Terza Generazione - anno II - n. 8 - maggio 1954

sibilità di occupare territori dove sostan– zialmente permangono le stesse condizioni di vita dei territori originali, tutto va bene. l\Ia quando questi non bastano più, - e d'altra parte la difficoltà tecnica della messa a coltura delle colline esigeva ca– pacità civili e sociali che essi non pos– seggono - i Sanniti sono costretti a scen– dere nelle pianure ». Allora quelli che grosso modo gravitano sul versante tirre– nico e premono sulle pianure agricole della Campania, si sviluppano principalmente co– me coltivatori; quelli invece che gravitano sul versante adriatico e premono su pianure poco fertili m·a naturalmente complemen– tari ai boschi delle montagne originarie, sviluppano la pastorizia. Nasce così la transumanza. Anche se i pastori possono risalire dalla pianure, il centro civile della loro vita è ancora sulle montagne o almeno sulle alte colline. E' solo più tardi - quando gli Italici sono sconfitti, distrutti come nazione e ridotti in modo sostanziale di numero e costretti a limitare la loro vita a n1odi privi di gran– di ambizioni -, che si inizia il disbosca– mento e la forzata messa a coltura di nuo– Vl~ terre con quei fenomeni di dissesto, conseguenti ad una tecnica primitiva e a difficili condizioni sociali, sui quali ci sia– mo già soffermati la volta scorsa. Allora anche le colline appenniniche me– ridionali abitate (la massa maggiore dei territori restano però a quell'epoca coperti d1 boschi) entrano nel circolo chiuso dello spopolamento e dell'esaurimento del suolo, entro il quale riesce ad affermarsi solo la pecora. A quell'epoca la montagna rimasta libera è di nuovo utilizzata dai greggi, che questa volta però muovono dal lati• fondo di pianura, a testimonianza della potenza dei proprietari romani. La tecnica agricola antica Sarà certamente chiaro che per la crisi di trasformazione dell'agricoltura nel Lazio c; siamo basati prevalentemente sulla tes' dell'esaurimento del suolo. E questa tesi ci pare valida anche per il resto delle pia nure del Mezzogiorno, in modo prevalente per quella campana (7). Ci pare dunque opponuno fennarci a valutare le princ. pali critiche che ad essa sono state mosse. La tesi dell'esaurimento del suolo sta alla base dell'interpretazione storica dcl Frank. Ad essa sono state fatte molte cn~ tiche: pii1 che quelle di tipo storico ba sate su citazioni di fonti che per la loro parzialità o singolarità non chiudono la questione, c1 sembrano interessanti alcu– ne osserva7ioni storico-agronomiche del– l'Oli va (8). Questo autore discorda dalla tesi del Frank perchè ritiene che in gene– rale non si possa parlare di esaurimentc, delle terre vecchie grazie al continuo ri fornimento degli elementi minerali dal sot– tosuolo, tranne l'azoto che viene reinteJ grato dall ·atmosfera (9). Ma lo stesso auto– re, dopo aver espresso questi concetti agro– nomici basilari, finisce per portare argcJ n1enti alla tesi dell'esaurimento e per rico– noscerla in parte vera, per i luoghi e l'e • poca esaminati dal Frank. Per cominciare, i punti deboli dell'agrl– coltura romana erano infatti l'assenza del rinnovo nella successione agraria, l'insuf J fidente reintegrazione di azoto per il re– gin1e climatico mediterraneo e l'erosione del terreno dovunque il suolo abbia scarso spessore o tenda a smottare per la sua co stituzione fisico-chimica (10). Buona parte del suolo italiano subiva allora queste azio– ni distruttive, così come, sia pure in mi– sura minore ma ancora cospicua, le subi– sce anche oggi: sono queste azioni ad an– nullare la reintegrazione della fertilità do– vuta alla natura e all'uomo. Quanto al– l'azione dell ·uomo basta però ricordare al– cuni fatti per rendersi conto della sua in– sufficienza: nel Lazio ad esempio, per un mutamento economico-politico, la divisione della terra determinò l'abbandono delle opere di smaltimento dell'acqua; così come, dato il livello tecnico del tempo, per con– cimare si conosceva l'uso del sovescio e del letame, ma nessuno dei due mezzi era pas– sibile di larga applicazione. Il letame era poco per la scarsità di bestiame, dice Var• rene: si ricorreYa perciò anche allo sterco dei volatili e la cloaca massima di Roma era divenuta al tempo di Augusto una fonte preziosa di letame umano ( 11 ). Contando il trasporto, il prezzo unita~ no non do, eva essere indifferente: l'esi– stenza di un tale apparato non poteva essere giustificato che dalla scarsità di letame. Inoltre molti terreni italiani avevano bi– sogno, come ancor oggi, di correzione; ma solo ai tempi di Plinio si cominciò ad usa– re a questo scopo marna e gesso, importati dalla Gallia e dalla Britannia. Quanto alle sistemazioni, l'antica eredi– t't etrusca non fu raccolta che per le terrr di piano: colmate di piano e fognature tu

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