Terza Generazione - anno II - n. 8 - maggio 1954

Al sicuro dai /ulmini e dalle paure Per la nostra fantasia di ribelli a una società provin– ciale, troppo disposta alle sieste e agli idilli in mezzo al silenzio della natura, New York significò la Città, un luogo dove gli animali aves– sero assunto, senza evasioni nè rimorsi, con tutto il co– raggio e la pertinacia, il proprio compito di incidere e trasformare a forza di cro– naca la torpida faccia del mondo. Un luogo dov'essi si dessero convegno a milioni e a milioni, sempre più nume– rosi e.febbrili, per moltipli– carvi il loro lavoro, i com– merci, le passioni. Ed anche se un grafico ci informa che gli abitanti di M anhattan Island aumentarono fino al 1910, diminuirono poi, New York continua a rappresen– tare per noi questa crescita enorme e tenace della crona– ca umana. Tra le vie per le quali l'uo– mo canimina, incontrandosi o accompagnandosi con i suoi simili, ed il cielo con tutte le sue illusioni di eter– nità, i suoi pericolosi inviti all'attesa e all'inerzia, deve essere risolutamente inalza– ta una bandiera fatta di ma– teriali terreni, di cemento, di acciaio_. di vetro, d'indu– striosità e di energie. Non furono grattacieli anche le cattedrali? A C hartres, a Colonia, a Rouen o a Bam– berga non sono grattacieli le cattedrali erette nel me– dioevo cristiano? E non sono in qualche modo cattedrali, elementi di una città cattedrale, i grat– tacieli di oggi a New York? Quando l'ondata dell'esta– te si abbatte su New York> qualcuno 1nuore ogni giorno per un colpo di caldo. Im– porta? Importa e non impor- BibliotecaGino Bianco ta. Altri restano quando il sole è caduto, a godere l'in– tiepidirsi dell'aria, seduti fuori delle case o sulle pan– chine dei parchi, o a dormi– re sulle scale esterne dei quartieri di ghisa rallegrati dalle maiuscole, e dove i pic– cioni si affollano a incuriosi– re la gente. Ogni tanto dalle finestre degli uffici" piove carta su New York, stracciati gli elen– chi dai milioni di numeri telefonici, i nastri delle mac– chine da scrivere che hanno battuto migliaia di lettere al minuto; piovono sul Presi– dente Wilson, su Lindbergh, su Eisenhower, sugli inevi– tabili idoli nei quali si com– piace una cronaca folta e ca– lorosa. New York ha significato per noi l'immagine istintiva di una Babele portata vitto– riosa1nente a termine, e com– piuta. I costruttori non si perderanno d'animo, non si divideranno, per il fatto di parlare linguaggi diversi. Impareranno a capirsi, bian– chi con negri, arabi con ebrei, .turchi ed armeni, slo– veni e italiani, boemi e te– deschi; inglesi con russi; im- . . . pareranno a capirsi e tire- ranno su fino all'ultimo suo piano la torre. E la copriran– no per abitarla una buona volta al sicuro dai fulmini e dalle paure. da « l l Politecnt"co » di ELIO VITTORINI

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=