Terza Generazione - anno II - n. 10-11 - luglio-agosto 1954

errore radicale; la liquidazione delle speranze del dopoguer– ra ha rivelato al nostro attivo le voci di una più autentica unzanità: qui nella letteratura, nel cinenia e nelle arti figu– rative si è cercato con maggiore spontaneità di ritrovare la in11nagine dell'uomo e il senso della sua storia; qui forse si è letto di p1·ùe 1neglio. Grazie a questo l'Italia di oggi appare onnai effettivanzente europea e non ha più bisogno di nzediazioni per inserirsi positivanzente nella storia 1non– diale. J_,a partecipaz1·one a due guerre 111,ondiali,conie 'Ìl peso politico deterniinante da essa avuto in alcuni mo– nienti della storia conteniporanea per quanto malaniente sfruttato, hanno dato infine all'Italia coscienza di una crisi, p-iù anzpia di quella nazionale e del valore rappresentativo di questa. Poichè, in realtà, i problemi italiani hanno un valore solutivo di portata mondiale. Basta elencarne so1nniaria- 1nente qualcuno: coesistenza della civiltà premoderna del– le aree depresse e della civiltà che va da Galileo ad Ein– stein, rapporti tra la Chiesa e lo Stato, e la Chiesa e le masse; esigenza di rico,nporre intorno al sussistere stesso dello Stato il consenso unanime dei cittadini: necessità ur- gente ed ineludibile di qualificare nella direzione storica della vocazione nazionale la comunità piegata sotto il du· plice peso del fallimento del fascismo e della crisi della democrazia; sopravvivenza di una vita di provincia (e quin– di di una cultura di provincia) sempre maggiormente mi– nacciata, è vero, ma tale ancora da assicurare all'Italia una situazione di vantaggio rispetto ad altri paesi di Europa dove la provincia è stata compressa ed infine annullata; disoccupazione da una parte e dall'altra estremizzazione della classe operaia; ed infine da parte della nuova gene– razione richiesta più che altrove pressante di un'iniziativa e di un ruolo al livello dei tempi. Dalla sussistenza di tali condizioni ci sembra comprova– to che all'Italia è assegnato un ruolo che va molto oltre le ipotesi risorgùnentali, conie da altre recenti. All'Italia, pun– to d'incontro tra mondi diversi, teatro dei più audaci con– trasti, spetta lo svolgimento di una missione universale che restituisca ai valori consunti della nostra civiltà il contenu– ta umano da essi perduto, conciliandoli con quanto ancora esiste di ant1·co e di genuino. LUDO VICO INCISA La e le radice proprietaria dell'epoca moderna tesi de << L'o Spettatore italiano >> La pos1z1one dello « Spettatore Italiano », nelle sue tesi e nei suoi giudizi, è senza dubbio assai singolare e signi– ficativa; esso parte infatti da un'attenta e acuta indagine dell'attuale realtà politica nelle sue divisioni e contrappo- izioni di parte per cercarvi elementi e possibilità di ricom– posizione delle fratture e dei valori di superamento delle loro reciproche chiusure che li rendono l'uno all'altro in– comunicabili. Esso indirizza questa sua ricerca verso le tesi che siano determinati vizi delle istituzioni giuridiche, e specialmente del regime attuale della proprietà privata, che riducendo l'iniziativa e l'inventiva privata « e così il vero lavoro ... ai soli proprietari-imprenditori» (1), blocca il processo di sviluppo storico impedendo che « quanto ... è inventivo, personale, privato e libero possa svilupparsi appieno, e così fruttificare e risolversi in una più ampia e più alta produzione in tutti i campi » (2). Tale posizione testimonia l'esigenza prof onda per una nuova politica di ricomporre i valori racchiusi e frantu- 1nati nelle parti stesse per superarne la frattura. Identificare il nodo storico centrale della crisi mondiale nel soffoca~ mento dello sviluppo delle attività umane, e dunque della creatività dell'uomo, significa riconoscere che le chiusure e gli errori di fondo che lacerano il mondo attuale si pos– sono risolvere solo restituendo all'uomo la sua via di svi– luppo, dandogli la possibilità di esplicare le attività oggi comprec;se ed escluse dal sistema sociale. ibliotecaGino Bianco Ma, a ben guardare, per lo « Spettatore» tutte queste ri– cerche s'incentrano in una tesi prospettata come solutiva: cioè che siano detenninati vizi dell'ordinamento giuridico, e in definitiva del regime cli proprietà, la causa dell'impe– dimento dello sviluppo e quindi l'origine delle divisioni e contraddizioni del mondo odierno « ... Dinanzi alla ne– cessità della completa critica di noi stessi e di un nostro rin– novamento altrettanto completo, si è riportati così alle ra– dici della nostra storia europea. Poichè è evidente che in quelle radici sono annidati quel male e quel morbo co– mune, che sono al fondo della crisi e dell'insufficienza di ogni singola società nazionale, che alimentano, in gene– rale, le inadeguatezze e le contraddizioni del sistema so– ciale nel suo complesso, che si ripercuotono e si riverberano nelle incomprensioni e nei conflitti fra gli Stati e fra i sistemi di Stati, e che più volte su queste pagine abbiamo cercato di identificare e di definire in quelle forn1e parti– colari delle istituzioni giuridiche e, in ultima analisi, della proprietà, le quali, come sono alla base della moderna storia civile europea, così pure sono all'origine di ogni esclusivizzazione e di ogni chiusura, ed insomma di ogni autosufficienza arbitraria e prevaricatrice )> (3). (1) Cfr. << Lo Spettatore italiano » anno VI, n. 5, pag. 214. (2) Id. pag. 216. (3) Cfr. Spettatore - anno VI, n. 2, pag. 57.

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