Terza Generazione - anno II - n. 10-11 - luglio-agosto 1954

etici perchè si abbia l'unità e l'oniogeneità dell'uonio, con– formemente alla propria essenza. Solo in tal modo si avrà una concreta unità uniana, dotata di pienezza di vita e di sviluppo, in cui i vari abiti possano trovare il loro proprio e totale esercizio. Se dunque gli abiti che la tradizione greca e cristiana ha generato nell'umanità italiana si trovano presenti nel le grandi componenti nazionali secondo l'ordine prima detto, l'ordine di pienezza dell'umanità italiana non può consi– stere che nel pieno ed integrale riferimento degli abiti pra– tici settentrionali agli abiti teoretici ed etici dell'umanità 1neridionale; in tale pieno riferimento gli abiti teoretici ed etici deil'umanità italiana, frutto autentico e proprio della tradizione greca e cristiana, possono trovare la maggiore esplicitazione della loro antica riposta virtù, e gli abiti pratici farsi capaci di dar vita ad un ordinamento civile in cui sia eliminata la contraddizione tra il mondo inte– riore ed il mondo esteriore, tra il mondo della verità, della moralità, della religione ed il mondo della prassi, della politica, dell'econo1nia. Questo significa cioè affrontare il nodo torico essenziale del niondo nioderno e della sua es– senziale contraddizione con la tradizione greca e cristiana; quel nodo che in senso oppostJ il R-inasciniento e la .Ri– forma, A1 achiavelli e Lutero hanno generato e dinnan.zi a cui, no':2a caso, si è avuta la crisi e la caduta del signi– ficato universale della nazione italiana, indissolubilmente legata alle sorti della tradizione greca e cristiana del suo popolo. In ultima analisi, il senso profondo della vocazione na– zionale italiana non può essere che quello di rendere vivi e storicamente operanti i valori della grande tradizione che l'ha generata nel grande sviluppo moderno: qui sta la chia– ve del suo organico e vitale inserimento nella civiltà eu– ropea ed il senso del suo valore universale. Ne resta così accentuata, con delle conseguenze che oggi non possiamo ancora intravedere, lo strettissimo collegamento degli abiti pratici nazionali con gli abiti teoretici ed etici che hanno staticamente conservato presente in mezzo a noi la tra- dizione della civiltà greca rigenerata e vivificata dalla Chie– sa cattolica. Si domanderà perché si attribuisce agli abiti teoretici ed etici del Sud questa capacità di conservazione della grande tradizione in un rnodo e con un titolo diverso, ri– spetto agli abiti pratici del Nord. . La_ ragione sta nel fatto che appunto la grande tradi– zione aveva generato verità teoretiche e abiti morali, ma mai era riuscita a fondare una prassi sociale e un' organiz– zazione politica ed economica: il mondo 1noderno nasce conie tentativo di andare oltre su questo punto, ma a prezzo della negazione delle conquiste e dei valori della tradizione. Per questo i valori della tradizione con il loro essen– ziale limite, potevano essere conservati solo in un'umanità particolarmente legata ai problemi :t.eQreti.ci. ed eJici piui.– tosto che a quelli economici e politici. Il m,ezzo di questa fedeltà è la stasi, come il prezzo del teniaJivo moderno di superamento è stato il disordine e l'anarchia. Il problema che oggi esiste e che qui si pone è di ri– p~endere l'istanza moderna in termini di sviluppo e non di antitesi della tradizione. BibliotecaGino Bianco 5. - Si è precedentemente aff erniato che gli abili t.eore– tici, etici o pratici, ineriscono alla umanità e non costitui– scono soltanto un patrimonio di nozioni, di costumi, di tradizioni: sono quindi essenzialmente una realtà viva, ca– pace di sviluppo e di pienezza, in cui solo l'insieme dei resti del passato può ritrovare significato e rivivere. I depositari degli abiti sono tutti gli uomini .figli. di quella tradiz1·one e di quella storia e non esclusivamente gli intellettuali ed i politici. Anzi (quando essa sia in si– tuazione non espansiva) i vertici della società, proprio per la necessità di una serie di relazioni e contatti esterni, fi– niscono facilmente per subire un processo di assimilazione semplice ad altre civiltà in stato di espansione e quindi un sostanziale deterioraniento. Ora la società meridionale è una società in stasi, sotto– posta per di più alla presenza ed all'intervento della so– cietà nioderna, del settentrione: ed in essa appunto si è verificata una certa " settentrionalizzazione " _come cultura e conie nietodo d'azione, dei quadri intellettuali e politici. Anzi, questo è oggi il prezzo necessario da pagare po– sti l'incorporamento della società meridionale nell'ordina– mento 1noderno della società più progredita, per diventare " quadri " dirigenti della società. Ne viene che l'unico punto in cui la tradizione antica ed i valori umani e ciml1:che essa ha generato possono ~s– sere autenticamente conservati a prezzo rlella stasi totale, è quello dei contadini. Questo è stato possibile grazie so– pratutto al rapporto non niediato e sfruttatorio, ma diretto e totale che essi conservano con il lavoro e con la terra, che li pone per principio in una giusta condizione umana, realmente coincidente con il livello storico che la civiltà uniana ha effettiva1nente raggiunto. E' questa condizione di assoluta " non evasione'' alle reali difficoltà ed ai reali 13

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