Terza Generazione - anno II - n. 6-7 - marzo-aprile 1954

, I • I I . I ' . A.s1c,la.l'v o Picenum • 44' A9u11.s .... - ... J~i1 re superLtrrt, {)cr,1..ulurn. E ti-u,-ia l d. Cu. ttlia.e • • t l ,- ..., . - . ... ,' o I ••• ·' Pr'RIJ ~ ~ -4f1ifornv11t.. o. Vesti n. i ,,..taf. >t nr:~i:.t- ~~,,o.. , cint . ' u infe1•um. La disposizione dei popoli italici. Espansione e decadenza dei San– niti. Posti ad un certo punto del loro esten– dersi di fronte all'insufficienza del loro si– stema, i Sanniti entrano ben presto in de– cadenza. Il crescere della popolazione è ciò che spinge l'equilibrio alla rottura. Fino a che i Sanniti hanno avuto la possibilità di oc– cupare territori dove sostanzialmente per mangono le stesse condizioni di vita dei territori originali, tutto è andato bene. Ma quando questi non bastano più e i Sanniti scendono nelle pianure si affacciano nuovi problemi. A Nord si incontrano presto con gli E– truschi e con i Latini. La zona di Terni e di Rieti è una pianura interna, semide– serta come di regola i territori in quella posizione a quell'epoca: le acque stagnanti e il vagare incerto dei fiumi rendono diffi– cile una stabile occupazione del suolo. At– testati allo sbocco delle valli montane, i Sabino-Sanniti cercano di mantenere il più possibile le loro abitudini, ma impedita da Biblioteca Gino Bianco gli Etruschi la ricerca ai nuovi territori, si adattano all'ambiente. Favoriti dal con– tatto con gli Etruschi disposti allo scam– bio, migliorano la loro tecnica agraria in– torno agli insedimnenti forti fica ti e svilup– pano nelle pianure una forma di vera pa– storizia nomade. Legato alla necessità degli animali, il nomade di pianura deve accet– tare la tattica della penetrazione pacifica e dell'accordo. La stessa cosa, dopo i primi contrasti faranno i Sabini con i Romani. Ma è nel Sud che avvengono le trasfor– mazioni più profonde: quelli che scendono nelle pianure campane subiscono . ben pre– sto l'influenza delle città della costa. La Campania è in quell'epoca una regione di grande civiltà e di intensa vita economica e politica. Data la fertilità . del suolo e le possibilità industriali, fin dall'Vlll secolo i Greci e successivamente i Cartaginesi, e dal VI secolo anche gli Etruschi, vi hanno sta– bilito città, che diventano centri comtner– ciali, colonie di esportazione agricola, basi industriali. Sono queste le prime città dove l'agricoltura in Italia raggiunge livelli di progresso ed influenza il continente. Si svi I • Ap u. l io!, { J•pJ J"i-) A u.sc. t du m... o p l ,,. t. /f,U S, fa, " a. - . - luppano la granicoltura per produzione di massa affidata al lavoro degli schiavi, l'oli– vicoltura, la vinicoltura e l'orticoltura, se– condo i modelli " aziendali " greci (ateniesi J e le innovazioni cartaginesi. A seconda del popolo fondatore, le colo– nie accentuano diverse caratteristiche, ma tutte raggiungono un alto livello di ricchez– za e la lotta per la supremazia sulle co– lonie greche tra Cartaginesi ed Etruschi si sviluppa ben presto. Dal V secolo gli Etruschi (che hanno fondato Capua, Nola, Ercolano, Pompei) battuti sul mare devono sviluppare per ter– ra i rapporti tra le colonie e /'Etruria ed è a questo periodo che risale l'influenza e– trusca su Roma e che si pongono le basi della immediata successiva fortuna della città latina. Fallita l'egemonia etrusca, nella seconda metà del V secolo i Sanniti accentuano la loro pressione nel tentativo di inserirsi nel gioco di successione. Essi cercheranno di riparare l'ambizioso sforzo con la costitu– zione della federazione, e con l'assimila– zione rapida della civilità delle coste. Ma 27

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