Terza Generazione - anno II - n. 8 - maggio 1954

La • questione pregiudiziale Si è già affermalo SH queste colonne co- 11te il ' capitale unwno ·,, le capacità in– vc,ztive della generazione, 1na con essa di tutto il Paese, siano oggi senza inipiego di sorta, non riescano ad essere combinate produttivarn('11te, ad acquistare valore e si– gnifìct1to economico L'aver fatto quel rilievo e l'cwer catego– ricamente posto q esto problema, irnplica ,wccssariamcnte che ci poniamo ora una do1na11da. Ai giovani italiani che vogl'iono i111 /Jegnare tutta la loro vita nei proulenii di dir.e'"'ionc della storia, che non vogliono cioè rinuuciar<' ad una funzione intellet– tuale collegata concrctament~ con lo svi– luppo della storia, a questi giovani che al– ternative offre il nostro Paese? La doman– <.la, che si r ·solve spesso in una dichiara– zione di impote-nza, non è tuttavia oziosa nè evitabile a una ri ista come T. G., che è nata (~ vive /Jer questo problema e vuole 'I' atJpresen tare tra i giovani un punto di ri– i rovamento e di co.,cie-nza contro tutte le assrgnazioni e le e asioni. !)abbiamo allora prima di tutto consta– tare che ·il nostro Paese non offre, a rigore, che una condizione di sradicamento: tutti i pJo •ani vengono nicno nell'attività di dire– _ioue della storia, e ogni loro operazione culturale o politica risulta continuamiJnlt e con un ruoto di sempre 1naggiore eviden– za e gra ~tà ( come si è detto su 1'. G. fin dalla Presentazione) del tutto inefficace, perchè la cultura a loro disposizione è ra– dicalniente insuffìcient ', non solo a pro• muovere lo sviluppo delta realtà storica che essi hanno di fronte, nia addirittura a comprn1dere i problenii e le tensioni che la crisi /1ontj oggi a lutti gli . uomini. Lo sra– dica mento è la condizione umana a cui conduce tutta lu cul!ura contemporanea. h tal 11iodo la nostra. condizione, parte– cipe rfr•lle sprranzf' d ,z 'umanità, è tuttavia 11/.onca di ogni contenulo di azione effet– tivaniPn te voi Lo a dirigere la storia; con gru issirn<' lentazioHi scettiche e nihilisti– cluj. Così noi assistia nw continuamente alla di.,occupazion ~ qualitativa dei giovani, alle loro tensioni, alla loro moralità, al loro dt'siderio di un cornJJortaniento nuovo, che i;i consunwno i11utilmente. Lo sradicamento porta tutte k esigenze di sviluppo del a generazione a "anificarsi. in altri termini siamo di Jnn1te alla perdita delle voco– zfon.i, peggio, all'impossibilità che la vocc;·– ::iont' di ognuno 5i espliciti, si 1nanifesti ·in , if erÙJJ<'n lo ad ltll oggetto. Quesla condizione non sarà mai a suf– ficienza de11unciata nell'Italia di oggi, quan• do lrttle f<, f onnule culturali esistenti, pe7 dignitosf' rhe siano, oflrono alternative sra– dicanti, e quando non si opera una decis(J', pre»·a di coscienza dei terniini reali dellu. nostra condi ione. Ne è del resto un sin– tomo n falto che in Italia La scoperta di ibliotecaGino Bianco Simone lVeil - come risulta anche dal suo Enracinemcnt - ha destato solo q1talche cu- rio. ità, e non l'occasione ad una riflessione vera e fJropria sulla cultura della tradi– zione europea, incapace in niauiera così radicale a porsi e a 1'isolvere i fYYoblemi dell'u11ianità. E ci si è più sofferrnati at– torno a certe sue soluzioni o a certi suoi tentativi di vita e di cultura, che attorno al problenia che la sua vita e la sua cul– tura procla11iava110. Così oggi la nostra generaziouc può con– tinuare ad illudersi di ubbidir alla storia, se accetla di operare dentro le esistenti f or– mule culturali, che conducono inevitabil– mente alle dùnissioni di fronte ai proble– nii reali. Siamo continu01nente di fronte ai giova ni che si illudono di trovare la strada del loro sviluppo di uomini e con questo la strada della direzione della storia nell'ap– prendimento di una tecnica ( e qu~1nto non fo abbia1no spe1'i11te11tatoanche noi?). E fos– se solo un fatto adolescenziale. E' spesso l'esito della disperazione. Quando si è con– sia~ato che i tentativi per un ~11tpegno che portasse a condizioni di maggior vita jJer itttti falliscono, allora, poi hè l'uomo no11 si rassegna alla pura vita fisiologica, egli è tentato di q1talificarsi nel c1on1tlo d,•lle no– zic11i tecniche, nell'esercizio cli un mestiere che pone solo i problemi tecnici (che in definitiva non assolvono nepf;ure a questo scopo in quanto non vi è tecnica se disgiun- ta da una prospel tiva sto1·ica e urnana ). Que– sta non può essere in ultùna analisi che la via diretta unica,mente all'individuale lucro. Ed è soluzione e illusione che anche in que– sti mesi tanti giovani cattolici e giovani lai– cisti, tanti oJJerai e contadini d i paesi che conosciamo accettano o subiscono. In essi la tensione morale si spegne o va vani– ficata. Di fronte a ciò la situazione non JìuÒ offrire che .p.oco impieghi messi a concorso. E sono queste I<· alteruative più digni– tose che la cultura ufficiale perm~tte o sop– lJOrta. Chè quelle di coloro e/te si ritengono cutosufficienti nel patrimonio di idee e di azioni possedute sono massirnarnente illuso– rie. E' certo l~illusione più 11iacroscopi– camente pericolosa perchè of!re ar;li occhi di tutti un irnpegno preciso. Nla bisogna 'misurare se in questa coscienza e in (fHfJ– sto i-mpegno siano non solo conservate ma accresciute le capacità umane e inventive dei giovani. oi sfanio convinti, fJer quanto possa sernbrare cmnpatta questa morul ·ià, che anche in questo caso le capacità più v re dell'uomo vengono umiliai~, e a!la fine uccise. Condizione di sradicamento: 1w11 possia- 1no che partire da queste constatazioni, e certo continuere1no a chiarirle come già si fa in questo nun'iero nei loro termini sto- rici-umani e culturali. \1a se questo è ne, cessario dir<·, no11 lo è lanto per descrh:ere uua situazione q1ta11 to per cercare di /Jorr, tutta la gcncrazion • di fro11te al suo pro hlenu,, che è quPllo di unirsi, per trovare una 111,isura di cornporlamenlo tale che le Jn·rmctta di vi'l.·cre e di operare da uomini. Ed è qucsLo il problema pregiudiziale p r risolver~ i proh] 11 i teorici e 1 più imme dialc necessità della pratica. Bisogna uscire dalla corru.tion ", a czà porla necessarimnen te Lo sradican1e1ìto; bisogna che i giovcmi non si rassegnino, che di fronte alle illtt– sioni del « far qualcosa » o del « non dè più niente da far(' » reagiscono. E' quest11 incapacità che oggi /ntò corronipere tutti. 1a sarebbe ancora illusorio credere chf' se ne possa uscire in modo spontaneo. Noi cre– diamo che la prima condizione a questo 1wo– vo cornportamento morale stia nel collegare le nostre tensioni al p,roble1na dello sviluppo, non int so in senso meram nte tecnico-eco– no11iico ma in senso tota/men te u mauo; col legarle in modo da sentirci ùnpegnati a che OK"ni uomo no,, muoia, nia tu/ ti tro– vino i 111odi p,,r nwggiori fJossibilità di vita E' dunque il fatto stes. o di p6r i il prJ– bl nr1 dello sviluppo che ci obbliga immc– diarnm 'ntc a porre il problema della rno– r,11 ità. E il problema di una necessaria crescita niorale per tutti. Lo sviluppo della storia <' della natura infatti, se non avviene spontaneisticanie11tc, neppure a'l-''z:iene mec– ca11icamente, per chiarimr11to di concetti e a/1plicazione di forze qualsiasi. Potremo ave– re trovale anche tulle fr, soluzioni teori– che e pralich , senza per questo risolvere nulla: per risoh:crc à n,,ces.fr1ria una mo– raliTà, diversa dalla corruzione esistente, ap plicala al punto git,sto~ concretamente: lo sviluppo unimw di tutti. f>C!T questo siamo perplessi e addolorati di fronte a posizioni di pura perdita che mic;ora troppi giovani non sanno abbandonare: le posizioni della pura tattica politica o delL'evasione tecni– ca o della disjJ<'raziolle ùwttiva; a tante po:izioni scoperte o taciute di scetticismo, di mirtore o rninima /ìducia nell'11,omo, dz evidente chiusura della vita morale di ogn1t- 1iu. Noi non abbimno chiare e facili forrn11• te. Nla diciamo: s ·( mo uniti, continuiamo a ttnfrci nt1or110 a questa inelu t/a/;ile fo– Lica; cerchia mo e poniarnoci i proble., reali, non nascondiamoci la corruzione e neppure le grandi capacità che abbiamo, co• 111(. uoniini, di conti111ul111e-ntee ininterrotta– m nte desiderare e inventare e operare: ap– /Jlichiamo qu sie caJ;acità, impegn1111doci, 11011 per l'individuale lucro n1a per la vita e lo svil'up/10 della vita di Lutti, uei reali p1oblemi della nostra condizione. CLA DfO LEO ARDI

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