amicizie avute mi sono ac– canito alla sentina, aiutato in questo perchè ervendo la casa del commendatore Enrico Materi, grande proprietario, in qualità di lavoratore in mestieri di casa e di cam– pagna, lui affezionato della mia attività, ha disposto nella sua proprietà e al suo am– ministratore di farmi fare per più anni ,tre tomoli di sen1ina: la sincerità è questa per l'aiuto avuto. Tutti i lavori a mano erano fatti da mc con la famiglia. Nel 1940 avendo avuto la quietanza per la piena proprietà degli ap– pezzamenti di terra di mia moglie io ho cercato di edificarli in vigneto e alberati, maggiormente affezionato all'olivo, che ne tengo già olivi di frutto da me piantati. Anno per anno mi è seguitata l'affezione del mio lavoro in campagna per costituire il vigneto con piante varie dei' bisogni di casa : mandorlo, fico~ ciliegio. Continuai a fare il falegname molte v,olte si, altre volte no, perchè il mestiere non rende, rende a chi ha dei favolosi capitali. Io stavo sempre esaltante, tutti gli anni ho fatto i salti miei chè non mi è piaciuto mai l'ambiente di queste terre misere. Al– lora me ne andiedi in Africa all'avventura scritta in questo documento dettato a un maresciallo. « Io sottoscritto Mulieri Michele di I~ nocenzo e fu Calabrese Maria Lucia nat > a Grassano (Matera) il 13 aprile 1904 ivi domiciliato, proveniente dalla ditta Genio militare Addis Abeba, giunto al campo il 26 luglio 1939 per rimpatrio a domanda, espongo al Comando del campo alloggio di 1ai Habar quanto appresso: Sono un riformato della classe 1904, non appartengo ad alcun partito, solo i crit– to ai sindacati agricoli e falegnami del m10 paese. Scoppiata la guerra i tal o-etiopica, per questioni di famiglia chiesi ripetutamente di poter venire in Africa come operaio e anche come soldato. Non essendo iscritto al P.N.F. non mi fu possibile poter venire in qualità di operaio e allora chiesi ed ot– tenni il richiamo alle armi e fui incorpora– to al 16.0 Fanteria di Cosenza il 10 dicem– bre 1936. Dopo un mese di permanenza al 16.0 Fanteria fui trasferito alla 6.a com– pagnia Sanità in Bologna con la q·uale presi imbarco a Napoli per l' A.O.I. il 18 aprile 1937. Sbarcai a Massaua il 28 successivo e col mio reparto sanitario fui destinato ad Addis Abeba 2.0 aliquota Magazzino sanitario di corpo d'Armata. Quivi pre– stavo servizio 1n qualità di falegna– me e percepivo il comune assegno giornaliero di L. 5 +0.75% d'indennità di la– voro. La mia famiglia in Italia percepiva regolarmente il sussidio. Verso il mese di settembre-ottobre chiesi ai superiori u11 con– siglio per far venire in Addis Abeba la mia famiglia ma, siccome ero militare, mi ri– sposero che era impossibile. Nel febbraio del 1938 accettai l'interpel– lanza del Comando di essere trasferito nel– l'azienda agricola. Questa interpellanza fa– voriva il mio desiderio qual'era quello di farmi raggiungere dalla famiglia 1n co– lonia. ì\1a nessuna risposta. Nei primi di mar– zo del '38 scrissi ed inviai a Donna Rache– le Mussolini un'istanza con la quale chie– devo una definitiva sistemazione in Afri– ca. In seguito a tale istanza fui smobilitato il 28 aprile 1938 ed assegnato all'Ufficio centrale Genio militare con sede in Addis Abeba. Chiesi il contratto di lavoro per la durata di anni due, onde potermi far rag– giungere dalla mia famiglia, ma non l'han– no voluto fare asserendo che non potevo farlo. Vi ho lavorato fino al mese di ot– tobre e non ave.ndo ottenuto la richiesta me ne andai per mio conto in cerca di laYoro in altre ditte. Assentatomi di mia iniziativa dal Genio militare venni a trovarmi disoccupato, e siccome avanzavo delle con1petenze scrissi al Comando varie lettere per essere defi– n1t1vamente liquidato. Il sig. colonnello Riccardi imbattutosi in Acidi Abeba, per pura combinazione con n1e, mi portò in macchina in ufficio, telefonò a un brigadie- (1) il suo comportamento. 17

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