Terza Generazione - anno II - n. 10-11 - luglio-agosto 1954

Questo porta conseguenteniente a dire che i contadini nzeridionali fanno parte della storia e sono un 1notnento integrante ed ineliminabile della civiltà europea. · . l\Ia se questo è vero, non ci può essere autentica e Yalida civiltà europea, senza l'apporto integrante ed in– fungibile dei contadini meridionali italiani (così come di quelli spagnoli, greci, ro1neni, di tutte le formazioni sto– riche nate dalla civiltà greca e cristiana ed escluse da un contributo originale e sostanziale alla civiltà europea mo– derna): non può quindi accettarsi la tesi di una attuale completezza ed organicità delle istituzioni civili europee: Conseguenten1ente, il rapporto delle zone europee d1 civiltà tradizionale e di quelle di civiltà moderna va posto in termini diversi, da quelli oggi vigenti, in termini cioè che tengano conto che esse sono parti di un tutto, sostan– zialmente, anche se potenzialmente, organico, e che quin– di il rapporto proprio tra di loro non può essere di assi– milazione della prima alla seconda, ma deve invece essere un rapporto di vitale integrazione Jra di esse. - Sicchè concretarr1ente il problema che oggi si pone di– nanzi al nostro Paese è quello di rifondere le sue parti in una forma superiore di civiltà umana e di convivenza nazionale, in cui siano annullate l'impenetrabilità e l'an– titesi che oggi contrappongono le componenti sostanziali della nazione. - 4. - Abbiamo con ciò escluso che la via st.Qrica.del nostro Paese sia quella che oggi le forze politiche doniinanti in– dicano e che passa per l'assimilazione del Sud al Nord: e conseguentemente aff er1niamo che la realtà del Paese è 1natura a strade totalmente nuove che l'impegno e tini– ziativa degli italiani dovranno costruire. La ricerca di queste nuove slrade non può fondarsi che sulla comprensione della natura e delle vocazioni delle va– rie componenti etniche e storiche del Paese che la storia passata e le tensioni presenti ci rivelano. Al centro di que– sta ricerca sta appunto il problema di coniprendere la par– ticolare vocazione e funzione delle regioni merirlionali. del nostro Paese. E' fin troppo noto il pregiudizio che corre attorno a queste regioni, pregiudiz,io di cui il libro di Levi, per quanto pervaso da un senso di simpatia umana, è esso stesso testimone. Se la presenza rii una grande civiltà si nianifesta nel settentrione nella co1nplessità e nell'elevato grado della organizzazione econon1ica e politica, co11ie si manifesta questo nel Sud, dove le insufficienze dell'organizzazione econoniica e politica sono così 1narcataniente evidenti? Qual' è il niodo particolare in cui la tradizione della grande cultura greca e cristiana si nianifesta nel niodo di vita del popolo del n1ezzogiorno? Se il gùulizio coniune contesta all'uomo del niezzogior– no capacità di organizzazione econoniica e politica, è largo invece nel riconoscere ai szngoli meridionali delle " quali– tà personali" di ingegno, vivace e profondo, di unzanità calda e sentita, di capacità di sopportazione e di adatta– mento non co1nune. Il giudizio comune non· approfondisce, evidentemente) questa inipressione, nop ne cerca le ragioni o le cause: seni mai si richiama generica1nente alla natura. In sostanza, queste doti meridionali non sono senipli- ibliotecaGino Bianco cemente un prodigo dono della natura (quale dote umana può essere soltanto questo?) ma il frutto di niillenni di tradizione, di cultura, di storia. Se guardianio più attentaniente le doti che il giudizio coniune attribuisce ai nieridionali, vedianio che la loro caratteristica è di riconoscere ad essi doti che ineriscono strettamente alla persona, doti immanenti in essa, e che in essa si riconoscono, mentre le doti ricono~ciul.e ali/uomo di cultura 1noderna ineriscono essenzialmente a/l' operazio– ne esteriore ed in quella si riconoscono. Ora appu111.Q i& doti che si compiono e si riconoscono nell' aJJivi.Jà inima– nente della persona sono appunto il giudizio teoretico e l'atteggiamento etico, che ordinano la persona alla totalità del vivere e non fondano invece di per sè, senza l'inter– vento degli abiti pratici, alcuna operazi.Qne esJ..eri.orede– terniinata. Senza il giusto abito pratico, non discende di per sè da un giusto abito teoretico ed etico la capacità di una giusta operazione; pur essendo vero· (ed abbia particolare significanza per riferimento al pro blenia che andiamo di– scutendo) che la perfezione dell'esercizio dell'abito pratico e dell'operazione sia indissolubil1nente legata al pieno eser– cizio di un giusto abito teoretico ed etico. Per questo di per sè le manifestazioni di un parli.colare abito teoretico od etico si manifestano come doti imma– nenti e " personali " dell'uomo e sono del resto appunto doti di questo tipo che il giudizio comune attribuisce in modo eminente all'uomo del mezzogiorno, unitaniente ad una totale separazione di esse dagli abiti pratici conseguen– ti. La tradizione civile greca e cristiana ha così operato in modo niolto diverso sull'italiano del nord e su quello del sud: laddove nel pn:mo ha generato nuovi abiti pratici, nel secondo ha generato nuovi abiti teoretici ed etici. Nel Nord, come in tutte le zone di tradizione moderna, è nata dunque una nuova organizzazione civile, economica e po– litica: nel Sud inv<'ce la cultura trad1:zionale ha generato delle qualità uniane imnianenti nella vita personale degli uoniini. Nell'uno e nell'altro caso, l'esperienza storica, cul– turale e civile, pre-cristiana e cn'stiana, ha dato una propria conforniazione alla natura degli uon1ini, sì che l'effettiva potenzialità degli abiti teoretici, etici e pratici non è misu– rabile dalle loro attuali manifestazioni, per eh è inerisce allo intimo della natura stessa dell'uomo. Gli attuali li1niti nati dalla separazione delle fonda– n'Len·tali . a~~it~tdin1·nazionali_,_sono dunque per principio trascendibili. in una nuova sintesi umana. Ritorna qui in termini diversi il problema dell'integra– zione tra l'umanità 1noderna del settentrione e l'unian1-tà tradizionale del mezzogiorno, che è il centrale problema ed il fondan1entale compito uniano e nazionale che sta . . . . oggi innanzi a noi. -~bbian:z,~ detto prinia che la pienezza di esercizio degli abiti prat1cz è fondata sulla pienezza degli abiti teoretici et etici a questi corrispettivi: infatti l'abito teoretico ed etico orienta l'atteggianiento dell'uomo verso l'essere e la vita in universale, nientre gli abiti pratici orientano l'uonio a un fare determinato dalla particolarità dell'oggetto cui si rivolge: gli uni perfezionano l'uonio in sè, gli altri l'uon10 per rif erùnento a ciò che è oggetto, fuori di sè. E' dunque l'insie,ne degli abiti pratici che deve essere posto o ricondotto sotto la legge degli abiti teoretici ed

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