Terza Generazione - anno II - n. 8 - maggio 1954

Questo nostro paese Il Molise tra la Da quando l'antico Sannio entra nella sfera d'influenza romana i lineamenti della sua storia si confondono, come si è visto, con quelli del resto d'Italia e in modo par– ticolare con quelli delle provincie limitrofe. Tuttavia questa affermazione più che nel senso di una partecipazione attiva dell'an– tico Molise alla più ampia vita romana va piuttosto intesa in quello che la fine di una storia autonoma ha portato la vita della regione a chiudersi in una anonima crona– ca. Se già sui Sanniti era difficile trovare materiale e indicazioni dirette che permet– tessero la ricostruzione storica questo ritro– ' amento è ora addirittura impossibile. La ricostruzione del carattere della vita delle popolazioni in questo epoca e nell'epoca suc– cessiva va perciò ricavata dall'esame della situazione produttiva della regione, che così fortemente condiziona ancor oggi le condizioni di vita degli abitanti. All'origine del nuovo equilibrio che si sta– bilisce tra la regione dell'antico Sannio e le- contrade circostanti, sostanzialmente fon– dato sul pascolo e sul latifondo, è l'evolu– zione dell'agricoltura e della vita agricola italiana durante gli ultimi due secoli della repubblica romana. Di questa evoluzione e delle sue vicende nei primi secoli della no– stra era ci occuperemo qui, per le interes– santi questioni che il problema della na– scita della transumanza comporta e per l'influenza che tale sistema ha avuto fin quasi ai giorni nostri nelle zone in esame. A proposito dell'evoluzione dell"agricoltu– ra italiana negli ultimi due secoli della re– pubblica romana, evoluzione caratterizzata da una crescente crisi negli ordinamenti produttivi e nel regime fondiario, trovia– mo le interpretazioni più diverse: la scar– sa documentazione viene integrata general– mente da induzioni e correlazioni per giun– gere a ricostruire un andamento storico <.ompleto. l\.Ia alcune di queste intcrpreta- 7ioni patiscono di due limiti fondamentali. In primo luogo, si estendono spesso a tutta l'Italia descrizioni e conclusioni proprie di una regione o addirittura di una località, e così l'analisi risulta arbitraria o molto generica; in secondo luogo, si interpretano purtroppo i fatti alla luce di leggi eco– nomiçhe e storiche moderne che non ave– vano cittadinanza in Roma antica. Di qu~sto, esempio tipico è l'equivoco na– to dalla credenza che sia esistita una fase capitalistica l'economia romana: es– sa ha determinato nella storiografia un gro- ·b.lioteca Gino Bianco • storia e l'inchiesta (Il) viglio di incertezze, come sempre accade quando gli storici invece di cercare di ca– pire gli altri mettendosi nei loro panni finiscono di vestire tutti di quelli propri, mi– nacciando così i1nplicitamente in questo caso di negare l'esistenza dello svolgimen– to storico e del cammino della civiltà ro– mana. Alle origini della crisi dell 'agri– coltura nel Lazio Da un secolo a questa parte sono state elaborate e discusse numerose spiegazioni della evoluzione agricola romana: da que– ste discussioni si può cercare di trarre alcune conclusioni sulle ong1n1 e sullo s, olgimento del processo nelle van~ re– gioni. L'opinione corrente fa risalire la cns1 agrana romana alle conseguenze della guerra di Pirro e sopratutto cli Annibale: dopo Annibale la concorrenza del grano siciliano prima e di quello africano poi, lo spopolamento e le devastazioni avreb– bero costituito i principali impulsi ad una estensione del latifondo a schiavi e del pascolo. E questo processo si sarebbe ma– nifestato in particolare con la distruzione dell'agricoltura nel Lazio. Sia l'argomento dello spopolamento che quello della concorrenza del grano s1c1- liano o africano devono essere esaminati attentamente rispetto alle diverse regioni dove avrebbero agito. l\rla per il Lazio bi– sc,gna prima rispondere ad una domanda: « è probabile che i proprietari romani, i quali avevano nelle loro mani lo Stato, ab– biano adottato una politica così rovinosa ai propri interessi, o è probabile che essi fos– sero così sciocchi da non accorgersi delle conseguenze per loro del trasporto a Roma delle decime siciliane? >> ( 1). La risposta a questa domanda non può essere che ne– gativa. Quindi se i romani si spinsero con tanta energia sulle vie della conquista è logico pensare che il processo di esaurimen– to del suolo fosse ormai tanto sviluppato da non rendere più conveniente la coltura del grano e tale da non rendere pericoloso ma addirittura desiderabile l'afflusso a Roma del grano siciliano. E' dunque logico pen– sare e concludere che il processo di esau– rimento del suolo nella pianura intorno a Roma fosse così avanzato da non far sor– gere problemi. L'ipotesi dell'esaurimento del suolo è sta– ta discussa a sufficienza perchè ormai sia possibile tentare di gi uclicarne il valore. Essa è stata sostenuta tra gli altri dal Frank che l'ha spiegata con una intensa coltivazione del Lazio nel VI e V secolo a. C. a causa dell'abbondanza di popolazione, molto probabile allora in quella breve pi;.i– nura. Anche se mancano documenti di– retti in proposito, basterà infatti ricorda– re che quello è per tutta l'Italia un perio– do espansivo dominato da migrazioni (co– me le « primavere sacre » dei giovani italici) e che sopratutto ad esso risalgono quel– le opere di sn1altimento, quegli inghiotti– toi sotterranei di cui ancor oggi si trovano ,mportanti vestigia nella campagna romana e che avevano chiaramente una funzione di difesa antierosha del terreno. Una cura ..::osì sollecita a trattenere il terreno, un'o– pera così notevole di laYoro non possono essere spiegate che con una abbondanza cli popolazione tale da giustificarle. Queste opere di smaltimento dell'acqua presuppongono poi una direzione con po– teri ampi per dirigerle, un 'organizzazione centralizzata con proprietari che disponga– no di molti fittavoli probabilmente semi– liberi (con un sistema di conduzione agri– c0la che richiama quello della « villa >> della tarda repubblica e dell'in1pero). Se– condo il Frank, la crisi cli questo sistema sarebbe nata sia dalle <.oncessioni che i re etruschi possono aver fatto ai fittavoli per indebolire i proprietari fondiari, sia dalle successive concessioni di terre dello stato agli abitanti delle tittà per creare più solide basi politico-militari. L'importanza del processo di esaurimen– to è tale che dovre1nn10 considerarne più oltre alcune fondamentalj conseguenze. Per ora basta considerare che la formazione progressiva cli piccole proprietà, priYe della direzione organica del lavoro e dei capi– tali da investire che aYeYano caratterizzato il periodo precedente, port.:i in se stessa la spiegazione della crisi della complessa or– ganizzazione sistema toria e non può non condurre a rendimenti sempre più bassi. Sicchè nel IV secolo si assisterà ad una pro– gressiva riduzione dei piccoli fondi a fa– vore cli tenute più grosse che vanno a mcdi e grossi ricchi. Ecco perchè la legge Licinia che è del 367 (anteriore di 87 anni alla guerra di Pirro e di un secolo e n1ezzo a quella an– nibalica) limitava il ntnncro dei ·capi bo-

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