Terza Generazione - anno II - n. 6-7 - marzo-aprile 1954

prietari-contadini la cui egemonia sul La– zio poteva esser messa in discussione. I Sanniti che primi affrontarono Roma a– vevano il loro centro nel Molise: Tereven– tum (Trivento), Bovianum Vetus (presso Pietrabbondante), Aesernia (Isernia), Vena– frum (Venafro) erano i loro insediamenti principali. Non è quindi estraneo alla no– ~tra indagine soffermarci su di loro e cer– care di indagare su cosa si fondasse quella loro potenza. Secondo un'antica tradizione riportata da autori latini e convalidata dalla testimo– nianza di Strabone, i Sanniti sono giunti nella penisola all'inizio del primo millen– nio, ciò che per noi oggi significa seconda migrazione dei popoli italici. Di razza indo– europea, essi già conoscevano la prima ci– viltà del ferro. Si stabilirono inizialmente sugli altipiani dell'aquilano e del molisano: Alfedena centro dei Caraceni e Boiano cen– iro dei Pentri sono considerati i primi luo– ghi di irradiamento. Di-visi in tribù, i San– niti mantennero inizialmente scarsissimi vin– coli tra loro. All'interno ogni tribù si reg– geva in una forma di primitiva deniocrazia, fondata sui capi/ amiglia, e garantiva la conservazione di una eguaglianza sociale fra tutti i membri, senza sqhiavitù, curando che la popolazione non diventasse troppo numerosa rispetto al territorio occupato. Quando l'aumento di popolazione minac– ciava l'equilibrio sociale ed economico si ricorreva al sacro vere: si consacravano alla divinità i giovani e le fanciulle di alcune leve, e quando essi avevano raggiunta l'età stabilite dovevano uscire dalle tribù alla con– quista di nuove terre. Quelli che partivano, pur conservando la tradizione dei padri, la adattavano con piena autonomia alle neces sità del nuovo ambiente e ciò aiuta a spie– gare sia perchè a lungo i vincoli fossero deboli, sia perchè regnasse tra le varie tribù un regime di parità. Fu facile ai Sanniti conquistare il terri– torio degli Opici, i preistorici abitanti delle civiltà precedenti al ferro che secondo la tradizione occupavano quei territori. Così era facile ai giovani, superate brevi catene di montagne, scoprire nuovi altipiani o nuo– ve valli, impiantarvisi e difenderle occupan– do i luoghi naturalmente forti. I loro inse– diamenti erano costituiti in villaggi sparsi aggruppati in pagi fortificati e stabiliti ai margini degli altipiani su sproni calcarei, e in punti strategici rispetto alle vie di ac– cesso, alle sorgenti, alle uscite dei fiumi verso le valli sottostanti. In questo, &'espansione demografica dei Sanniti è favorita dall'esistenza nell'Abruz zo e nel Molise di vasti altipiani erbosi, ric– chi di acque, spesso riparati dai venti, e contornati da montagne dove, superato il margine del bosco, esistono vasti pascoli na– turali dotati, per la costituzione del suolo, di buoni foraggi. Il parco nazionale del– l'Abruzzo ci permette oggi di farci un'idea dz quello che doveva essere il bosco e la bliotecaGino Bianco foresta antica nella regione. Sforniti di stru– menti per abbattere i tronchi e ignoranti del modo di coltivare il ricco suolo sotto– stante, i primi Sanniti furono sollecitati e spinti a dedicarsi soprattutto alla pastorizia e a occupare con una modesta attività agri– cola, di puro consumo, le terre più esposte, gli sproni calcarei, quelle sostanzialmente meno buone. Non abbianio testimonianze dirette delle attività produttive dei Sanniti ma possiamo desumerla da ciò che si conosce dei Sabini e degli altri Italici, tenendo conto della ca– pacità di adattamento dei Sanniti alle si– tuazioni naturali. Si può dire quindi che ciò che conta per loro è la pastorizia: sap– piamo che entrano in contatto con le pia– nure, con il commercio della lana e i pro– dotti dei greggi. La pastorizia, che può e– sercitarsi anche nelle radure delle foreste, ha tra· boschi e altipiani e pascoli montani la possibilità di un ciclo completo annuale senza necessità di grandi spostamenti. L'agricoltura resta quasi certamente un'at– tività secondaria: per quanto favori ti dalle diverse colture che sono possibili nei monti, nelle colline e nelle valli dell'Abruzzo, a seconda dell'altezza e grazie alla loro la– titudine, è certo che l'evoluzione agricola presso i Sanniti è stata molto lunga. In modo determinante anche per essi ha con– tribuito la discesa in pianura e l'entrata in contatto con le colonie greche e cartaginesi della costa, tramite riconosciuto dal passag– gio nella penisola dell'agricoltura antica da uno stadio di estrema arretratezza ed esclu– sivamente cerealicolo, a forme leggermente più evolute e alle prime colture arborate. Gli altipiani di Boiano, Isernia, Sulmona, delle Cinque Miglia, del Fucino, di Rocca di Mezzo, Campotosto, e la conca di Sul– mona (per citarne solo alcuni) sono i luo– ghi da cui si allarga nel VI e V secolo e nel IV l'espansione dei Sanniti verso Terni e Rieti, verso T eranio, verso le valli del– l'A niene, Liri e Sacco, lungo il Garigliano e verso la Lucania. Nel V secolo i Sanniti si distinguono in Caraceni con capitale Alfedena, Pentri nel– l'Alta valle del Trigno e ad Isernia, Peli– gni nella conca di Sulmona con capitale Corfinium, Marrucini nella zona di Chieti, Pretuzi dal Gran Sasso verso Rieti, Frentani sulla costa adriatica, Irpini nella zona di Benevento e di Avellino, Caudini tra la Lu– cania e la Calabria, ed hanno rapporti con i Lucani delle Puglie e con le popolazioni sabino-sannite nella valle del Velino e del– la Nera. Ma la lo1'o espansione si sviluppa ancora verso la metà del V secolo. Sappia– mo qualche data: dopo il 473 scendono dal– la valle del Liri, dopo il 474 se ne hanno le prime notizie in Campania, e nello stes– so periodo premono sulla Puglia. Le zone di pianura conquistate non vengono aggre– gate al Sannio ma si costituiscono in tribù associate. Notevole è la differenziazione di grado di civiltà e di comportamento: mentre le tribù interne ·resteranno ad una primitiva ., cultura del ferro " fino ai tempi della guerra sociale, quelle che entrano a Nord in contatto con gli Etruschi e con i Latini nel Vl e V secolo attenuano il loro carat– tere guerriero. Ma sono quelle che scendo– no a Sud e soprattutto in Campania, a con– tatto con gli Etruschi e con i Greci, a ma– turare più rapidamente sia sul piano della tecnica agricola (sono forse loro che intro– ducono l'olivo a Venafro), sia dal punto di vista della coscienza politica. Sono infatti loro i promotori della federazione sannitica e quelli che concepiscono propositi di ege monia politica. Si è molto discusso sulla mancanza di unità politica dei Sanniti e se ne è impu– tata la ragione sostanzialmente alle caratte– ristiche del territorio montagnoso che ten– deva a dividere e ad ostacolare più che a facilitare i rapporti. Noi abbiamo già mes– so in rilievo l'infiuenza che su questo può aver avuto l'espansione sannita attraverso le forme del sacro vere, ma bisogna anche sottolineare che fino alla discesa dei Galli e all'affermarsi di Roma nel Lazio, i San– niti non hanno nemici di particolare forza contro cui dover combattere uniti o contro i quali doversi difendere nelle loro mon– tagne. Il segreto della potenza sannita, del po– polo che potrà mobilitare contro Roma in più occasioni e a distanza di anni decine di migliaia di soldati, può appunto in sin– tesi essere indicato così. Nel momento di massimo splendore alla metà del V secolo a.C., i Sanniti raggiungono un sistema di equilibrio tra popolazione e risorse natura– li: pascolo, bosco e agricoltura. E' un equi– librio che difficilmente sarà raggiunto di nuovo nei secoli ~eguenti, quando muteranno successivamente alcuni degli elementi che lo costituiscono. Ma è un equilibrio primi– tivo che presuppone un'area economica mol– to vasta e una popolazione relativamente scarsa, è un equilibrio che fondato su1le caratteristiche naturali ha per questo limiti precisi nelle condizioni naturali dei terri– tori occupati. Il Molise nell'epoca Sannita si trova a livello dellq, storia, perchè l'iniziativa uma– na nella penisola non è ancora molto svi– luppata. Il mondo sannita vive con un mi– nimo di imprenditività quale basta a un adattamento a stabili e favorevoli condi– zioni naturali, con ridottissime attività tra– sformatrici. E questa condizione piuttosto statica vie– ne particolarmente e religiosa1nente difesa: al sorgere di nuovi bisogni, rappresentati dalla popolazione in aumento, non si dà altra risposta che quella più elementare dei popoli primitivi ed in forme particolari. I giovani non sono assunti dalla collettività nel suo complesso ma addirittura scaricati f uor'i di essa.

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